Gli ideali collettivi dell’architettura modenese tra gli anni ’50 e ’70

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partenza da piazza grande

Le bellezze della città di Modena
Venerdì 19 (conferenza) e domenica 21 (visita in bicicletta) febbraio 2016

Gli ideali collettivi dell’architettura modenese tra gli anni ’50 e ’70

Un ‘ iniziativa che ha riscosso molta partecipazione e grande interesse si è articolata in due appuntamenti: la sera di venerdì 19 l’ architetto Rossella Cadignani ha mostrato immagini e spiegato tutti i perché dell’ itinerario ciclistico su cui ci avrebbe condotto la domenica successiva in città. L’ oggetto della visita guidata, piuttosto particolare, erano i progetti architettonici di Modena degli anni ’50-’70, che furono espressione di una politica lungimirante che primariamente cercava risposte alle necessità contingenti della cittadinanza, immaginandone anche gli sviluppi futuri.

Un ‘ iniziativa che ha riscosso molta partecipazione e grande interesse si è articolata in due appuntamenti: la sera di venerdì 19 l’ architetto Rossella Cadignani ha mostrato immagini e spiegato tutti i perché dell’ itinerario ciclistico su cui ci avrebbe condotto la domenica successiva.

L’ oggetto della visita guidata, piuttosto particolare, era la Modena degli anni ’50-’70 del ‘900. Non si poteva però non partire da Piazza Grande, dall’ ombra di quel Duomo la cui edificazione, nel 1099, i rappresentanti di tutte le classi sociali riuniti in assemblea deliberano di finanziare: si imponeva alle autorità tradizionali la volontà del “comune”; ci si determinava orgogliosamente come una collettività non di sudditi ma di cittadini. Questa eredità non la dovremmo mai dimenticare…

Qualche analogia fra la rinascita dell ‘ XI secolo ed il secondo dopoguerra c’ è : venti anni di sudditanza sotto la dittatura, cinque anni di guerra che è stata anche guerra civile hanno stremato e dilaniato il tessuto sociale della città, ma c’è una grande voglia di ricostruire, di partecipare, per inverare i valori di democrazia e uguaglianza sanciti dalla Costituzione. E Modena trova il suo Sindaco, Alfeo Corassori, che circondandosi di collaboratori capaci come l’ ingegner Pucci effettua scelte urbanistiche lungimiranti ; ecco viale Storchi, con le sue botteghe e tettoie, la ciclabile e il pedonale; ecco il Villaggio Artigiano, che – pensato per rispondere ad una situazione di grande povertà, disoccupazione, violenti conflitti- contribuisce a fare di Modena l’ avanguardia di quello sviluppo economico che verrà denominato “modello emiliano”.

Dopo la ripresa economica, i progetti per intervenire sulla città vengono affidati a grandi nomi dell’ architettura: Aldo Rossi e Gianni Braghieri nel ’71 vincono il concorso per l’ ampliamento del Cimitero, a tutt’oggi solo in parte realizzato. Dopo le spiegazioni di Rossella sull’ intero disegno lo abbiamo guardato con occhi nuovi, lasciandoci coinvolgere dalla poetica di questa suggestiva “città dei morti”.

Gli anni ’70 vedono anche la realizzazione del quartiere Giardino, le case immerse nel verde che è però, appunto, un giardino non limitatamente “condominiale” bensì aperto a tutta la città. Ultima tappa, il Parco Ferrari. Anche di questo avevamo visto il disegno di Leonardo Benevolo e di Sir Jellico, ben diverso dall’ attuale sistemazione ( o meglio per molti aspetti non-sistemazione)

Era un periodo fertile di sogni, di idee. Penso ad un’altra analogia: assieme alle cattedrali romaniche dopo l’ anno Mille fiorivano le lingue romanze ; parallelamente ai progetti urbanistici nella Modena degli anni ’60 e ’70 si realizzava un modello di scuola , dai nidi alle materne, ancora oggi preso ad esempio in tutta Europa.

Una pedalata estremamente interessante.. pensare che la Modena del ‘900 sia già Storia fa un po’ effetto ma è proprio così, se pensiamo al malinconico presente, così privo di ideali collettivi e povero di futuro

Chiara Marchiò
FIAB Modena

Inquinamento: ristabilire la verità dei fatti

siringa-auto

auto – droga

Nel suo rapporto “Qualità dell’aria in Emilia-Romagna”, l’ARPA ha rilevato che nel 2015 a Modena sono stati registrati 55 superamenti dei limiti del PM10, confermando Modena e provincia fra le zone più inquinate d’Europa. L’agenzia ha precisato che il traffico contribuisce per il 34% alle emissioni delle polveri cancerogene, cui occorre aggiungere il 57% di ossidi di azoto, il 39% di monossido di carbonio e il 25% dell’anidride carbonica.

