Lungo le antiche vie d’acqua con AidMed

 

Alla scoperta delle antiche vie d’acqua

Viviamo in una grande pianura ricca di fiumi; da tempi antichissimi l’ opera dell’ uomo ha dovuto e saputo utilizzare al meglio il preziosissimo dono dell’ acqua, canalizzandola, controllandola, e rendendo fertile e vivibile il nostro territorio. Nel nostro percorso gli operatori della Bonifica Burana ci hanno raccontato dei canali che anticamente percorrevano a cielo aperto la nostra città, e ci hanno fatto constatare che l’ intervento umano per monitorare e gestire il flusso dell’ acqua è tuttora presente, ed indispensabile : se ne occupa appunto il Consorzio della Bonifica Burana, che opera sul territorio di 3 regioni, 5 province e 55 comuni.

Quanti di noi soci Fiab sapevano a cosa realmente servisse questo ente? Scommetto su pochi. Bene, abbiamo visto molte cose affascinanti, dall’ antico canale ora interrato ancora visibile a Saliceta San Giuliano che arrivava fino a Piazza Roma, fino alla diga di Castellarano, con sosta al bellissimo manufatto del Dosile. Una pedalata-lezione sul ciclo dell’ acqua e la sua regolamentazione.

L’ iniziativa ha riscosso grande partecipazione : buona cosa, perché vedeva tra i suoi promotori l ‘ AIDMED, l’ Associazione Italiana Distrofia Muscolare di Emery-Dreyfuss. E, a proposito di doni, un contributo seppur piccolo alla ricerca sulla cura di questa rara malattia è prezioso come l’ acqua.

Maria Chiara Marchiò

La lunga via delle Dolomiti: ciclovacanza per famiglie FIAB Modena

VIAGGIO NEI MONTI
Il 18 agosto alle 6:30 ci siamo trovati alla stazione di Modena, pronti per la partenza. Era la prima volta che portavo la bici sul treno quindi all’ inizio facevo molta fatica, ma dopo averla caricata e scaricata un paio di volte mi sono abituata. Dopo tante ore di treno finalmente siamo arrivati a Bressanone. Da li siamo andati a Brunico in bici, non erano tanti chilometri ma la salita era ripidissima perciò mi sono sembrati infiniti. Fortuna che in campeggio ci avevano già montato le tende cosi non abbiamo dovuto farlo noi stanche come eravamo e per questo ringrazio tantissimo Stefano e la sua famiglia. Però il ristorante del campeggio si era scordato della nostra prenotazione così siamo andati a mangiare in una pizzeria lì vicino che fortunatamente faceva la pizza anche per me che sono celiaca poi in tenda a nanna sotto la pioggia.

Il giorno dopo abbiamo fatto colazione e siamo montati in sella, per me è andato molto meglio del primo, fortunatamente le salite si alternavano a delle belle discese. Dopo tanti chilometri siamo arrivati in ostello, dopo esserci riposati in giardino, siamo saliti nelle nostre camere poi siamo scesi a mangiare.

Il terzo giorno pensavamo fosse tutto in discesa ma al momento della colazione ci hanno detto che dovevamo fare la mattinata in salita e solo al pomeriggio trovavamo la tanto amata discesa comunque siamo arrivati in campeggio sani e salvi. Dopo aver fatto un giro nel paese di Cortina, e avere cenato, siamo andati in tenda a dormire. La mattina ci siamo accorti che tutte le nostre cose erano bagnate perché di notte aveva diluviato .

L’ultimo giorno in bici è andato benissimo, era tutto in discesa e arrivate a Calalzo abbiamo preso il treno per Mestre, e di nuovo abbiamo trovato il diluvio. Ma dopo che il tempo si è calmato siamo partiti e nonostante la stanchezza e la lunga strada che abbiamo dovuto fare, a mezzanotte siamo arrivati al campeggio dove affamati ci siamo abbuffati. In conclusione del nostro viaggio abbiamo fatto un giro per Venezia poi siamo partiti per Modena e tornati a casa dove abbiamo trovato il bel tempo.

Chiara Garofalo

Pizza al tegamino: pedalando con la luna velata

Pizza al tegamino – Bomporto – 22 luglio 2016

Una tradizione che si ripete, ma che non è mai uguale: la gita serale a Bomporto per la pizza al tegamino, in una breve “impressione” di una pedalatrice in ascolto della notte.

Pedalando con la luna velata
Eugenia Coriani

Manca poco a mezzanotte. Siamo tutti indaffarati nei preparativi per il rientro a Modena dopo avere gustato un’ottima pizza.  Ci siamo attrezzati per essere “illuminati” al massimo: luci agganciate al telaio della bicicletta, al manubrio, alle ruote, al casco. Alcuni indossano giubbetti rifrangenti.

La dinamo? Quel fruscio leggero che frenava e sfregava con un ronzio la ruota. Chi la ricorda più! Ora ci sono le lampade a led.

Si parte. Formiamo un lungo serpentone luminoso lungo il Naviglio.

I bambini sono i più eccitati. La notte è buia, la luna è quasi piena, ma velata. Nei pochi attimi di silenzio si sentono i versi degli animali della notte.

