Le strade e la città educante

Siamo abituati a pensare allo spazio pubblico delle nostre città come a un contenitore inerte, uno sfondo tutto sommato neutro per alcune delle funzioni e delle vicende urbane: la piazza dove si svolge il mercato, le strade dove ci si sposta, i parcheggi dove si lascia l’auto, i parchi per il gioco dei bambini.

In realtà, non c’è nulla di neutro: il modo in cui questo spazio pubblico è organizzato e vissuto, quanto ce n’è, dove e per chi, chi è avvantaggiato e chi svantaggiato nel fruirlo, tutto questo dipende dalla visione sociale e culturale di città di chi quello spazio l’ha progettato.

Non solo, ma senza che ce ne accorgiamo il modo in cui lo spazio pubblico è organizzato ci restituisce dei messaggi importanti su come si vive in quella determinata città e come ci si deve comportare, su chi e cosa conta, e così assume un valore “educativo” fondamentale specie nei confronti delle nuove generazioni, ancora più potente perché agisce senza che ne abbiamo piena consapevolezza.

Qualche esempio per capirci meglio: marciapiedi così stretti da non essere facilmente transitabili per carrozzine a rotelle e passeggini ci inviano il messaggio che genitori e disabili non sono i benvenuti. Se questi marciapiedi stretti si trovano su punti di collegamento cruciali per la città, come sul cavalcavia Mazzoni, e non c’è alcuno spazio dedicato nemmeno al passaggio delle bici, il messaggio è che il diritto di transitare in sicurezza ce l’hanno solo le automobili mentre gli altri restano senza tutele.

Se chi cammina o pedala deve condividere gli stessi passaggi, le piste ciclopedonali, non abbastanza ampie da assicurare una convivenza serena, mentre chi guida ha a disposizione corsie larghe più di quanto necessario, allora le persone a piedi o in bici ricevono il messaggio di essere utenti residuali e tutto sommato indesiderati.

Non solo, ma la prevalenza di ciclopedonali in giro per Modena, quando invece per il codice della strada dovrebbero essere delle eccezioni limitate a tratti brevi, comunica chiaramente che la normativa può venire forzata senza problemi a scapito degli utenti più vulnerabili della strada.

E quindi che chi danneggia l’ambiente ma è più grosso, più robusto e più pericoloso gode di più tutele e di più diritti: è questo il messaggio che vogliamo che i nostri bambini recepiscano e facciano proprio? L’educazione civica passa prima di tutto dalle nostre strade: è qui che si gioca in primis la partita tra la città dei bulli e la città di tutti, specialmente chi è più fragile.

Siena 1965 – Bologna 2024: la storia si ripete

(*) “Era il maggio del 1965 ed il sindaco Fazio Fabbrini guidava Siena da pochi mesi quando presentò l’ordinanza di chiusura al traffico del centro storico: l’11 luglio entrò in vigore la ZTL (prima al mondo) che vietava il traffico nel nucleo centrale del centro storico 24 ore su 24, salvo alcune eccezioni: bus, taxi, ambulanze e i veicoli per lo scarico e carico merci che potevano muoversi per qualche ora la mattina.

Fu la rivolta. I negozianti iniziarono una lunga serrata dei loro esercizi, organizzarono picchetti di protesta, con le automobili accerchiarono il Comune e per ore suonarono il clacson. Le associazioni degli Industriali, degli Albergatori, l’Ordine dei Medici e l’ACI fecero un esposto al ministro dei Lavori Pubblici. Il PCI minacciò il sindaco di espellerlo dal partito, i socialisti minacciarono di lasciare la maggioranza e votarono una mozione della DC che voleva ripristinare il traffico cittadino. Nel 1966 fu costretto a dimettersi. Lasciò dicendo che “la chiusura del centro cittadino al traffico è la cosa più giusta che ho fatto. La storia mi darà ragione”. Lo derisero. Aveva ragione.

