Ancora numeri in calo per i ciclisti a Modena

Lo scorso 24 settembre i volontari di FIAB Modena hanno rilevato 3127 cittadini transitare in bicicletta in 14 punti nevralgici della viabilità cittadina. La rilevazione avviene da oltre un decennio sempre negli stessi punti, nella stessa ora (7.30-8.45) del terzo martedì di settembre per avere una serie di dati confrontabili.

I nostri numeri ci raccontano che rispetto a settembre 2023 abbiamo avuto un calo complessivo di oltre 400 passaggi (-12,4%), simile a quello già registrato tra il 2022 e 2023, un trend che ci porta a rilevare meno passaggi anche del biennio Covid e che sembra certificare una sensibile disaffezione a questo mezzo di spostamento.

E se negli anni precedenti al Covid eravamo in una fase di crescita che ha portato al massimo di 4270 transiti nel 2019, il risultato odierno è il peggiore degli ultimi 8 anni ed inferiore del 15,6% anche rispetto al lontano 2017. Questi numeri sono tanto più preoccupanti dopo quasi cinque anni di vigenza del PUMS, nel quale sono previste una serie di misure per incrementare l’uso della bicicletta da un iniziale 12% fino ad arrivare ad un 20% a fine piano nel 2030.

Purtroppo, non si può dire che in questi anni sia cambiato molto nelle abitudini dei modenesi, visto che le percentuali di spostamento con auto privata rimangono sostanzialmente invariate intorno al 70%. Secondo FIAB è il segnale che le politiche attuate per la mobilità ciclistica non sono ancora incisive e convincenti: d’altronde il tema della qualità e delle manutenzioni degli spazi dedicati alla pedonalità e ciclabilità, è stato tra i punti più critici emersi anche nei recenti incontri del percorso partecipativo “Sei la mia città”.

FIAB continuerà a ripetere il rilevamento semestrale con le sue possibilità, ma attende di avere dati più organici dalla preannunciata introduzione di più moderne e sistematiche tecnologie di conteggio, strumenti che non debbono mancare in una moderna smart-city che intende raggiungere entro il 2030 gli obiettivi che ha stabilito con il Piano della Mobilità Sostenibile.

Infatti, più che i metri di piste ciclabili realizzate, l’unico modo di valutare se il piano stia funzionando è quello di capire se sono aumentati i cittadini che si sono convinti a cambiare abitudini grazie all’efficacia delle azioni e delle politiche messe in atto.

Avere questi numeri è importante per confermare la bontà delle scelte fatte o, al contrario, indurre a riflessioni per apportare le necessarie correzioni. Per questo, in una annunciata volontà politica di maggior partecipazione delle persone alle scelte urbanistiche, FIAB auspica anche una più aperta condivisione e pubblica consultazione dei dati a disposizione dell’Amministrazione.

20 per cento

20%: questa è la percentuale obiettivo di mobilità ciclistica del PUMS Modenese per il 2030. Si parte, secondo il Comune, dal 12% attuale. Ce la faremo con un piano che, secondo noi, prevede “per le auto infrastrutture e denari certi, per la mobilità sostenibile solo ipotesi vaghe da verificare” ?Difficile, se gli investimenti devono essere trovati tutti gli anni tra le pieghe del bilancio.

Eppure i dati che arrivano dall’estero dovrebbero far pensare: l’ Irlanda destinerà il 10% del bilancio del Ministero dei Trasporti alla ciclabilità fino al 2035 per recuperare il gap con altri paesi come l’ Olanda, che mantenendo una media del 7% di investimenti in 40 anni è riuscita a portare la bici ad essere in molte città il mezzo di spostamento maggioritario.

Dati che inducono ad una facile conclusione: gli investimenti in mobilità ciclistica rendono di più di quello che costano (cioè il 20% dei nostri tragitti può essere generato da percentuali di investimenti molto inferiori), mentre la mobilità automobilistica drena risorse pubbliche in percentuale ben oltre il numero di persone che riesce a spostare.

In un mondo razionale al quel 20% di cittadini che vorremmo vedere spostarsi in bicicletta, andrebbe destinata una percentuale certa ed adeguata di risorse economiche, priorità ed attenzioni progettuali. Non solo perché non inquina, non ingombra, non fa rumore e non imbruttisce le città, ma perché contribuisce a limitare l’enorme voragine di soldi pubblici necessari a mantenere e sviluppare una mobilità incentrata sull’automobile privata.

