Modena: la bici prende quota

Tra le iniziative più interessanti della Fiab modenese c’è la rilevazione dei flussi ciclistici in città, attuata nell’intento di monitorare il trend dell’uso della due ruote e di cogliere i cambiamenti emergenti, sulla cui base proporre gli opportuni adeguamenti di servizi e infrastrutture ai decisori locali.

Quella di quest’anno non è la prima rilevazione della Fiab: dal 2005 ad oggi, l’associazione ha attuato altri rilievi (2005, 2008, 2009), compilando un’utile serie storica che descrive bene il trend della mobilità ciclistica in città.

La modalità tecniche di effettuazione del monitoraggio sono semplici: gli operatori Fiab vengono collocati in 14 incroci cruciali della città, individuati nella corona dell’area centrale; a loro viene richiesto di segnare su una scheda i passaggi dei ciclisti nelle due direzioni centro e periferia, fra le 7:45 e le 8:45, nello stesso giorno della settimana e nella stessa stagione. L’ultima rilevazione è stata effettuata giovedì 18 aprile 2013.

I risultati ottenuti sono di notevole importanza per l’evoluzione della mobilità modenese e presentano anche curiosità. Nei sessanta minuti previsti, sono stati censiti in tutto 3.252 passaggi di ciclisti, oltre il 10% in più rispetto al 2009, data del precedente rilievo (ma oltre il 56% in più rispetto al rilievo del 2005).

L’incrocio più trafficato di bici in assoluto è stato Emilia ovest/Aldo Moro (433), seguito da Buon Pastore/Sigonio (376), da Emilia est/Menotti (334) e da Medaglie d’oro/Muratori (334).

La graduatoria degli incrementi maggiori assegna la palma d’oro a Emilia ovest/Aldo Moro, direzione Madonnina (+314%), seguito da Medaglie d’oro/Muratori, direzione Centro (+172%) e Mazzoni/Crispi, direzione Sacca (+160%). In altri incroci, si sono verificate invece variazioni in negativo.

Due le conclusioni generali: l’uso delle biciclette segna anche a Modena un trend ininterrottamente crescente, da almeno 8 anni, in questo seguendo un andamento già colto a livello nazionale ed europeo; inoltre, specifici mutamenti locali nella dislocazione di residenze e servizi pubblici (ad es. la ricollocazione del Liceo Sigonio in Via del Lancillotto) comportano variazioni sensibili nei flussi di traffico ciclistico, determinando incrementi o decrementi anche rilevanti. In altre parole, i cambiamenti della mobilità ciclistica riflettono fedelmente i cambiamenti in città.

A fronte di questa situazione, come agisce l’Amministrazione comunale?

A giudicare dalle iniziative attuate di recente e previste, si deduce che continua a praticare tenacemente una politica della mobilità di tipo autocentrico, basata cioè quasi esclusivamente sull’uso dell’automobile negli spostamenti urbani: mentre attiva in pompa magna il costosissimo parcheggio Novi Park, centellina gli investimenti per realizzare le ciclabili sulle strade più pericolose, resta sorda all’esigenza di estendere le zone a 30 km/h, dare continuità delle ciclabili, consentire la circolazione in entrambi i sensi di marcia nei sensi unici, avendo nel frattempo bloccato lo sviluppo dei servizi per i ciclisti (depositi protetti, parcheggi bici…).

In definitiva, il rilievo della Fiab dimostra ancora una volta che il Comune non tiene minimamente conto dei processi sociali emergenti, penalizzando (invece di agevolare) la mobilità ciclistica, con scelte miopi e retrograde, superate dalle esperienze attuate da numerosi comuni italiani.

Un nuovo piano urbanistico per Modena

in giro per modena

in giro per modena

Nelle scorse settimane è stata avviata la presentazione del documento di indirizzi per la stesura del Piano Strutturale Comunale, che dovrà “orientare lo sviluppo urbanistico del territorio comunale nei prossimi 20 anni”.
Nelle prime righe del documento viene descritta la città che si vorrebbe realizzare: “Una città che agevoli le relazioni tra le idee, cose e persone, che consumi meno energia, che utilizzi al meglio lo spazio, che sia punto di riferimento per il territorio”. Veramente ottimi obiettivi di cui Modena ha bisogno, soprattutto dopo quindici anni di scelte e realizzazioni di tutt’altro segno.

