Da qualche mese con l’avvento dei monopattini abbiamo una categoria più odiata dei ciclisti. Peccato, perché crediamo che sia un’ottima alternativa per molti spostamenti cittadini.
Il successo è tale a livello planetario che non può essere liquidato come una moda, ma come è possibile che un ex giocattolo stia trasformando le città? Semplice e poco costoso, può essere portato a scuola ed in ufficio (addio furti), si ricarica dappertutto, ripiegato entra sui mezzi pubblici, non fa sudare, è dotato di luci per la visibilità notturna, non ha problemi di traffico e parcheggio. Insomma, il mezzo perfetto per chi deve risolvere il problema di brevi spostamenti casa-scuola-lavoro o dell’ultimo miglio dopo aver preso l’autobus.
Ed allora perché è così odiato? Sostanzialmente perché come un animaletto sgusciante è andato ad occupare gli spazi del t-rex cittadino, l’automobile, che non tollera altre presenze nel suo territorio: un paesaggio fatto per sé stesso di ampie corsie stradali, velocità elevate, priorità in carreggiata, ed invece di spazi residuali e sconnessi per tutti gli altri.
A tutti quelli che vaneggiano di un nuovo far-west, ricordiamo che le nostre strade sono già un luogo inospitale e mortale a causa del massimo predatore, e che i marciapiedi, scivoli per disabili, passaggi pedonali e ciclabili sono spesso già occupati da macchine in sosta abusiva e non sanzionata adeguatamente.
La redistribuzione degli spazi a favore di tutte le forme di mobilità si rende urgente e necessaria, ma nel frattempo a tutti i ragazzi che stanno usando sconsideratamente il monopattino, chiediamo di essere attenti alle regole e rispettosi dei diritti altrui, e di dimostrarsi migliori dei loro genitori a quattro ruote. Non ci vuole molto.