In risposta ad un post su facebook di Luca Lombroso, tutti i commenti che ho letto erano di condanna e mancata comprensione per un ragazzino distratto di 13 anni che aveva attraversato le strisce pedonali in bici, rimanendo seriamente ferito e senza risarcimento. I commentatori si sono dimostrati tutti ferrati nella conoscenza nei doveri dei ciclisti: devono scendere sulle strisce, non possono viaggiare affiancati, devono usare le ciclabili, devono stare più a destra possibile, etc. Inosservanze, che devo ammettere, in cui spesso i ciclisti eccedono, non meno naturalmente delle decine di infrazioni al codice della strada che commette chiunque fa un tragitto in auto, a partire dal sottoscritto.
Ma al di fuori delle sterili polemiche di “partito” (auto vs bici), vorrei proporre a tutti un altro punto di vista: in città il limite di velocità MASSIMO sono i 50 km/h … ma non è che dobbiamo andare SEMPRE ai 50 km/h (per essere indulgente, visto che spesso la velocità cittadina degli automobilisti va ben oltre).
Il Codice prevede che la velocità del veicolo sia adeguata alle condizioni della strada, a quelle di visibilità, ai possibili ostacoli che potrebbero capitare improvvisamente. E’ evidente che su una strada cittadina dove ogni 50 metri mediamente c’è un passaggio pedonale, un incrocio, un restringimento, un parcheggio in corsia, la velocità dovrebbe essere già adesso essere quasi sempre ben al di sotto di questo limite.
Perché un nonno incerto, un ragazzino distratto, una mamma runner con gli auricolari, un papà al cellulare, possono sempre sbucare sulle strisce pedonali, magari nascosti fino a 2 secondi prima da un cartellone pubblicitario, un bidone della spazzatura, o da una siepe.
Ed allora se a quel punto ci si arriva a 30 km/h e non ai 50, anche la distrazione altrui non diventa un problema, e potremo fermarci in tempo o procureremo danni fisici MOLTO più limitati. Ecco perché chiediamo con forza da anni che le città siano a 30Km/h, obiettivo da realizzarsi con interventi normativi e strutturali, riportando al centro della mobilità, e delle strade, le persone e non le auto.
Anche perché purtroppo prima o poi quel pedone/ciclista sarà un nostro amico, un nostro figlio o un nostro anziano, e solo in quel momento, fuori dai commenti da tastiera, comprenderemo davvero cosa vuol dire una piccola distrazione di fronte un guidatore rispettoso del limite dei 50km/h.
Ermes Spadoni
FIAB Modena