Quell’aria che logora la vita …

città inquinata

città inquinata

Dopo l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Unione europea, anche il Ministero della salute italiano conferma che la miscela di polveri sottili, biossido di azoto e ozono provocano più di 30.000 vittime all’anno. I dati sono stati elaborati nel corso del progetto VIIAS che ha fotografato l’inquinamento dell’aria in Italia e il suo impatto sulla salute pubblica nelle varie aree del Paese.

Gli effetti dell’inquinamento sono particolarmente gravi nel Nord Italia, dove l’aspettativa di vita (solo per l’effetto del PM2.5) si riduce di 14 mesi, contro i 6,6 del Centro e i 5,7 del Sud e delle Isole. Situazione critica in Pianura Padana, dove si stimano 164 decessi ogni 100.000 residenti. L’Emilia-Romagna presenta un tasso di 124 decessi ogni 100.000 abitanti.

Se non interverranno iniziative di riduzione del traffico motorizzato, il progetto VIIAS prevede anche un peggioramento nel tempo: nel 2020 si stimano oltre 38.000 morti per inquinamento.

Mentre si riconosce la dimensione enorme del fenomeno, gli enti locali mettono in campo misure destinate a lasciare inalterata la situazione. Questo atteggiamento trova purtroppo conferma nel Piano della Mobilità ciclistica presentato dalla Giunta comunale di Modena: a fronte dell’obiettivo dichiarato di ridurre gli spostamenti autoveicolari a favore del trasporto pubblico, della ciclabilità e della pedonalità, l’elenco degli interventi che dovrebbero perseguire tale obiettivo risulta caotico e squilibrato (mancano ciclabili essenziali e le zone a 30 km/h sono irrilevanti), senza copertura finanziaria e indicatori di verifica dei risultati.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

La guerra di Sara

treno più bici, accoppiata felice

treno più bici, accoppiata felice

In un paese ideale, le istituzioni pubbliche si sforzano di proteggere l’ambiente e la salute dei cittadini come requisito irrinunciabile di civiltà: i comportamenti coerenti con questi obiettivi verrebbero premiati e sostenuti in ogni modo mentre quelli di segno opposti verrebbero penalizzati, in nome del bene comune.

In un paese reale, accade che chi vuole circolare con la formula ecologica del treno più bici sia ostacolato in tutti i modi dalle decisioni penalizzanti dei gestori dei servizi ferroviari nazionali e regionali: i vagoni per ospitare le bici in pochi anni si sono dimezzati (oggi sono il 45%) e i costi a carico dei pendolari si sono moltiplicano per cinque.

Sara è una manager bolognese che lavora a Imola e ha deciso di spostarsi quotidianamente con il treno più bici. Dal 2015, grazie all’indifferenza della Regione e all’ottusità di Trenitalia, per lo stesso servizio precedente dovrà sostenere una spesa maggiorata di circa 700 euro l’anno. Si capisce bene allora perché Sara abbia dissotterrato l’ascia di guerra e lanciato un grido di battaglia raccolto dal popolo del web: il suo appello a favore del trasporto treno più bici ha già ricevuto il sostegno di oltre 50mila adesioni e di alcuni consiglieri regionali e comunali.

E mentre sul tratto Bologna-Imola scorre un fiume di auto che avvelenano l’aria, senza che nessuno se ne allarmi, sul tratto ferroviario fra le due città Sara deve scendere in guerra per difendere un elementare diritto a non inquinare. Rendiamocene conto: qui c’è qualcosa che non va!

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Cicloturismo: nuove opportunità in Emilia Romagna

colline e castelli in bici

colline e castelli in bici

In un contesto di contrazione del turismo tradizionale, spicca il trend in controtendenza  di quello a due ruote, sia in Italia che nel resto d’Europa. Sono milioni i cicloturisti che si mettono in viaggio per fruire in modo slow del patrimonio naturalistico, storico-monumentale e gastronomico racchiuso nei territori, alla cui economia apportano benefici concreti utilizzandone i servizi informativi e di accoglienza.