Riconosco il verso dell’assiolo e ricordo la poesia di Giovanni Pascoli (… dai campi si sentiva venire un verso: chiù…).

Le luci della città di Modena, che raggiungiamo di lì a poco, spezzano un momento magico per tutti.

Tresigallo, la città dell’utopia

Tresigallo – città d’arte – Domenica 12 giugno 2016

Situato sulla sponda sinistra del Po di Volano, nella pianura orientale della provincia di Ferrara, Tresigallo vive il suo periodo più importante a partire dai primi anni ’30, quando viene iniziata la progettazione a tavolino e la costruzione di una città in stile razionalista. Anche qui arrivano le biciclette Fiab, sfrecciando sui rettifili e negli incroci dalla facciate simmetriche.

Tresigallo, la città dell’utopia
Eugenia Coriani

Sogni… Sogni… Sogni…
SOGNI era la grande insegna sistemata sul tetto dell’ultimo edificio visitato a Tresigallo.
Agli inizi del secolo scorso, Tresigallo non era niente più di una piccola borgata; lì era nato il futuro Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri del Regno d’Italia e successivamente Ministro dell’Agricoltura e foreste nel periodo di Mussolini, Edmondo Rossoni, uomo dalla personalità eclettica, sindacalista, giornalista, tra i più atipici tra tutti i gerarchi fascisti.

Con le sue direttive il paese viene completamente ricostruito con architetture razionaliste (è per questo che ha ottenuto la denominazione di Città d’Arte, quale esempio di città di nuova fondazione caratterizzata dalla modernità architettonica e urbanistica). Nessuno dei grandi architetti dell’epoca è intervenuto; il piano urbanistico stava nella testa di Rossoni che, da Roma pensava alle costruzioni e a come dovevano essere realizzate. Poi inviava le istruzioni al suo uomo di fiducia, Livio Marani, il macellaio del paese, il quale le trasmetteva a Carlo Frighi, giovane ingegnere tresigallese che Rossoni aveva fatto studiare a Roma a sue spese. Spesso, poi, tornava al paese per controllare lo stato dei lavori.

Ecco allora la Casa della Cultura, luogo della formazione ideologica e fisica dei giovani, il campo sportivo, la piazza centrale circondata da case popolari, la casa del ricamo con annesso asilo per la ragazze madri, un cinema-teatro.

Ma prima di fare le case e gli edifici pubblici e aggregativi, Rossoni fa le fabbriche, tutte attorno alla circonvallazione e soprattutto punta sulla diversificazione produttiva.

Forte della sua posizione politica, convince gli imprenditori a stabilirsi lì. In pochi anni sorgono, tra le altre, una distilleria per l’estrazione dell’alcol dalle bietole con annesso zuccherificio, un burrificio per la trasformazione del latte prodotto nelle stalle della zona, un canapificio per la lavorazione della canapa, un’industria metalmeccanica per la costruzione di macchine agricole, una cartiera per la lavorazione di rayon e cellulosa.

Rossoni, memore dei suoi trascorsi da sindacalista (fu tra i fondatori della U.I.L.), aveva sviluppato una visione politica ed economica molto personale, in cui capitale e lavoro devono unire le forze per favorire gli obiettivi dell’intera comunità. I suoi sogni furono interrotti, sul più bello, dall’alleanza con la Germania nazista e dall’entrata in guerra.

La grande zona industriale con i suoi enormi e utopici stabilimenti degli anni ’30 è ora in stato di abbandono. Un tesoro di archeologia industriale che aspetta solo di essere sfruttato e valorizzato per riprendere a… sognare!

Modena tra 2 fiumi

Domenica 29 maggio 2016 – Modena tra 2 fiumi

Debutto di fuoco (o meglio di acqua) di Lucia come capogita. Incerti fino all’ultimo se partire, approfittiamo di un momento asciutto per decidere che si va.

E invece, i 30 KM all’andata sono sotto un’acqua fitta e implacabile. A Solara (Lanterna di Diogene) veniamo rifocillati e dotati di phon
(tutto squisito, dall’ambiente al cibo); appare anche – per un’oretta – il sole e stendiamo i nostri vestiti e le nostre scarpe.

Poi si riparte e – dopo una mezz’oretta di luce, ancora acqua. Molte risate; luci spettacolari quando – ogni tanto – si affaccia il sole tra le nubi nere. Il paesaggio si può ben definire “lavato”.

Ad un avventore della locanda che ci ha chiesto: “Quando siete partiti da Modena”?. Silvio ha risposto: “Abbiamo aspettato che piovesse”.

