La mattina del 9 aprile i volontari FIAB hanno rilevato per il quindicesimo anno i ciclisti che transitano nel centro urbano di Modena, registrando ancora una leggera riduzione.
Per cercare il motivo di questo calo, mentre cresce l’inquinamento e la sensibilità sull’ambiente, vi racconto il percorso ciclabile che ho fatto mercoledì per raggiungere Baggiovara e Spezzano.
Dal centro di Modena ho attraversato i tre semafori, non sincronizzati, ed ho imboccato la pista rappezzata e priva di segnaletica che fiancheggia l’istituto Corni. Passato un altro semaforo non ciclabile, ho percorso la pista di viale Barozzi per immettermi in quella di via Luosi. Qui mi aspettava una gimcana tra pali e pedoni, buche e radici affioranti. Ho girato sulla pista di via Gaddi, occupata da auto nel tratto finale, ho schivato i cordoli di granito dell’incrocio e col semaforo giallo mi sono fermato nell’isola spartitraffico di via Giardini. Qui ho scoperto che molte auto fanno la svolta a “U” e ti sfiorano le ruote perché l’isola è troppo stretta. Ho infilato la nuova pista in direzione di Baggiovara e dopo la Croce Blu mi sono districato tra cubetti divelti, cartelloni pubblicitari, pali e paline ed attraversamenti non ciclabili fino all’incrocio di viale Amendola.
Dopo il semaforo non ciclabile, la pista migliora fino alla casa lunga di Saliceta, che si oltrepassa sul retro. Da qui con un attraversamento non ciclabile di via Contrada si imbocca via Igea per attraversarla subito dopo. La pista sempre ciclopedonale, dopo due sottopassi con gimcana, si riaffianca alla via Giardini e tra accessi, attraversamenti non ciclabili, transenne e paletti mi porta a Baggiovara. Questo è il percorso tipo dei sanitari che vanno a lavorare all’ospedale in bicicletta: è fattibile? (Fine prima parte)
Giorgio Castelli