In questo periodo dell’anno riceviamo testimonianze fotografiche dai viaggi in Europa dei nostri conoscenti. Immagini che documentano il livello crescente di ciclabilità degli altri paesi: dalla Spagna all’Irlanda, dal Belgio all’Austria fioccano tutte le soluzioni possibili come le corsie ciclabili dipinte, le strade ciclabili, i doppi sensi ciclabili, i filtri modali, le case avanzate, e soprattutto le ampie zone 30 con elementi di traffic calming in cui convivono gli automobilisti con sciami di persone in bicicletta di ogni età.
Una situazione che dovrebbe essere la normalità in una qualsiasi città del XXI secolo, ma che in Italia viene spesso bollata come una utopia non praticabile. Noi continuiamo ostinatamente a sperare che prima o poi decideremo di uscire dall’ insostenibile pressione sulle nostre città, schiacciate da un tasso di motorizzazione prossimo a 700 auto ogni 1000 abitanti, e da uno dei peggiori tassi di mortalità stradale di tutta l’UE (19esimo su 27).
Per farlo possiamo ispirarci dalle notizie che arrivano in queste settimane dalle isole britanniche: dal Galles, ad esempio, che ha fissato un limite di velocità di 20mph (32kmh) su tutte le strade edificate a settembre 2023, abbassando dal precedente limite di 30mph (48kmh). I dati del governo per le strade che hanno abbassato il limite mostrano 351 (-29%) tra morti e feriti in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (in 6 mesi da ottobre a marzo), mentre nelle strade rimaste almeno a 40mph il calo delle persone coinvolte è “solo” del 2%.
A conferma di questi numeri, una compagnia assicuratrice locale afferma che da quando in Galles è stato abbassato il limite le richieste di risarcimento per danni ai veicoli sono diminuite del 20%, e che questo non è avvenuto in Inghilterra dove la società non ha riscontrato un calo analogo.
Proprio l’Inghilterra dove il nuovo ministro dei trasporti, la laburista Haigh, ha dichiarato che intende sostenere le autorità locali che vogliono introdurre zone a 20 miglia orarie, piste ciclabili e quartieri a basso traffico, con una brusca rottura con l’approccio del governo precedente.
Il ministro, che proprio per questo siede anche nel consiglio sanitario del governo, ha annunciato livelli di finanziamenti pluriennali “senza precedenti” per infrastrutture per pedoni e ciclisti, perché l’inattività fisica costa al Regno Unito 7,4 miliardi di sterline all’anno.
Insomma, salute e vivibilità valgono bene un cambio di stili di mobilità.