Nel 1999 due ricercatori di Harvard, Christopher Chabris e Daniel Simons, misero in piedi un esperimento per testare la cosiddetta attenzione selettiva. Ai partecipanti a questo studio veniva chiesto di guardare un video in cui sei ragazzi, tre con la maglia nera e tre con la maglia bianca, si passano una palla. Veniva chiesto agli spettatori di contare in silenzio il numero di passaggi effettuati dalle persone in maglietta bianca. A circa metà del video, un gorilla cammina ed entra nell’azione, si rivolge alla telecamera, si batte il petto, poi esce, rimanendo nove secondi sullo schermo. Alla fine del video veniva chiesto ai partecipanti allo studio chi avesse visto il gorilla, e più della metà di essi non l’aveva notato: quando il video veniva proiettato nuovamente, la sorpresa dei partecipanti (che questa volta sapevano che c’era un gorilla e quindi vi prestavano attenzione e lo vedevano) era notevole.
Come è possibile che una cosa così evidente passi completamente inosservata? La psicologia di questo breve video spiega che in realtà la nostra attenzione è altamente selettiva, cioè vediamo solo quello che cerchiamo di vedere e quello che ci aspettiamo di vedere, mentre quello su cui non siamo focalizzati scompare dalla nostra percezione e ci risulta invisibile.
Per chi si trova al volante, questo ha delle implicazioni importanti: quando siamo focalizzati sulle altre auto che ci stanno intorno, tutto il resto su cui non siamo concentrati scompare, letteralmente “non lo vediamo”. Ci si spiega così in parte lo sgomento con cui tanti automobilisti, dopo una collisione con una persona in bici o a piedi, esclamano: “Non l’avevo visto!”.
Per questo, è ormai assodato che la sicurezza di chi cammina o pedala è nei numeri, perché più sono i pedoni e i ciclisti in circolazione, più chi guida si aspetterà di incontrarli, e quindi più alta sarà la concentrazione anche su questi oggetti del suo campo visivo, e più diventeranno “visibili”.
L’altro modo per rendere il gorilla facilmente visibile dal principio è rallentare il video. Quando i nostri sistemi visivi si sono evoluti, e con essi le nostre capacità di attenzione, non ci muovevamo a 70 chilometri all’ora, e nemmeno a 50, quindi i cervelli in via di sviluppo non avevano bisogno di essere in grado di notare molte cose inaspettate che si avvicinavano ad alta velocità. Abbassare il limite orario a 30 km in tutte le città aiuterebbe dunque chi guida a percepire meglio anche chi non fa parte del flusso di auto, e ad evitare collisioni.