La vita da cani in bicicletta.

 

Il miglior amico dell’uomo ha qualche volta un padrone inadeguato, che non lo sa gestire e non lo tiene al guinzaglio negli spazi pubblici. Può così capitare a noi ciclisti o pedoni di essere rincorsi, con esiti non sempre felici.

Prima di tutto dobbiamo tenere conto che le nostre gambe in movimento scatenano nei cani il naturale istinto predatorio e che, se sono in buona salute, possono percorrere lunghi tratti a 40 km/h. Quindi, se non si è in discesa, è inutile tentare di fuggire. Conviene allora scendererapidamente dalla sella e ripararsi dietro la bicicletta, pronti ad usarla come scudo di difesa. In tal modo si interpone un ostacolo immediato all’aggressione e si dà modo al cane di riconoscerci come esseri umani, di cui in genere ha soggezione.

Se l’animale tiene la testa alta o bassa e la coda in alto o tra le gambe può abbaiare per paura o per difendere il proprio territorio e probabilmente non attaccherà. Potremmo quindi voltare le spalle, pur senza perderlo d’occhio, e senza movimenti bruschi sganciarci dall’incontro, rimontando in sella a debita distanza.

Ma se tiene la testa e le orecchie orizzontali e le zampe posteriori ben appoggiate fa sul serio e allora dobbiamo preparaci a respingere un eventuale attacco. Può essere sufficiente spruzzare un getto d’acqua con la borraccia o al più mostrare una pompa di quelle lunghe, una pietra, un bastone, per farlo desistere. In ogni caso e importante mantenere la calma e non esitare ad imporsi anche con decisi comandi vocali per allontanarlo.

Nei viaggi in zone pastorali o molto isolate può risultare molto utile portare dissuasori elettronici ad ultrasuoni, pistole scacciacani o spray al peperoncino

Un’ultima raccomandazione: non fate distinzioni tra le taglie e le razze dei cani, perché un morso ai polpacci lo possono infliggere tutti, soprattutto ora che vanno di moda razze aggressive gestite da padroni non adeguatamente preparati.

 

Giorgio Castelli

www.modenainbici.it

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