Regione Emilia Romagna: briciole alla mobilità sostenibile

E poi c’è la questione degli stanziamenti per le infrastrutture, che a partire dalla Regione per finire a Modena, privilegiano ancora una volta quelle direttamente rivolte alla “immobilità automobilistica” e bisogna dirlo forte contro quella non motorizzata. Ovvero investimenti ancora una volta sostanziosi per rotonde, by pass, bretelle, allargamenti di sezioni stradali per “fluidificare “il traffico che sono “contro” la mobilità!

Sono contro la salute, sono contro la libertà di movimento! Sono contro le disabilità motorie, la cecità, la sordità, la vecchiaia, la giovinezza, i bambini, le disabilità psichiche, i lavoratori, le donne!  E sono contro anche il trasporto pubblico! Possibile che ancora siamo al finanziamento di infrastrutture che invece di contenere il traffico motorizzato lo alimentano? Che invece di prevenirlo lo stuzzicano?

Per sommi capi questi i finanziamenti annunciati dalla regione

  • 5,3 Miliardi (78%) – infrastrutture stradali tra cui il passante di Bologna, e i nodi di Rastignano e Casalecchio, le tangenziali di Mirandola e Forlì, l’hub portuale di Ravenna ed altre strutture stradali da Piacenza a Rimini per snellire il traffico ed abbattere lo smog
  • 1,4 Miliardi (20%) – Trasporto Pubblico
  • 134 milioni (2%) – mobilità non motorizzata ed efficientamento energetico

Insomma, di fatto un’elemosina per la mobilità sostenibile: quando tutte le città padane (ad  esempio) sono senza marciapiedi degni di questo nome che a fatica raggiungono sì e no il metro di larghezza. Marciapiedi senza manutenzione da decenni, costruiti con tutti i materiali possibili ed immaginabili, che ti fanno scivolare con la pioggia, che ti fanno strascicare per la rugosità, inciampare per crepe e dislivelli eccessivi con la sede stradale, impossibili da praticare per chi è sulla sedia a rotelle o è anziano. Che non ti permette di prendere per mano tuo figlio, neanche abbracciare tua moglie e la fidanzata tanto son striminziti e oltretutto anche ciclopedonali in entrambi i sensi di marcia!

Strade e viali senza panchine (e ce ne vorrebbe almeno una ogni 400 mt), a volte senza alberi e verde. Non ci sono piazze nelle aree costruite negli ultimi 70 anni, né fontane e fontanelle. Aree pedonali solo nei centri storici, aree a traffico limitato solo a ridosso di quest’ultimi. Non ci sono portabiciclette neanche nelle stazioni; nei centri commerciali sì e no poche decine e solo quelli che ti devi ribaltare con il culo in aria per legare la catena e neanche vicino alle scuole, alle biblioteche, in tutte le zone residenziali e per uffici, nei pressi degli impianti sportivi, di fronte ai tribunali, all’ospedale ed alle ASL.

Ancora finanziamenti che paiono beneficiare solo e soltanto le (solite) imprese di costruzione, senza nessuna ricaduta di lungo termine  sul tessuto economico e sociale, anzi contro l’economia ed il sociale! La proposta in via di realizzazione a  Parigi di una città a 15 minuti, ovvero dove entro questo tempo  di percorrenza puoi trovare  e soddisfare i tuoi bisogni quotidiani sarebbe destinata al fallimento se non si investisse appunto sulla riqualificazione dei marciapiedi e sulla ciclabilità (e di tutto quello che c’è sotto – dalla posa della fibra ottica, alle linee elettriche, fogne, gas etc), di aree a zone trenta e ed anche 20, di isole ambientali, di alberature, di spazi pubblici.

E per fare questo ci vogliono soldi e tanto lavoro: lavoro manuale, di progettazione architettonica ed ingegneristica, di progettazione di paesaggio urbano, di ricerca per nuovi materiali e nuove soluzioni che tengano conto della compatibilità ambientale, del climate change………E ci vogliono anche grandi oltre a quelle medie e piccole. Ci vogliono anche tanti “archigiani!

