Canalchiaro, Amundsen e il vento del nord.

A Groningen nel 1977 quando il Sindaco propose di rendere il centro inaccessibile per le auto, lui ed il suo partito furono oggetto di proteste e minacce di morte. Oggi tutti i residenti approvano e si godono la città e nessun governo in 50 anni ha mai messo in dubbio queste scelte. Ad esempio, due mesi fa l’attuale governo di destra ha sancito il limite a 30 km/h in tutti i centri abitati.

A Parigi in pochi mesi la Sindaca Hidalgo ha imposto una accelerazione incredibile alla trasformazione delle strade, destinando alle bici intere corsie di ampi boulevard e riempiendole di migliaia di utenti. Gli scettici dubitavano “appena tornerà il freddo spariranno i ciclisti”. Ovviamente i ciclisti sono rimasti ed adesso tocca agli Champs Elysées.

Nell’ immobile pianura padana queste grandi trasformazioni sembrano sempre appartenere ad un mondo lontano, ma poi quando meno te le aspetti arrivano le belle notizie.

Un gruppo di commercianti e cittadini ha appena consegnato al Sindaco 1710 firme per pedonalizzare Corso Canalchiaro, raccolte senza fatica in poche settimane solo tra residenti e clienti. “Avevo le persone in fila a chiedere di firmare” racconta Maria Papasodaro di Chiaro Cafè.

Invece le mamme delle Scuole Amundsen protestano perché la zona verde davanti al plesso scolastico verrà urbanizzata per creare il parcheggio di un supermercato, a pochi metri dalla scuola e dall’area di ingresso ed uscita dove ogni giorno transitano centinaia di bambini. Alla faccia del nuovo CdS e dei buoni propositi del PUMS.

Se queste richieste non arrivano più solo da pochi radical-ciclo come noi, ma da gruppi spontanei di cittadini notoriamente auto-dipendenti come commercianti, residenti del centro e mamme elementari, forse si può iniziare a sperare che il vento del nord sia arrivato a spazzare via l’irrespirabile aria modenese.

Benvenute corsie ciclabili

Stanno finalmente vedendo la luce anche a Modena le nuove corsie ciclabili che il CdS ha definito come “parte longitudinale della carreggiata destinata alla circolazione dei velocipedi nel medesimo senso di marcia degli altri veicoli”: insomma una semplice striscia discontinua alla destra di ogni corsia stradale. Molti cittadini si rifiutano di considerarle come una vera “infrastruttura ciclabile” perché senza una separazione fisica viene messa in dubbio la sicurezza, da parte di chi non è abituato a pedalare in città.

In realtà in quasi tutti i paesi europei dove sono realtà da decenni, i numeri ci dicono che gli incidenti agli incroci, che sono la stragrande maggioranza di quelli tra auto e bici in città, sono da 3 a 12 volte più probabili se invece di una corsia in carreggiata c’è pista ciclabile separata, perché con le bici in strada si ottiene una politica di traffico misto, associata a riduzione della velocità automobilistica e maggiore contatto visivo.

Maggiore sicurezza, minori costi, tempi rapidissimi di costruzione, facilità di manutenzione e pulizia, illuminazione garantita, poco spazio reale sottratto al traffico automobilistico: le corsie ciclabili possono giocare un ruolo importantissimo in un contesto italiano in cui il livello di ciclabilità stenta a crescere.

Ma soprattutto condividere le stesse strutture, oltre ad utilizzarle in maniera più efficiente e meno costosa, obbliga tutti gli attori della strada a rispettare e riconoscere i diritti degli altri, indipendentemente che stiano guidando un SUV da 2,5 tonnellate od un monopattino.

Significa per l’automobilista regolare la velocità per adeguarsi ai bisogni dei più deboli, per un ciclista tenere sempre la propria corsia e la propria mano (ben illuminato di notte visto che si è in strada) e per un ragazzo in monopattino non pensare di essere al parco giochi.

