Alba sull’Adriatico e tramonto sul Tirreno, dall’ 1 al 7 maggio 2016

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foto di gruppo a spoleto

La traversata dell’Italia da mare a mare in 7 giorni, lungo gli antichi confini che dividevano il Papato dal Regno delle due Sicilie e dal Granducato di Toscana.

L’appuntamento era alle 14,30 del primo maggio, alla stazione di Giulianova, per consentire l’arrivo dei 23 soci FIAB provenienti da quattro diverse città. Splendeva un bel sole ma, già prima di affrontare la salita alla fortezza di Civitella del Tronto, è iniziata una pioggia torrenziale, di quelle che negli ultimi anni abbiamo cominciato a conoscere anche nel nostro Paese, con l’acqua che ti entra copiosa nelle scarpe e che trasforma la strada in un ruscello. Anche la visita guidata alla maestosa fortezza Borbonica, l’ultima a deporre le armi nel 1861, è stata una prova di coraggio: una sete di cultura che l’acqua non aveva sopito. Al tramonto arriviamo ad Ascoli Piceno, dove alloggiamo all’ostello dei Longobardi, in piccolissime stanze ai piedi di una antica torre e cena la ristorante Vittoria con menù tipico.

La mattina successiva visitiamo la città, insospettatamente più bella di quanto ci si potesse attendere: una bella piazza, le torri medievali, archi e logge, chiese maestose e tutto racconta di un passato assai fiorente. Prima di mezzogiorno lasciamo Ascoli e iniziamo la salita a Montegallo, pochi chilometri, ma con un bel dislivello. Il cielo prima assolato diventa minaccioso e arriviamo all’albergo Vettore appena prima che inizi a piovere.

La terza tappa per raggiungere Spoleto è quella più lunga (100km) e con il maggiore dislivello. Si sale alla Forca di Presta di buon mattino e tutta la valle è avvolta nella nebbia, poi inizia a piovere e solo quando si scende a Castelluccio di Norcia si coglie la magnificenza del paesaggio. Poi ancora un po’ di salita alla forca di Gualdo e discesa a Visso sotto una pioggia fredda e leggera. Da qui inizia la discesa lungo la val Nerina e arriva finalmente un po’ di sole. A Cerreto imbocchiamo la ciclabile inghiaiata sulla ex ferrovia Spoleto-Norcia che, con viadotti panoramici e gallerie buie ci porta a Spoleto. Pernottiamo nel bellissimo ostello Villa Redenta, dopo una gran cena al Bici Grill, gestito da un ex ciclista professionista, che ci accoglie con molta simpatia.

Il giorno dopo, prima di partire per Amelia, visitiamo il centro storico di Spoleto, saliamo alla bella piazza dove scattiamo la foto di gruppo, visitiamo il duomo con importanti opere. Prima di mezzogiorno si riparte e, sempre in salita, arriviamo a Carsulae, importante città romana lungo la via Flaminia, dove è ancora possibile cogliere la struttura urbanistica e camminare su un bel tratto di basolato della antica strada. Attraversando un dolce paesaggio collinare, con tanti saliscendi, arriviamo ad Amelia, un bel paese arroccato su un dosso con le strade strette e con interessanti cisterne romane per la raccolta delle acque, grandi e ben conservate.

Il 5 maggio è una bella giornata di sole con l’aria fresca. Saliamo lungo una strada tortuosa e senza traffico a Bagnoregio e da lì a piedi a Civita, il borgo sospeso sulla roccia, un tempo abbandonato e oggi inamidato dalla fama e dal turismo. Poi la bella discesa fino a Bolsena, con vista sul lago e arrivo a Sorano. Ci fermiamo subito prima del paese al Villaggio Le Querce e per cena scendiamo nel borgo passando dalla fortezza Orsini, attraversando al tramonto il labirinto formato dall’insieme dei cortili e delle ripide scale. La tappa è stata piuttosto lunga, ma dai paesaggi incantevoli e anche il piccolo borgo di Sorano è una piacevole sorpresa.

Venerdì si parte di buon mattino e facciamo una prima sosta a Pitigliano, il bel borgo disteso sul tufo giallo, poi salita a Scansano e sosta per il pranzo ai piedi del monumento a Garibaldi. Si scende a Bagno Roselle dove ci fermiamo all’albergo Lea. Nonostante la lunga tappa, saliamo sulla collina a visitare la zona archeologica, con le rovine delle città etrusche e romane, con vista sul mare, poi cena speciale al ristorante Il Tordaio.