Insomma, per chi vuol vedere e non è attratto solo dal potere dei soldi e da una cultura che guarda solo ai bisogni ed alla soddisfazione dei soliti noti, dal brum brum, dalla velocità, dal parcheggio sotto casa e dappertutto, dobbiamo ribadire e far presente con forza che  già da tempo c’è un mondo nuovo, una prateria di bisogni urbani di almeno due generazioni di cittadini insoddisfatti ed almeno altre due di quelle che verranno. Cittadini che vogliono una città che non sia solo e prevalentemente per il traffico motorizzato, ma per le persone. Se permettiamo che si vada avanti “business as usual”ci ritroveremo delle città che potranno solo chiamarsi omile1, giusto per non confonderle con altre più dignitose comunità del regno animale.  Meglio allora il gattile o il canile ed anche l’ovile che nel confronto vincerebbe di gran lunga quest’ultimo.

 

1Danilo Dolci, sociologo, pedagogista ed antifascista, con il termine “omile”, indicava la degenerazione della città che si verifica quando le persone non stanno davvero insieme, ma semplicemente si ammassano un uno stesso luogo; vivono l’uno accanto all’altro e basta. La città diventa omile quando perde lo spazio pubblico, la democrazia vera, la gentilezza, la civiltà, la bellezza, la forza dei legami interpersonali.

Lorenzo Carapellese – Urbanista
Componente del Direttivo FIAB Modena

Treno-bici: una santa alleanza contro l’inquinamento

treno più bici, accoppiata felice

Spostamento casa-scuola, bike-to-work, cicloturismo: sono tante le strade che portano a valorizzare la bicicletta come mezzo di trasporto economico, salutare ed ecologico. Una risorsa molto importante, tuttora sotto utilizzata, è certamente il treno. Presente in tutte le regioni, già usato quotidianamente da studenti, lavoratori e turisti, da sempre costituisce un ausilio per gli spostamenti sia brevi che medio-lunghi.

Purtoppo, nel Belpaese l’offerta di servizi ferroviari per i ciclisti è così gravemente irregolare da limitarne la fruizione: i treni veloci consentono solo il trasporto di biciclette smontate e di quelle pieghevoli; i treni regionali e interregionali propongono soluzioni variabili in base al materiale rotabile e al diverso tipo di servizio a cui è destinato il treno (ad es. se dedicato ai pendolari).

A partire dal 2019, entreranno in servizio nuovi treni regionali Trenitalia nei quali si prevedono spazi per 8 biciclette sui convogli a media capacità e per 16 su quelli ad alta capacità.

L’impegno di Trenitalia appare significativo. Tuttavia, esso dev’essere completato da interventi che favoriscano la circolazione delle bici da e verso i treni: questi devono essere dotati di spazi per il trasporto delle biciclette complete; su quelli regionali e interregionali deve essere predisposto un minimo di 1 posto bicicletta ogni 20 posti passeggero; gli spazi dedicati alle bici dovrebbero essere multifunzionali e consentire la ricarica delle bici elettriche; le normative dovrebbero essere uniformate e armonizzate con quelle europee. Grande attenzione dovrebbe essere rivolta ai servizi fuori e dentro le stazioni (ad es. parcheggi protetti, approdo facilitato ai treni).

Nei paesi europei più evoluti, gli operatori hanno incrementato la capacità di trasporto di bici. E all’aumento dell’offerta ha sempre corrisposto un maggiore utilizzo del servizio e, spesso, un ulteriore aumento della domanda. L’Italia ha tutte le energie per farcela: deve solo convincersi che l’alleanza fra treno e bici è la strada giusta.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Un altro modo di muoversi e’ possibile

dibattito festa di modena

dibattito festa di modena

La Presidente nazionale della Fiab Giulietta Pagliaccio ha partecipato nei giorni scorsi ad un dibattito nella nostra città, sulla evoluzione della mobilità cittadina. A parole siamo tutti d’accordo con le conclusioni dei protagonisti, sarebbe ora di passare ai fatti anche a Modena. Ecco una sintesi degli interventi.


