La segnaletica: un importante fattore per orientarsi in strada

Quando dobbiamo affrontare un percorso in bici preferiamo pianificarlo in anticipo per poter scegliere il tracciato più diretto, sicuro o semplicemente quello che ci permette di passare di fronte ai nostri punti d’interesse. E’ così sia per i viaggi lunghi turistici che per i brevi spostamenti della nostra vita quotidiana. In città infatti ogni metro fatto in più per chi cammina o pedala significa maggior tempo impiegato, fatica, esposizione agli eventi atmosferici come calura, pioggia o freddo.

Questi parametri, ossia quanto un percorso sia diretto, o interessante, e quali siano le sue condizioni in termini di agibilità e di sicurezza, agevolano oppure ostacolano soprattutto chi si sposta con molteplici destinazioni: il luogo di lavoro, il negozio, il dottore, la palestra, gli amici, e diventano un’importante criterio per orientarsi sulla strada. Non sempre del resto è pratico o sicuro pedalare mentre si segue una APP di navigazione.

Per semplificare la vita di chi decide di inforcare la bicicletta, ci sono a disposizione strumenti come la “ciclopolitana”, che colora le rotte principali (più attrezzate e fruibili) come nelle metropolitane, o i pannelli “metrominuto” che indicano i tempi per raggiungere la destinazione.

È un esempio di quanto sia nelle politiche della ciclabilità sia cruciale la comunicazione, in mancanza della quale si rischia che siano un fallimento: in fase di progettazione si deve spiegare ai cittadini perché e come si fanno certe scelte, poi una volta che le infrastrutture, nuove o rinnovate, sono state messe a disposizione bisogna continuare a comunicare in strada con pannelli, indicazioni chiare e facili da seguire, ringraziamenti ai passanti, totem contatori che facciano da elemento motivante.

A Bolzano quando si è elaborato il piano della ciclabilità si è deciso, ad esempio, di fare una segnaletica a parte su supporti decorati ed artistici solo per le infrastrutture ciclabili, per dare risalto e valore alla realizzazione.

Spendere milioni in infrastrutture e poi non dedicare un budget adeguato alla loro comunicazione è come stampare un bel depliant e poi tenerlo in cassetto senza presentarlo ai clienti.

Quando si procederà alla realizzazione delle dorsali ciclabili previste nel PUMS nel prossimo quinquennio non dovrà essere tralasciato questo aspetto: una rete ciclabile efficiente, oltre che funzionale e sicura, deve essere anche attraente e riconoscibile, e raccontare la cura con la quale ci si è rivolti ai cittadini a cui si chiede un cambio di abitudini.

Paletti per chi?

Nella nostra città è ripresa rapidamente la posa di paletti sui percorsi pedonali e ciclabili, dopo un lieve rallentamento e qualche assai rara eliminazione. Si sono registrati nuovi casi al cavalcavia di Ciro Menotti e in viale Corassori, ma a Modena Est si è diffusa una vera e propria epidemia.

Il Comune, in un lungo tratto di sotto strada, condiviso da decenni da pedoni, ciclisti, auto in sosta e residenti: ha piantato una selva di paletti “in duplice filar”, una specie di slalom speciale con due porte ad ogni passo carraio.

I paletti non sono previsti dal Codice della Strada e sono comparsi a Modena negli anni ’60 per proteggere le prime piste ciclabili dalle auto.
Ma è passato oltre mezzo secolo e forse varrebbe la pena che il Comune impegnasse i soldi per rimuovere la segnaletica incongrua, riparare le pavimentazioni dissestate, segnare con le righe gialle le piste e rinnovare l’illuminazione insufficiente.

E’ accertato che, per migliorare la sicurezza di pedoni e ciclisti, sia necessario intervenire sugli attraversamenti e sugli incroci, ridurre l’eccessiva velocità degli automobilisti ed aumentare l’attenzione di chi guida, che sono le prime cause degli incidenti stradali.

Invece si continua a trascurare la vigilanza sugli ostacoli presenti sui marciapiedi e sulle piste ciclabili, che sono diventati ricettacoli di armadietti, distributori di mercanzia varia e cavalletti di attività commerciali, sedie, tavolini. In presenza di cantieri, si spostano i pedoni e ciclisti da una parte all’altra della strada, ma mai le auto in sosta.

Alla scarsa vigilanza, il Comune aggiunge anche interventi che rallentano e ostacolano direttamente pedoni e ciclisti. Come nel caso dell’incrocio di via Santa Caterina con Ciro Menotti dove, invece di rallentare le auto, si sono deviati e allontanati dall’incrocio i percorsi pedonali e ciclabili, rendendo così meno visibile chi attraversa.

Ci verrà detto sicuramente che è “per la sicurezza”, ma di chi?

Si ha l’impressione che i paletti servano più a “proteggere” il Comune, che a facilitare i pedoni ed i ciclisti costretti a schivarli.
Come animali negli zoo, i pedoni e ciclisti si sacrificano, si “impalano” e si mettono in gabbia per il “loro bene” e la loro sicurezza.
Il Comune dovrebbe invece decidersi a facilitare concretamente chi si sposta a piedi ed in bicicletta con scelte più serie e coerenti con quanto dichiara. Ci sono ormai tutte le norme, le tecniche ed i soldi per poterlo fare: manca solo la voglia e la convinzione necessaria.

