Nei giorni scorsi ha fatto notizia un tweet della Polizia Locale delle Terre dei Castelli, in cui si ricorda come il Codice della Strada imponga ai cittadini in bicicletta di viaggiare in fila indiana fuori dai centri abitati, ed informa che analogo obbligo non sussiste nell’abitato. Fino a qui nulla da eccepire, una informazione corretta che magari poteva essere completata ricordando che la regola della fila indiana non vale quando “uno di essi sia minore di anni dieci e proceda sulla destra dell’altro”, oppure che durante il sorpasso di un ciclista, gli automobilisti devono comunque mantenere una “adeguata distanza laterale”. Una norma che spesso non viene rispettata proprio quando i ciclisti sono in fila indiana, per riuscire a sorpassare senza rallentare ne valicare la mezzeria. Eppure, chi pedala sa quanto siano pericolosi il rumore e lo spostamento d’aria di una macchina che passa a poche decine di decimetri.
Invece l’account ufficiale di Polizia Locale completa l’informazione aggiungendo una espressione gratuita di dileggio, che circola da tempo nel web, sui ciclisti che non riescono nemmeno a stare in fila come (stupide) oche, di cui non vediamo la necessità in un servizio di pubblica utilità. Con l’aggravante che il tweet, nel frattempo, è stato ricondiviso da molti altri account di Polizia Locale.
Abbiamo sperato che fosse un inconsapevole scivolone estivo dettato dalla mania di essere simpatici a qualsiasi costo, e già così ci è apparso sgradevole e non consono all’ufficialità un organo di polizia. Invece in una intervista, il Comandante ne rivendica la paternità come “provocazione” all’interno di una campagna per riportare all’attenzione il problema dell’incidentalità riferita a utenti in bici, che solo negli ultimi 20 mesi ha riportato nel suo territorio 89 episodi con 4 morti. Numeri alti, ma senza indicazioni su cause, dinamiche o responsabilità.
Quanti di questi incidenti sono avvenuti con ciclisti in gruppo non rispettosi della norma in questione, e quanti invece a ciclisti singoli o regolarmente in fila indiana alla destra della carreggiata?
Solo così sapremo se è un’utile provocazione o un pessimo modo di dare la colpa alle vittime scivolando nella derisione: non abbiamo peraltro notizie di analoghe ilarità su automobilisti che non rispettano i limiti di velocità, le distanze di sicurezza, il divieto di uso del cellulare, o che parcheggiano fuori dagli spazi, svoltano senza freccia ed altre mille piccole e grandi infrazioni.
Se invece dai numeri viaggiare affiancati risulta essere un comportamento marginale ai fini della sicurezza, potremmo iniziare a rivedere in luce diversa proprio quel vecchio articolo del CdS che richiede di pedalare in fila indiana. Spagna ed Inghilterra, ad esempio, hanno aggiornato il loro CdS e ora pedalare affiancati non solo è permesso, ma consigliato per la sicurezza perché i ciclisti sono più visibili da lontano e perché la manovra di sorpasso risulta più breve e più calcolata dato che comporta necessariamente lo sconfinamento nell’altra corsia.
FIAB ricorda comunque come il CdS metta in capo a chi sorpassa la responsabilità di accertarsi se ci siano le condizioni per poterlo fare in sicurezza, indipendentemente che ci trovi davanti ad un trattore, un motociclo, una fila indiana di ciclisti od un gruppo di cittadini che non meritano sicuramente il “filotto” che gli viene augurato tutte le volte che girano questi post di “ciclisti che non sanno nemmeno stare in fila come oche”.
(*) nella foto il tweet della Polizia Locale Terre di Castelli e quello della Guardia Civil spagnola che ricorda agli automobilisti che per il loro CdS i ciclisti possono pedalare appaiati, e che per sorpassarli occorre lasciare almeno 1,5 metri di distanza laterale.