 

I due terzi degli spostamenti dei cittadini emiliano-romagnoli avvengono con l’auto privata, per compiere nella maggior parte dei casi tragitti inferiori ai 10 chilometri. Questo ha ripercussioni sull’ambiente, per l’alta emissione di inquinanti che ne deriva; per la vivibilità delle città, che si “rimpiccioliscono” per far spazio alle auto e che si sviluppano attorno alle esigenze degli automobilisti, che diventano sempre più rumorose e pericolose per le categorie deboli.

Eppure un modo diverso di spostarsi è possibile e richiede interventi su diversi fronti: culturali, infrastrutturali, normativi da una parte, e di disincentivo all’utilizzo dell’auto dall’altra. Questo il cuore del dibattito che si è svolto il 1 settembre alla Festa di Ponte Alto, cui ha partecipato l’Amministratore Unico di aMo Andrea Burzacchini, il Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti; l’Assessore Regionale Raffaele Donini; i parlamentari Stefano Vaccari e Chiara Braga, l’Assessore all’Ambiente di Modena Giulio Guerzoni e la Presidente nazionale della Fiab Giulietta Pagliaccio.

Modena è una città a “misura di bici”, ha sottolineato l’Amministratore di aMo Burzacchini, che si attraversa in un quarto d’ora. E’ ora di superare la divisione in categorie rigide tra automobilisti, ciclisti, pedoni; ogni cittadino deve muoversi nella maniera più opportuna per lo spostamento che deve compiere, partendo dal presupposto che non è indifferente – nei suoi effetti – il mezzo con cui ci si sposta. Non si può più pensare – ha spiegato Burzacchini – che ognuno possa muoversi come vuole, perché dal momento che “la libertà di ognuno finisce dove iniziano quelle degli altri”, si deve prendere atto che l’auto privata impatta negativamente su molti aspetti della vita comune, sottraendo, appunto, libertà collettive: qualità dell’aria; salute dei cittadini; silenzio; suolo; stabilità climatica e infine denaro. E’ ora quindi che i Comuni compiano un atto di coraggio, disincentivando l’utilizzo dell’auto privata: riducendo l’ampiezza delle carreggiate; limitando la velocità di marcia; creando corsie preferenziali per i bus e tenendo le auto fuori dai centri storici. Tutto questo controllando rigidamente il rispetto delle norme da parte dei cittadini. Anziani, bambini, e in generale coloro che non utilizzano l’auto, devono poter essere autonomi negli spostamenti all’interno dei quartieri e della città. E’ l’obiettivo stesso dei PUMS (Piani urbani per la mobilità sostenibile) creare una città a misura d’uomo, e non di auto.

Anche l’Assessore Guerzoni ha fatto riferimento ai PUMS come obiettivo nella pianificazione cittadina, e come riferimento per superare la concezione prettamente “viabilistica” della struttura urbana, per approdare a quella che coniughi i temi dell’ambiente, del risparmio energetico e della tutela delle categorie deboli. L’obiettivo per confrontarsi con le altre città a livello europeo è quello di ridurre il traffico veicolare privato e le emissioni, aumentando la ciclabilità e la pedonabilità, ha detto Guerzoni. Per questo è importante coinvolgere quartieri e cittadini, anche per cambiare le abitudini ormai radicate, che di fatto danno la priorità all’auto.