Ed intanto calano i cittadini che vanno in bicicletta.

Chi passa? E adesso dove vado? L’enigma degli incroci e i “buchi neri” delle ciclabili

e adesso dove vado?

La rete stradale modenese ammonta ad oltre 850 km e consente ad un traffico instancabile di collegare abitati, aree artigianali, centri commerciali, luoghi di aggregazione sociale. Le intersezioni e le improvvise interruzioni ne sono il punto più delicato e rischioso. Vediamo cosa prevede il Codice della Strada e quali comportamenti adottare per la propria (e altrui) sicurezza.

Forse non tutti sanno che … si può attraversare sulle strisce pedonali semaforizzate in sella alla bicicletta

Un parere della Direzione Generale per la Sicurezza Stradale del M.I.T del 1.8.2012 ha chiarito definiti­vamente il testo ambiguo ai sensi dell’art. 41 del CdS, che recita: In assenza di lanterne semaforiche per i velocipedi, i ciclisti sulle inter­sezioni semaforizzate devono assu­mere il comportamento dei pedoni.

Il parere autorevole specifica che l’art. 40 del CdS prevede che In corrispondenza degli attraversa­menti pedonali i conducenti dei veicoli devono dare la precedenza ai pedoni che hanno iniziato l’at­traversamento; analogo comporta­mento devono tenere i conducenti dei veicoli nei confronti dei ciclisti in corrispondenza degli attraversa­menti ciclabili.

Dalla lettura dei due articoli si de­sume che il riferimento al compor­tamento dei pedoni non si riferisce all’andare a piedi, ma allo stare fermi o attraversare quando c’è via libera per i pedoni, senza necessa­riamente scendere dalla bicicletta.

Il parere ricorda inoltre che l’art. 182 recita: i ciclisti devono condur­re il veicolo a mano quando, per le condizioni della circolazione, siano di intralcio o di pericolo per i pe­doni.

Ciclabili e passi carrai: lo sapevi che…?

Chi esce da un passo carraio deve dare la precedenza a chi circola sulla strada. Ma… la ciclabile è una strada?

I ciclisti hanno pieno diritto di preceden­za lungo la pista ad essi riservata fino a quando essa termina e incrociano una strada. Tuttavia, specialmente nei cen­tri urbani, lungo il percorso incrociano spesso i passi carrabili, una delle inter­sezioni più insidiose e pericolose, anche perché a scarsa visibilità.

Il Codice definisce i passi carrabili come «accesso ad un’area laterale idonea allo stazionamento di uno o più veicoli» (art. 3 -37). Essi devono «essere individua­ti con l’apposito segnale, previa auto­rizzazione dell’ente proprietario» (art. 22-comma 3).

Nel caso di incrocio, i veicoli uscenti dai carrabili devono precedenza a quelli che transitano sulle ciclabili: « Negli sbocchi su strada da luoghi non soggetti a pub­blico passaggio i conducenti hanno l’ob­bligo di arrestarsi e dare la precedenza a chi circola sulla strada» (art. 145-com­ma 6). Occorre però chiarire che, a tutti gli effetti, la ciclabile -essendo percorso di pubblico passaggio- è assimilabile alla strada.

Il testo integrale del parere si può tro­vare su Wikipedia alla voce “Attraversa­mento ciclabile”.

Segnaletica ciclabili: una vera giungla!

Sulle ciclabili mancano molti segnali, e tanti ci sono ma sono errati. I ciclisti devono dunque diffidare della segnaletica?

Nessuna espressione come ‘giungla della città’ descrive meglio la situazione indescrivibile della segnaletica ciclistica modenese. La metafora è perfetta e cal­zante: un terzo dei segnali non è a nor­ma. Un bel record!

I ciclisti devono diffidare della segnale­tica che dovrebbe invece guidarli e pro­teggerli, particolarmente agli incroci, e guardarsi dai pericoli che nasconde co­stantemente. A ogni intersezione, devo­no incrociare le dita: sarà quella buona o è la solita fregatura? E allora, sai che ti dico? Me ne vado in strada, almeno la situazione è più chiara. O no?

È lo stesso Comune di Modena a rive­lare i dati sconfortanti della segnaletica cittadina: segnali esistenti 2.405; man­canti 1.116; a norma 1.621; da elimi­nare (non a norma c/o attraversamenti ciclo-pedonali e ciclabili) 81; da elimina­re (errato – segnale doppio/inutile) 166; da sostituire (errato – tipologia segnale sbagliato) 537.

Sicuramente, anche nelle strade normali ci sarà qualche segnale sbagliato o inap­propriato. Ma difficilmente si raggiun­gerà la percentuale dei segnali ciclabili (circa un terzo del totale). Ci si potrebbe chiedere come mai si è verificato un così alto numero di errori: sono da addebita­re ai continui mutamenti della normativa stradale? A scarsa sorveglianza, a ma­nutenzioni tardive o insufficienti? Ma più importante ancora è capire cosa inten­da fare l’Amministrazione comunale per porre fine a questa incredibile situazio­ne, che crea i presupposti di potenziali incidenti, danni umani ed economici e conflitti giudiziari fra ciclisti e automobi­listi a ogni incrocio.