“I ciclisti possono salvare il mondo stando anche più a destra” è una battuta che circola sui social media per denunciare la propensione dei ciclisti a dirsi salvatori del mondo pur senza rispettare le regole stradali.
Tralascio i commenti sulla voglia di “stirare un ciclista”; mi soffermo sulle motivazioni che inducono i ciclisti a occupare il centro della strada. Anzitutto, occorre distinguere 2 ambiti: quello cittadino e quello extra-urbano. Nel primo la scelta del ciclista di non procedere sul bordo destro della carreggiata gli consente di rendersi maggiormente visibile agli autoveicoli, evitare di prendere una sportellata in faccia dall’automobilista che ha parcheggiato, o di finire sul cofano dell’auto che sporge dall’incrocio oltre la linea dello stop o dall’uscita del cancello di casa, ed infine di scansare sbrecciature dell’asfalto, caditoie, brecciolino, foglie ed altri oggetti pericolosi a bordo strada. Al loro posto chi viaggerebbe confinandosi sulla destra?
Nel traffico extra-urbano invece quelli al centro della strada sono sempre i ciclisti della domenica. Sì, quelli affiancati per 4 … E allora via con l’aggressività a suon di clacson, gesti scurrili, insulti da stadio (3 settimane fa ci è scappato il morto in Puglia!). Ma da dove viene questo astio, questo senso di lesa maestà alla vista di pacifici ciclisti che chiacchierano mentre pedalano? Non sono forse anche loro lavoratori, macellai, impiegati, benzinai che alla domenica hanno diritto di usufruire dello spazio pubblico stradale? In fondo dove dobbiamo andare di tanto importante da non poter attendere qualche secondo in più per sorpassare, come faremmo per un trattore? Siamo lì a correre in auto per salvare il mondo, o semplicemente stiamo andando dalla nonna a mangiare i tortellini? E non si dica che gli automobilisti rispettano sempre tutte le regole della strada! Ed allora solo un po’ più di tolleranza e tutti insieme potremo salvare il mondo dalla inciviltà.
Ermes Spadoni
www.modenainbici.it