L’Assessore Donini ha insistito sulla necessità di aumentare la mobilità ciclistica in Regione – portandola al 20% – soprattutto finanziando la realizzazione di percorsi ciclopedonali che permettano di compiere quegli spostamenti brevi casa-lavoro che oggi si effettuano con l’auto. D’altra parte ha evidenziato la volontà di investire anche sul trasporto pubblico, con l’obiettivo di aumentare i passeggeri dei bus e dei treni in Regione per rispettare gli accordi di Parigi. Gli investimenti saranno concentrati soprattutto sul rinnovo del materiale rotabile e dei mezzi pubblici su gomma, oltre che sull’elettrificazione delle linee ferroviarie e sulla velocizzazione dei treni regionali.

Il Senatore Vaccari e la deputata Braga hanno parlato dell’importanza del Collegato ambientale alla Legge di Stabilità per la creazione di un Piano nazionale per la mobilità sostenibile.

La presidente della Fiab Pagliaccio ha chiesto con forza interventi urbanistici che mettano al centro la persona e non l’auto, per non far sentire costretti i cittadini ad utilizzare la propria macchina. In gioco non c’è solo la questione ambientale – ha ribadito la Pagliaccio – ma anche la vivibilità delle città e la qualità della vita. Si deve prendere atto a livello culturale – ha concluso la presidente Fiab – che l’auto, al giorno d’oggi, non è il mezzo più veloce e comodo per gli spostamenti in città: ci si muove molto meglio in bicicletta.

Infine, il Ministro Galletti ha ricordato l’importanza della riduzione delle emissioni di CO2, causate in percentuale non trascurabile dagli spostamenti in auto. Un obiettivo da raggiungere sul lungo periodo, come previsto dal Collegato ambientale, intervenendo prima di tutto sulle infrastrutture. Galletti ha concluso annunciando 35 milioni di euro per finanziare interventi utili alla mobilità sostenibile.

Segnali di fumo 2016 in tema di vita urbana (3)

La crescente attenzione dei cittadini all’ambiente, alla vita all’aria aperta, alla qualità dello spazio urbano e la sempre più marcata presenza di pedoni e ciclisti nelle strade richiedono un cambiamento nella gestione dello spazio pubblico. A Modena come si risponde a questa domanda emergente di qualità e salute?

Da due anni l’assessore comunale alla mobilità, Gabriele Giacobazzi, sbandiera un pomposo ‘Piano della mobilità ciclabile’, panacea d’ogni male. Tuttavia, col passar del tempo, lo fa con crescente fretta e superficialità, come nell’incontro del 21 aprile con le associazioni di volontariato.

Il ‘Piano’ scatta una foto impietosa della realtà attuale: piste ciclabili promiscue, attraversamenti ciclabili solo… pedonali, spesso con segnaletica verticale incongruente con quella orizzontale, troppi incidenti con ciclisti sulle strade di accesso al centro.

Nel ‘Piano’ appaiono numerosi studi di ciclabili e di nuovi collegamenti con le frazioni, a cui l’assessore ha aggiunto promesse di ulteriori piste. La realtà è ben più prosaica ed è sotto il segno della pista-gimcana per Baggiovara, dell’irreale attraversamento pedonale e ciclabile Cividale/Salvo d’Acquisto, dell’inquietante spezzatino della pista di via Giardini.

Giacobazzi non considera che ogni cittadino che si sposta a piedi, in bicicletta o col trasporto pubblico merita maggiore rispetto perché produce meno inquinamento, conduce una vita più sana e favorisce anche la circolazione del traffico. Narcotizzato dai suoi ‘Piani’ fumosi, l’assessore non distingue i veri segnali di fumo che gli lancia la comunità.

Giorgio Castelli

(presidente Fiab Modena)

www.modenainbici.it

(3 – fine)

Articolo sul giornale

Articolo sul giornale

Segnali di fumo in tema di vita urbana (1)

Traffico in Via Giardini

Traffico in Via Giardini

Da alcuni anni molte città americane ed europee investono ingenti risorse nella riorganizzazione dello spazio pubblico per ridurre l’inquinamento e migliorare la vita dei cittadini: mentre liberano strade e piazze dalle auto, estendono nei quartieri residenziali le aree a moderazione di traffico. Gli abitanti rispondono riappropriandosi degli spazi e svolgendovi attività sociali.