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Un viaggio di maturità alternativo

Concluso un viaggio è già ora di ripartire per il prossimo! Anzi, in realtà, un viaggiatore sa che il viaggio è terminato nel momento stesso in cui ha pensato e deciso la data.
Una nova meta, una nuova traccia, che prima di disegnare su una mappa organizza nella mente. Il viaggiatore assapora i motivi e le ragioni per cui ripartire, che in realtà si riducono ad un’ unica motivazione: il viaggio è il miglior investimento che puoi fare per la tua vita! Una di quelle cose che nessuno ti può togliere. Viaggiare in bicicletta è, oltretutto, uno dei due, forse tre, modi migliori per viaggiare semplicemente perché la ”lentezza” del pedalare consente la microesplorazione del mondo che è la vera ricchezza del viaggio: partire da A arrivare a B e fare esperienza di tutto quello che c’è nel mezzo. Con questo spirito Federico ha già percorso la Modena-Abetone-Lucca-Massa Carrara!
Raccontare di viaggi è sempre complicato, si ha sempre il sospetto che la gente si accontenti della lettura e non ne faccia una reale esperienza. Naturalmente si è smentiti dai sempre più numerosi ciclisti che caricano borse, tenda, sacco a pelo e ogni genere di stranezze sulle bici e seguono la loro ispirazione.
Comincerà presto una nuova avventura. Tutto è pronto, o quasi, per il prossimo viaggio! A Luglio si riparte… destinazione Caponord: circa 45 giorni alla fine del mondo, dall’ Italia all’ Estonia per poi attraversare e risalire lungo la Finlandia fino a raggiungere la Norvegia lungo una galleria (250 m sotto il livello del mare) arriva a Honningsvåg per raggiungere NordKapp. Si pernotterà il più delle volte in tenda e qualvolta in campeggi per ricaricare il necessario!

CHI SONO:

Federico, ha 20 anni e la sua più grande passione è viaggiare. Afferma: “Adoro stare a contatto con la natura e fare tutto ciò che è legato ad essa, dal nuoto, che mi permette di cullarmi tra le onde del mare, al trekking e alla bicicletta che mi danno l’opportunità di immergermi nella natura. Credo che ognuno di noi abbia dei sogni nella vita e penso fortemente che questi vadano realizzati”. Per questo motivo ha deciso di armarsi di coraggio e di concretizzare un progetto, un viaggio in bici dall’ Emilia alla Norvegia in solitaria. “Mi piacerebbe conoscere nuove realtà, nuovi paesi, vedere il mondo da nuovi punti di vista, visitare città nuove, ecovillaggi, musei, mescolarmi fra la gente ed inseguire il mio sogno fra una pedalata e l’altra, unendo la passione per i viaggi alla possibilità di aiutare gli altri”.
Nata a Sassuolo (MO) nel 1996, è sempre stato da sempre interessato a tematiche ambientali e sociali di vario genere, gli piace viaggiare e conoscere culture nuove, è una persona sensibile ed attenta al benessere di chi gli sta accanto. Gli piace stare a contatto con la natura, cucinare, fotografare e apprezzo le cose semplici.
 Queste sue attitudini lo hanno portato a scegliere l’Istituto Tecnico Agrario con curriculum “gestione dell’ambiente e del territorio”.
Ha trascorso i primi 12 anni della mia vita, inserendosi in un contesto associativo “Agesci” e vivendo esperienze personali forti che hanno forgiato il suo carattere regalandogli un’esperienza unica ed indelebile. Nel 2013 ha percorso la route estiva, con il gruppo scout, pedalando lungo la tratta Passau-Vienna. “Scopri proprio lì la bellezza dello viaggiare in modo sostenibile e come cicloturista inizio già a pensare nuovi tour.”
Ama la vita, l’avventura, il senso di libertà ed il contatto con la natura; osserva sempre le cose dal lato positivo e coinvolgendo chi lo circonda. Ha svolto varie attività di volontariato, tra le quali un anno di servizio all’interno dell’associazione S.Gaetano, che ospita ragazzi e persone con handicap mentale, in cui vengono svolte attività di riabilitazione per mantenere le abilità acquisite e di socializzazione nel grande gruppo per mantenere le capacità relazionali

I MIEI VIAGGI:
Chi non viaggia vive solo una vita a metà. Questo è quello che penso da ormai 5 anni, da quando il viaggio è diventato il mio stile di vita, la concretizzazione del concetto di libertà. Il mio primo vero viaggio è stato un cicloviaggio. Avevo 18 anni e ricordo che i miei amici per il loro compleanno chiedevano ai loro genitori come regalo una festa di compleanno con i fiocchi in ristoranti super costosi. A me del cellulare super tecnologico, del ristorante di lusso, delle grandi marche non è mai importato nulla e non ho voluto una festa così. Il primo viaggio l’ho fatto quindi ecosostenibile con un mio amico e siamo state ospiti a casa dei genitori di un’ amica conosciuta in una vacanza studio.. Crescendo, il viaggio è diventato per me una costante ed infatti le mie partenze sono diventate sempre più numerose. Ho continuato a fare viaggi anche in Europa e il viaggio mi ha cambiato tanto. Ho avuto la possibilità di conoscere nuove culture, persone adorabili diverse da me che mi hanno arricchito tantissimo.
Cosí da qualche mese dentro di me si e’ scatenato un uragano di emozioni, una forte voglia di viaggiare che mi caratterizza da sempre, mi ha spinto ad unire due mie grandi passioni: la bici e i viaggi e mi sono detto: “perchè’ non partire in bici dall’ Emilia alla Norvegia da solo come viaggio di maturità?” Circa un mesetto fa ho scritto su un po’ di siti per trovare b&b disposti ad ospitarmi per un giorno durante questo viaggio in cambio di recensioni sulla mia pagina facebook, sono ancora alla ricerca di altre strutture che possano ospitarmi soprattutto all’estero.se c’e’ qualcuno disposto ad aiutarmi, si faccia avanti e si metta in contatto subito con me!
La cosa più bella dei viaggi è proprio tornare diversi, con la consapevolezza che c’è sempre però ancora qualcosa da scoprire.
I 4.400 km da Formigine a Capo Nord saranno percorsi in 45 giorni ad una media di 130 km al giorno per circa 8-9 ore di bici quotidiane, con qualche pausa negli uffici turistici.
Il percorso prevede dieci stati europei da attraversare, con il passaggio in prossimità di sette grandi capitali.
La data prescelta per la partenza è il 10 Luglio circa appena terminerà la prova orale con la luce del sole che sarà sempre più a lungo al mio fianco all’avvicinarsi alla meta.
Paesi attraversati: Italia, Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia, Svezia, Norvegia.