Pochi anni dopo a Siena si presentò il sindaco di Amsterdam Ivo Samkalden per studiare “un modello virtuoso di gestione della mobilità cittadina”. All’epoca era alle prese con l’associazione Stop de Kindermoord che protestava per avere più sicurezza nelle strade. La giunta Samkalden nel 1976 presentò il primo piano di riforma del traffico cittadino sottolineando come “Siena fosse l’avanguardia europea sulla gestione del traffico, un sistema efficace per il benessere dei cittadini”.”

(*) Articolo di Giovanni Battistuzzi – il Foglio – 10-12-2018

Nel 2024 un altro Sindaco ed un’altra città sono sotto tiro per un’altra decisione storica: quella di diventare la prima “città 30” italiana, sulla scia di decine di esempi di successo in tutta Europa, seguendo le prescrizioni dell’ OMS, le indicazioni del parlamento UE e le stesse previsioni del Piano per la sicurezza stradale del Ministero dei Trasporti.

Nulla di tutto questo sembra contare e, mentre l’Olanda ha capito la lezione, l’Italia strangolata dalla mobilità automobilistica è sempre quella: le proteste e le derisioni a Bologna in questi giorni sono identiche a quelle di 60 anni fa a Siena. Noi invece ringraziamo il Sindaco Lepore, per aver avuto il coraggio di mettere la città 30 nel programma elettorale, averla approvata nei primi mesi della legislatura e realizzata dopo meno di 2 anni.

Ed anche questa volta attenderemo con calma che la storia faccia il suo corso.

Calendario attività 2024

Abbiamo definito il calendario delle attività per 2024: gli aggiornamenti in tempo reale sulle attività confermate e quelle cancellate saranno sempre pubblicate sulla pagina www.modenainbici.it/calendario

Per partecipare alle escursioni è necessario contattare i referenti, essere in buone condizioni fisiche ed avere una bicicletta efficiente, leggere e approvare il regolamento gite.

CICLOVACANZE: le gite di più giorni sono riservate ai soli soci Fiab che contribuiranno all’organizzazione, alle spese di viaggio e di assicurazione.

Alle CICLOESCURSIONI DI UNA GIORNATA: possono partecipare soci e non soci Fiab, sempre contribuendo alle spese organizzative e di assicurazione (2 € per i soci, 5 € per i non-soci).

E20 CICLICI: Itinerari intorno a Carpi di circa 20 Km, si pedala insieme dalle 18:20 alle 20 a non più dei 20 Km/h. (assicurazione 2 € per i soci, 3 € per i non-soci)

20&30: Giri ad anello ad una velocità di non più di 20 km/h e di circa 30 km. Partenze da Mirandola e dai comuni dell’area nord (assicurazione 2 € per i soci, 3 € per i non-soci)

USCITA SERALE ENOGASTRONOMICA: Appuntamenti settimanali estivi in notturna, con la bici per sgranchirci le gambe al fresco. Partenza da Modena (assicurazione 2 € per i soci, 3 € per i non-soci)

MTB: Escursioni in MTB, anche in collaborazione coi soci del CAI di Castelfranco (assicurazione 2 € per i soci, 5 € per i non-soci).

FIAB IN CICLOFFICINA: Serate di incontro in collaborazione con la Ciclofficina Popolare Rimessa in Movimento di Modena, presso la loro sede in Viale Monte Kosica.

CORSO DI MECCANICA E DI CICLOTURISMO: Fiab organizza corsi per imparare a fare le riparazioni bici più comuni e preparare un ciclo viaggio.

PROMOZIONE AL BIKE TO WORK: Fiab collabora con le amministrazioni che, con programmi di rimborso chilometrico ai lavoratori che raggiungono il posto di lavoro in biciletta, premiano una scelta di civiltà a vantaggio di tutta la comunità, volta a ridurre traffi co e inquinamento. Consigli e consulenze per le aziende e per i lavoratori che vogliono aderire.

BICICLETTANDO: Progetti di educazione alla mobilità sostenibile, soprattutto nelle scuole elementari e medie. Laboratori di ciclomeccanica per studenti.