Di fronte ai dati di ARPA, gli enti responsabili delle politiche ambientali e della salute hanno assunto atteggiamenti “negazionisti”, deresponsabilizzanti e intimidatori: i problemi dipendono dalla natura e dalla geografia, non dal traffico. Inoltre, il PM10 è un indicatore della ricchezza e del successo: non vorremo mica impoverirci? Di conseguenza, le misure di contrasto di Comune e Regione sono state emergenziali e rassicuranti, limitandosi a perseguire un lieve contenimento del traffico. Salvo poi dichiarare grottescamente che i blocchi del traffico sono “inefficaci”.

Come stanno le cose?

Disinformazione e ipocrisia imperano e la verità latita. I blocchi del traffico non sono veri blocchi: riguardano una categoria ridotta di veicoli, un’area limitata della città, una fascia oraria ininfluente (gli automobilisti anticipano e posticipano gli spostamenti rispetto agli orari del blocco), i controlli sono inesistenti. L’ordinanza comunale dei blocchi prevede 22 deroghe, compresi i veicoli commerciali, i più inquinanti. Le misure “negative” non sono accompagnate da misure “positive”: non c’è un Piano della mobilità ciclistica né un programma di rilancio del trasporto pubblico. Nel frattempo, però, il complesso politico-economico (politici, commercianti, costruttori) solo pochi giorni fa ha festeggiato il varo di due nuove autostrade e il potenziamento delle due esistenti. Questo sì che è parlar chiaro!

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Più autostrade, più traffico e inquinamento

città inquinata

città inquinata

Le grandi manovre condotte in nome del paradigma autocentrico hanno conseguito un successo strabiliante: in un’area tra le più densamente infrastutturate d’Europa saranno realizzate nei prossimi anni altre due autostrade (Cispadana e Sassuolo-Campogalliano) e potenziate quelle esistenti (A1 e A22). Oltre alle new entry, infatti, le sempre più faraoniche autostrade storiche saranno arricchite di complanari (A1 nel tratto Cantone del Mugnano-Modena sud) e di una nuova corsia (Brennero). L’investimento (iniziale) previsto ammonta a ben 2,8 miliardi di euro, una cifra da capogiro che farà stappare molte bottiglie di champagne ai costruttori e ai politici che li sostengono a oltranza.

Nella colata di cemento e asfalto programmata, enorme e ingiustificata, spicca peraltro la più incredibile distorsione della razionalità economica e sociale mai architettata: in presenza di un collegamento autostradale esistente (Modena-Sassuolo) se ne costruirà un doppione parallelo.

Facilmente prevedibile l’impatto sul territorio e sulla vita quotidiana dei cittadini: più autostrade vuol dire più circolazione autoveicolare, più inquinamento e riduzione della speranza di vita per gli abitanti (lo attestano le ricerche dell’Unione Europea e dell’OMS).

La situazione appare ormai chiara: le strategie della mobilità sono dettate da un complesso politico-economico ben consolidato ed efficiente, capace di condizionare la gestione del bilancio pubblico con modalità amministrative acrobatiche. La mobilità sostenibile, sbandierata in periodo elettorale e richiamata in testa al Piano della Mobilità ciclistica, riguarda ormai gli studi di archeologia del consenso. Il re è nudo e danza intorno a noi.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Anno nuovo, vecchie rastrelliere

portabici inadeguati

portabici inadeguati

Anno nuovo, vecchie rastrelliere

Il contrasto ai furti delle biciclette può essere attuato con varie misure, fra cui i parcheggi dotati di moderni portabici. Dopo uno studio sui cicloparcheggi e depositi presenti in città, fornito dalla Fiab all’ Amministrazione comunale dieci anni fa, il Comune effettuò una gara in seguito a cui venne selezionato un portabici (chiamato “Modena”, a forma di P), ritenuto adatto per la città. Il progetto fu accompagnato da una delibera del Consiglio comunale che impone al Comune di provvedere in via esclusiva alla collocazione di nuovi portabici, dopo averne rilevata la reale esigenza.