Uno dei fattori chiave per incrementare  questa forma di turismo è la rete delle ciclovie per i percorsi più interessanti. A tal riguardo, l’Italia è paradossalmente uno dei paesi europei più arretrati: pur in presenza di una ricchezza ambientale e storica straordinaria, offre una rete ciclabile molto primitiva e spezzettata, che non incentiva il flusso turistico nel/verso il nostro Paese.

Dopo un periodo di prolungato letargo in questo settore, finalmente la Regione Emilia Romagna sembra essersi svegliata. A luglio, la Giunta regionale ha approvato un programma di ciclovie molto impegnativo, finalizzato proprio all’incentivazione del turismo a due ruote.  Prevede la messa in rete di percorsi e piste ciclabili (esistenti e in progetto) per circa 3800 chilometri (ingloberà i percorsi previsti dal progetto della Fiab di Modena “Biciclette a fiumi”), intercettando le due dorsali nazionali: Bicitalia ed Eurovelo. Per fruire della nuova opportunità, la Regione installerà una segnaletica omogenea e predisporrà specifiche app per fornire informazioni utili ai turisti.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

COLAZIONE A RUBIERA: Rompiamo il digiuno, senza fretta

bici-gelato

bici-gelato

COLAZIONE A RUBIERA: Rompiamo il digiuno, senza fretta
di Maria Chiara Marchiò

Herberia è l’antico nome di Rubiera (lo conserva il suo teatro): sembra, dal celtico her-beria, “in mezzo alla pianura”. Anche per chi come me si confonde sempre con la geografia locale, la notizia è rassicurante: la “colazione a Rubiera” non comporta salite, e va proprio bene così, dopo il letargo dell’uggioso inverno.

Bello riprendere fuori la bici, sentire le gambe che assecondano contente il girare delle ruote, raggiungere la fatidica piazza Primo Maggio (chissà se fra 200 anni oltre al cippo che ricorda Ciro Menotti ci metteranno anche una targa per consacrare il punto di raduno Fiab?), ritrovare gli amici, e ce ne sono tanti, carichi come te di voglia di andare fuori città.

Bello pedalare senza doversi preoccupare di nulla: il percorso, stradine basse e ciclabili, lo hanno già studiato le organizzatrici; del poco traffico non ti devi dar pensiero se, al primo rumorino, almeno in quattro esclamano “Macchina!!”. Unica attenzione, una giusta distanza da chi ti precede. Quindi, puoi respirare a pieni polmoni negli spazi aperti di questa primavera precoce, e lasciar fluire dolcemente il movimento e tante tante chiacchiere: è un po’ che non si pedala insieme, nessuno vuole correre, si va solo, in compagnia, a far colazione … e buona stagione ciclistica a tutti.

BICI BEFANA A FORNOVO: La Befana arriva in bicicletta

3 bici-befane FIAB a Fornovo

3 bici-befane FIAB a Fornovo

BICI BEFANA A FORNOVO: La Befana arriva in bicicletta
di Mara Gaido

La befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte, col vestito alla romana, viva viva la befana!

E il giorno dell’Epifania, modenesi e reggiani hanno raggiunto gli amici della Fiab a Parma per andare insieme al meeting delle befane di Fornovo. Un gruppo di 30 persone, befane, befani e … re magi che, come da tradizione, arrivano il 6 gennaio, è partito confortato da un clima inaspettato e da un sole che ci ha riscaldati per tutta la giornata.

Percorrendo stradine secondarie, tra campi in cui si intravedevano già le prime margherite, siamo arrivati al bell’ insediamento medievale della corte di Giarola, dove gli amici di Parma ci hanno riservato una graditissima sorpresa: un break di conforto energetico con panettone, torrone, caffè, the, bibite e vin brulé. Abbiamo approfittato della sosta per gli ultimi ritocchi all’ abbigliamento e, dopo una pedalata di una decina di km, ci siamo trovati a Fornovo in pieno clima “befanesco”: parcheggiate e messe al sicuro le nostre bici ci siamo accodati alla sfilata delle befane che si snodava per le vie del paese .

