Appena 11 anni dopo il lancio della prima bicicletta moderna nel 1885, Sir Arthur Conan Doyle scrisse in un articolo per Scientific American: “Quando il morale è basso, quando il giorno appare scuro, quando il lavoro diventa monotono, quando la speranza sembra a malapena degna di essere vissuta, basta salire in bicicletta ed uscire a fare un giro lungo la strada, senza pensare a nient’altro che al giro che stai facendo”. In questi giorni di eventi inquietanti, salire in sella e pedalare può essere davvero una strategia per ritrovare il proprio centro e il proprio equilibrio. Pedalando si sentono i muscoli delle gambe che si attivano, il cuore che pompa a un ritmo un po’ più sostenuto, il respiro che si coordina col ritmo dei pedali: si riprende il contatto con la propria dimensione fisica, corporea, e ci si sente consapevoli di sè stessi e intensamente vivi, al di là delle preoccupazioni e dell’ansia. Le endorfine che si liberano durante il movimento contribuiscono a dare una sensazione di benessere fisico e psicologico, mentre il regolarizzarsi di battito cardiaco, respiro e pedalata favoriscono uno stato mentale simile a quello che si raggiunge con la meditazione: si è presenti a sè stessi, i pensieri fluiscono in maniera più sciolta.
Pedalare tutti i giorni poi è un’esperienza liberatoria perché porta a riprendere coscienza delle condizioni atmosferiche e ad abbracciarle, anziché essere ostaggio del cattivo tempo e uscire solo con il sole (ma non troppo caldo!). Ci si rende conto che può essere inaspettatamente piacevole pedalare anche quando la pioggia batte fredda sulle mani e sul viso, perché anche questi stimoli sensoriali a cui non siamo più abituati fanno sentire vivi. E comunque, un buon equipaggiamento (giacche e pantaloni antipioggia, stivaletti impermeabili) aiuta a fronteggiare le intemperie con più serenità.
Pedalare porta a vedere, annusare, ascoltare, vivere di più la strada che si percorre. Non è solo uno scenario che scorre veloce dietro un vetro: ci si è dentro in pieno, si ha il tempo di assaporarlo. In città si possono salutare i bottegai con la mano mentre si passa, in campagna si sentono gli odori della fioritura primaverile, del fieno, del mosto in autunno, si traccia il passare delle settimane nel mutare dei fiori selvatici al bordo della strada. Il tragitto verso un luogo non è più un tempo sospeso in attesa di arrivare: è un tempo vissuto davvero. E nei momenti cupi è importante sentirsi “attaccati alla vita”, come scriveva Ungaretti.