Di nuovi portabici risulta ne siano stati installati circa 1.200 in centro, a fronte di un fabbisogno censito di circa 2.500 unità. Ma il progetto, meritorio sotto ogni punto di vista, si è fermato. Non solo: risulta che nei più importanti interventi di riqualificazione urbana realizzati sono riapparse le vecchie rastrelliere. L’ elenco è purtroppo significativo: Piazza Roma, Museo Ferrari, Manifattura Tabacchi, parcheggi Novi Park e Palazzo Europa, parcheggio Largo Pucci. Il Comune ha collocato rastrelliere obsolete che non consentono di legare ruota e telaio per una migliore protezione della bici: come mai?

Sempre in tema di lotta ai furti, good news dal Policlinico: il 23 dicembre l’ Azienda ha inaugurato il primo deposito protetto per le biciclette riservato ai dipendenti. Situato sotto l’ ingresso 1, può ospitare 78 biciclette. I dipendenti possono accedervi col badge.
A quando i depositi protetti anche all’ ospedale di Baggiovara e nelle sedi comunali di Via Santi e Via Galaverna?

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

A proposito di cordoli

i parcheggi attuali in via giardini - zona gallo

i parcheggi attuali in via giardini – zona gallo

Commercianti, cordoli e soluzioni coraggiose

Proseguono al rallentatore i lavori per la realizzazione della contestata ciclabile-spezzatino di Via Giardini e, con rassicurante regolarità, arrivano le critiche dei commercianti. Quando le leggiamo, di primo acchito ci prende lo sconforto. Ma poi, ragionando bene, dobbiamo riconoscere che contengono qualche ragione: chi ha seguito la presentazione dell’opera ricorda bene che -appena illustrato il percorso- i politici hanno subito evidenziato che non si sarebbero persi che pochi posti auto e che non sarebbe stata rallentata la scorrevolezza dell’asse viario. Tradotto: facciamo quest’opera solo perché c’è qualche soldo dalla Regione, perché teniamo buone le associazioni ambientaliste… ma voi non avete nulla da temere, tutto rimarrà come prima.

E allora sono giuste le proteste di oggi se si scopre un cordolo di troppo, una sezione stradale ristretta di mezzo metro, tutto per “3 bici che potevano passare tranquillamente da Via Luosi”.

Quando si affronta un problema di convivenza fra soggetti diversi nello spazio pubblico, la costruzione di una semplice (e malfatta) ciclabile non può non suscitare giuste critiche dell’una e dell’altra parte. Come avevano chiesto le associazioni ambientali, fra cui la Fiab, il progetto doveva prevedere una profonda trasformazione dell’area con l’obiettivo di togliere la gran parte di spazio oggi monopolizzato dalle auto per restituirlo finalmente alle persone. L’obiettivo sarebbe stato chiaro per tutti e non sarebbero sorte le discussioni sui cordoli.

Questa è politica: scelte chiare e coraggiose per affrontare alla radice i problemi. Chi penserebbe, oggi, finita la riqualificazione di Piazza Roma, di lasciare qualche decina di parcheggi auto?! Impensabile… o no?

Ermes Spadoni

Mobilità sostenibile: basterebbe copiare

tecnici progettisti ed associazioni

tecnici progettisti ed associazioni

Un documentario televisivo recentemente ha descritto l’insieme delle opere e dei servizi che hanno consentito la crescita e lo sviluppo della motorizzazione privata nel secolo scorso. Uno sforzo economico ed organizzativo gigantesco ha portato alla progettazione e la realizzazione di nuove infrastrutture stradali, sfruttando l’esperienza di asfaltare le strade bianche già sviluppata per facilitare la circolazione delle biciclette. Poi sono venute le altre innovazioni: incroci, codici della strada, segnaletica, servizi per la manutenzione, la custodia e il parcheggio dei veicoli… Con la moltiplicazione degli incidenti stradali sono apparsi i carri attrezzi, le ambulanze e le assicurazioni; alla diffusione dei furti, si è risposto con antifurti e garage.

Tutto ciò ha permesso l’esplosione della motorizzazione con le relative conseguenze. Con l’inquinamento e gli incidenti stradali il pendolo ha preso a oscillare in direzione opposta: obbligo di dotare le abitazioni di autorimesse e parcheggi, limitazioni al traffico e alla sosta, parcheggi a pagamento, giornate senz’auto per contrastare l’inquinamento ormai insopportabile…

Chi ci amministra dichiara di voler promuovere l’uso della bicicletta, anche attraverso la realizzazione di piste ciclabili. Dimentica però che è necessaria una vera politica della mobilità ciclabile che, come per la motorizzazione in passato, garantisca percorsi diretti e veloci, sicurezza stradale, sicurezza dai furti, parcheggi nei centri amministrativi e commerciali e nelle abitazioni e, soprattutto auto meno veloci in città.