Proposta per la realizzazione rapida ed economica di Dorsali ciclabili di emergenza

FIAB ha sottoscritto questa proposta di Federico Zanfi (architetto e docente di urbanistica, Politecnico di Milano) , Luca Lombroso, (meteorologo AMPRO e divulgatore ambientale) e Matteo Agnoletto, architetto e docente di composizione architettonica, Università di Bologna

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All’attenzione del Sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli

e dell’Assessora all’Ambiente e alla Mobilità sostenibile Alessandra Filippi

Modena, 9 maggio 2020

 

Proposta per innovare la mobilità urbana modenese nella Fase 2 mediante la realizzazione rapida ed economica di Dorsali ciclabili di emergenza

Un patto tra Amministrazione, aziende e cittadini raccontato in 7 punti

  1. Un contesto critico da interpretare in modo Ci attende una fase di convivenza col virus Covid-19 presumibilmente lunga e di cui non è oggi possibile mettere a fuoco tutte le caratteristiche. Ciò che sappiamo è che durante questa fase, oltre alla ripresa graduale delle attività, dovremo adottare nuovi stili di mobilità e di frequentazione degli spazi esterni che consentano sia i movimenti indispensabili sia i minimi livelli di interazione sociale, ma garantendo il necessario distanziamento tra individui. Ciò avrà ricadute importanti sull’organizzazione della mobilità urbana, poiché la capacità dei sistemi di trasporto pubblico locale sarà fortemente limitata dalle disposizioni di prevenzione sanitaria. Se la domanda di mobilità individuale che ne deriverà non sarà governata e indirizzata, concorrerà rapidamente a generare livelli di congestione, incidentalità e insalubrità nelle nostre città e nei nostri territori urbanizzati maggiori di quelli precedenti all’emergenza e al lockdown.

 

  1. Rete di Mobilità di Emergenza come infrastruttura fondamentale per la “ripartenza”. Una trentina di associazioni e diversi esponenti del mondo della ricerca hanno sottoscritto una lettera indirizzata al Governo, alla Commissione Colao e ai vertici di ANCI in cui si avanzano proposte relative alla mobilità urbana per la Fase Tra queste, la più incisiva riguarda la realizzazione di “Reti di Mobilità di Emergenza” (RME) che consentano di muoversi in sicurezza nelle città italiane senza automobile, cioè camminando, pedalando o impiegando altri dispositivi di micro- mobilità quali monopattini o deambulatori. Reti che attraversino lo spazio urbano riducendo la quota di suolo pubblico oggi dedicata al transito e alla sosta delle automobili, che mettano in connessione i principali quartieri residenziali con i principali luoghi del lavoro e dei servizi, e che si realizzino mediante opere leggere, reversibili e di rapida attuazione (il manuale della RME fornisce esempi concreti di segnaletica orizzontale e verticale low-cost e stima un costo di realizzazione chilometrico di appena 8.000 € per i nuovi percorsi).

 

  1. Gli aiuti del Governo, le iniziative delle Amministrazioni locali, lo scenario In linea con questa iniziativa la Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola de Micheli ha annunciato un ventaglio di misure che vanno nella direzione di incentivare scelte modali più sostenibili dal punto di vista sanitario e ambientale – in particolare modifiche al Codice della strada che consentano di realizzare RME in via transitoria – e diverse città si sono già mobilitate entro tale prospettiva. Milano e Bologna, tra le altre, hanno disposto importanti strategie di adattamento delle proprie reti ciclabili, sia prevedendo nuovi percorsi sia rivedendo le priorità di cantieri già pianificati. Fuori dall’Italia lo scenario è ancor più maturo. Berlino ha allargato le corsie della propria rete ciclabile per aumentarne la capacità e consentire il distanziamento individuale (e il Ministro della Salute tedesco ha raccomandato a tutti i lavoratori di muoversi il più possibile a piedi o in bicicletta). Bruxelles e Parigi hanno dato precedenza a pedoni e biciclette riducendo la velocità in estese porzioni delle loro aree urbane, trasformandole in zone lente a 10 e 20 km/h (e a Parigi Anne Hidalgo è nettamente in testa al primo turno, anche grazie alla sua politica pro-bici, che è stata uno dei temi centrali della campagna elettorale).

 

  1. A Modena: il quadro della mobilità urbana e le proposte per la Fase 2 già in campo. A Modena il quadro è molto diverso. L’automobile privata costituisce la modalità di movimento prevalente (oltre i due terzi degli spostamenti giornalieri), anche per distanze brevi (il 45% dei tragitti compiuti in auto nell’area urbana non supera i 2,5 km), con effetti noti in termini di qualità dell’aria e Meno di un terzo degli spostamenti si rivolge poi a modalità sostenibili, tra cui circa un 10% dei tragitti effettuati in bicicletta – un dato importante, che tuttavia non ha conosciuto incrementi negli ultimi anni e secondo i rilevamenti di FIAB è in calo. Una significativa domanda di mobilità proviene infine dagli abitanti dei comuni di cintura che quotidianamente gravitano sul capoluogo. Per tutti questi utenti della strada, a fronte di una drastica riduzione del trasporto pubblico – l’amministratore di aMo Andrea Burzacchini ha indicato una serie di provvedimenti che ridurranno la capacità complessiva del servizio nella Fase 2 al 30% di quella attuale –, è urgente pianificare e agevolare uno spostamento della domanda oggi rivolta all’automobile verso soluzioni di mobilità più attive e sostenibili, sul modello della RME (anche per distanze nell’ordine degli 8-10 km, contando sulla diffusione delle biciclette a pedalata assistita). In questa prospettiva, la stessa FIAB ha proposto alcuni interventi puntuali per potenziare le infrastrutture a sostegno della ciclabilità in alcuni nodi e lungo alcuni assi di particolare criticità, così da rendere meglio accessibili alcune zone residenziali e alcuni poli di attrazione di traffico oggi non serviti.

