Giovedì 7 aprile ho partecipato con interesse alla seduta del Consiglio comunale di Formigine dedicata alla celebrazione del 70° del voto alle donne. La serata è stata resa emozionante dai racconti delle donne che – entrando nella Resistenza – hanno contribuito alla nascita della libertà e alla rinascita di un Paese distrutto.
Quelle donne oggi difendono la memoria storica degli eventi fondativi della Repubblica. Non è stato facile ottenere quel diritto al voto, né superare la cultura maschilista dominante, così cara al fascismo patriarcale di Mussolini.
Mentre ascoltavo le testimonianze appassionate delle partigiane, ho pensato ad una donna di oggi, assurta agli onori della cronaca: chiamata nel 2014 a dirigere il ministero dello Sviluppo economico, come nelle soap opera brasiliane “per amore” ha ceduto alle pressioni del suo uomo e ha “regalato” alcune disposizioni della finanziaria 2016 alle potenti lobby del petrolio, non proprio in prima fila nella difesa dell’ambiente e della salute umana.
Con questi pensieri in testa, confesso di non essere riuscita a cantare l’inno d’Italia con la mano sul petto, come siamo stati invitati a fare durante il Consiglio comunale. Troppe rovine avevo davanti agli occhi, troppa corruzione, troppo cinismo, troppo malaffare, tanto da demotivare chiunque dall’impegno civile.
Poi ho ripensato all’esempio delle partigiane accanto a me e sono tornata sui miei passi. Non possiamo abbandonare il nostro magnifico Paese nelle mani delle sanguisughe che ne stanno prosciugando le ricchezze uniche. Per questo ho deciso di andare a votare il 17 aprile, ed eserciterò questo mio diritto consapevole del fatto che è stato conquistato a caro prezzo da donne e uomini che amavano la democrazia.
Andrò a votare perché vorrei tenere in vita il germe della democrazia e salvarne l’ispirazione di fondo: la partecipazione popolare alle scelte del bene comune. Trovo che sia già un buon motivo per andare a votare.
Paola Busani