PERCHE’ IN SOLITARIA?
Viaggiare da soli è importante perchè impari a risolvere problemi in un paese straniero e ci dà la consapevolezza che alla fine possiamo farcela anche da soli. Quando non si ha un compagno di viaggio, si deve comunicare necessariamente con la gente del posto, si viene a contatto maggiormente con le culture locali (mentre partendo con un amico quasi sicuramente si finisce per parlare italiano e isolarsi senza conoscere fino in fondo le tradizioni del paese che si è deciso di visitare). Gli amici alla fine, li ho sempre trovati nei paesi che decidevo di visitare e sono diventati in quel contesto, la mia famiglia.
Ciò che ho imparato da tutti questi viaggi è che non bisogna mai smettere di sognare, non bisogna mai fare in modo che gli altri decidano per noi. Bisogna vivere di sogni, vivere in base a ciò che davvero vogliamo fare noi, perchè come ha affermato Galeano “l’utopia è all’orizzonte, mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l’orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l’utopia? Serve proprio a questo: a camminare.

IL PROGETTO:
“E’ andando in bicicletta che impari meglio i contorni di un paese perchè devi sudare sulle colline e andare giù a ruota libera nelle discese. In questo modo te le ricordi come sono veramente, mentre in automobile ti restano impresse solo le colline più alte e non hai un ricordo tanto accurato in macchina come ce l’hai passandoci in bicicletta”.

Sono questi i suggestivi versi di E. Hemingway che hanno ispirato il viaggio.

La vista è uno dei sensi più importanti che abbiamo e a volte siamo così immersi nella routine quotidiana da dimenticare che la bellezza delle cose sta soprattutto nell’osservare nuovi paesaggi, viaggiare, guardare con occhi curiosi il mondo, stupirci anche scoprendo che a pochi km di distanza, ci sono già usanze diverse, nuove lingue, piatti tipici differenti. E’ questo ciò che amo dei viaggi, la scoperta. Spesso siamo così concentrati sul tempo che scorre, guardiamo costantemente l’orologio e dimentichiamo di vivere nel presente perchè siamo già in ansia per quello che verrà. “Tra vent’anni sarai più infastidito dalle cose che non hai fatto che da quelle che hai fatto. Perciò molla gli ormeggi, esci dal porto sicuro e lascia che il vento gonfi le tue vele. Esplora. Sogna. Scopri”.

Un viaggio affascinante e molto duro, che ha richiesto una grande preparazione non solo fisica, ma anche mentale e psicologica, per avere la giusta forza d’animo nei momenti di fatica, affrontando con lucidità ogni inconveniente, compresi guasti meccanici e forature. Ma un viaggio è anche godere della libertà, come un motore che a benzina infinita spinge sui pedali: «Amo il senso di libertà di quel metro quadrato rappresentato dalla mia bici – confessa Federico – svuoto la mente. Quel senso di conquista e di avventura che la strada e la conoscenza di nuovi luoghi mi danno, sembrano annullare quasi la fatica nelle gambe».

Si può seguire il viaggio di Federico Fiorentini sulla pagina facebook “Fife on the raod_ from Modena to Nordkapp”, nella quale pubblicherà giorno dopo giorno le tappe e i bellissimi scorci del suo “andare” e molto altro. Rimane fondamentale sostenermi anche da casa e seguirmi virtualmente per vivere in seconda persona le avventure che dovrò attraversare.

 

COME SOSTENERMI

Per realizzare questo grande sogno, abbiamo bisogno anche di voi! Se credete nei valori che vogliamo diffondere e volete seguire quest’avventura, aiutateci a portarla a termine dando il vostro contributo!

Grazie di cuore a tutti voi per aver reso possibile questo grande progetto!! Per non perdere gli aggiornamenti iscrivetevi alla pagina e tra poco sarà possibile visitare anche un sito-blog.