Ma si colgono anche altri ‘segnali di fumo’ in tema di vita urbana: la diffusione delle attività sportive percepite come sinonimo di ‘star bene’, l’associazione delle immagini di podisti e biciclette a prodotti/servizi di largo consumo (viaggi, strumenti tecnologici e perfino automobili) nelle campagne pubblicitarie. E poi lo sviluppo del cicloturismo, la richiesta di molte scuole di corsi per insegnare ai ragazzi l’uso e la manutenzione della bicicletta…

Nonostante a Modena si sia registrato nell’ultimo biennio un calo dei ciclisti, si notano molti più giovani che circolano con biciclette nuove fiammanti e, in generale, tantissime persone che usano la bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano.

Dunque tutto bene?

Quasi tutto, perché la riconquista dello spazio stradale da parte di pedoni e ciclisti suscita anche reazioni miopi ed egoistiche. Ne è un esempio l’alleanza improbabile emersa spesso tra sostenitori dell’illimitata circolazione degli autoveicoli in città e commercianti che ritengono l’accessibilità in auto alla loro attività come fattore di successo indiscutibile. E questo nonostante infinite esperienze nazionali e internazionali di segno opposto e il confronto fra il costo dei negozi in centro e nel resto della città dimostrino il contrario.

Giorgio Castelli
(presidente Fiab Modena)
www.modenainbici.it

(1-segue)

Raduno di bici elettriche in collina

La pericolosità degli inquinanti emessi nell’ambiente dagli autoveicoli tradizionali espone la salute a gravi rischi, come evidenziato dalle istituzioni sanitarie nazionali e internazionali. Non ci sono alternative: per bonificare gli spazi urbani è necessario ridurre l’uso dei mezzi tradizionali. Molte speranze si focalizzano sui veicoli elettrici.

Il Comune di Modena ha incentivato l’acquisto e l’utilizzo dei veicoli elettrici con contributi economici e agevolazioni per la loro circolazione e sosta. Il risultato è stato notevole: oggi in strada circolano circa 5.000 veicoli elettrici.

Non è quindi sorprendente che il 19 giugno a Castelvetro (MO) si tenga CastELbike, un raduno di bici a pedalata assistita, una mostra mercato di veicoli elettrici, una cicloescursione e un laboratorio sulla sostenibilità per bambini.

Il mercato è in fermento. La notizia più interessante è che scende in campo anche la Piaggio con Wi-Bike, una bici elettrica dotata di cambio elettronico, telaio in alluminio, un potente motore e un interessante sistema antifurto con gps che funziona come chiave di autenticazione. Prodotta in Italia, sarà offerta a un prezzo dai 2.600 ai 3.500 euro. La scelta tecnica e di mercato operata dalla Piaggio è destinata nel tempo ad affermare prodotti tecnicamente più evoluti e a superare le pseudo bici-elettriche, che altro non sono che bici normali integrate da motore elettrico. Se le risposte del mercato saranno incoraggianti, potremmo assistere in futuro a un deciso calo dei prezzi, precondizione per il successo di massa dei nuovi veicoli ecologici.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Articolo sul giornale

Articolo sul giornale

Fiab partecipa alla campagna “incroci di vita”

L’Osservatorio per l’Educazione alla Sicurezza Stradale della Regione Emilia-Romagna organizza nel corso del 2016 la campagna per la sicurezza degli utenti deboli della strada “Incroci di vita”. Particolare attenzione viene dedicata dalla campagna alla sicurezza delle persone più anziane, categoria di utenti della strada che continua ad essere particolarmente colpita dagli incidenti.

Per questo l’Osservatorio, in collaborazione con le Università per la Terza Età presenti in Emilia-Romagna, organizza una serie di incontri nei capoluoghi regionali per porre l’attenzione su questo tema e confrontarsi con i corsisti delle Università, con rappresentanti di associazioni e sindacati che vedono le persone più mature protagoniste.

