Di solito in città uso la bici; oggi per necessità vesto i panni dell’ automobilista urbano. Traffico allucinante, code. Ad ogni semaforo rosso accumulo veleni, dei gas di scarico e dello stress. Finalmente un tratto di strada libero, recupererò un po’ del mio ritardo. Ma no! una signora si accinge ad attraversare sulle strisce e mi guarda esitante. Non si è ancora mossa, avverto l’ impulso di ignorarla.
Complice la fretta, si affaccia la tentazione di sfruttare una situazione asimmetrica in cui, per una volta, ho io un piccolo potere : sarebbe una ben meschina rivalsa su quegli enormi SUV che chiedono strada con prepotenza, perché son più grossi. Li voglio emulare su scala ridotta? No, mi fermo.
La signora attraversando mi fa un cenno di ringraziamento con la mano e le rispondo con un sorriso. Gesti superflui – ho solo osservato il codice – ma densi di significato. Grazie di non avere abusato del tuo potere, mi dice lei. Rispettando te, utente più debole della strada, ho rispettato anche me stessa, rispondo io. Silenziosa promessa di una convivenza civile più gentile ed umana.
Tutta questa dinamica è durata pochi secondi, ma sono bastati per farmi ripartire più serena. Però la tentazione c’ è stata…. Il 2017 ci ha regalato la legge per la mobilità ciclistica , premio di tante battaglie FIAB per città più vivibili. Ma la battaglia ognuno deve farla anche dentro di sé, per disintossicarsi davvero dal modello sociale malato che volenti o nolenti ci contamina un po’ tutti, così come l’ aria che respiriamo: un modello che idolatra la velocità, osanna il vincente, ammira il potente, tollera il sopruso, mortifica il debole. E si comincia da gesti molto piccoli. Buon 2018 in una Modena meno inquinata, da tutti i punti di vista.
Maria Chiara Marchiò
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