DONNE IN BICI: Corso per donne che vogliono imparare ad andare in bici. Il corso si terrà a Modena nel mese di marzo/aprile.

RIUNIONE CONSIGLIO DIRETTIVO: Il primo martedì del mese, ore 21 presso Casa delle Culture, Via Wiligelmo, 80 a Modena (o in video conferenza). Il terzo martedì del mese, ore 21 sede di Via Baldassarre Peruzzi, 22 a Carpi (o in video conferenza). Tutti i soci sono invitati a partecipare.

Come socio FIAB hai diritto a partecipare a tutte le ciclo-escursioni che le associazioni affiliate organizzano in tutta Italia e a tutte le vacanze in bicicletta all’estero BICIVIAGGI FIAB. Consulta il sito www.andiamoinbici.it

Scarica la copia PDF del Calendario 2024

Ancora in calo la rilevazione dei cittadini in bicicletta

Martedì 19 settembre scorso i volontari di FIAB Modena hanno effettuato la semestrale rilevazione dei ciclisti nei 15 varchi stabiliti dal Comune di Modena nel 2005. Dalle 7,30 alle 8,45 sono transitati 3570 ciclisti, con un aumento del 25% rispetto a quelli contati nell’aprile scorso ed un calo del 10% rispetto a quelli del settembre 2022.

Come sempre i ciclisti sono risultati più numerosi in autunno rispetto alla primavera, incentivati anche dal clima particolarmente favorevole di questo settembre. Permane tuttavia una tendenza in calo, con dati simili a quelli registrati nel 2020 e nel 2021, che erano fortemente influenzati della pandemia e dalla conseguente diffusione dello studio e dal lavoro svolti a casa.

Le strade più frequentate rimangono quelle di accesso al centro città: via Emilia Est ed Ovest, via Tagliazucchi, viale Medaglie d’Oro, via Sigonio e corso Canalchiaro, le più frequentate anche dai pedoni, risultati complessivamente in crescita di circa il 6% rispetto ad aprile 2022 e del 26% rispetto al settembre 2022.

Forse questa è la risposta dei cittadini che trovano sempre più pericoloso spostarsi in bicicletta, sia per il rischio di essere investiti, che per la probabilità di non trovare all’uscita il proprio mezzo parcheggiato.

Il Comune di Modena, nonostante la promessa di “migliorare le condizioni della circolazione e della sicurezza stradale, (…) favorendo il passaggio dall’uso generalizzato dell’auto privata alla mobilità dolce, ciclabile e pedonale” contenuta nel proprio Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, non ha migliorato la sicurezza stradale e non ha aumentato i portabiciclette, che spesso sono deteriorati e sempre pieni. Ne sono testimonianza le numerose biciclette legate ai pali ed alla segnaletica stradale.

I cittadini aspettano ancora le zone quiete protette attorno alle scuole, da tempo promesse e non realizzate, e molti genitori sono restii a mandare a scuola i propri figli a piedi o in bicicletta, preoccupati per la loro incolumità.

Speriamo che ancora una volta la politica, in previsione delle prossime elezioni amministrative, non si sprechi nel promettere obiettivi ed azioni per la mobilità sostenibile, salvo poi favorire, con miopia, la mobilità e la sosta generalizzata a spese di pedoni e ciclisti, come è avvenuto purtroppo negli ultimi anni.

Ancora troppo pochi i ciclisti e i pedoni a Modena

Un pessimo segno per la mobilità e per la città.

Martedì 18 aprile i volontari di FIAB Modena hanno effettuato la semestrale rilevazione dei ciclisti nei 15 varchi stabiliti dal Comune di Modena nel 2005.

Dalle 7,30 alle 8,45 sono transitati 2856 ciclisti, con un calo del 28% rispetto a quelli contati nel settembre scorso e del 9% rispetto a quelli dell’aprile 2022. È in assoluto il risultato peggiore degli ultimi dieci anni, anche rispetto al recente periodo pandemico, fortemente condizionato dal lavoro e dallo studio svolto a casa.