Più avanti, nel paragrafo sui valori ambientali si sottolinea che ” l’accessibilità in bicicletta o a piedi alla scuola, al lavoro, ai negozi di vicinato, ai giardini e parchi pubblici, ai servizi essenziali, in condizione di sicurezza ed in un ambiente gradevole, promuove l’esercizio fisico e quindi la salute, ma è anche la condizione essenziale per rendere davvero città gli spazi urbani collocati al di fuori del centro storico”.

Sono affermazioni condivisibili anche quelle successive sui temi ambientali, quando si fissano gli obiettivi di “dare la priorità alla mobilità ciclopedonale e al trasporto pubblico e progettare lo sviluppo edilizio in coerenza con le politiche di trasporto pubblico” e di riduzione al 2020 del 20% delle CO2″.

Ma, quando si arriva al capitolo sulle Infrastrutture e nuova mobilità, già si nota una secondarietà della mobilità ciclopedonale perché i primi cinque interventi riguardano infrastrutture stradali e ferroviarie, compresa l’inutile bretella Modena Sassuolo, la Cispadana e la incomprensibile variante alla via Emilia, che urbanizzerà inevitabilmente nuovi territori.

Anche se è difficile aver fiducia partendo da un documento contraddittorio già nelle proposte, non mancheremo nel dare il nostro contributo per una città ed un territorio migliore.

Ma non faremo sconti ad una Amministrazione e ad un Sindaco che hanno già impegnato tutte le risorse della sosta a pagamento dei prossimi decenni per un inutile Novipark, che hanno delocalizzato i campi di calcio urbani nell’estrema periferia, aumentando la dipendenza dalle auto e che hanno confuso la politica per la ciclabilità con la costruzione di spesso inutili piste ciclabili o di passerelle che vanno dal nulla al niente.

L’Assessore ha pubblicamente parlato di discontinuità rispetto al predecessore e mentre si svolgerà il dibattito per la formazione del nuovo PSC potremo verificarne la coerenza con tutti gli altri progetti e provvedimenti che riguardano le infrastrutture e la gestione della mobilità.

Non ci incoraggia apprendere che prima di Natale è stato separato l’ufficio che si occupa delle biciclette dal settore Mobilità, come se la bicicletta non fosse un mezzo di trasporto.

Ci si chiede: quando si tratterà di realizzare progetti o opere per la mobilità ciclabile, quale percorso sarà seguito?

Modena e i suoi canali – settembre 2012

Gita per acqua (ed erba)

Canalino, Canaletto, Canalgrande, Canalchiaro… Il nostro giro “per acque” parte proprio dal centro storico, dove i nomi delle vie ricordano un’epoca in cui i canali di Modena scorrevano a cielo aperto, mentre noi abbiamo soltanto potuto immaginare questa Modena un po’ veneziana, che ora corre sotterranea, sotto le ruote delle nostre biciclette. In corso Vittorio Emanuele si riconosce la zona sotto la quale correva il Naviglio, poi coperto dall’ampia aiuola spartitraffico. Usciamo dalla città all’altezza di Via Due Canali, un nome che ancora evoca i canali Pradella e Diamante, che correvano paralleli prima di confluire nel Naviglio. E poi, appena fuori dalla città, vediamo riemergere il Naviglio e lo costeggiamo lungo la strada che porta a Bastiglia e Bomporto. Intanto Paolo, la nostra guida, ci illustra, lungo tutto il percorso, storia, tecnica e curiosità di queste vie d’acqua e della loro importanza, per la raccolta delle acque della città, per l’irrigazione, per la depurazione e – un tempo – anche per la navigazione, come ancora testimonia la bellissima darsena ottagonale di Bomporto, con le sue chiuse per alzare il livello dell’acqua e consentire il passaggio delle imbarcazioni. Ora, più che imbarcazioni, è facile incontrare colonie di nutrie, roditori assai prolifici.
Al ritorno comincia il bello. Improvvisamente una tranquilla gita in pianura (sulla carta, un pallino) diventa un’impresa: scegliamo infatti non la tradizionale ciclabile Bomporto-Modena, ma un argine con erba alta e bagnata, dove la bici fatica a muoversi e i meno allenati – come la sottoscritta – si trovano catapultati in un “tre pallini percepiti”! Per fortuna una pausa bio (niente caffè, solo frutta a chilometri zero) ci dà l’energia sufficiente ad arrivare – infine – alle strade asfaltate.
Pardon, ai canali ricoperti.

Mirella Tassoni

Bomporto

Bomporto

Bomporto

vista dall’alto

Bomporto

corte a Bomporto

il porto di Bomporto