Energia ed equità

Il filosofo Ivan Illich nel saggio “Energia ed equità” del 1973 scriveva: “gli indirizzi di politica energetica che verranno adottati nel decennio in corso determineranno il carattere delle relazioni sociali nell’anno 2000. Una politica di bassi consumi di energia permette un’ampia scelta di stili di vita e di culture, se invece una società opta per un elevato consumo di energia, le sue relazioni sociali non potranno che essere determinate dalla tecnocrazia e saranno degradanti”.

È purtroppo di stretta attualità il risultato delle scelte in questi 50 anni, e di come la fame di energia stia minando la convivenza nelle nostre società.

In Italia il saggio venne pubblicato con il titolo di “Elogio della bicicletta” perché in un capitolo si fa notare come l’invenzione del cuscinetto a sfera avesse reso possibile sia la bici che l’auto: con la prima però l’efficienza energetica è la massima conosciuta in natura, costa poco e non occupa spazio, mentre la pretesa libertà di mobilità individuale basata sul monopolio automobilistico è un ossimoro.

Come spiegare, infatti, l’inefficienza di un mezzo nel quale ogni 100 euro di benzina ben 97 sono destinati a spostare sé stesso, in quanto pesa 20 volte di più del trasportato? Come giustificare l’enorme uso di risorse per possedere una macchina che in media viaggia 2 ore al giorno e sta ferma per il 92% del suo tempo? Eppure, a Modena in auto viene fatto il 75% dei tragitti (il 45% dei quali sotto i 2,5km) e 662 persone su 1000 (compresi gli under 18) ne possiedono una.

Non si discute l’auto, ma l’uso intensivo che ne è stato permesso: riportarci a livelli di media europea (diciamo il 50% dei tragitti) permetterebbe di alleggerire da subito la bolletta energetica italiana senza sconvolgere i nostri stili di vita, anzi ottenendo enormi miglioramenti della qualità di vita. Invece continuiamo a sentire di incentivi miliardari per l’acquisto di nuove auto.

Ognuno di noi deve pensare a risparmiare energia, e nella mobilità ci sono ampi margini di miglioramento. Ma per farlo, gli amministratori devono garantire la fruizione del “bene mobilità” senza obbligarci al possesso ed uso di un’auto. Ad esempio, invertendo la priorità di spazio ed investimenti: prima pedoni, bus, bici, taxi, sharing, e solo alla fine le auto private.

Illich ci ricorda che è illusorio e sbagliato inseguire la disponibilità di nuove energie: stili di vita meno energivori possono aiutarci invece a non essere troppo dipendenti dal dittatore di turno.

Per Modena città futura, mattoni e automobili?

Per Modena città futura, mattoni e automobili? Quale sarà il futuro delle nostre città? Le tendenze più innovative puntano ad investimenti sulle nuove tecnologie e sulla mobilità sostenibile.

Quali sono le funzioni essenziali delle ‘città intelligenti’ del futuro, quelle capaci di attrarre investimenti e di produrre occupazione qualificata?

Uno studio di Cittalia (centro studi dell’Anci) del 2012 ha evidenziato che i 54 Comuni analizzati (oltre i 90mila abitanti) daranno priorità al miglioramento della qualità della vita dei cittadini e focalizzeranno gli interventi sulle infrastrutture digitali e sulla mobilità.

L’analisi dei loro piani triennali d’intervento rivela non a caso previsioni d’investimenti per 23,3 miliardi nei settori legati alla sostenibilità e alla smart city (ad es. banda larga e wi-fi), quasi metà dei quali (10,7 miliardi) finalizzati alle infrastrutture per il trasporto sostenibile. La mobilità delle idee è dunque associata strettamente alla mobilità ecologica delle persone.

Rispetto a questi obiettivi, in Italia stanno emergendo sperimentazione interessanti. In campo economico e produttivo, città importanti hanno approvato Piani strutturali a incremento edilizio zero (Firenze) o limitato (Reggio Emilia), puntando alla riqualificazione dell’esistente. Altre città, fra cui Torino, hanno avviato il processo di riconversione degli investimenti municipali verso la mobilità sostenibile, approvando il piano regolatore della mobilità ciclistica (Bici Plan) che fissa un obiettivo impegnativo: il 15% degli spostamenti urbani in bici (oggi al 2%) entro 10 anni. A ciò viene associata la proposta di estendere a tutti i quartieri residenziali il modello delle zone a 30 km/h.

Rispetto a queste tendenze innovative, come si pone il Comune di Modena? Ancora una volta l’Amministrazione va controcorrente, stando alle scelte politiche degli ultimi anni. Pur in un quadro previsionale lontano dalla mitica città di 250 mila abitanti, viene ribadita infatti l’opzione edilizia come leva per lo sviluppo economico (con cementificazioni anche su aree verdi comunali) e confermato il modello di mobilità autocentrico, in una delle città più autodipendenti e inquinate del continente.