Affrontare l’emergenza climatica comporta ripensare i trasporti, responsabili del 24% delle emissioni dirette di CO₂. Se ne parlerà anche alla COP26 di Glasgow il 10 novembre, Giornata dei Trasporti, ma l’unica soluzione sul tavolo dei negoziati è l’elettrificazione dei veicoli stradali. Tanto che i delegati arrivati alla COP26 pedalando non hanno trovato nessun parcheggio per le due ruote. Ma quanti anni ci vorranno perché tutte le auto e i camion a benzina, metano e diesel siano sostituiti?
Per questo ECF (European Cyclists’ Federation) ha scritto una lettera aperta (firmata anche da FIAB) ai governi presenti alla COP26 in cui si chiede di incrementare l’uso della bicicletta. La bicicletta è a emissioni zero, si legge: passando dall’auto alla bicicletta si risparmiano 150 g di CO₂ per chilometro. Le cargo-bike elettriche riducono le emissioni di carbonio del 90% rispetto ai furgoni diesel. Non usare l’auto in città per andare a piedi o in bicicletta anche solo un giorno alla settimana può ridurre l’impronta di carbonio di un individuo di circa mezza tonnellata di CO₂ in un anno.
La bicicletta produce poi impatti socioeconomici positivi di vasta portata legati all’uso dello spazio pubblico, alla salute individuale e collettiva, alla riduzione degli incidenti e all’inclusione sociale. Cosa più importante, la bici è un mezzo già ampiamente disponibile ed accessibile oggi, in tutte le sue declinazioni.
Insomma, non esiste alcuna strategia per scongiurare il peggio della crisi climatica che non passi per un aumento rapido, significativo e globale dell’uso della bici. Grandi della terra, gambe in spalla e pedalare!