Potete sostenerci effettuando un bonifico bancario contattatemi vie mail all’ indirizzo: ffederico1996@gmail.com che vi invierò il codice IBAN su cui versare l’importo desiderato con causale “Fife on the road 2016”!!

Potete anche sostenermi inviandomi sconti o per testare vestiari e altri oggetti sportivi, oltre che a dare notizia sulle vostre pagine facebook e condividendo questa stupenda avventura che mi vedrà protagonista!! Per ulteriori informazioni sono lieto di darvi risposta:
Federico Fiorentini

Alba sull’Adriatico e tramonto sul Tirreno, dall’ 1 al 7 maggio 2016

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foto di gruppo a spoleto

La traversata dell’Italia da mare a mare in 7 giorni, lungo gli antichi confini che dividevano il Papato dal Regno delle due Sicilie e dal Granducato di Toscana.

L’appuntamento era alle 14,30 del primo maggio, alla stazione di Giulianova, per consentire l’arrivo dei 23 soci FIAB provenienti da quattro diverse città. Splendeva un bel sole ma, già prima di affrontare la salita alla fortezza di Civitella del Tronto, è iniziata una pioggia torrenziale, di quelle che negli ultimi anni abbiamo cominciato a conoscere anche nel nostro Paese, con l’acqua che ti entra copiosa nelle scarpe e che trasforma la strada in un ruscello. Anche la visita guidata alla maestosa fortezza Borbonica, l’ultima a deporre le armi nel 1861, è stata una prova di coraggio: una sete di cultura che l’acqua non aveva sopito. Al tramonto arriviamo ad Ascoli Piceno, dove alloggiamo all’ostello dei Longobardi, in piccolissime stanze ai piedi di una antica torre e cena la ristorante Vittoria con menù tipico.

La mattina successiva visitiamo la città, insospettatamente più bella di quanto ci si potesse attendere: una bella piazza, le torri medievali, archi e logge, chiese maestose e tutto racconta di un passato assai fiorente. Prima di mezzogiorno lasciamo Ascoli e iniziamo la salita a Montegallo, pochi chilometri, ma con un bel dislivello. Il cielo prima assolato diventa minaccioso e arriviamo all’albergo Vettore appena prima che inizi a piovere.

La terza tappa per raggiungere Spoleto è quella più lunga (100km) e con il maggiore dislivello. Si sale alla Forca di Presta di buon mattino e tutta la valle è avvolta nella nebbia, poi inizia a piovere e solo quando si scende a Castelluccio di Norcia si coglie la magnificenza del paesaggio. Poi ancora un po’ di salita alla forca di Gualdo e discesa a Visso sotto una pioggia fredda e leggera. Da qui inizia la discesa lungo la val Nerina e arriva finalmente un po’ di sole. A Cerreto imbocchiamo la ciclabile inghiaiata sulla ex ferrovia Spoleto-Norcia che, con viadotti panoramici e gallerie buie ci porta a Spoleto. Pernottiamo nel bellissimo ostello Villa Redenta, dopo una gran cena al Bici Grill, gestito da un ex ciclista professionista, che ci accoglie con molta simpatia.

Il giorno dopo, prima di partire per Amelia, visitiamo il centro storico di Spoleto, saliamo alla bella piazza dove scattiamo la foto di gruppo, visitiamo il duomo con importanti opere. Prima di mezzogiorno si riparte e, sempre in salita, arriviamo a Carsulae, importante città romana lungo la via Flaminia, dove è ancora possibile cogliere la struttura urbanistica e camminare su un bel tratto di basolato della antica strada. Attraversando un dolce paesaggio collinare, con tanti saliscendi, arriviamo ad Amelia, un bel paese arroccato su un dosso con le strade strette e con interessanti cisterne romane per la raccolta delle acque, grandi e ben conservate.

Il 5 maggio è una bella giornata di sole con l’aria fresca. Saliamo lungo una strada tortuosa e senza traffico a Bagnoregio e da lì a piedi a Civita, il borgo sospeso sulla roccia, un tempo abbandonato e oggi inamidato dalla fama e dal turismo. Poi la bella discesa fino a Bolsena, con vista sul lago e arrivo a Sorano. Ci fermiamo subito prima del paese al Villaggio Le Querce e per cena scendiamo nel borgo passando dalla fortezza Orsini, attraversando al tramonto il labirinto formato dall’insieme dei cortili e delle ripide scale. La tappa è stata piuttosto lunga, ma dai paesaggi incantevoli e anche il piccolo borgo di Sorano è una piacevole sorpresa.

Venerdì si parte di buon mattino e facciamo una prima sosta a Pitigliano, il bel borgo disteso sul tufo giallo, poi salita a Scansano e sosta per il pranzo ai piedi del monumento a Garibaldi. Si scende a Bagno Roselle dove ci fermiamo all’albergo Lea. Nonostante la lunga tappa, saliamo sulla collina a visitare la zona archeologica, con le rovine delle città etrusche e romane, con vista sul mare, poi cena speciale al ristorante Il Tordaio.