 

  1. Una prospettiva di reinfrastrutturazione estesa all’intera città: le Dorsali. Qui si propone di riflettere su una prospettiva d’azione più sistemica e ambiziosa, e di considerare la ripresa che ci attende nei prossimi mesi come l’occasione storica per anticipare mediante soluzioni leggere un sistema di mobilità alternativo all’automobile esteso all’intera città. La rotta lungo la quale compiere questo salto di qualità è peraltro già Il Consiglio Comunale ha deliberato nel febbraio 2019 un Documento di indirizzi per il nuovo Piano Urbanistico Generale nel quale si prevede una strategia di reinfrastrutturazione della città basata su una griglia di Dorsali ciclabili, che si propongono di fornire un’alternativa praticabile all’automobile nei percorsi casa-lavoro e casa-scuola. Tali Dorsali – già recepite nel Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS 2030) adottato dalla Giunta nel marzo 2019 – collegano le aree industriali, artigianali e i grandi attrattori di mobilità (come ospedali, università, plessi scolastici e centri direzionali) con i principali quartieri residenziali e si estendono fino alle frazioni. Sono percorsi rettilinei e prioritari, pensati sul modello delle “superstrade ciclabili” che diverse città europee hanno realizzato in anni recenti: prevedono corsie dedicate e mono-direzionali, con linee di arresto avanzate per le biciclette ai semafori, e sono realizzate nella carreggiata stradale e non più sul marciapiede (liberando quindi spazio pubblico per la mobilità pedonale di prossimità e per i nuovi dehors, indispensabili per molte attività nella Fase 2).

 

  1. Attuazione prioritaria mediante collaborazioni pubblico-private. Tutti gli sforzi e le risorse relativi alle infrastrutture per la mobilità sostenibile dovrebbero nei prossimi mesi concentrarsi sulla costruzione rapida di questo sistema, nella sua L’estate può consentire di portare a termine un cantiere diffuso e dotare Modena, in tempo per la ripresa scolastica di settembre, di una infrastruttura ciclabile low-cost sicura ed efficiente. “Temporanea”, certamente, ma diffusa e articolata secondo un disegno di struttura complessivo e quindi in grado di compensare l’accresciuta domanda di mobilità individuale che, laddove l’alternativa è meno praticabile, si rivolgerà gioco forza all’automobile. Due modalità di finanziamento e di attuazione coordinate potrebbero essere decisive per il raggiungimento di tale obiettivo. Da un lato l’Amministrazione, oltre a coordinare su questo progetto gli uffici comunali come ha dimostrato di saper fare in occasione del concerto Modena Park nel luglio 2017, dovrebbe riorientare verso la realizzazione delle Dorsali ciclabili di emergenza una parte degli investimenti già stanziati per altre opere infrastrutturali – anche ciclabili – più costose e meno prioritarie. Da un altro lato, i soggetti più robusti del mondo delle imprese e della distribuzione commerciale che si trovano localizzati nelle aree servite dalla rete ciclabile in questione potrebbero “adottare” – individualmente o consorziati – la Dorsale dalla cui realizzazione sarebbero maggiormente beneficiati (riorientando nella forma di un cofinanziamento a opere di pubblica utilità il loro impegno in Responsabilità Sociale o le più consolidate azioni di marketing nello spazio urbano, come le installazioni nelle rotatorie stradali). Il tratto di via Emilia Ovest tra l’Ottavo campale e la Fiera (4 km), su cui si attestano numerose importanti aziende – aziende per cui la difficoltà nel reperire aree a parcheggio per i propri dipendenti rappresenta talvolta un limite all’espansione delle attività produttive – potrebbe essere un rilevante progetto pilota da sviluppare insieme.

 