Le strade più frequentate rimangono quelle di accesso al centro città: via Emilia Est ed Ovest, via Tagliazucchi, viale Medaglie d’Oro, via Sigonio e corso Canalchiaro, le più frequentate anche dai pedoni, risultati in crescita di circa il 7% rispetto ad aprile 2022 (ma ancora pochi).

Il Comune di Modena nel Piano Urbano della Mobilità Sostenibile del 2020 prevedeva di “migliorare le condizioni della circolazione e della sicurezza stradale, (…) favorendo il passaggio dall’uso generalizzato dell’auto privata alla mobilità dolce, ciclabile e pedonale” puntando alla “valorizzazione delle aree pubbliche come spazio condiviso e non più conteso tra auto, pedoni, ciclisti e trasporto pubblico”.

Ma in questi anni, per non toccare i parcheggi, ha visibilmente peggiorato la vita dei pedoni e dei ciclisti autorizzando l’occupazione dei marciapiedi da parte dei locali pubblici e delle attività commerciali, tollerando la posa di tavolini e attrezzature pubblicitarie abusive e autorizzando cantieri edili privi dei percorsi alternativi sicuri per pedoni e ciclisti indicati dal Codice della Strada. A rendere inservibile quel che resta dei percorsi per ciclisti e pedoni ci pensa poi spesso la sosta abusiva, anche questa apparentemente tollerata perché molto raramente sanzionata.

Per contro non sono migliorati i percorsi di accesso pedonale e ciclabile ai luoghi di lavoro e di studio e mancano le promesse zone quiete scolastiche.

Queste sono solo alcune delle azioni per la mobilità sostenibile indicate e non attuate dal Comune, ma pare proprio che anche quelle attuate non abbiano prodotto risultati di rilievo. Vien da chiedersi come pensi il Comune, di questo passo, di raggiungere il 20% degli spostamenti quotidiani in bicicletta (previsto al 2030), ma soprattutto come intenda ridurre quel 12% dei modenesi che usano giornalmente l’auto per spostamenti inferiori al chilometro e l’altro 32% che ne precorre meno di due.

Calendario Attività 2023

Abbiamo definito il calendario delle attività per 2023: gli aggiornamenti in tempo reale sulle attività confermate e quelle cancellate saranno sempre pubblicate sulla pagina www.modenainbici.it/calendario

CICLOESCURSIONI
Per partecipare alle escursioni è necessario contattare i referenti, essere in buone condizioni fisiche ed avere una bicicletta efficiente, leggere e approvare il regolamento gite. Le gite sono rivolte ai soci Fiab che contribuiranno all’organizzazione, alle spese di viaggio e di assicurazione.

CICLO-COLAZIONE / E20 CICLICI 
Serie di facili escursioni in bicicletta per conoscere i dintorni di Carpi. Partenza da Carpi

IN BICI DI SERA: I GIOVEDÌ AL CHIOSCO
Appuntamenti settimanali estivi in notturna, con la bici per sgranchirci le gambe al fresco. Partenza da Modena

ARTEBICI – TEMPO DA MUSEI?
A volte in bici a volte no, andiamo a rivedere tutte le forme e i colori catturati dai nostri occhi durante l’anno, nelle tele dei pittori, nelle opere degli scultori e negli angoli nascosti delle nostre città.

MTB
Escursioni in MTB, in collaborazione coi soci del CAI di Castelfranco (MO)

FIAB IN CICLOFFICINA
Serate di incontro in collaborazione con la Ciclofficina Popolare Rimessa in Movimento di Modena, presso la loro sede in Viale Monte Kosica.

CORSO DI MECCANICA E DI CICLOTURISMO
Fiab organizza corsi per imparare a fare le riparazioni bici più comuni e preparare un ciclo viaggio.

PROMOZIONE AL BIKE TO WORK
Fiab promuove le campagne di Bike to Work, collaborando con le amministrazioni che, con programmi di rimborso chilometrico ai lavoratori che raggiungono il posto di lavoro in bicicletta, premiano una scelta di civiltà a vantaggio di tutta la comunità, volta a ridurre traffico e inquinamento. Consigli e consulenze per le aziende e per i lavoratori che vogliono aderire.