Il sette maggio, ultimo giorno, facciamo colazione all’aperto. E’ l’ultima tappa e gli amici di Pordenone iniziano il rientro già dal mattino. Il resto del gruppo prosegue fino a Castiglione della Pescaia, poi a Pian d’Alma saliamo a sinistra per la strada sterrata che porta alla spiaggia di cala Violina. La giornata è calda, la salita faticosa così, appoggiate le biciclette in spiaggia, ci infiliamo il costume e ci tuffiamo in mare: troppo piacevole! Poi, con le ultime brevi salite nella fitta boscaglia, si raggiunge la statale e la stazione ferroviaria di Follonica, per tornare a casa.

In questi 7 giorni abbiamo percorso 500 km e 7.000 metri di dislivello, c’è stata un po’ di pioggia ma in prevalenza sole, con poco vento e temperatura ideale. E’ stato un percorso un po’ faticoso ma di grande soddisfazione per aver raggiunta ogni meta con le proprie forze. Abbiamo visto paesaggi bellissimi, città e borghi pieni di storia come solo in Italia si possono trovare, mangiato piatti tipici e condiviso la giornata con tanti amici: credo proprio di poter dire che ne sia valsa veramente la pena.

Una giornata in Valpolicella

Uscita FIAB – 15 maggio 2016 – Valpolicella

Dopo giorni di indecisione a causa di previsioni a dir poco catastrofiche, Marco decide che la gita si fa. Puntualissimi arriviamo alla motorizzazione ore 7.45, dove sistemiamo le bici nella macchina di Marco che fa concorrenza a Trenitalia, visto che riesce a sistemare quattro persone con altrettante bici in una sola auto.

In sei imbocchiamo quindi l’autostrada del Brennero fino al casello Verona Nord e poi la superstrada in direzione Trento fino all’uscita di San Pietro in Cariano/Valpolicella. Lasciamo le auto a San Pietro in Cariano e in bici iniziamo a percorrere prima un breve pezzo di Statale e una strada verso la collina, in direzione San Rocco, dalla pianura del punto di partenza fino a 511 m. Ci sorprende un itinerario di valenza duplice, da un lato dolcissimi profili collinari di San Rocco e dall’altro rigidi versanti verso la Val dei Progni sopra la profonda forra della Val Sorda e del Progno di Molina, dove si trovano anche le famose Cascate di Molina. Stupendo il silenzio e il meraviglioso concerto dei canti d’uccelli, assoluta tranquillità.

Continuiamo la salita con alcuni tratti scollinati, dai quali ci si apre la meravigliosa veduta. Ci troviamo in bassa Lessinia con panorami unici su tutta la Valpolicella con la scoperta della parte finale della Valsorda di Fumane.

Si parte da San Rocco di Marano (511 m). Da qui si prende direzione Carazzole (575 m) e quindi La Pontarola (616 m). Da cui ci portiamo a Malga Biancari (600 m). Ora il percorso è quello per andare al ponte Tibetano (che sarà meta di un’altra uscita) ma, dopo circa 400 m, prendiamo a destra che, in buona discesa, ci porta nel fondo della Valsorda di Fumane. Da qui gli ultimi 4 km di salita ci portano a Sant’Anna d’Alfaedo (940 m). Sant’Anna è famosa per un insieme di grotte carsiche che arrivano ad una profondità esplorata di circa 1000 metri. Ce lo conferma anche la presenza di tanti speleologi.

Dopo tanta salita sosta meritata in un Caffè vicino alla chiesa che ci delizia con fantastiche paste, centrifughe di frutta e zenzero, cappuccini e ogni ben di Dio, che ci sentiamo di meritare.

Nel momento in cui decidiamo di ripartire per fare gli ultimi 15 km di salita fino al Passo del Pidocchio dell’alta Lesina, arriva la pioggia mista a grandine. Viste le temperature piuttosto rigide e i nostri fisici sudati dalla fatica della salita, con pochissima convinzione il nostro capogita Marco decide suo malgrado di tornare verso valle tralasciando la salita al passo. Sicuramente la decisione era saggia, ma la delusione fra tutti i partecipanti c’era ugualmente.

La consolazione ci fu data da una meravigliosa discesa in mezzo ai boschi su strada asfaltata dal versante opposto, serpentine ripide con vista su rocce e valli meravigliose, un panorama che ci ha fatto dimenticare la delusione subita.

10 km prima di arrivare al nostro punto di partenza Marco ha la geniale idea di mettere al voto una sosta a sorpresa in un ristorantino per gustarci un delizioso bis di primi accompagnato da un sublime Valpolicella.

Credo che la strada per arrivare alle macchine fosse tutta dritta… credo, ma non sono poi così certa!

In totale abbiamo percorso solo 45 km, anche se la sensazione nostra era quella di averne fatti molti di più: la salita era tosta e ci ha portato dalla pianura a quasi mille metri. Ci siamo ripromessi di rifarla presto, arrivando in cima al Passo dei Pidocchi, magari con i colori dell’autunno.

Un supermega grazie a Fiab, che ci permette di fare queste gite, e un supermega grazie a Marco, ben preparato, che ci ha riempito di informazioni e ci ha accompagnati senza problemi nonostante le avversità.