  1. La necessità di una ripartenza nel cambiamento: un patto nuovo. Sarebbe un errore considerare la ripartenza che auspicabilmente ci attende nei prossimi mesi come un ripristino del modello di funzionamento urbano che La discontinuità provocata dalla quarantena che ci stiamo lasciando alle spalle dovrebbe ispirare una ripartenza nel segno del cambiamento, e precisamente nel segno di un patto tra amministratori, aziende e cittadini per un migliore uso dello spazio stradale. Un nuovo patto in cui si tratterà – rispettivamente – di ripensare le previsioni in termini di investimenti pubblici, le prassi di organizzazione della mobilità dei dipendenti e dei clienti, e le proprie abitudini negli spostamenti quotidiani. Un’adeguata infrastruttura deve necessariamente anticipare e stare alla base di questa innovazione. I vantaggi non sarebbero solo quelli, importanti e noti, relativi alla salubrità, all’efficienza e al benessere complessivi dell’ambiente urbano. Il ripensamento dello spazio pubblico stradale nelle forme qui suggerite accrescerebbe la capacità di tutti i cittadini – in tutte le fasi della loro vita – di muoversi col proprio corpo nella città, contribuendo alla riduzione delle disuguaglianze socio-spaziali e all’accrescimento dell’autonomia dei soggetti vulnerabili (in particolare dei più anziani, dei disabili e dei più giovani) su cui la società civile tutta – istituzioni, ma anche cittadini, imprese e terzo settore – è ingaggiata da tempo e che guadagnerà rilievo nella fase post-Covid. Precisamente quello di cui abbiamo bisogno per rendere meno fragili le nostre forme di organizzazione urbana, di fronte a un futuro in cui l’incertezza e la vulnerabilità, non solo a causa della pandemia, assumono tratti di inedita radicalità.

 

Federico Zanfi, architetto e docente di urbanistica, Politecnico di Milano

Luca Lombroso, meteorologo AMPRO e divulgatore ambientale

Matteo Agnoletto, architetto e docente di composizione architettonica, Università di Bologna

 

Con il sostegno di
FIAB Modena Ambiente e Bicicletta Medici per l’Ambiente –
ISDE Modena
Fridaysforfuture Modena
Ingegneria Senza Frontiere – Modena

Mobilità sostenibile: qualcosa si muove?

La seduta del consiglio comunale del 13 febbraio è stata riservata alla discussione di diversi OdG sulla mobilità sostenibile; si tratta di un fatto a cui FIAB Modena attribuisce particolare importanza.

Gli OdG sono stati presentati, cosa abbastanza inusuale, quasi tutti da esponenti della maggioranza, con Diego Lenzini e Lucia Connola in prima fila, e le votazioni finali si sono tenute il 27 febbraio con un risultato sorprendente: il voto favorevole della maggioranza e dei 5stelle e l’astensione del centro destra; insomma, il tema della mobilità sostenibile non è più di parte, ma seppur con sfaccettature diverse, sembra diventare un comune sentire.

Ma di cosa si è parlato nelle due sedute? Quattro i temi: uno su Gigetto, il secondo sulla mobilità ciclabile, il terzo sui furti di biciclette, il quarto (presentato dalla Lega) sulla valorizzazione della “Strada del sole” (Eurovelo7). Sono argomenti che Fiab Modena, spesso inascoltata, sta tenacemente portando avanti da anni. Ci sentiamo quindi pienamente coinvolti a darne una valutazione.

1) Linea Modena Sassuolo: “ … condividere con tutte le amministrazioni interessate per sostenere davanti alla Regione e a TPER la necessità di un’analisi approfondita su come rendere la linea davvero funzionale; a inserire nel Pums soluzioni coerenti con questo obiettivo; a valutare l’avvio di uno studio di fattibilità per il prolungamento della linea; a prevedere un incremento della frequenza e delle fermate…

FIAB Modena: l’obiettivo di costruire una infrastruttura che serva ai pendolari di mezza provincia è un obiettivo strategico. Certo che da un PUMS dove il TPL è trattato in poche pagine senza dire nulla sulle risorse che intende allocare, siamo arrivati ad un piano di fattibilità del valore di 80.000 euro (pochino) senza nessuna indicazione precisa circa a che fattibilità si intenda verificare e senza un ventaglio di proposte anche alternative o integrative fra loro. Non sappiamo quante risorse nei prossimi 5 -10 anni si vogliono dedicare sia al trasporto urbano che a quello interurbano, e non c’è nessun indicatore di prospettiva e vincolante su quanto fra 5 o 10 anni debba essere il trasporto privato e quello pubblico. Crediamo necessario ridiscutere da capo il PUMS anche con le sue relazioni con il trasporto provinciale. Perché ad oggi le uniche risorse certe nel PUMS sono quelle dedicate al trasporto privato.
Piccola chiosa: se non avessimo sprecato 20 anni ed una montagna di soldi per fare una Modena Sassuolo autostradale, oggi potevamo aprire i cantieri del nuovo Gigetto, invece di una inutile e dannosa seconda camionabile verso il comprensorio ceramico. Avremmo ottenuto l’effetto tra l’altro di ridurre i transiti auto nelle ore di punta sull’attuale Modena Sassuolo, unici momenti in cui questa è davvero sovraccarica.

2) Mobilità ciclabile:… prevedere piste ciclabili a elevato scorrimento sulle direttrici strategiche del Pums. Sistemi alternativi per garantire la sicurezza dei ciclisti anche penalizzando, se necessario, la mobilità veicolare e prevedendo eventualmente il doppio rosso ai semafori. Prevedere piste ciclabili sulla sede stradale ogni volta che la larghezza della carreggiata lo consente, stabilendo nel Pums un crono programma per la loro realizzazione prioritaria; di proseguire l’opera di ricucitura dei vari tratti di ciclabili impegnando immediatamente adeguate risorse per la manutenzione dei punti più dissestati; di scorporare i percorsi pedonali da quelli ciclabili e di realizzare nuovi depositi protetti.