BICICLETTANDO
Progetti di educazione alla mobilità sostenibile, soprattutto nelle scuole elementari e medie. Laboratori di ciclomeccanica.

DONNE IN BICI
Corso per donne che vogliono imparare ad andare in bici. L’iniziativa nasce dalla necessità di agevolare le donne nel loro percorso di inserimento in un contesto lavorativo e nella società utilizzando la bicicletta laddove i mezzi pubblici non arrivano o sono scarsi.

RIUNIONE CONSIGLIO DIRETTIVO
Il primo martedì del mese, ore 21 sede di Via Ganaceto 45 a Modena (o in video conferenza).
Il terzo martedì del mese, ore 21 sede di Via Baldassarre Peruzzi, 22 a Carpi (o in video conferenza).
Tutti i soci sono invitati a partecipare.

E’ nata prima la ciclabile o la gallina?

Un classico: ogni volta che affermiamo che in città vanno premiati i cittadini che provano a muoversi con modalità sostenibili ed invece penalizzati quelli che usano sempre l’auto privata, ci viene contestato che è sbagliato perché mancano le alternative. La controdeduzione sembra sensata: prima si costruisce una bella rete di ciclabili ed un trasporto pubblico efficiente e rapido, e solo a quel punto possiamo chiedere ai cittadini di abbandonare le auto.

Purtroppo, non funziona così almeno per due motivi. Il primo è proprio perché lo spazio che serve per costruire ciclabili e corsie riservate per i mezzi pubblici è occupato dalle auto. Con 65 auto ogni 100 abitanti (compresi i neonati) ed una occupazione media di 1,2 persone per auto, le città italiane sono imballate da auto in movimento e parcheggiate. Perché un’auto sta ferma per il 92% della giornata, ma anche da ferma occupa tanto prezioso spazio pubblico, e vediamo bene le battaglie per togliere qualche posteggio tutte le volte che una amministrazione prova a costruire qualche metro di ciclabile. Ogni cittadino sa bene che se vuole andare al lavoro e lasciare ferma la sua auto otto ore in strada, ha assoluto bisogno di quello spazio libero (e gratuito possibilmente).

Per i mezzi pubblici la tensione è ancora maggiore: se non ci sono corsie riservate, il mezzo pubblico ha velocità e tempi di percorrenza non competitivi, proprio perché frenato dall’enorme traffico privato cittadino. Nelle grosse città ci sono i numeri per costruire metropolitane sotterranee, ma è una soluzione non praticabile nelle piccole medie città. E la riprova che il mezzo privato non ha alcuna possibilità di risolvere i problemi delle città sta nei numeri: a Milano, ad esempio, il 56,7% della popolazione utilizza l’ottima rete di trasporto pubblico, eppure la rimanente minoranza di chi si sposta in auto intasa regolarmente la città.

Il secondo motivo è che per cambiare le dinamiche della mobilità le politiche devono essere selettive e non addizionali: se si aggiungono nuove modalità di transito, senza togliere parcheggi e priorità al traffico privato, i cittadini continueranno per comodità ad usare l’auto. Se i cittadini possono transitare e parcheggiare ovunque davanti ad ogni destinazione, perché dovrebbero cambiare le loro abitudini?

In ogni città europea che ha fatto con successo queste operazioni, i marciapiedi, le piste ciclabili e corsie bus hanno tolto spazio a parcheggi e corsie di transito. Solo così può funzionare.

Mobilitiamoci per le zone scolastiche

Giorni fa abbiamo avuto il piacere e l’onore di partecipare, quali giurati, alla selezione dei primi tre disegni classificati del concorso, rivolto alle classi seconde delle Scuola Secondaria di primo grado di Cavezzo, per la creazione del logo “Tutti in sella”, in occasione del progetto regionale Mobilityamoci, a cura del CEAS Tutti per la TERRA.