Giovedì 5 maggio, dalle ore 9.30 alle 12, la campagna sarà ospite dell’Università “Natalia Ginzburg”, nella Sala “Giacomo Ulivi” di via Ciro Menotti 137 a Modena.

 

incroci di vita

incroci di vita

 

Via Giardini, la “ciclabile-spezzatino” è servita

E così, dopo due anni di progetti, contestazioni, ripensamenti, bocciature delle Circoscrizioni, mozioni integrative in Consiglio Comunale, una spesa di oltre 650.000 euro, la ciclabile della discordia è quasi pronta, sotto gli occhi di tutti.

ciclabilegiardini

La più improbabile pista mai concepita si presenta in tutta la sua incongruità, con la larghezza a fisarmonica e le misure irregolari, le filette-bunker, le vezzose (e costose) preziosità della pavimentazione di porfido e granito, le intersezioni raccapriccianti e, soprattutto, con l’ormai famoso “spezzatino”, metà di qua, metà di là. E, per finire, dopo l’intersezione con Viale Corassori, la confluenza sulla pista preesistente, vecchia come il cucco, sopra il marciapiede, fino a Viale Amendola.

L’Amministrazione comunale ha portato a termine con impavida determinazione un’infrastruttura lungamente richiesta bocciando qualsiasi suggerimento tecnico della Fiab, delle altre associazioni ambientaliste di Modena, delle due Circoscrizioni interessate, di alcune forze presenti in Consiglio.

Il tracciato della ciclabile, un vero e proprio percorso di guerra per i ciclisti da Piazzale Risorgimento a Viale Corassori, ha scontentato tutti, compresi il pugno di commercianti scesi in trincea fin dall’inizio in nome degli interessi di bottega, mai come in questa circostanza confliggenti con le esigenze di sicurezza dei ciclisti e della riduzione dell’inquinamento in città.

I suggerimenti della Fiab restano tuttora validi e attuabili: due ciclabili di 1,5 m per entrambi i lati, separati dai pedonali, senza soluzione di continuità da Piazzale Risorgimento a Viale Corassori, attuati con materiali economici, riqualificazione del tratto esistente fino a Viale Amendola.

Il rilievo primaverile dei flussi ciclistici attuato dalla Fiab nei 17 principali punti di transito della città ha confermato il trend in calo dell’uso della bicicletta: negli ultimi 3 anni i ciclisti censiti dall’associazione sono calati del 15% circa. Gli interventi come quello della ciclabile di Via Giardini non contribuiranno certo a convincere i cittadini a usare maggiormente la bici. Ma forse questo non è un problema per l’Amministrazione comunale, più preoccupata di non disturbare i commercianti e gli automobilisti oltranzisti che di attuare politiche di contenimento dei veleni emessi tutti i santi giorni da 115.000 autoveicoli che circolano in città come se nulla fosse.

Giuseppe Marano

Inquinamento: ristabilire la verità dei fatti

siringa-auto

auto – droga

Nel suo rapporto “Qualità dell’aria in Emilia-Romagna”, l’ARPA ha rilevato che nel 2015 a Modena sono stati registrati 55 superamenti dei limiti del PM10, confermando Modena e provincia fra le zone più inquinate d’Europa. L’agenzia ha precisato che il traffico contribuisce per il 34% alle emissioni delle polveri cancerogene, cui occorre aggiungere il 57% di ossidi di azoto, il 39% di monossido di carbonio e il 25% dell’anidride carbonica.

Di fronte ai dati di ARPA, gli enti responsabili delle politiche ambientali e della salute hanno assunto atteggiamenti “negazionisti”, deresponsabilizzanti e intimidatori: i problemi dipendono dalla natura e dalla geografia, non dal traffico. Inoltre, il PM10 è un indicatore della ricchezza e del successo: non vorremo mica impoverirci? Di conseguenza, le misure di contrasto di Comune e Regione sono state emergenziali e rassicuranti, limitandosi a perseguire un lieve contenimento del traffico. Salvo poi dichiarare grottescamente che i blocchi del traffico sono “inefficaci”.