In questo dovrebbero essere avvantaggiati: infatti, diversamente dagli amministratori del secolo scorso, non dovrebbero inventare nulla di nuovo, ma solo copiare.

Giorgio Castelli
www.modenainbici.it

La (tardiva) conversione dell’ex assessore

centro di modena in bici

centro di modena in bici

L’ex assessore alla mobilità Daniele Sitta, nel parlare dei 10 luoghi più belli di Modena, ha dichiarato:

“Le periferie (…) di Modena sono gradevoli e anche ben costruite (…), ma c’è poca densificazione, pochi abitanti per ettaro. In questo modo non si trasformano in pezzi veri e propri di città, non si possono insediare artigiani e piccolo commercio”

“Nel disegnare la città del futuro occorre pensare a luoghi dove si sta bene, ma dove la vita deve essere facile per piccoli negozi e uso della bici o del trasporto pubblico, altrimenti le persone prenderanno l’auto e andranno al centro commerciale”.

Come non condividere con quest’idea della città futura?

Peccato che questi ragionevoli propositi siano espressi da un assessore che per ben 9 anni ha sostenuto solo la mobilità autoveicolare e ha sottratto 42 anni di risorse alla mobilità sostenibile per realizzare il Novi Park, un’opera che non ha contribuito a rendere la vita più facile ai negozi di quartiere, ai ciclisti e al trasporto pubblico.

Nei suoi 9 anni di amministrazione non ha realizzato le ciclabili di accesso al centro urbano, né facilitato il transito delle bici sui percorsi esistenti o migliorato gli attraversamenti, non ha ridotto le velocità sulle strade, non ha agevolato il trasporto pubblico né migliorato la vita ai pedoni.

Nei suoi 9 anni di gestione non ha neppure sfruttato le occasioni per collegare i quartieri a nord della ferrovia al centro. La mobilità motorizzata privata è restata inchiodata al 79% degli spostamenti.

Purtroppo anche il suo successore non sta facendo di meglio, ma speriamo che la sua conversione sia più rapida e tempestiva.

Giorgio Castelli
www.modenainbici.it

Viale Barozzi, storia di una morte annunciata

incidente viale barozzi

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Una pista ciclabile in Viale Barozzi per ridurre la velocità”. L’Assessore alla Mobilità del Comune di Modena si è improvvisamente svegliato dal torpore degli ultimi anni e scopre che la velocità delle automobili è pericolosa. Tuttavia, continua a concepire le ciclabili come residuali e finalizzate alla mobilità autoveicolare. Infatti, come già accaduto in altre circostanze, s’impegna a realizzare una pista in Viale Barozzi non perché ne sia comprovata l’utilità per gli spostamenti dei ciclisti, ma per restringere la strada…

L’incidente mortale all’incrocio fra Via Aggiunti e Viale Barozzi del 31 ottobre scorso, che ha coinvolto un auto e un pedone, ci ha riportato alla memoria la prima assemblea pubblica convocata dal Comune il 9 dicembre 2013 a Memo, dove per la prima volta gli assessori Arletti e Giacobazzi presentavano la ciclabile di Via Giardini col famoso (e contestato) “spezzatino”. Pubblicizzata con un comunicato stampa con 2 giorni di preavviso, all’assemblea si presentò una sola cittadina, oltre ai rappresentanti delle associazioni ambientaliste. La signora aveva espressamente chiesto un intervento su Viale Barozzi, segnalando la pericolosità di una strada a 3 corsie a senso unico in centro città.

Nella lunga discussione sulla ciclabile di Via Giardini dei mesi seguenti, più volte Arletti e Giacobazzi avevano promesso che l’intervento di Viale Barozzi si sarebbe fatto sicuramente, anche perché davvero poco costoso da realizzare con una sede stradale così ampia e perché non c’erano particolari ostacoli da superare.

Chissà se il nuovo assessore alla mobilità Giacobazzi conosce il vecchio assessore all’urbanistica Giacobazzi. In caso affermativo, potrebbe chiedergli come mai in 2 anni non ha fatto nulla per rispondere a quella cittadina e, come nella più bieca tradizione italiana, si sia invece svegliato solo dopo il morto.