In questo periodo storico individualista in cui siamo tentati a riconoscere i nostri diritti prima che i nostri doveri, separare ed erigere ostacoli tra i cittadini in base al loro mezzo ci appare innanzitutto come una arresa alla convivenza civile che invece dovremmo coltivare nei confronti di chiunque incrociamo per strada.

Calendario Attività 2021

Abbiamo definito il calendario delle attività per 2021: purtroppo l’organizzazione di tutti gli eventi in programma rimane subordinata all’emergenza sanitaria in corso. Gli aggiornamenti in tempo reale sulle attività confermate e quelle cancellate saranno sempre pubblicate sul sito www.modenainbici.it

CICLOESCURSIONI
Per partecipare alle escursioni è necessario contattare i referenti, essere in buone condizioni fisiche ed avere una bicicletta efficiente, leggere e approvare il regolamento gite consultabile su www.modenainbici.it
Le gite sono rivolte ai soci Fiab che contribuiranno all’organizzazione, alle spese di viaggio e di assicurazione.

CICLO-COLAZIONE “CARPI E DINTORNI”
Serie di facili escursioni in bicicletta per conoscere i dintorni di Carpi. Partenza da Carpi

IN BICI DI SERA: I GIOVEDÌ AL CHIOSCO
Appuntamenti settimanali estivi in notturna, con la bici per sgranchirci le gambe al fresco. Partenza da Modena

ARTEBICI – TEMPO DA MUSEI?
A volte in bici a volte no, andiamo a rivedere tutte le forme e i colori catturati dai nostri occhi durante l’anno, nelle tele dei pittori, nelle opere degli scultori e negli angoli nascosti delle nostre città.

MTB
Escursioni in MTB, in collaborazione coi soci del CAI di Castelfranco (MO)

FIAB IN CICLOFFICINA
Serate di incontro in collaborazione con la Ciclofficina Popolare Rimessa in Movimento di Modena, presso la loro sede in Viale Monte Kosica.

CORSO DI MECCANICA E DI CICLOTURISMO
Fiab organizza corsi per imparare a fare le riparazioni bici più comuni e preparare un ciclo viaggio.
Info Giorgio 366.2674669 (per Modena) e Roberta 339.4614821 (per Carpi)

PROMOZIONE AL BIKE TO WORK
Fiab promuove le campagne di Bike to Work, collaborando con le amministrazioni che, con programmi di rimborso chilometrico ai lavoratori che raggiungono il posto di lavoro in bicicletta, premiano una scelta di civiltà a vantaggio di tutta la comunità, volta a ridurre traffico e inquinamento. Consigli e consulenze per le aziende e per i lavoratori che
vogliono aderire. Info Paola B. 349.6647860

BICICLETTANDO
Progetti di educazione alla mobilità sostenibile, soprattutto nelle scuole elementari e medie. Laboratori di ciclomeccanica. Info Giorgio 366.2674669

DONNE IN BICI
Corso per donne che vogliono imparare ad andare in bici. L’iniziativa nasce dalla necessità di agevolare le donne nel loro percorso di inserimento in un contesto lavorativo e nella società utilizzando la bicicletta laddove i mezzi pubblici non arrivano o sono scarsi.
Il corso si terrà a Modena nel mese di aprile (info Diana 349.7449552 – Luana 338.4882782 – Gabriella 333.2897771).

RIUNIONE CONSIGLIO DIRETTIVO
Il primo martedì del mese, ore 21 sede di Via Ganaceto 45 a Modena (o in video conferenza).
Il terzo martedì del mese, ore 21 sede di Via Baldassarre Peruzzi, 22 a Carpi (o in video conferenza).
Tutti i soci sono invitati a partecipare.