FIAB Modena: le ciclabili sulle direttrici strategiche servono per le strade principali, mancano completamente i riferimenti a Modena città a 30 km/h strumento “economico” ed efficace non solo per la viabilità di tutti, ma anche per la qualità della vita nei nostri quartieri residenziali. I singoli proponimenti sono encomiabili, ma la mobilità ciclistica si svilupperà davvero solo quando la velocità dei mezzi privati sarà compatibile con gli altri mezzi di trasporto sostenibili. Così potremo passare da “piste ciclabili ogni volta che la larghezza della strada lo permetta” a “corsie ciclabili ogni qualvolta la velocità delle auto lo permetta”. La ricucitura delle attuali ciclabili non è più sufficiente, perché sono quasi tutte bidirezionali, promiscue ciclopedonali. In questa ottica, sarà fondamentale che gli uffici tecnici non cadano più negli errori progettuali del passato quando si è disegnato e costruito in barba a tutte le buone pressi della mobilità ciclistica.

3) Prevenzione dei furti in bici:… rafforzare le campagne di comunicazione per marchiare le bici, comprare solo mezzi di provenienza lecita e presentare sempre denuncia in caso di furto; ampliare l’iniziativa delle aste delle bici usate a basso costo; chiedere nuovi incentivi per sostenere l’acquisto di dispositivi GPS da installare sulle bici; aumentare i depositi protetti per bici negli spazi pubblici e le rastrelliere a partire dal centro storico

FIAB Modena: Esiste un registro privato legato alla targatura delle bici. Non esiste però alcun registro pubblico istituzionale. La maggior diffusione di depositi protetti, magari in centro storico, l’assoluta inadeguatezza delle classiche rastrelliere basse montate davanti ad uffici pubblici e supermercati, in realtà poco adatte a parcheggiare le biciclette ed a cui è impossibile legare le bici in maniera efficace. Sostituirli con porta bici adeguati e magari aumentarne il numero anche nei quartieri residenziali ove ci siano esercizi commerciali e servizi. L’importanza di denunciare i furti e l’adozione di autocertificazioni dell’usato come si fa da anni, per esempio, con le attrezzature fotografiche. L’importanza di dotarsi di antifurto di qualità ed imparare ad usarli.

4) Valorizzazione della “Strada del sole” (EuroVelo7): “… sollecita a realizzare una segnaletica coordinata che renda il percorso visibile e riconoscibile; di fare in modo che la pista sia il più possibile scorrevole e sicura, tenendo conto delle progettazioni europee più avanzate; di mettere a punto una comunicazione efficace sui servizi offerti dalla città di Modena ai cicloturisti.

FIAB Modena: Il cicloturismo è una risorsa importante ed in espansione per i prossimi anni. In passato la provincia ha mappato e tabellato tutta l’Eurovelo7 in provincia di Modena, da Concordia a Modena e Vignola, fino ad uscire in provincia di Bologna a Vergato (infatti trovate le indicazioni EV7 dappertutto in città). Peccato che, nonostante le nostre sollecitazioni, nessuno abbia pensato a sfruttare questo grande lavoro, e farne un pacchetto turistico, e che nel frattempo i cugini bolognesi siano riusciti a farsi finanziare la Verona – Bologna, che diventerà il corridoio principale di Eurovelo7 (nonostante sia ancora quasi tutto da fare – e comunque sono stati aperti i cantieri). Quindi la segnaletica va sicuramente potenziata, ma più di tutto bisogna che il sistema turistico modenese punti fortemente ad infrastrutturare di servizi il nostro tracciato e venderlo come pacchetto alternativo, e secondo noi (per luoghi ed esperienze) altrettanto appetibile rispetto a quello bolognese. Perché il turista sceglie in base ai servizi ed alle bellezze da vedere, ed in questo campo non siamo secondi a nessuno.

Quindi la Fiab di Modena plaude sicuramente all’approvazione degli OdG, che vanno tutti nella giusta direzione, ma nel contempo si impegna a mantenere un’ alta vigilanza sugli impegni presi; molte, troppe volte, già in passato, sono stati approvati orientamenti di questo genere senza che vi fosse poi fatto seguito.

Non condividiamo l’affermazione dell’assessore Filippi che gli OdG rappresentino una “sostanziale condivisione sulla direzione da intraprendere, che è la stessa che abbiamo tracciato nel Pums”. Riteniamo, al contrario, che essi rappresentino una sostanziale discontinuità col PUMS e siano maggiormente in linea con le osservazioni da noi presentate.

