Da tempo è stato inaugurato il sottopasso della via Emilia alla linea ferroviaria per Milano, vicino allo scalo merci. All’imbocco è stato installato il segnale di divieto di transito alle biciclette, per le quali è stata realizzata la pista ciclabile sul lato nord del manufatto. Peccato che la pista, benché ultimata da oltre due anni, non sia mai stata aperta al transito. Così ai ciclisti rimane la scelta tra tornare indietro o percorrere il sottopasso, rischiando la vita e la contravvenzione.
Non è ragionevole questa incuria, come non è ragionevole che, dopo 25 anni dalla inaugurazione della Fiera e 20 dall’ apertura di Grande Emilia non sia stato ancora realizzato un collegamento ciclabile sulla via Emilia ovest, dalla Madonnina a Cittanova. E’ un percorso abbastanza agevole da attuare, perché può sfruttare le sottostrade con brevi tratti di raccordo.
E non ci si preoccupa nemmeno di dotare le strutture esistenti di depositi protetti per le biciclette che, come per i garage, potrebbero essere prescritti nella normativa edilizia e facilmente realizzati in fabbricati di notevoli dimensioni.
Un tale atteggiamento di disinteresse e incuria verso la mobilità ciclistica e pedonale trae origine da una visione fantasiosa di questi utenti della strada: quando si pensa a loro infatti ci si immagina persone con tanto tempo disponibile, che non debbano andare a lavorare o a studiare e che non fanno acquisti, utilizzando per queste esigenze esclusivamente l’automobile.
Ma una città è davvero intelligente e sicura quando garantisce sicurezza ai mezzi urbani più compatibili e rispettosi dell’ambiente.
Giorgio Castelli
(Presidente Fiab modena)
www.modenainbici.it