Scarica il PDF del Calendario 2021

Il manuale della città del futuro

La Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (United Nations Economic Commission for Europe – UNECE) ha lanciato il suo “Manuale sulla mobilità urbana sostenibile e la pianificazione del territorio”. Lo scopo della pubblicazione è supportare le città europee nella pianificazione dei loro territori in modo da facilitare la transizione verso un futuro a basse emissioni di carbonio e verso la mobilità sostenibile.

Il manuale è stato sviluppato nel quadro del Programma paneuropeo per i trasporti, la salute e l’ambiente (THE PEP), un’iniziativa dell’UNECE e dell’Organizzazione mondiale della sanità (World Health Organisation). Obiettivo della pubblicazione è identificare i forti legami tra le diverse aree della pianificazione urbana. Nel manuale molti sono i riferimenti alla bicicletta e alle azioni che possono promuoverne l’utilizzo, anche alternativo alle vetture private, come realizzazione di cicloparcheggi, percorsi ciclabili sicuri, ecc.. Tra i casi studio viene, inoltre, evidenziato come, nei Paesi Bassi, investimenti annuali per la mobilità ciclisitca di 400-600 milioni di euro portano a risparmi di oltre 18 miliardi di euro all’anno solo nel settore della sanità.

3,5 miliardi di persone vivono in città in tutto il mondo, ed è sempre più necessario adottare politiche che tendano ad una mobilità sostenibile integrata con una pianificazione urbana che permetta di evitare gli spostamenti inutili e prediliga mezzi di trasporto non inquinanti.

Ancora una volta la direzione è univoca e manifesta, nuovamente esplicitata dalla dimensione europea, che è la nostra, dalla quale non possiamo prescindere pensando al futuro di Modena, e l’invito è rivolto come sempre agli amministratori locali e ai responsabili tecnici: utilizzate (anche) questa guida per supportare un approccio multidisciplinare alla mobilità urbana!

Handbook on Sustainable Urban Mobility and Spatial Planning
https://www.unece.org/trans/publications/trends-and-economics/2020/handbook-on-sustainable-urban-mobility-and-spatial-planning/doc.html

Via Tagliazucchi anche ai ciclisti

Il Comune di Modena ha finalmente migliorato l’accesso dei ciclisti al centro storico da via Tagliazucchi, che serve il popoloso quartiere dei Musicisti.

Era una delle numerose proposte di FIAB per facilitare l’approdo al centro dei cittadini in bicicletta, senza intasarlo di auto, presentato già nel 2015 all’allora assessore Giacobazzi. Ma allora, forse “fraintendendo” la nostra richiesta, il Comune aveva riaperto al traffico automobilistico il percorso esterno alla ZTL fino a viale Fontanelli e aveva tolto i portabiciclette davanti alla biblioteca Delfini per aggiungere parcheggio delle auto.

Questa volta il nuovo assessore ci ha ascoltato ed ha realizzato una corsia ciclabile sul lato nord, mentre a sud ha consentito il transito delle biciclette nella corsia preferenziale degli autobus. Sono stati così messi in sicurezza i ciclisti che da sempre fanno questo percorso per andare a scuola e al lavoro che, secondo il nostro rilevamento semestrale, variano da 100 e a 150 nell’ora di punta del mattino.

Tutto bene? Magari!

“Prima o poi ci scappa l’incidente” commenta un sindacalista degli autisti, “un ciclista che si immette da una laterale in contromano rischia un incidente frontale” aggiunge un esercente della zona, quasi che, se la stessa manovra la facesse un’auto, fosse differente.

La corsia preferenziale è interrotta da due semafori ravvicinati, ha una sola fermata ed è percorsa da una sola linea urbana con una frequenza massima di 10’ nelle ore di punta. Quale velocità può fare un autobus e di quale pericolosa promiscuità si può parlare visto che anche i taxi hanno a disposizione una così ampia corsia?

Nei fatti nulla è cambiato rispetto al passato, salvo che ora i ciclisti non sono più “abusivi”, ma possono fare lo stesso percorso di sempre in piena regola. E’ ciò che purtroppo non avviene in molte altre strade del centro storico che i ciclisti sono costretti a percorrere al contrario per non compiere inutili giri viziosi.

