Manovra antinquinamento: Basterà fermare qualche vecchia auto?
Giorgio Castelli, Guseppe Marano
Il Piano integrato per la qualità dell’aria della Regione Emilia Romagna prevede restrizioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti nelle aree urbane con oltre 50.000 abitanti. Le nuove misure hanno suscitato le reazioni negative di commercianti, artigiani e di molte forze politiche che prevedono una penalizzazione degli interessi economici ed elettorali delle categorie rappresentate. Poche le voci favorevoli, sormontate dal coro dei contrari.
Per valutare questa “manovra antismog” occorre chiedersi: quale sarà la riduzione dell’inquinamento urbano da traffico veicolare? Cambieranno le abitudini di mobilità dei modenesi? Sarà tutelata la salute pubblica e verrà incentivata la mobilità sostenibile? Le limitazioni alla circolazione valgono da ottobre a marzo, nella fascia oraria dalle 8.30 alle 18.30, da lunedì al venerdì, e interessano i veicoli a benzina (Euro 0 ed Euro 1), diesel (Euro 0, Euro 1, Euro 2 ed Euro 3, anche se dotati di filtro antiparticolato); ciclomotori e motocicli Euro 0.
In teoria i veicoli interdetti alla circolazione passano da 12.800 a 22.200, cioè dal 12% al 19% circa del parco circolante. L’area interessata dalle limitazioni passa dal 26% al 30% del territorio urbanizzato. Tutti i veicoli possono raggiungere i parcheggi scambiatori ai margini del centro cittadino, compresi i centrali parcheggi Novi Park e dello stadio.
La manovra prevede numerosissime deroghe che ne riducono l’effetto: sono esentati i mezzi di soccorso, delle forze dell’ordine, i veicoli elettrici, il car pooling, i mezzi commerciali, chi accompagna i figli alla scuola dell’infanzia, i proprietari con reddito basso certificato, gli operatori per gli interventi d’emergenza (l’elenco è lunghissimo). In definitiva, i veicoli interdetti alla circolazione saranno un numero limitato. Di questi, tutti hanno bisogno di andare verso il centro ove vige il blocco?
Ma il vero problema è che molti Comuni si limitano ad attuare al minimo le misure regionali e non realizzano ulteriori interventi di promozione della mobilità sostenibile.
Le alternative al trasporto privato inquinante sono note: il trasporto pubblico, la mobilità pedonale e ciclistica, quest’ultima grande risorsa per la mobilità urbana (a Modena copre una quota del 10% degli spostamenti locali).
Il Comune di Modena ha da tempo presentato il Piano della Ciclabilità, che si propone interventi ambiziosi, non supportati però dall’analisi degli spostamenti attuali, dalla conoscenza dei bisogni dei ciclisti e soprattutto da finanziamenti certi. Inoltre, non risulta correlato alla pianificazione urbanistica e alla mobilità generale.
La Fiab sostiene che la ciclabilità si promuove elevando i livelli della sicurezza stradale, moderando la velocità dei veicoli, attuando una lotta ai ladri di biciclette e ai ricettatori, completando la rete ciclabile sulle più pericolose strade urbane, coinvolgendo le aziende pubbliche e private nella realizzazione di depositi protetti, installando portabiciclette moderni, permettendo alle bici la circolazione in entrambi i sensi di marcia nei sensi unici per le automobili.
Sono interventi a bassissimo costo o con costi limitati, soprattutto se confrontati ai milioni necessari alla realizzazione di parcheggi giganteschi, autostrade e bretelle di vario genere, tutte opere più vantaggiose per chi le realizza che utili per i potenziali utenti.