Bici e agrumi contro la ‘Ndrangheta

sos rosarno

sos rosarno

Cosa succede se la Fiab di Modena organizza (2013) una ciclo escursione nella Piana di Gioia Tauro, tre anni dopo la rivolta degli immigrati di Rosarno del 2010? Avviene che si stabilisce un rapporto di amicizia con i giovani agricoltori di S.O.S. Rosarno e che i loro agrumi biologici arrivano a Modena ad un neo costituito G.A.S. (gruppo acquisto solidale), con soddisfazione generale.

La risposta dei modenesi è stata notevole: si tratta di 200 cassette per 50 destinatari che consegnano un messaggio straordinario di bontà e civiltà: clementine, arance, pompelmi, limoni e bergamotti portano sotto la Ghirlandina i sapori autentici delle zone tipiche delle produzioni di alta qualità, ma non solo. I giovani di S.O.S. Rosarno (www.sosrosarno.org) offrono una giusta retribuzione ai lavoratori assunti regolarmente per le attività agricole, rompendo la tendenza generalizzata allo sfruttamento brutale praticato dagli altri coltivatori (5 euro al giorno).

La bicicletta porta lontano, ed è in grado di lanciare un ponte di solidarietà verso chi vive in un territorio stupendo, devastato però dalla presenza della ‘Ndrangheta che intimidisce e spazza via ogni forma di resistenza civile. La determinazione dei giovani di Rosarno costituisce un esempio concreto che può alimentare un’economia sana capace di attecchire dove meno te lo aspetti, in un contesto totalmente sfavorevole, alimentando la speranza nel cambiamento politico e sociale che tutti auspichiamo. Combattiamo la medesima battaglia: a Modena, e in Emilia, siamo alle prese con la presenza mafiosa che un tempo credevamo lontana e di scarso interesse, la stessa che spadroneggia in tutta la Calabria.

Ma da due anni i giovani di Rosarno sono meno soli e sanno che la loro pratica di legalità e rispetto dell’ambiente trova sostenitori convinti a Modena, e non solo.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Trasite, favorite. Calabria in bici, storie di immigrazione ed accoglienza

foto di gruppo

foto di gruppo

Il nostro cicloviaggio alla scoperta delle realtà territoriali “resistenti” quest’anno ci ha portato in Calabria, nella parte più a sud dell’Appennino Meridionale, in Aspromonte e poi tra i due mari, lo Ionio e l’Adriatico.

La prima tappa ci ha condotto ad incontrare gli amici di “Sos Rosarno“, Peppe, Michele, Nino e tutti gli altri, nella colorata ed accogliente fattoria delle Terre di Vasia, circondata da distese di uliveti. Ci hanno accolto in tanti quella prima sera, tutti sorridenti e desiderosi di conoscerci, con una superlativa cena assolutamente vegetariana, carica dei sapori e degli odori di questa terra così fertile. Ci hanno raccontato la loro esperienza, il loro sogno. Un sogno nato dal desiderio di coniugare desiderio di legalità, emancipazione ed accoglienza.

Non è detto che a Rosarno e nella Piana l’unica maniera che hanno i contadini per sopravvivere alla miseria ed allo sfruttamento della grande distribuzione è quello di entrare in un circolo vizioso che provoca nuovi abusi su chi è già precario. Non è vero che si può uscire dalla povertà solamente provocando altra miseria.

Quella sera gli amici di Rosarno ci hanno raccontata un’altra storia. Ci hanno raccontato come sono riusciti, facendo rete ed utilizzando i G.A.S., a pagare un prezzo equo al bracciante e a ricavare una somma dignitosa per la solo sopravvivenza. Certo le difficoltà non mancano, ma hanno volontà e fiducia, fiducia che abbiamo deciso di fare nostra, acquistando subito i loro prodotti.

Alcuni li abbiamo apprezzati in loco: l’olio, la deliziosa marmellata di clementine, il miele al bergamotto, tutti rigorosamente biologici. Il tempo delle arance era già quasi scaduto, così, nell’attesa del prossimo inverno, ci siamo “accontentati” di inebriarci del dolce profumo delle zagare, che a tratti inondava la campagna, mentre scivolavamo via con le nostre bici, la mattina dopo, allontanandoci da Serrata per andare a visitare la Cooperativa Frutti del Sole, dove vengono immagazzinate e smistate le arance prima di prendere la strada dei gruppi di acquisto in tutta Italia. Ci siamo lasciati con una promessa: non perdiamoci di vista. E intanto, arrivederci a questo inverno, con le prime arance e clementine!