Non siamo psicologi ma abbiamo l’impressione che si continui pensare ai ciclisti non come normali cittadini in bicicletta, ma come “irregolari della strada” e che come tali, non conoscano le regole, vadano appena tollerati senza avere pari diritti sulla strada.

FIAB sull’apertura della ZTL al “take away”

Comprendiamo benissimo la finalità dell’iniziativa che punta a aprire la ZTL per l’asporto, e siamo certi che sia stata pensata per dare una risposta immediata in un momento difficile, ma pensiamo che sia una risposta sbagliata ad un problema reale.

Per prima cosa è il messaggio ai cittadini ad essere sbagliato: soprattutto in tempi di COVID i piccoli spostamenti devono essere incentivati a piedi o in bici, non in auto. E l’esperienza comune ci dice che l’asporto di una pizza, due lasagne o un kebab nella grande parte dei casi viene fatto a poche centinaia di metri da casa, con un peso da spostare che non giustifica l’uso di un’auto.

Poi pensiamo che sia una misura in gran parte inutile, perché ci sono già centinaia di riders disponibili a consegnare in bicicletta dal centro storico verso ogni quartiere di Modena.

Ma soprattutto è controproducente per gli stessi operatori economici del centro storico, perché non è vero che l’accesso delle auto favorisca gli affari in centro storico. Si è dimostrato esattamente il contrario in tutto il mondo, perché non dovrebbe valere per Modena?

Ne è la riprova il fatto che proprio in questi giorni i commercianti di via Canalino accolgono con piacere la riqualificazione della via e pensano di chiederne la pedonalizzazione, perché ritengono in questo modo di poter anche raddoppiare le vendite.

Infatti per ogni cittadino modenese in più in centro in auto, avremo centinaia di modenesi a cui sarà negato il piacere di godersi sotto Natale gli acquisti in tutta tranquillità e senza l’assillo del traffico.

Per non parlare poi di quando ci ritroveremo a commentare gli inevitabili parcheggi fantasiosi di cittadini che, in situazione di centro affollato, non troveranno posto vicino al loro locale.

Per cui chiediamo all’ Amministrazione di valutare con attenzione tutti i pro ed i contro di questa scelta, perché ci sembra che comporti più svantaggi che utilità.

Al lavoro in bici

È on line l’avviso pubblico per partecipare al progetto “Bike to work Modena”, l’iniziativa volta a incentivare spostamenti casa-lavoro sostenibili attraverso l’erogazione di buoni mobilità. Il bando è consultabile sul sito istituzionale del Comune di Modena (www.comune.modena.it). La possibilità di iscrizione terminerà alle ore 23 di giovedì 22 ottobre, salvo proroghe decise dall’Amministrazione, la richiesta potrà essere presentata direttamente sulla piattaforma www.biketoworkmodena.it, inserendo i propri dati, compilando i questionari e prenotando il test sanitario.

Con il Bike to work, infatti, chi va al lavoro in bicicletta, con un monopattino o una bici elettrici potrà “guadagnare” 15 centesimi di euro in buoni mobilità per ogni chilometro percorso e sulla base delle emissioni di Co2 risparmiate, associata ad una analisi dei benefici sanitari che ne derivano.

L’iniziativa ha l’obiettivo di promuovere modalità di trasporto che inducano alla progressiva riduzione dell’utilizzo del mezzo privato motorizzato a favore di modalità di trasporto orientate alla salvaguardia dell’ambiente e al miglioramento della salute, della sicurezza e del benessere della popolazione. Nell’arco dei due anni del progetto si prevede di erogare complessivamente 12 mila buoni mobilità a complessivi 1000 beneficiari (500 ogni anno) per un totale di circa 280 mila euro.