Ermes Spadoni
www.modenainbici.it

La commedia quotidiana

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Ogni giorno nelle nostre strade diversi attori recitano la stessa commedia: i pedoni girano faticosamente su marciapiedi troppo stretti e rovinati, ingombrati dalle auto; i ciclisti per sopravvivere schivano i pedoni, gli altri veicoli e le portiere delle auto in sosta; gli automobilisti, spesso al telefono, schivano nervosi i pedoni, i ciclisti e i furgoni per contendersi la strada e si lamentano del traffico e degli ingorghi; gli autisti guidano lentamente i bus nel tentativo di rispettare l’orario; i commercianti dalla propria vetrina chiedono parcheggi e si lamentano dei ciclisti che passano davanti ai loro negozi; i residenti osservano il traffico dalle proprie finestre e si lamentano del rumore, dello smog e della difficoltà di parcheggio.

I registi dello spazio pubblico, più attenti al consenso che ai risultati, proseguono come Sisifo: il Comune, cerca di allargare le strade, di aumentare i parcheggi, di togliere i pedoni e i ciclisti dalla strada; per “proteggerli” li ammucchia assieme e manda i ciclisti su un’unica pista piena di transenne e li obbliga a scendere a ogni incrocio; la Regione, per evitare ulteriori sanzioni dell’Unione Europea, adotta una dubbia manovra antismog che limita la circolazione delle auto più inquinanti da ottobre a marzo; il Comune, per limitare le critiche e agevolare le attività cittadine, concede infinite deroghe (http://www.comune.modena.it/news-in-evidenza/manovra-antinquinamento-2015-2016).

Intanto le lobby dei costruttori guadagnano sempre di più sfornando auto con nuovi Euro.

Solo nel mondo più evoluto sceneggiatori più acuti riscrivono una commedia più salutare: riorganizzano lo spazio pubblico, riducono le sezioni stradali e i parcheggi, pedonalizzano porzioni sempre maggiori di città, favoriscono i mezzi pubblici e premiano chi si sposta in bicicletta.

Anche Papa Bergoglio, nell’ultima Enciclica Laudato si’, scrive: “La qualità della vita nelle città è legata in larga parte ai trasporti, che sono spesso causa di grandi sofferenze per gli abitanti. Nelle città circolano molte automobili utilizzate da una o due persone, per cui il traffico diventa intenso, si alza il livello d’inquinamento, si consumano enormi quantità di energia non rinnovabile e diventa necessaria la costruzione di più strade e parcheggi, che danneggiano il tessuto urbano”. Lancia un forte appello ad “azioni quotidiane” e “a dare priorità ai trasporti pubblici, a proteggere la casa comune” e a cambiare modello di sviluppo “per i poveri e per uno sviluppo sostenibile e integrale”.

Cosa stiamo aspettando?

Ombre fosche sull’ambiente a Modena

città inquinata

città inquinata

Indici ambientali preoccupanti per Modena. L’ennesima conferma arriva da «Ecosistema urbano 2015»: il rapporto di Legambiente descrive la situazione cittadina ben lontana dagli standard fissati dall’Unione Europea per la salute dei cittadini e del territorio.

Benché 39° nella classifica globale (su 104 città esaminate), Modena presenta un quadro allarmante per le emissioni inquinanti: 60° per il biossido di azoto, 55° per il PM10, 61° per l’ozono. Negativi risultano gli indicatori della mobilità: 55° posizione per gli spostamenti in auto/moto (79% in città; Bolzano 30%, Ferrara 43%); 77° per l’incidentalità (7,15 vittime per 100mila abitanti); 62° per le isole pedonali (0,19 metri quadrati per 100mila abitanti; Bologna 1,05/100mila ab.).

Brutte notizie anche per il trasporto pubblico: benché fra la 12° e la 14 posizione (città intermedie), i dati assoluti indicano la contrazione del servizio: 76 passeggeri trasportati/ab. (erano 102 l’anno precedente) 25 km percorsi/ab. (erano 27).

L’indice sulla ciclabilità colloca Modena alla 12° posizione (18,28 metri quadrati equivalenti/100 ab.). Il dato va interpretato: a Modena esistono molte ciclabili ma la loro qualità è scarsa. Basti un confronto: nella vicina Reggio Emilia sono ben 39,36 i metri per 100 abitanti, nonostante una popolazione inferiore.

Tre le considerazioni conclusive: l’ambiente cittadino continua ad essere avvelenato dalle emissioni inquinanti nell’aria, generate in buona misura dal traffico motorizzato; il trasporto pubblico, pur assorbendo risorse ingenti, è in declino; la ciclabilità pur essendo una risorsa strategica è ancora trascurata.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it