Progetto pane a Villa Sorra: grani antichi e vecchie biciclette

gruppo al mulino di panzano

gruppo al mulino di panzano

PROGETTO PANE A VILLA SORRA – DOMENICA 10 APRILE 2016

Quante volte ci è capitato di passare da Villa Sorra o da Panzano e gettare uno sguardo distratto ai campi, agli alberi, alle opere agricole, alle infrastrutture? Ebbene, la “passeggiata in bicicletta” nelle campagne intorno a Villa Sorra ci ha aiutato, con l’aiuto di un esperto, a leggere dentro alcuni aspetti del paesaggio agrario ignoti ai più.

Grani antichi e vecchie biciclette
Eugenia Coriani

Le prime ombre delle sera scendono nel bel contesto architettonico e ambientale di Villa Sorra. I numerosi partecipanti alla manifestazione promossa dal Museo Civico di Modena legata alla scoperta del paesaggio agrario della nostra zona e al progetto pane, se ne sono già andati.

Giornata intensa e per certi versi “faticosa”; accompagnare due gruppi di ciclisti, uno al mattino con partenza da Modena e l’altro al pomeriggio con partenza dalla Villa stessa non è stato semplice. Oggi si è rinnovata la collaborazione tra noi e il Museo Civico di Modena iniziata lo scorso anno in occasione dell’anniversario dello scultore Giuseppe Graziosi.

Quest’anno il progetto era quello legato al pane: dalla semina alla raccolta. Intorno al complesso Sorra vengono coltivate antiche varietà di grano da cui si ricava, attraverso una lavorazione artigianale, un pane a marchio “Villa Sorra”, acquistabile presso il mercato Albinelli di Modena.

Il ciclo-percorso ci ha consentito di leggere, con l’aiuto di una guida, i segni ancora presenti nel paesaggio agrario, che hanno caratterizzato le attività nei secoli passati nel modenese: la regimazione e lo sfruttamento delle acque, le sistemazioni agrarie e le relative coltivazioni, le infrastrutture per la trasformazione e la conservazione dei prodotti; i maceri per la canna e la successiva produzione di canapa, le piantate con la vite maritata, i numerosi mulini ad acqua per la macinazione dei cereali.

Il ciclo-turismo, adatto a tutte le età, è la forma di trasporto più adeguata per conoscere da vicino gli aspetti ambientali e culturali del territorio da valorizzare e tutelare.

E le vecchie biciclette? Qualcuno deve essere stato tratto in inganno dal titolo dell’iniziativa: grani antichi richiedono vecchie biciclette! Ecco allora il motivo per cui in molti si sono presentati alla partenza con biciclette recuperate, dopo anni di abbandono, in solaio o in cantina. Il mulino Malvasia del castello di Panzano, gentilmente aperto per l’occasione dalla famiglia Righini, era senz’altro molto meno rumoroso di alcune biciclette da battaglia!

Perdersi nel labirinto inghiotti-ciclisti

gruppo fontanellato

gruppo fontanellato

Modena-Parma in treno, con qualche disavventura. E poi via in bicicletta verso Fontanellato, tra stradine basse e ciclabili lungo il fiume Taro, per arrivare infine al Labirinto della Masone, un parco culturale progettato da Franco Maria Ricci, che ospita la sua collezione d’arte (circa 500 opere dal Cinquecento al Novecento), nonché la collezione storica di tutti i libri curati da Franco Maria Ricci in cinquant’anni di attività editoriale.
Imperdibile l’attraversamento del labirinto, realizzato interamente con piante di bambù di specie diverse. Dentro il labirinto è bello perdersi e ritrovarsi.


 

Ritrovo alle 7.50 alla stazione di Modena. Dopo una settimana di tempo incerto, caldo e freddo che si alternano con un’escursione di 20 gradi, gli amici della Fiab di Modena passano i primi 10 minuti a spiegare perché alcuni hanno le braghette corte e altri tre pile più piumino più antivento! Immersi tra saluti e commenti sull’abbigliamento ecco la nostra magnifica capogruppo Emanuela nonché organizzatrice con la prima notizia terribile: un treno è guasto e avrà ben 35 minuti di ritardo. Sarà mica il nostro? Ovviamente sì! Ma cosa sono 35 minuti per un gruppo pieno di voglia di pedalare e divertirsi? Niente… se non fosse che avevamo un appuntamento con un altro socio Fiab che doveva salire a Rubiera e altri 20 amici soci Fiab che ci accoglievano all’arrivo di Parma.
Emanuela non si lascia prendere dal panico. Decisa e con le mani nei fianchi si presenta davanti al capostazione e spiega che non possiamo accettare una situazione del genere. Prontamente le Ferrovie dello Stato che capiscono le esigenze di un folto gruppo di ciclisti ci indica un nuovo treno che con soli 20 minuti di ritardo rispetto al programma ci avrebbe portati a Parma. Agilmente sul binario 2 fitto di gente si vedono 12 biciclette pronte a salire sul treno. Emanuela nomina un responsabile di logistica per la sistemazione delle bici e due responsabili al carico. Il loro intervento è stato talmente professionale che abbiamo ricevuto i complimenti non solo dalla gente attorno, ma anche dal capotreno. Il complimento più bello è stato quello di una coppia che ha detto: si vede che questi girano molto insieme, guarda che affiatamento!

