Un percorso ciclabile per essere davvero fruibile deve avere tre caratteristiche: deve essere sicuro, deve essere continuo e deve essere diretto.
Una pista ciclabile che all’inizio, alla fine o in mezzo ha paletti o transenne non è una vera ciclabile – è pericolosa soprattutto per chi ha più difficoltà di manovra, cioè bambini e anziani.
Una pista ciclabile che non rispetta il minimo di ampiezza consentito (2,50 metri più cordolo per una ciclabile bidirezionale) non è una vera ciclabile – non permette il passaggio agevole di carrellini per bambini, tricicli e bici cargo che pure hanno diritto di circolare.
Una pista ciclabile che termina nel nulla o che d’improvviso si trasforma in un percorso pedonale non è una vera ciclabile – chi pedala si trova disorientato (e adesso dove vado?) e si crea una discontinuità.
Una pista ciclabile che si interrompe ad ogni passo carraio e in corrispondenza di ogni immissione secondaria, costringendo chi pedala a dare precedenza, non è una vera pista ciclabile – pedalare “a singhiozzo” non solo non è piacevole, ma è pericoloso (di nuovo) soprattutto per anziani e bambini.
Una pista ciclabile che, causa cantieri, diventa per un tratto inutilizzabile senza che vengano predisposti percorsi alternativi non è una pista ciclabile – nessuna strada viene interrotta senza predisporre deviazioni per gli automobilisti.
Una pista ciclabile come si deve prevede attraversamenti ciclabili, dove chi pedala può restare in sella senza ombra di dubbio e ha il diritto di precedenza rispetto a chi sopraggiunge in auto.
Una pista ciclopedonale, va ribadito con forza, non è una pista ciclabile, ma dovrebbe costituire un compromesso di emergenza laddove non si può fare altrimenti – la compresenza di chi pedala e chi cammina su uno spazio angusto ostacola la mobilità attiva.
Una pista ciclabile senza indicazioni di direzione e distanza, infine, non è completa: nessuna strada viene lasciata completamente sprovvista di segnali stradali.
Per il Codice della Strada, se c’è una pista ciclabile dedicata, chi pedala è tenuto ad utilizzarla: a questo dovere, dovrebbe corrispondere il diritto a poter usufruire di un percorso continuo e ben interconnesso, con standard di ampiezza adeguati, senza ostacoli, sicuro e ben segnalato. Laddove ciò non è possibile con piste ciclabili ad hoc, le corsie ciclabili possono complementare efficacemente, in un’ottica di rete, i percorsi, purché la sicurezza sia garantita, ad esempio con un limite di 30 km/h per chi guida un’auto.