In un precedente comunicato avevamo sottolineato come non vedevamo nessuno che ci presentasse il PUMS come uno strumento per combattere una guerra all’abuso dell’auto in città. Alcune affermazioni ci fanno sperare. Per prima Paola Aime (Verdi), “abbiamo sempre pensiamo che tra i nostri bisogni ci sia usare l’auto e andare veloci. Oggi cominciamo a pensare ad una situazione in cui è l’auto l’intralcio”. Per il Pd, Diego Lenzini ha ribadito che oggi le esigenze sono cambiate “e le nostre ciclabili devono adeguarsi, diventando più veloci e competitive con l’auto privata”. Per Lucia Connola (Pd) gli obiettivi di riduzione dell’inquinamento richiedono di “ragionare in modo completamente diverso sulla mobilità, puntando sulla multimodalità del trasporto pubblico per ottenere una mobilità più sostenibile e smart”. È un risultato che richiede anche un cambiamento nei comportamenti e per questo, secondo la consigliera, è fondamentale la sensibilizzazione dei cittadini.

Adesso aspettiamo a vedere se in giunta i segnali sono arrivati. La nostra disponibilità a sostenerli non mancherà.

Osservazioni alla proposta di piano PUMS

Le 9 osservazioni che Fiab Modena ha presentato al PUMS, il Piano della Mobilità che Modena adotterà per i prossimi 10 anni sono per un cambiamento verso una Mobilità più Sostenibile: non più solo un piano del traffico, ma deve garantire a tutti i cittadini opzioni di trasporto alternative all’auto, più sicure e meno inquinanti, come richiesto dalle linee guida Europee, e accompagnare con decisione la città a questo cambiamento.

Proprio la 1° osservazione sottolinea come siano però necessari processi strutturali di riorganizzazione degli spazi pubblici e di ampliamento dei servizi di mobilità sostenibile, non bastano solo iniziative culturali di facciata.

Nella 2° e 3° osservazione chiediamo di definire già da ora interventi prossimi e quantificare le risorse per incentivare Pedonalità e Ciclabilità. Emerge un contrasto stridente tra lo stato di avanzamento delle opere infrastrutturali per il traffico motorizzato (progetti esecutivi fatti, accordi con gli altri Enti fatti, risorse reperite) e la vacuità e l’incertezza per ciò che riguarda le opere per coloro che si muovono a piedi ed in bicicletta.

Piani di manutenzione dei marciapiedi, aumento delle zone pedonali in particolare davanti alle scuole, ciclabili non più miste pedoni/ciclisti: non vi è traccia di programmi stringenti di riorganizzazione delle piste esistenti, della segnaletica in gran parte errata, di sperimentazioni di viabilità nei due sensi in centro storico, di facilitazioni ai ciclisti.

“Modena citta 30 km/h”, deve essere portata ad obiettivo di medio/breve termine se si vuole perseguire la messa in sicurezza della città a favore della mobilità ciclo-pedonale: per Fiab Modena le zone 30 sono prioritarie anche rispetto alla realizzazione delle infrastrutture ciclabili.

La valutazione finale si potrebbe riassumere così: per le auto strutture, infrastrutture e denari certi, per la mobilità sostenibile solo ipotesi vaghe da verificare.

PUMS, tutto fermo?

Per quanto ci riguarda il PUMS è il punto centrale che stabilirà se questa giunta avrà risposto alle improrogabili necessità dei cittadini di avere una mobilità più sostenibile in ambito urbano.

Infatti il PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) nasce proprio per favorire l’uso dei modi di trasporto a minor impatto ambientale e sociale, riducendo la dipendenza dall’uso dell’auto per rendere la città accessibile a tutti portando a zero il rischio di incidentalità.

Il PUMS è un obbligo per le città delle dimensioni di Modena e la sua approvazione prevede, per legge, una particolare enfasi sul coinvolgimento dei cittadini e dei portatori di interesse. Il processo è iniziato nel 2016 con l’approvazione delle Linee di indirizzo per passare (a dicembre 2018) al Documento preliminare e Rapporto preliminare ambientale. Come Associazione, già sul su quel documento abbiamo portato le nostre prime richieste.

Alla fine di marzo 2019 il PUMS è stato adottato dalla Giunta comunale ed il 24 settembre è terminato il periodo di presentazione delle osservazioni. In quei mesi estivi abbiamo lavorato intensamente per presentare le nostre osservazioni, che poi abbiamo ufficialmente consegnato entro i termini, così come hanno fatto altre associazioni, comitati e semplici cittadini.

Il nostro giudizio sul PUMS adottato è lapidario: per le auto strutture, infrastrutture e denari certi, per la mobilità sostenibile solo ipotesi vaghe da verificare. Riteniamo quindi che l’elaborato non “pianifichi per le persone” e non risponda agli obiettivi di legge. Non sono rispettate nemmeno le esigenze espresse dagli stakeholder e dai cittadini. Il piano è da ritenere largamente insufficiente e privo di una visione coerente per un futuro sostenibile.

