Quando si parla di mobilità, ossia di come le persone si spostano, in genere si parla di scelte, perché nella stragrande maggioranza dei casi è l’individuo che può decidere tra diverse opzioni, anche se ci sono spesso delle limitazioni a questa libertà. Se devo arrivare molto lontano e non ci sono mezzi pubblici disponibili (o ragionevolmente comodi), sarò portato a spostarmi in auto: in questo caso per farmi scegliere un’opzione diversa occorrerebbe una revisione del trasporto pubblico, che però richiede molti fondi e tempi lunghi. Se invece la mia destinazione è entro i 7 km, la bici sarebbe il mezzo più efficiente e veloce, e tra l’altro mi farebbe risparmiare sul carburante, ma a Modena si tira fuori l’auto anche per tragitti molto più brevi, intorno ai 2 km.
Saremo anche un po’ pigri, ma in molti casi è la paura di non arrivare vivi o interi a destinazione che ci blocca, e purtroppo è realistica: Modena è maglia nera in regione per numero di cittadini in bici uccisi negli ultimi anni. È un cane che si morde la coda: più auto ci sono in circolazione, più è pericoloso pedalare, meno si pedala, più auto circoleranno.
Ci sono però categorie di persone che non hanno la stessa libertà di scelta: bambini e ragazzi sotto i 18 anni e anziani che non hanno più la patente. Per loro l’auto non è una possibilità, a meno che qualcuno non li scarrozzi in giro: o prendono i mezzi pubblici (se e dove ci sono), oppure camminano o vanno in bici, anche se è pericoloso. E infatti la settimana scorsa un modenese di 89 anni in bici (a quanto pare ancora in piena forma) è stato ucciso da un concittadino che con tutta probabilità andava troppo veloce, tanto che nell’impatto è stato sbalzato a molti metri di distanza e il parabrezza dell’auto si è frantumato.
Una città vivibile deve esserlo per tutti. Le infrastrutture della città dovrebbero essere pianificate o modificate in modo che nessuno possa guidare troppo forte, con tutti gli espedienti possibili per far rallentare gli automobilisti, in modo che si possano tutelare tutti i cittadini, la loro autonomia e la loro sopravvivenza. Partendo da coloro che si muovono soprattutto in bici, a piedi o con ausili: bambini, studenti, anziani, persone in sedia a rotelle, o su scooter e carrozzine elettriche per disabili.
La città a 30 km/h punta a questo: a nessuno viene impedito di usare l’auto, si guida piano così a tutti viene garantito di poter usare altri mezzi senza essere uccisi. O vengono protetti i diritti di tutti, oppure è una sconfitta per la convivenza civile.