Il caso della ciclabile di Mortizzuolo

La lettura della stampa locale a volte porta a piccole notizie che fotografano bene certi stereotipi radicati. Sto parlando di una interrogazione di un consigliere comunale con classiche contestazioni alla ciclabile, che crea disagi e ruba parcheggi alle attività commerciali. Nulla di nuovo se riguardasse Bologna, Modena o Carpi: però qui si parla di Mortizzuolo.

Ammetto che non sono mai stato a Mortizzuolo, e quindi ho fatto una visita virtuale con Google Maps, che mi conferma che la frazione di Mirandola è un borgo di case allineate su strada provinciale, nel quale non manca sicuramente lo spazio libero in rapporto a residenti e passanti.

Quindi quali problemi di parcheggio potrebbe mai portare una ciclabile in un tale paese? Io credo che il sottinteso del consigliere comunale sia che vengono a mancare quei 2-3 posti auto in fronte alle attività (una di quali è la sua…) e che i clienti saranno costretti, immagino, a parcheggiare 50 o 70 metri più in là. Come se un cliente affezionato potesse mai cambiare abitudini per qualche decina di metri in più.

In realtà le esperienze da tutto il mondo dimostrano che la sostituzione di parcheggi con corsie ciclabili non solo non porta una riduzione del fatturato, ma spesso si trasforma in un considerevole aumento, nonché alla riqualificazione di spazi invivibili assediati dalle auto.

A tal proposito sarebbe bello sapere se, ad esempio, due anni dopo la pur brutta ciclabile di via Giardini, le attività commerciali e fatturati sono diminuiti od aumentati: giusto per vedere se queste riqualificazioni funzionano anche a Modena e poter smontare le inevitabili polemiche alla prossima ciclabile.

Bene quindi ha fatto l’assessore di Mirandola a rispondere che il traffico in quel tratto di provinciale era molto pericoloso per i residenti, e che per l’amministrazione la sicurezza delle persone è una priorità. Concludendo però con un più rassicurante “e i parcheggi mancanti, anzi di più, sono stati ricavati dove prima non si poteva parcheggiare”, che dimostra come certe comodità automobilistiche siano difficili da sradicare anche nella tranquilla Mortizzuolo.

Spadoni Ermes
www.modenainbici.it

 

Quel dedalo di ciclabili ‘spezzate’ dalle strade

passaggio ciclabile

Quel dedalo di ciclabili ‘spezzate’ dalle strade
Ogni tanto anche i ciclisti hanno – o meglio avrebbero – la precedenza: occhio ai quadrati disegnati per terra e al simbolo della bici verde sul semaforo.

Cosa sarebbero le strade senza le intersezioni? Un gomitolo di asfalto percorribile all’infinito solo nelle due direzioni di marcia. Grazie ad esse, invece, possiamo scegliere ‘scorciatoie’ fra un punto e l’altro della città e risparmiare tempo. Non c’è dubbio: sono state una bella invenzione!

Nel suo inimitabile linguaggio tecnico, il Codice della Strada ne dà una definizione neutra, pacifica ed essenziale, adatta a un cartone animato per ragazzi: esse sono l’«area comune a più strade, organizzata in modo da consentire lo smistamento delle correnti di traffico dall’una all’altra di esse» (art. 23-com¬ma 26).

Tuttavia, come ogni umana realizzazione, presenta controindicazioni, alcune delle quali piuttosto serie. Con l’aumento degli spostamenti, si è reso necessario stabilire chi passa per primo e in che modo. Verificandosi numerosi incidenti, è stato poi necessario presidiare gli incroci con semafori e altre tecnologie (telecamere) per favorire comportamenti meno pericolosi. Ciononostante, restano luoghi ad alto rischio: le cartine degli incidenti documentano questo fatto con addensamenti degli eventi proprio negli incroci più trafficati.

Se osserviamo le intersezioni adottando l’ottica del ciclista, le cose si complicano. Quando corre in strada con gli altri conducenti, il biker è assoggettato alle medesime norme, stessi diritti e doveri. Quando invece si materializza una ciclabile, è tenuto a utilizzarla, separandosi dalla «corrente di traffico» generale (art. 182-comma 9). L’ineffabile legislatore l’ha definita «parte longitudinale della strada, opportunamente delimitata, riservata alla circolazione dei velocipedi» (art. 3-comma 39).

Perché sono state realizzate le ciclabili è intuibile: per proteggere gli «utenti deboli», ossia «tutti coloro i quali meritino una tutela particolare dai pericoli derivanti dalla circolazione sulle strade» (art. 3-comma 53-bis).

Il Codice pontifica seccamente che -all’incrocio di una ciclabile con una strada- i biker hanno l’obbligo «di arrestarsi e dare la precedenza a chi circola sulla strada» (art. 145-comma 8). All’opposto, hanno diritto di precedenza in due distinte situazioni: quando l’attraversamento è ciclabile (segnalato dai rettangoli bianchi riportati a terra) e quando i semafori col simbolo delle bici scattano sul verde (art. 163-comma 4). Se il semaforo è senza simbolo della bici, i ciclisti seguono le medesime regole degli altri utenti della mobilità. Infine, se l’attraversamento è contrassegnato dalle strisce pedonali, i ciclisti devono comportarsi come pedoni e condurre le bici a mano.

Se il piano piange …

un piano per la mobilità a modena?

Dopo due anni di iter contrastato e numerose versioni, il Consiglio comunale ha approvato il primo Piano della Mobilità Ciclabile (PMC). Dall’analisi del documento (252 pagine), emerge che il PMC si propone l’obiettivo di incrementare dell’1.5% annuo la quota ciclistica sull’insieme degli spostamenti (oggi la mobilità ciclistica è il 10.38%). A tale scopo, vengono previste molteplici misure per aumento la sicurezza stradale, eliminare criticità e carenze nella rete, incrementare la rete ciclo-pedonale, riconnettere i percorsi frammentati, realizzare Zone a 30 km/h.

Purtroppo, rispetto agli obiettivi prefissati, il PMC appare uno strumento spuntato in due elementi chiave: la prevedibile inefficacia degli interventi previsti e la scarsità delle risorse.

Come è possibile, ad esempio, ridurre gli incidenti agli incroci e alle rotatorie limitandosi a disseminarli di ‘segnalatori luminosi’? Come mai mancano ancora le ciclabili in alcune strade pericolose, come Vignolese ed Emilia? Alcuni progetti appaiono giochi di prestigio: un segnalatore luminoso qui, una chicane là, un cambio di segnaletica più avanti… come se il ciclista fosse uno strano animale cui puoi chiedere tutto. Il discorso delle zone a 30 km/h suscita più perplessità che soddisfazione: oltre ad essere poche, sono scollegate. Assenti interventi per illuminare tratti ciclabili insicuri di notte.

Quasi tutti gli interventi previsti nella fase 2016-18 del PMC sono già in corso o progettati (salvo una quota di valore pari a 0.77 mil, non coperta da risorse). I 15.3 mil della fase futura sono iscritti nel libro dei sogni.

I ciclisti modenesi potranno davvero avvertire una maggiore sicurezza nelle strade e spostarsi fiduciosi ed ottimisti con questo mezzo semplice, efficiente e maledettamente poetico?