Da quel giorno ci siamo, come sempre, resi disponibili a partecipare ad un confronto per la revisione del Piano, che riteniamo indispensabile, per renderlo coerente con gli obiettivi dichiarati e richiesti dai cittadini modenesi.

Da quel giorno quasi tutto tace: l’unico comunicato sul sito dedicato del Comune è del 28 ottobre, in previsione di una discussione con i residenti del Centro Storico. Da quel documento possiamo leggere che “è ora in corso la fase istruttoria contestualmente a momenti di partecipazione per la condivisione pubblica di contenuti e obiettivi. Il Piano sarà poi sottoposto entro l’anno al nuovo Consiglio comunale per l’approvazione definitiva.”

Di momenti di partecipazione poi non se ne sono più avuti, e fine anno ormai è stato raggiunto. In conferenza natalizia il sindaco Muzzarelli ha fatto ben capire che le priorità per il 2020 sono la pista di Marzaglia, il centro commerciale dei Portali, la Complanarina, la rotatoria Rabin, la Bretella, mentre per la mobilità sostenibile ha solo confermato genericamente che “l’anno si aprirà con un consiglio comunale sul PUMS“.

Intanto le Associazioni ed i Cittadini sono in attesa di sapere se il loro lavoro è stato preso in considerazione: ci aspettiamo risposte puntuali e congrui momenti di confronto. Crediamo infatti che l’anno debba iniziare con un confronto vero, per capire se l’ Amministrazione ha intenzione di cambiare radicalmente impostazione del PUMS e correggere l’evidente sproporzione tra ciò che all’inizio si dichiara negli intenti e ciò che si propone nei fatti (la allocazione delle risorse ne dà una inequivocabile conferma).

Nel frattempo i cugini bolognesi il loro PUMS lo hanno già approvato lo scorso novembre, vagliando oltre 900 osservazioni, 73% delle quali sono state accolte. Con una sfida ambiziosa: abbassare dell’80% le emissioni di gas serra da traffico in dieci anni, con una riduzione del 28% del traffico di auto e moto e “tagliando” 440.000 spostamenti giornalieri sul mezzo pubblico o la bicicletta. Nel presentarlo l’assessora Priolo non ha usato mezzi termini “Certo che è una guerra alle auto. Nel PUMS c’è scritto che dobbiamo ridurre di 440.000 tragitti giornalieri in auto … perché il PUMS guarda alla mobilità sostenibile come sistema di soluzione dei problemi. Le scelte che stiamo facendo sono difficili e c’è un livello di gestione del conflitto che ritorna in casa all’amministrazione comunale. Ma arriva un momento in cui le scelte le devi fare, perché altrimenti non succede niente”.

Come ben sappiamo le politiche della mobilità, sono temi molto sensibili e divisivi con le quali si debbono confrontare tutte le Amministrazioni. Questo è il momento di affrontarli perché l’attuale giunta è forte di un consenso elettorale netto, ed ha davanti quasi tutta la legislatura e quindi può cogliere i frutti dei provvedimenti (quelli previsti dal PUMS a 2 anni) già nell’attuale ciclo politico.

Temiamo purtroppo che l’attuale piano vada verso una sbrigativa approvazione, salvaguardando semplicemente la formalità delle risposte dovute, perché i tempi stringono e siamo già entrati nel primo anno di attuazione del piano (2020-2030). Ma soprattutto perché non vediamo nessuno in giunta che ci venga a presentare il piano come una guerra all’uso smodato dell’auto privata ed ai privilegi in investimenti e progettualità che a questo mezzo vengono da sempre riservati.

Osservazioni di FIAB al PUMS di Modena

Modena, 13 settembre 2019
Al Sindaco di Modena

Oggetto. Osservazioni della Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta al Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, adottato dalla G C con Deliberazione n°151 del 26.3.2019.

FIAB Modena, dopo aver raccolto le sollecitazioni dei cittadini e dei propri soci, ha elaborato numerose osservazioni al PUMS di Modena, adottato dal Comune nel marzo scorso.

Le osservazioni sono state già illustrate ad altre associazioni, organizzazioni e cittadini, in un incontro pubblico che si è svolto lunedì 9 settembre nella sala Ulivi. In tale occasione si sono raccolte ulteriori considerazioni che hanno permesso di arricchirne il testo. Le osservazioni che alleghiamo di seguito, sono quindi l’insieme delle opinioni di FIAB e dei contributi raccolti successivamente.

Nel presentare le osservazioni ad un documento di 390 pagine, con ulteriori allegati, che contiene e rimanda a sua volta ad altri piani, si corre il rischio di non essere esaustivi o completamente compresi.

La FIAB è quindi fin da ora disponibile a specificare o integrare queste osservazioni, eventualmente anche in un incontro successivo.

Per facilitare l’esposizione delle osservazioni si è cercato di seguire l’indice del documento, riassumendo quanto previsto nel Piano e riportando per ogni argomento le specifiche osservazioni.