La giornata è stata festosa, le bancarelle tante e i nostri travestimenti, per lo più fatti in casa, alla fine della giornata si sono rivelati più caldi del previsto: c’è addirittura chi ha ventilato l’idea di usare in futuro il foulard al posto del cappellino tecnico …

RIFACCIAMO IL DUCATO DA MODENA A FERRARA E AL MARE

ferrara terra e acqua

ferrara terra e acqua

Il PO A PIU’ VOCI
Anna Maria Vezzali, la neofita…

Mi sono lasciata affascinare dal volantino che ho scaricato dal sito degli “Amici della bicicletta” e con tanto coraggio ho deciso di partecipare: programma chiaro ed accattivante… unica incognita: non vado MAI in bicicletta e ne posseggo una veramente datata. Il mondo mi è contro: troppi chilometri, troppi anni io e zero allenamento, ma la sfida mi prende e il mondo si rende disponibile per il recupero della poveretta (io).

Arriva il giorno fatidico, 12 aprile ore 11, sono afflitta da un’ansia sconosciuta, poi lentamente e con tanto anticipo raggiungo Piazza Grande e finalmente piano piano arrivano anche gli altri partecipanti, tutti perfetti: bici ed abiti adeguati, io mi sento Fantozzi, ma oramai si deve partire.

Ha così inizio una delle più belle esperienze che si possa fare grazie a Stella e Massimo, ottimi organizzatori, preparati e disponibili come tutti gli altri partecipanti. Caffè a Bomporto, gelato a Finale poi via per percorsi sconosciuti e pieni di fascino fino a Ferrara dove un accogliente Ostello ci ospita. Cena con ottima cucina siciliana… troppo abbondante. Sto bene e sono carica, poi decido di andarmi a riposare, anche se l’adrenalina che ho in circolo mi impedisce di prendere sonno subito.

Sabato mattina si riparte attraversando Tresigallo, la ciclovia Bruno Traversani da Ostellato; attraverso le “vallette”, le anse di Portomaggiore, siamo arrivati ad Argenta, ma oggi la schiena mi fa veramente tanto male, scatta la solidarietà e tra Brufen ed Aulin offerti dai miei compagni arriviamo a Campotto, dove il locale Ostello ricavato in una vecchia scuola ci offre un’ottima cena ed un’altrettanto ottima sistemazione. La giornata mi ha veramente provata, ma la soddisfazione e la bellezze dei percorsi mi hanno entusiasmata (ho sempre fatto viaggi in luoghi lontani e costosi per vedere a volte non molto di più).

Arriva la domenica, l’ultimo giorno, parto con il secondo gruppo per effettuare seduta di birdwatching; a bordo di piccole imbarcazioni solchiamo le acque di Valcampotto, non prima di aver sfruttato un disponibilissimo fisioterapista presente che mi sottopone ad alcuni esercizi per migliorare la mia schiena ancora malmessa. Ore 13, si riparte alla volta di Bologna, sempre attraversando luoghi bellissimi ed incontaminati, finendo in un bosco pieno di fango con alberi caduti a causa delle abbondanti piogge che ci obbligano ad effettuare un percorso impervio, ma tanto divertente… mi sento tornare bambina e in men che non si dica arriviamo alla stazione di Bologna. Anche prendere il treno con la bici risulta facile; l’esperienza dei miei compagni di viaggio è fondamentale. Arrivo a Modena e frettolosamente ci si saluta, ma a me rimane la voglia… avrei continuato.

impianto idrovoro salarino

impianto idrovoro salarino

1 … 2 … 3 … si parte
Luisa Corradini, Vanna Rossi, Cinzia Savigni, le veterane

Anche quest’anno per la terza volta con gli amici di Ferrara e le nostre biciclette siamo andati alla scoperta di una zona nel delta del fiume Po. Passando di paese in paese siamo arrivati ad Argenta, dove ci aspettava una guida attenta e meticolosa che ha catturato la nostra attenzione raccontandoci la storia di questa città, dei canali scavati a braccia dagli scariolanti, delle sue valli paludose, della raccolta delle acque attraverso l’impianto idrovoro di Salarino, facendoci visitare con orgoglio tutto il complesso nelle sue parti (affascinante la sala delle pompe idrovore), infine spiegandoci il sistema di bonifica e il loro funzionamento nel territorio, quando dopo piogge eccezionali ci si salva da possibili alluvioni facendo defluire l’acqua in eccesso nelle casse di espansione delle valli di Campotto.