Come stanno le cose?

Disinformazione e ipocrisia imperano e la verità latita. I blocchi del traffico non sono veri blocchi: riguardano una categoria ridotta di veicoli, un’area limitata della città, una fascia oraria ininfluente (gli automobilisti anticipano e posticipano gli spostamenti rispetto agli orari del blocco), i controlli sono inesistenti. L’ordinanza comunale dei blocchi prevede 22 deroghe, compresi i veicoli commerciali, i più inquinanti. Le misure “negative” non sono accompagnate da misure “positive”: non c’è un Piano della mobilità ciclistica né un programma di rilancio del trasporto pubblico. Nel frattempo, però, il complesso politico-economico (politici, commercianti, costruttori) solo pochi giorni fa ha festeggiato il varo di due nuove autostrade e il potenziamento delle due esistenti. Questo sì che è parlar chiaro!

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

La commedia quotidiana

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papa-bici

Ogni giorno nelle nostre strade diversi attori recitano la stessa commedia: i pedoni girano faticosamente su marciapiedi troppo stretti e rovinati, ingombrati dalle auto; i ciclisti per sopravvivere schivano i pedoni, gli altri veicoli e le portiere delle auto in sosta; gli automobilisti, spesso al telefono, schivano nervosi i pedoni, i ciclisti e i furgoni per contendersi la strada e si lamentano del traffico e degli ingorghi; gli autisti guidano lentamente i bus nel tentativo di rispettare l’orario; i commercianti dalla propria vetrina chiedono parcheggi e si lamentano dei ciclisti che passano davanti ai loro negozi; i residenti osservano il traffico dalle proprie finestre e si lamentano del rumore, dello smog e della difficoltà di parcheggio.

I registi dello spazio pubblico, più attenti al consenso che ai risultati, proseguono come Sisifo: il Comune, cerca di allargare le strade, di aumentare i parcheggi, di togliere i pedoni e i ciclisti dalla strada; per “proteggerli” li ammucchia assieme e manda i ciclisti su un’unica pista piena di transenne e li obbliga a scendere a ogni incrocio; la Regione, per evitare ulteriori sanzioni dell’Unione Europea, adotta una dubbia manovra antismog che limita la circolazione delle auto più inquinanti da ottobre a marzo; il Comune, per limitare le critiche e agevolare le attività cittadine, concede infinite deroghe (http://www.comune.modena.it/news-in-evidenza/manovra-antinquinamento-2015-2016).

Intanto le lobby dei costruttori guadagnano sempre di più sfornando auto con nuovi Euro.

Solo nel mondo più evoluto sceneggiatori più acuti riscrivono una commedia più salutare: riorganizzano lo spazio pubblico, riducono le sezioni stradali e i parcheggi, pedonalizzano porzioni sempre maggiori di città, favoriscono i mezzi pubblici e premiano chi si sposta in bicicletta.

Anche Papa Bergoglio, nell’ultima Enciclica Laudato si’, scrive: “La qualità della vita nelle città è legata in larga parte ai trasporti, che sono spesso causa di grandi sofferenze per gli abitanti. Nelle città circolano molte automobili utilizzate da una o due persone, per cui il traffico diventa intenso, si alza il livello d’inquinamento, si consumano enormi quantità di energia non rinnovabile e diventa necessaria la costruzione di più strade e parcheggi, che danneggiano il tessuto urbano”. Lancia un forte appello ad “azioni quotidiane” e “a dare priorità ai trasporti pubblici, a proteggere la casa comune” e a cambiare modello di sviluppo “per i poveri e per uno sviluppo sostenibile e integrale”.

Cosa stiamo aspettando?