Ma un “dettaglio”, assai importante, è che il comune, da mesi, ha chiuso l’area antistante le scuole alle automobili realizzando in maniera semplice, una di quelle “zone scolastiche”, previste dal nostro codice della strada, in cui “possono essere limitate o escluse la circolazione, la sosta o la fermata di tutte o di alcune categorie di veicoli, in orari e con modalità definite con ordinanza del sindaco”.

Queste zone sono assai importanti per una lunga serie di motivi:

  • Incentivano modalità di spostamento come l’uso della bici o l’andare a piedi.
  • Favoriscono la socializzazione e l’autonomia dei ragazzi,
  • Ne tutelano la salute riducendo l’inquinamento da traffico, gas di scarico e polveri, davanti alle scuole.
  • Riducono il rischio di incidenti dovuti all’assembramento selvaggio dei genitori che devono arrivare il più possibile vicino all’ingresso delle scuole.

Davanti alle scuole di Cavezzo c’è oggi una bella distesa di biciclette ed è un piacere ascoltare i commenti dei ragazzi quanto raccontano come sia bello poter andare a scuola in autonomia e con gli amici e gestendosi il tempo. Dovrebbe essere la normalità. Quando i genitori portano i bambini a scuola in auto perché non si fidano a mandarli soli in quanto tutti li portano in auto, ci si rende conto che nei nostri cervelli è avvenuto un qualche tipo di cortocircuito.

Le zone scolastiche, specie se temporanee, non sono difficili ne costose da realizzare. Magari si potrebbe pensare di farlo anche coinvolgendo gli studenti, trasformando gli spazi da grigi ed anonimi parcheggi a nuove piazze, magari con del verde ed attrezzate con aree destinate al gioco e alla socializzazione dei ragazzi.

Potrebbero essere i centri di spirali virtuose che spingano i quartieri in cui sorgono le scuole verso una trasformazione da città delle auto a citta delle persone. Il permettere ai nostri ragazzi di andare a scuola in autonomia e sicurezza dovrebbe essere un dovere morale dei nostri amministratori, sarebbe un enorme investimento per il nostro futuro.

Eppure vediamo mamme che accompagnano i loro bambini a scuola, con bacino sulla guancia, quando sono già iscritti all’università

Cicloturismo: siamo pronti?

Lo scorso weekend a Milano si è tenuta la fiera del cicloturismo che ha visto la partecipazione di oltre 10.000 cittadini da tutta Italia. Sono numeri che, soprattutto di questi tempi, fanno capire come questo non sia più un fenomeno di nicchia.

In Europa il cicloturismo vale circa 44 miliardi di Euro/anno e sono 5,7 milioni i tedeschi che hanno fatto un viaggio in bici negli ultimi 3 anni dormendo fuori almeno 3 notti con un indotto di 11 miliardi di Euro/anno. In Italia nel 2019 il cicloturismo ha generato 55,1 milioni di pernottamenti, dei quali 34,4 di stranieri, per una spesa totale pari a 4,6 miliardi di euro.

Con il boom dei “cammini”, che condividono gli stessi tracciati ed hanno gli stessi bisogni, i vantaggi del modello di turismo slow sono sotto gli occhi di tutti: è la valorizzazione dei luoghi minori, l’Italia rurale, un patrimonio lontano dai percorsi turistici di massa. I cicloturisti non chiedono solo di fare sport, ma di pedalare fuori dal traffico, nella natura, soffermarsi a visitare le bellezze culturali, fare degustazioni a scoprire i produttori locali e le piccole strutture recettive.

Il turismo in bici ed a piedi si svolge in primavera e autunno, e permette di allungare la stagione: tutta l’Italia ha le caratteristiche per accogliere questi turisti, ma solo le destinazioni che si attrezzeranno adeguatamente potranno godere di questi flussi.