“Trasite, favorite” la Calabria in bici – Maggio 2013

Da un aspro monte a una dolce costa

di Raffaella Monti

Come recita la pubblicità della Regione Calabria c’è sempre un buon motivo per vivere la Calabria.
In questo viaggio ho capito perché l’Aspromonte si chiama così, perché certe strade non sono segnate sulla carta, perché alcuni se ne vanno e non vogliono più tornare. Ho visto energie positive, con progetti, idee e aziende che, nonostante tutto e tutti, si muovono. Una luce fievole in fondo a un tunnel.
E poi luoghi, in effetti, indimenticabili: il monastero di San Giovanni, la discesa di Antonimina, il sole che sbuca dalla nuvola sull’Aspromonte e regala caldo e luce, le valli delle fiumare affiancate una all’altra come una scenografia, la costa tra Nicotera e Tropea: il lieto finale che apre il cuore e riempie lo sguardo.
Non ho visto il Santuario di Polsi dove ogni anno in occasione della festa della Madonna i boss della ’Ndrangheta si ritrovano per stringere alleanze, dichiarare guerre e progettare le future strategie criminali.
Poi ho incontrato un gruppo di amici con cui è stato un vero piacere dividere le salite, la cipolla e le merendine ‘salvavita’. La prossima volta sarà il Supramonte?

neve a sorpresa...

 

Riace: la fermata che non c’è

Non potevo partire assieme agli altri, ma non volevo rinunciare al viaggio. Così mi sono fatta più di 1000 km, di notte, in pullman, per raggiungerli a Riace. Ne è valsa la pena? Decisamente sì. Intanto notavo strani particolari: ad esempio, prenotando su Internet il biglietto, la fermata Riace non c’è. Ho scelto quindi quella più vicina ma poi ho imparato, in pullman, che tanti scendevano lì… Che strano! Anche guardando, su Google Maps, questa zona della Calabria, Riace non compare a meno che tu non lo cerchi appositamente.

Il mistero mi intrigava: tutti conoscono Riace, se non altro per i bronzi. E all’estero la conoscono per altri aspetti, non meno importanti: Il sindaco, Mimmo Lucano, ha ricevuto nel 2011 il World Major Award, cioè il premio del miglior sindaco del mondo; il regista Wim Wenders su Riace ha girato un film, il settimanale tedesco Die Zeit ha dedicato al “progetto accoglienza” un lungo articolo… e la fermata non compare!

Non ci sarà una relazione tra questa omissione ed il fatto che a Mimmo hanno avvelenato il cane, che hanno sparato sui muri di una trattoria dove stava mangiando? Ma si sa che sono una dietrologa.

Il paesino è bellissimo, e stava morendo. Tutti se ne andavano, lasciando le case abbandonate al degrado. Nel 1998 una nave di curdi semiassiderati ed affamati approda per uno sbaglio di rotta sulla costa. Mimmo si dà da fare per accoglierli, ospitarli.

Il Progetto accoglienza nasce così: invece di respingere i migranti perché non integrarli, adoperarsi per rendere di nuovo abitabili le case abbandonate, restituire al presente vecchi mestieri destinati a sparire insegnandoli a loro, la ceramica, la tessitura… Abbiamo parlato con giovani donne in fuga da paesi tormentati dalla guerra, che lavorano nei piccoli laboratori, abbiamo visto le stradine colorate da ragazzini dalla pelle diversa, che giocavano insieme. Abbiamo sentito la passione nei racconti di Mimmo, abbiamo respirato a pieni polmoni questa bellissima utopi : rifiutare la guerra tra poveri, vivere insieme nelle diversità, non lasciar morire le tradizioni che sono identità. Ma perché utopia? Perché Mimmo ci è apparso stanco, sfiduciato. E invece non deve morire questo progetto. “Sosteniamolo, magari andando a visitare questo splendido paesino. Fa bene andare lì…”

Chiara Marchiò

santuario

santuario

foto di gruppo

foto di gruppo

in giro per il paese

in giro per il paese

ciclisti nella nebbia

ciclisti nella nebbia

colazione da mimmo

colazione da mimmo

la neve a maggio!

la neve a maggio!

nel bosco

nel bosco