In città si parla di … Mobilità in Equilibrio

Quelle del 9 e 10 marzo, a Modena, saranno due giornate intense, dedicate alla mobilità dolce. Palazzo Carandini spalancherà le porte alla città per discutere ed indagare le potenzialità presenti e future legate ai molteplici scenari della mobilità sostenibile, con un’attenzione particolare sull’universo “bicicletta”.

Nella giornata di venerdì 9, ci chiariremo ogni dubbio riguardo la nuova Legge Quadro sulla Ciclabilità, approvata in Senato in via definitiva lo scorso dicembre, insieme ad uno dei padri-promotori: Paolo Gandolfi. Discuteremo di strategie per la mobilità con Marco Passigato, esperto a livello nazionale di progettazione della mobilità ciclistica, di moderazione del traffico e sicurezza stradale. Con uno sguardo territoriale, approfondiremo le politiche della mobilità integrata in Emilia-Romagna, insieme al responsabile del Servizio Trasporto Pubblico e mobilità sostenibile, Alessandro Meggiato; e confronteremo tra loro i Piani Urbani di Mobilità Sostenibile, in corso di definizione a Modena, Carpi e nel Distretto Ceramico.

Sarà l’architetto urbanista Riccardo Andrea Marini, con una visione internazionale, a farci riflettere sul perché è così difficile rendere una città vivibile; e ancora, con l’Associazione Medici per L’Ambiente ISDE Italia, ci soffermeremo su quanto la mobilità influisce sull’inquinamento dell’aria e conseguentemente sulla nostra salute.

Sabato 10, una tavola rotonda metterà in condivisione le buone pratiche di mobilità che nei prossimi mesi saranno attivate in città, progetto “MO.ssa” e “Bike to work”; e quelle che da anni svolgono attività laboratoriali di trasmissione del sapere e di sensibilizzazione all’uso della bicicletta.

FIAB Modena rivolge l’invito a partecipare, non solo ad appassionati attivisti, ma a tutti coloro curiosi di capire “perché” la mobilità sostenibile è l’obbiettivo a cui i Paesi ambiscono nel prossimo futuro.

Marina Beneventi
www.modenainbici.it

Gli ideali collettivi dell’architettura modenese tra gli anni ’50 e ’70

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partenza da piazza grande

Le bellezze della città di Modena
Venerdì 19 (conferenza) e domenica 21 (visita in bicicletta) febbraio 2016

Gli ideali collettivi dell’architettura modenese tra gli anni ’50 e ’70

Un ‘ iniziativa che ha riscosso molta partecipazione e grande interesse si è articolata in due appuntamenti: la sera di venerdì 19 l’ architetto Rossella Cadignani ha mostrato immagini e spiegato tutti i perché dell’ itinerario ciclistico su cui ci avrebbe condotto la domenica successiva in città. L’ oggetto della visita guidata, piuttosto particolare, erano i progetti architettonici di Modena degli anni ’50-’70, che furono espressione di una politica lungimirante che primariamente cercava risposte alle necessità contingenti della cittadinanza, immaginandone anche gli sviluppi futuri.

Un ‘ iniziativa che ha riscosso molta partecipazione e grande interesse si è articolata in due appuntamenti: la sera di venerdì 19 l’ architetto Rossella Cadignani ha mostrato immagini e spiegato tutti i perché dell’ itinerario ciclistico su cui ci avrebbe condotto la domenica successiva.

L’ oggetto della visita guidata, piuttosto particolare, era la Modena degli anni ’50-’70 del ‘900. Non si poteva però non partire da Piazza Grande, dall’ ombra di quel Duomo la cui edificazione, nel 1099, i rappresentanti di tutte le classi sociali riuniti in assemblea deliberano di finanziare: si imponeva alle autorità tradizionali la volontà del “comune”; ci si determinava orgogliosamente come una collettività non di sudditi ma di cittadini. Questa eredità non la dovremmo mai dimenticare…

Qualche analogia fra la rinascita dell ‘ XI secolo ed il secondo dopoguerra c’ è : venti anni di sudditanza sotto la dittatura, cinque anni di guerra che è stata anche guerra civile hanno stremato e dilaniato il tessuto sociale della città, ma c’è una grande voglia di ricostruire, di partecipare, per inverare i valori di democrazia e uguaglianza sanciti dalla Costituzione. E Modena trova il suo Sindaco, Alfeo Corassori, che circondandosi di collaboratori capaci come l’ ingegner Pucci effettua scelte urbanistiche lungimiranti ; ecco viale Storchi, con le sue botteghe e tettoie, la ciclabile e il pedonale; ecco il Villaggio Artigiano, che – pensato per rispondere ad una situazione di grande povertà, disoccupazione, violenti conflitti- contribuisce a fare di Modena l’ avanguardia di quello sviluppo economico che verrà denominato “modello emiliano”.

Dopo la ripresa economica, i progetti per intervenire sulla città vengono affidati a grandi nomi dell’ architettura: Aldo Rossi e Gianni Braghieri nel ’71 vincono il concorso per l’ ampliamento del Cimitero, a tutt’oggi solo in parte realizzato. Dopo le spiegazioni di Rossella sull’ intero disegno lo abbiamo guardato con occhi nuovi, lasciandoci coinvolgere dalla poetica di questa suggestiva “città dei morti”.

Gli anni ’70 vedono anche la realizzazione del quartiere Giardino, le case immerse nel verde che è però, appunto, un giardino non limitatamente “condominiale” bensì aperto a tutta la città. Ultima tappa, il Parco Ferrari. Anche di questo avevamo visto il disegno di Leonardo Benevolo e di Sir Jellico, ben diverso dall’ attuale sistemazione ( o meglio per molti aspetti non-sistemazione)

Era un periodo fertile di sogni, di idee. Penso ad un’altra analogia: assieme alle cattedrali romaniche dopo l’ anno Mille fiorivano le lingue romanze ; parallelamente ai progetti urbanistici nella Modena degli anni ’60 e ’70 si realizzava un modello di scuola , dai nidi alle materne, ancora oggi preso ad esempio in tutta Europa.

Una pedalata estremamente interessante.. pensare che la Modena del ‘900 sia già Storia fa un po’ effetto ma è proprio così, se pensiamo al malinconico presente, così privo di ideali collettivi e povero di futuro

Chiara Marchiò
FIAB Modena