Uno dei tanti slogan delle Ciclofficine popolari, prende spunto dalla nostra tradizione enogastronomica. Nulla di più vero!
Nelle Ciclofficine si recupera, si ripara, si immagina e si costruisce la propria bicicletta, anche ex-novo, in piena autonomia, nell’ottica del riciclo. Si hanno a disposizione, gratuitamente, tutti gli attrezzi necessari alle riparazioni e come spesso accade, se si necessita di qualche pezzo di ricambio, sicuramente lo si può trovare, più o meno in buone condizioni, tra le tante biciclette, che periodicamente vengono recuperate nei Punti di Raccolta dei rifiuti ingombranti, negli Uffici Oggetti Smarriti o date in donazione, vengono messe a disposizioni di tutti. Nelle Ciclofficine non si compra e non si vende nulla; di prassi viene chiesta un’offerta libera, a seconda delle proprie possibilità, e se si frequentano spesso, è possibile fare una sottoscrizione di circa 10 euro annuali, per sostenere le spese comuni.Le Ciclofficine sono luoghi autogestiti, a tutti coloro che ne usufruiscono viene chiesto di pulire dove si sporca, di rimettere in ordine gli attrezzi usati e di rispettare la raccolta differenziata dei rifiuti; è semplicemente un luogo dove si condividono i materiali e le conoscenze; se non si sa fare qualcosa si chiede agli esperti meccanici, che volontariamente diffondono l’abc dell’autoriparazione, e viceversa se si vede qualcuno in difficoltà si offre il proprio aiuto. Luoghi fisici dove ci si sporca le mani, luoghi di condivisione del “sapere meccanico” e di cene sociali, di riflessione sul consumo critico dei beni, di supporto alla mobilità dolce, e soprattutto di rimessa in circolo delle due ruote. Come? Con alcune giornate di festa nelle piazze, dedicate ai velocipedi recuperati e revisionati dai meccanici durante l’anno.
Questo 24 settembre, sarà proprio la nostra Ciclofficina popolare “Rimessa in movimento” di Modena, a coinvolgerci in un’appassionata Asta di Beneficienza di biciclette recuperate al giusto prezzo, battute con la formula “visto e piaciuto” al miglior offerente.
Marina Beneventi