Cordiali saluti
Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta di Modena
Il Presidente
Eugenio Carretti


OSSERVAZIONI al PUMS di FIAB_MODENA

SLIDE PRESENTAZIONE delle OSSERVAZIONI al PUMS

L’insufficienza del PUMS di Modena

Ieri sera FIAB Modena ha organizzato il confronto pubblico sul Piano Urbano della Mobilità Sostenibile che il Comune ha adottato il 26/03/2019, invitando i cittadini e le numerose Associazioni interessate.

E’ stata l’occasione per illustrare le osservazioni di FIAB al PUMS, e sono state raccolte quelle di tutti i presenti, con l’obiettivo di cercare una sintesi condivisa.

Non si è trattato solo di un momento di confronto, ma del coinvolgimento più ampio possibile di “tutti i portatori di interesse con un approccio trasparente e partecipativo”, come è espressamente indicato nelle relative Linee Guida Europee.

Superando i vecchi obiettivi dei piani del traffico e dei parcheggi, il PUMS dovrebbe infatti “sviluppare una visione strategica condivisa” sulla mobilità, che “metta al centro le persone e la loro qualità della vita” per raggiungere gli obiettivi dell’Unione Europea e dell’Italia “in materia di lotta ai cambiamenti climatici, creazione di un efficiente sistema di trasporti e il rafforzamento della coesione sociale.

A nostro avviso il Piano adottato non contiene le strategie e le azioni necessarie a raggiungere questi obiettivi. Per questi motivi presenteremo le nostre osservazioni, che pubblicheremo anche sul sito www.modenainbici.it Tutti coloro che non hanno potuto partecipare all’incontro, possono far giungere le proprie osservazioni direttamente al Comune di Modena e per conoscenza a FIAB (presidenza@modenainbici.it).

Piano Mobilità + Sostenibile

Come sarà la mobilità a Modena tra 10 anni? Tale e quale ad oggi se verrà attuato il Piano della Mobilità Urbana (PUMS) così come è stato adottato a giugno dall’ Amministrazione: un piano che negli obiettivi più che condivisibili promette di trasformare Modena in una città a mobilità sostenibile e di conseguenza meno inquinata, più vivibile.

Se però analizziamo le azioni e le strategie finalizzate al raggiungimento di questi obiettivi, notiamo che le priorità restano quelle di fluidificare il traffico veicolare che equivale ad agevolare l’uso delle auto in città, che inevitabilmente aumenteranno; lasciare che le auto parcheggiate occupino le strade, a discapito di ciclisti, pedoni e trasporto pubblico che, liberi dal traffico viaggerebbero sicuramente più in sicurezza per la città e, “fluidificati”, diventerebbero modalità di spostamento competitive all’auto.

Fino al 26 settembre è possibile presentare delle osservazioni al Piano.

FIAB MODENA ha già individuato diverse criticità e invita soci, simpatizzanti, associazioni e cittadini interessati alla sostenibilità e all’ambiente ad un confronto diretto per condividere e arricchire le osservazioni che intende presentare all’Amministrazione, al fine di dare un contributo importante, in quanto espressione diretta di chi tutti i giorni sceglie di muoversi in città in bici, a piedi, con il trasporto pubblico.

L’incontro si terrà lunedì 9 settembre ore 21:00, presso Sala Ulivi a Modena.

Micro-mobilità elettrica

Lo scorso 25 luglio, il Consiglio Comunale di Modena ha approvato il documento, che fa riferimento al decreto del Ministero dei Trasporti emanato il 4 giugno 2019, che introduce la possibilità di sperimentare la circolazione su strada dei veicoli di micromobilità elettrica.

Il DM stabilisce che monopattini elettrici, hoverboard, segway e monowheel potranno circolare in ambito urbano, previa delibera comunale, su aree pedonali, percorsi pedonali e ciclabili, piste ciclabili in sede propria e su corsia riservata e zone a 30 Km/h.

Il documento chiede quindi che la Giunta comunale adotti la delibera, dando il via alla sperimentazione, naturalmente con le dovute regolamentazioni di utilizzo di sosta e sicurezza, chiedendo inoltre al Governo un contributo economico per sostenere le spese, ad esempio di un ipotetico servizio di noleggio.

Bene, il decreto si sposa e si aggiunge alle azioni di Mobility Management che il PUMS (Piano della Mobilità Sostenibile) di Modena, ha già programmato nella primavera passata, nel testo troviamo poi gli spostamenti casa lavoro, il progetto Bike to Work,  Walk to school e bike sharing; tutti strumenti comunicativi e supporti tecnologici utili ed efficaci anche sul piano culturale, ma solo in una città strutturata per disincentivare l’abuso dell’automobile, ridisegnata nell’organizzazione strutturale degli spazi urbani e che faciliti l’uso quotidiano del trasporto pubblico, della bicicletta e perché no anche dei monopattini elettrici.

Modena è pronta?