Riproponiamo una serie di articoli pubblicati sulla nostra rivista Infobici nel 2010, ma che ci sembrano ancora molto attuali.(*)
Da alcuni anni il tema della sicurezza domina le campagne elettorali. Per combattere il senso di insicurezza, la politica propone in genere due rimedi: più agenti e più telecamere negli spazi pubblici. E poi ronde, con agenti mandati per le strade come placebo populista, costretti a trascurare le vere attività di contrasto alla criminalità.
Gli abitanti delle città vivono la loro giornata in luoghi specializzati: dormono in quartieri residenziali deserti durante il giorno, mangiano vicino al luogo deputato al lavoro, comprano nei grandi centri commerciali, sudano nelle palestre e si svagano nei cinema multisala.
Così la città, sempre più illuminata dai lampioni, perde gli occhi del controllo sociale. Scompaiono tutte le funzioni tipiche della strada, quali sostare, incontrarsi, sorseggiare una bibita, passeggiare e guardare le vetrine. In nome di una supposta sicurezza si perde gran parte della vita sociale che si è sempre sviluppata nella strada. Si perde il rapporto pubblico che unisce persone, tra le quali non esiste una conoscenza intima o privata. Quel tipo di conoscenza che in una città supporta la fiducia reciproca, che nasce col tempo da una infinità di piccoli contatti, sguardi e saluti che si incrociano sui marciapiedi. È la fiducia che non si può organizzare dall’alto e che costituisce la risorsa nei momenti di bisogno individuale o collettivo e che non implica alcun impegno privato.
È questa conoscenza pubblica si sviluppa solo tra cittadini che si muovono a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici, mentre diventa impossibile il rapporto tra persone in auto, spinte più all’aggressività che al contatto. Non a caso i contatti tra automobilisti sono sinonimi di liti o incidenti stradali.
Tuttavia, l’urbanistica progetta nuove strade fiancheggiate da recinzioni e da spazi verdi di contorno. Sono quelle barriere che limitano la libertà, prima di tutto dei residenti. La vita sociale si restringe alle amicizie intime ed ai contatti di lavoro.
Certamente non si può attribuire l’attuale senso di insicurezza alle sole scelte urbanistiche, ma è altrettanto certo che strade anonime producano gente anonima ed insicura. Se si ristrutturano e si costruiscono pezzi di città privi di quei caratteri minimi che permettano alle persone estranee di convivere e di avere qualche cosa in comune, costringeremo gli abitanti all’insicurezza permanente. (-continua)