Quest’oasi naturalistica, che abbiamo visitato con interesse e timore a bordo di una barchetta elettrica, pilotata per fortuna da un esperto barcaiolo, presenta un affascinante paesaggio vegetale e animale. Pesci saltellanti, cigni, aironi bianchi, rossi, cenerini, si alzavano in volo al nostro passaggio in una quiete ammaliante.

LA 5 COLLI MODENESE: Su e giù per i colli

i dintorni di levizzano

i dintorni di levizzano

Di solito, quando arriva aprile, noi cicloamatori siamo già abbastanza rodati e quindi un giro di 80 km e 900 metri di dislivello non preoccupa. In realtà, quest’anno, a causa delle piogge persistenti, le uscite primaverili sono state più rade.

Comunque, alle 8,30 di domenica 7 aprile, eravamo in 9 all’appuntamento con Mara, in piazzale I° maggio; tra essi i nostri graditi amici di Parma, Silvia e Beppe.

Aria freschina, qualcuno con i guanti e nella sacca gli impermeabilini, per scongiurare qualche scroscio previsto per le ore centrali. Dopo aver passato Maranello con sosta caffè, siamo saliti sul colle della Lucchina per poi tornare sulla Giardini e salire di nuovo verso Fogliano; dopo aver passato le Salse di Nirano, di nuovo su verso Rocca Santa Maria, una salita che presa piano piano si riesce a fare anche senza un grande allenamento, ma che comunque risulta sempre discretamente impegnativa.

Ma il vero premio della giornata è stato all’arrivo a Montardone: mentre alcuni di noi erano provvisti di panini, altri non ne avevano e allora hanno chiesto al titolare della trattoria Iolanda un piatto di tortelloni e tigelle con formaggio; ottimo pranzo: prezzo ultra modico e buona qualità; da ricordare.

Il ritorno è stato del tutto agevole nonostante qualche salitina come quella di Levizzano.

Nel primo pomeriggio siamo arrivati a Modena, giusto in tempo per poter fare un salto in centro e vedere le iniziative collegate alla domenica senza auto. Tutto bene, e per di più non si è vista neanche una goccia di pioggia.

Franco Fondriest

CORREGGIO E IL PALAZZO DEI PRINCIPI: Dai putti di Correggio (pittore) ai bimbi di Correggio (paese)

quartiere coriandoline

quartiere coriandoline

Guardando le opere di Antonio Allegri, detto il Correggio, colpisce la dolcezza e tenerezza dei suoi personaggi e in particolare la collocazione dei putti a lato della scena quasi a sviluppare un racconto a sé stante, infatti essi sono intenti nei loro giochi incuranti e ignari di quanto stia accadendo in un’altra scena del medesimo quadro dove sono rappresentati gli adulti.

La nostra gita a Correggio ci porta a visitare il palazzo dei Principi, e la Pinacoteca ad esso collegata; scopriamo così che proprio la città natale del grande artista, nel corso degli anni è stata privata delle sue opere. I suoi putti qui non si vedono, sono invece presenti copie di sue opere e un volto dolcissimo di un Cristo a lui attribuito.

Dopo avere visitato il teatro a altre chiese di Correggio la guida ci conduce a visitare il quartiere “Coriandolina”, nato circa venti anni fa in seguito a un progetto che vedeva coinvolti i bambini, chiamati ad esprimersi su come immaginassero la loro casa, quella dei loro sogni. Il progetto, pur non unico nel suo genere, qui a Correggio, attraverso la collaborazione di architetti e ingegneri, viene concretizzato.

Abbiamo avuto il piacere di gironzolare tra i vicoli del quartiere in cui abbiamo potuto curiosare tra le case dei sogni dei bambini, variamente dipinte da colori vivaci: la torre, il, castello, il fienile. Al loro interno, l’ascensore ha gli specchi deformanti, gli scivoli a lato delle scale sono a disposizione dei più piccoli. Così Correggio, privata delle opere del suo grande artista, in qualche modo gli fa un omaggio, realizzando i sogni dei più piccoli, che nel quartiere “Coriandoline” diventano protagonisti, guadagnandosi anche il nome sulla porta della loro casa.

Diana Altiero