In realtà c’erano persone che uscivano la prima o la seconda volta. Ma in quel gruppo non v’era differenza, si era tutti uniti. Il viaggio dura mezz’oretta e a Parma il personale della stazione, allertato da Silvia, capogita degli amici Fiab di Parma, ci accoglie prontamente e ci fa passare sopra i binari, tutti compatti!

Davanti alla stazione di Parma troviamo un gruppo di una ventina di amici di Parma, allegri nonostante il nostro ritardo, attendiamo il membro che doveva salire a Rubiera e finalmente ci siamo tutti, con un ritardo che recupereremo sicuramente ma che abbiamo già compensato con un sacco di risate e simpatia. Intanto anche la temperatura è salita e la giornata si prospetta veramente bene.

Partiamo in fila emiliana verso quel di Fontanellato. Usciamo dal centro e costeggiamo per un bel tratto il fiume Taro sulla sua bella ciclabile. Tutte stradine pochissimo trafficate, lontane da statali, passando da Vicofertile, Collecchio, Fontevivo. Una sana biciclettata con chiacchiere e sorrisi tra i membri, senza differenza tra chi si conosce da sempre e chi partecipa per la prima volta. Quasi senza accorgercene, giungiamo in centro città di Fontanellato dopo circa 30 km di pedalata. E qui 40 minuti di libertà per pranzare o visitare la rocca o il santuario. Ci sparpagliamo liberamente tra la gran folla presente per il mercato domenicale per ritrovarci 5 minuti dopo sulle mura della Rocca circondata dal fossato di acqua. Meraviglioso tutto, il paesaggio, la compagnia, le condizioni meteo e la nostra forma fisica e mentale.

Puntualissimi rispetto alla tabella di marcia imbocchiamo tutti compatti la strada che ci avrebbe portato attraverso la frazione Priorato con la sua bellissima Abbazia fino al labirinto della Masone.
Anche qui ci aspettavano già le guide che ci avrebbero, purtroppo, guidato solo per la parte del Museo con le collezioni d’arte di Franco Maria Ricci e non per il labirinto, dove dovevamo perderci da soli.

Molto interessante conoscere il grafico editore che inizia la sua attività a Parma nel 1963. Un editore molto particolare che segue determinate peculiarità nella realizzazione dei suoi raffinati tomi, come i caratteri in oro zecchino sulle copertine e la pregiata carta azzurra di Fabriano. La nostra guida, un bellissimo giovane ragazzo molto bravo a spiegare le opere, ci riempie di affascinanti curiosità su ogni opera esposta. Tra le sculture e i dipinti di epoche estremamente diverse, falsi riprodotti nelle epoche passate e interessanti informazioni sui materiali e le tecniche adottate, tutti gli amici della bicicletta erano a bocca aperta, coinvolti dai racconti e trasportati in un passato mai immaginato.

Poi la gentile e bella guida ci accompagna all’ingresso del labirinto, ci mostra una piantina che non possiamo avere, ci indica dei numeri che non sono in fila, ci dice che non ci sono teorie da seguire per uscire e ci augura buon divertimento. Seguono 40 minuti di cammino in un labirinto fatto di canne di bambù con di tanto in tanto un numero grandissimo, li vediamo tutti, si presentano a sorte, e ogni volta c’è qualche esperto che guardando il sole o la direzione delle foglie indica, sicuro di sé, una via che immancabilmente ci porta in un vicolo cieco. Tutte le varie soluzioni alternative (passiamo in mezzo ai canneti, saltiamo, ci arrampichiamo)… non sono fattibili, ma ci fanno un sacco divertire. E visto che esiste un Dio anche per i ciclisti, abbiamo trovato l’uscita, divertiti con un’ultima salita su una torretta da dove si presentava una vista infinita sull’impareggiabile bellezza del luogo e sul labirinto inghiotti-ciclisti.

Riunitici e spogliatici dagli ultimi strati di vestiti che ancora avevamo addosso ci prepariamo al ritorno. La temperatura era salita a quasi trenta gradi, incredibile. Silvia ci fa ritornare da una meravigliosa stradina che si sviluppa tra alberi di frutta fioriti, cespugli in fiore, campagne verdissime. Troviamo anche un guardrail che ad un tratto ci blocca la strada, ma prontamente si riunisce l’equipe di logistica e, come nelle migliori organizzazioni, le bici vengono sollevate e portate dall’altra parte.

Ormai la fatica incomincia a sentirsi, ma come per magia, e come si usa a Parma, un amico parmense, durante una piccola sosta lungo la strada, passa tra gli amici con in mano un bel pezzo di Parmigiano che per la gioia di tutti sparisce in men che non si dica e ci fa recuperare tutte le energie per arrivare sani e salvi alla stazione di Parma.

Un grazie di cuore a tutta l’organizzazione, a tutti gli amici della bicicletta e un bel “aripedalarci” presto.

Beatrice Vandelli