Stanno finalmente vedendo la luce anche a Modena le nuove corsie ciclabili che il CdS ha definito come “parte longitudinale della carreggiata destinata alla circolazione dei velocipedi nel medesimo senso di marcia degli altri veicoli”: insomma una semplice striscia discontinua alla destra di ogni corsia stradale. Molti cittadini si rifiutano di considerarle come una vera “infrastruttura ciclabile” perché senza una separazione fisica viene messa in dubbio la sicurezza, da parte di chi non è abituato a pedalare in città.
In realtà in quasi tutti i paesi europei dove sono realtà da decenni, i numeri ci dicono che gli incidenti agli incroci, che sono la stragrande maggioranza di quelli tra auto e bici in città, sono da 3 a 12 volte più probabili se invece di una corsia in carreggiata c’è pista ciclabile separata, perché con le bici in strada si ottiene una politica di traffico misto, associata a riduzione della velocità automobilistica e maggiore contatto visivo.
Maggiore sicurezza, minori costi, tempi rapidissimi di costruzione, facilità di manutenzione e pulizia, illuminazione garantita, poco spazio reale sottratto al traffico automobilistico: le corsie ciclabili possono giocare un ruolo importantissimo in un contesto italiano in cui il livello di ciclabilità stenta a crescere.
Ma soprattutto condividere le stesse strutture, oltre ad utilizzarle in maniera più efficiente e meno costosa, obbliga tutti gli attori della strada a rispettare e riconoscere i diritti degli altri, indipendentemente che stiano guidando un SUV da 2,5 tonnellate od un monopattino.
Significa per l’automobilista regolare la velocità per adeguarsi ai bisogni dei più deboli, per un ciclista tenere sempre la propria corsia e la propria mano (ben illuminato di notte visto che si è in strada) e per un ragazzo in monopattino non pensare di essere al parco giochi.
In questo periodo storico individualista in cui siamo tentati a riconoscere i nostri diritti prima che i nostri doveri, separare ed erigere ostacoli tra i cittadini in base al loro mezzo ci appare innanzitutto come una arresa alla convivenza civile che invece dovremmo coltivare nei confronti di chiunque incrociamo per strada.