Il sette maggio, ultimo giorno, facciamo colazione all’aperto. E’ l’ultima tappa e gli amici di Pordenone iniziano il rientro già dal mattino. Il resto del gruppo prosegue fino a Castiglione della Pescaia, poi a Pian d’Alma saliamo a sinistra per la strada sterrata che porta alla spiaggia di cala Violina. La giornata è calda, la salita faticosa così, appoggiate le biciclette in spiaggia, ci infiliamo il costume e ci tuffiamo in mare: troppo piacevole! Poi, con le ultime brevi salite nella fitta boscaglia, si raggiunge la statale e la stazione ferroviaria di Follonica, per tornare a casa.

In questi 7 giorni abbiamo percorso 500 km e 7.000 metri di dislivello, c’è stata un po’ di pioggia ma in prevalenza sole, con poco vento e temperatura ideale. E’ stato un percorso un po’ faticoso ma di grande soddisfazione per aver raggiunta ogni meta con le proprie forze. Abbiamo visto paesaggi bellissimi, città e borghi pieni di storia come solo in Italia si possono trovare, mangiato piatti tipici e condiviso la giornata con tanti amici: credo proprio di poter dire che ne sia valsa veramente la pena.

E quinci il mar da lungi, e quindi il monte: le Marche, la terra di Leopardi

Soprattutto Leopardi
17-18 maggio 2014

Le Marche, terra di illimitati e meravigliosi panorami. I paesi sono spesso adagiati su colline fra colline e la vista spazia per verdi e ondulate dorsali che si accavallano trascolorando, poggi, fondovalle, vigne, olivi, campi di granturco, d’orzo e grano; fino alle spiagge e al mare assolato.
A monte, verso le larghe dorsali arrotondate dell’Appennino, da cui scendono le ombre rossastre del tramonto, si indovinano le asprezze di strette valli.

Il nostro viaggio in bicicletta inizia da Osimo in direzione del Conero: un promontorio interessante dal punto di vista naturalistico per la presenza di una fitta copertura boschiva e di numerosi uccelli. Arrivare al mare è stato agevole… risalire un po’ meno!

Gli amanti del bagno fuori stagione hanno evitato, però, di tuffarsi. Troppo freddo?

Durante la passeggiata dopo cena, la serata particolarmente limpida ci regala lo spettacolo, sempre affascinante, di una infinità di luci dai paesi vicini: quasi sembra di poterli toccare!

Castelfidardo, Loreto e Recanati ci aspettano. Saranno salite “importanti” ma anche discese mozzafiato, a ricompensa di tanta fatica.
Castelfidardo ci cattura per l’originalità del museo della fisarmonica, al suo suono qualcuno accenna passi di ballo. Piazza della Madonna e il santuario della Santa Casa di Loreto ci accolgono nella loro grandiosità, ma entrare in chiesa, per la donna ciclista, è vietato!

Arriviamo a Recanati dopo una lunghissima salita; è ora di pranzo; alcuni vanno in ristorante, altri si fermano per mangiare, in semplicità, in piazza Leopardi dominata dalla merlata Torre del Borgo, ed è qui che succede qualcosa di magico. Chiara, la nostra socia insegnante di lettere, viene sollecitata a parlarci del grande poeta e lo fa privilegiando il lato umano, la sua difficoltà nei rapporti con i genitori così avari di affetto e comprensione, soprattutto la madre. Recanati gli sta “stretta”. Prova a fuggire, ma il padre glielo impedisce: vorrebbe che andasse in convento. Giacomo riuscirà, infine, a lasciare la casa paterna; spera d’incontrare la gloria, l’amore, ma s’imbatterà ovunque in ambienti pervasi dal gretto conservatorismo cattolico. Lavora per mantenersi e non è facile con i suoi problemi di salute. A Napoli sarà deriso dai ragazzi per il suo aspetto da mendicante. Sentiamo della sua ricerca della felicità e del valore delle illusioni, del rapporto con la natura.

Si fa tardi; a malincuore dobbiamo interrompere questo momento “leopardiano”; riprendiamo le nostre bici, passiamo per la piazzola del Sabato del Villaggio, vediamo il palazzo Leopardi dall’esterno (rimpianto di non essere entrati a vedere la preziosa biblioteca, quella degli studi “matti e disperatissimi” e la finestra dove il poeta spiava il canto di Silvia), la Torre del Passero Solitario e il Colle dell’Infinito (poesia da rileggere).
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte (questo è il verso di Leopardi che ha ispirato e accompagnato il nostro viaggio nelle Marche).

Eugenia Coriani