Perché nel turismo in movimento non è più il singolo operatore ad offrire un pacchetto, ma è la destinazione che, come comunità, deve offrire sé stessa con un alto livello generalizzato di ospitalità e servizi, frutto della collaborazione di diversi soggetti istituzionali e privati che rendono fruibili le proprie competenze e servizi.

In Fiera a Milano erano presenti alcune destinazioni che una volta avremmo definito “minori”: Biella, il Collio Goriziano, il Novarese, la Basilicata, le Valli Varesine, i Parchi Calabresi (Aspromonte, Sila e Pollino), l’Irpinia, la Val Seriana, Terre di Pisa, il Monviso. E tanti altri.

Nella nostra provincia non mancano certo i motivi per richiamare un turista esperienziale: varietà di paesaggi, monumenti e castelli, una enogastronomia unica al mondo, alcuni richiami irresistibili (Ferrari, Pavarotti…). Consci di queste potenzialità, già nel 2013 a Modena avevamo organizzato il Festival del Cicloturismo: forse troppo in anticipo, ma adesso sarebbe autolesionistico continuare a sottovalutare questo formidabile volano per economia e rigenerazione del territorio.

Per una mobilità ragionevole – Città 30

Afferma l’Architetto Matteo Dondé che “tutti gli studi dimostrano che in ambito urbano tra 30 e 50 Km/h i tempi di percorrenza cambiano poco: gran parte del tempo lo perdiamo agli incroci e ai semafori. Moderando la velocità invece si riducono morti e feriti, rumore e inquinamento, a vantaggio della sicurezza di tutti gli utenti della strada, andando quindi al di là del focus sulla sola bicicletta”. Le città europee hanno in effetti approfittato della pandemia per accelerare questo processo di trasformazione all’insegna del valore dello spazio pubblico, di una maggiore sicurezza stradale e di relazioni di vicinato più strette. Si è affermata così la cosiddetta “Citta 30”, passo decisivo verso un nuovo paradigma urbano: la “Città dei 15 minuti”, in cui tutti i servizi necessari alla vita quotidiana (dagli uffici postali alle scuole ai negozi) sono raggiungibili per tutti i residenti in 15 minuti a piedi o in bici. A ottobre 2021 il Parlamento Europeo ha addirittura approvato ad ampia maggioranza (615 voti favorevoli, 24 contrari e 48 astensioni) una risoluzione che chiede l’introduzione di limiti di velocità a 30 km/h in tutte le zone residenziali dell’Unione.

Ma cos’è, come funziona e come si costruisce questa “Città 30”? Se ne avete sentito parlare ma non sapete di preciso di che si tratta; se siete convinti che sia una pessima trovata; se credete invece che sia la strada giusta; se siete curiosi di capire che vantaggi (o svantaggi) comporta, che interventi prevede e se sia realistica in Italia e a Modena e dintorni in particolare, Fiab Modena ha organizzato due serate che fanno per voi. Potete partecipare comodamente dal salotto di casa, in collegamento online: basta visitare il sito www.modenainbici.it e iscriversi compilando l’apposito modulo, e riceverete il link via email il giorno della conferenza stessa.

Nella prima serata, venerdì 4 febbraio alle 21.00, il focus sarà sulle caratteristiche della Città 30; interverrà anche Andrea Colombo, già assessore alla mobilità di Bologna, promotore del BiciPlan ed inventore dei T-Days.

Nella seconda serata, venerdì 11 febbraio sempre alle 21.00, ci si interrogherà sulle tecniche di organizzazione delle strade per ottenere una “Città 30”: come funzionano in Europa e come applicarle nelle città storiche italiane, dove non è sempre semplice né vantaggioso costruire spazi separati. Interverrà Andrea Burzacchini, amministratore di AMO ed esperto di mobilità con lunga esperienza in Germania ed Italia.

Vi aspettiamo!

Per iscriversi è necessario compilare questo modulo – riceverete via email il link per partecipare il giorno della conferenza stessa.

La piattaforma utilizzata prevede l’accesso di max 100 utenti. In caso di necessità daremo priorità ai soci FIAB.

Info: Ermes 3406764713 – Piero 3356250417