Possono partecipare all’avviso tutti i lavoratori maggiorenni che vivono e lavorano a Modena, che vivono in città e hanno sede lavorativa in altri Comuni e che vivono in altri Comuni ma hanno sede lavorativa a Modena. I partecipanti matureranno i buoni per 12 mesi per i soli chilometri percorsi sul territorio comunale, con un minimo trimestrale di 30 chilometri. I buoni saranno erogati trimestralmente con bonifico fino a un massimo di 30 euro al mese.

Mobilità – Dubbi tecnici. E che c’entra il Covid ?

In risposta all’articolo “Mobilità – Dubbi tecnici. E che c’entra il Covid ? PRENDE FORMA CON QUALCHE PERPLESSITA’ LA CICLABILITA’ GRAFICA” pubblicato sul settimanale Voce di Carpi del 15/10/2020

La finalità della Rete di Mobilità di Emergenza, all’estero e in Italia è di far muovere il più possibile i cittadini su due ruote attraverso la realizzazione di percorsi ciclabili che sfruttino i vantaggi dell’urbanismo tattico: velocità di realizzazione, costi ridotti, flessibilità, possibilità di sperimentare con successive implementazioni.

L’RME, non è un insieme di piste ciclabili/ciclopedonali ma un nuovo modo di pensare gli spazi urbani: l’RME è dare spazio alle persone, restituire i marciapiedi ai pedoni e le strade alle biciclette in condivisione con le automobili (diversi anni fa le biciclette non erano ghettizzate su ciclabili/ciclopedonali ma viaggiavano in strada assieme alle auto).

Sicuramente queste misure oggi chiamate Rete di Mobilità d’Emergenza si potevano attuare anche prima, ma il Covid ha reso evidente ai politici il desiderio dei cittadini di vivere la città e di poter occupare gli spazi pubblici: i marciapiedi, le ciclabili e le strade. Vi ricordate, nel periodo di lockdown, il nostro desiderio di passeggiare, di stare all’aria aperta, di vivere gli spazi comuni e le strade a volte quasi deserte.
Inoltre il problema dell’affollamento del trasporto pubblico è reale soprattutto per gli studenti negli orari scolastici… il rischio di contagio utilizzando la bicicletta, piuttosto che l’autobus, si riduce e con l’RME i percorsi per i ciclisti aumentano e sono più sicuri.

Queste misure RME: corsie ciclabili, case avanzate, zone 30km/h con precedenza bici sulle auto, sono più sicure di ciclabili e ciclopedonali, perché la bici in strada è visibile alle automobili negli incroci e nei passi carrabili (ricordiamoci che la sicurezza dei ciclisti è anche la sicurezza degli automobilisti). Queste misure costano pochissimo perché sono realizzate solo con la segnaletica… quindi perché non farle? Perché chiediamo ciclabili costosissime sia in fase di realizzazione che di manutenzione? Perché vogliamo sempre qualcosa di diverso? Le ciclabili/ciclopedonali come realizzate fino ad ora non hanno funzionato, i ciclisti non sono aumentati, quindi perché non sperimentare, non provare a fare qualcosa di diverso e innovativo ?

Fiab da tempo crede nella condivisione degli spazi urbani per restituire spazi ai cittadini. Il Comune di Carpi con l’RME stà andando in questa direzione, e Fiab Modena-Carpi con grande soddisfazione plaude gli amministratori di Carpi che hanno il coraggio di provare a cambiare, sperimentare cercando di dare strada ai cittadini in particolare a quelli più deboli.

Piero Busso
Fiab Modena sezione di Carpi

Paletti per chi?

Nella nostra città è ripresa rapidamente la posa di paletti sui percorsi pedonali e ciclabili, dopo un lieve rallentamento e qualche assai rara eliminazione. Si sono registrati nuovi casi al cavalcavia di Ciro Menotti e in viale Corassori, ma a Modena Est si è diffusa una vera e propria epidemia.

Il Comune, in un lungo tratto di sotto strada, condiviso da decenni da pedoni, ciclisti, auto in sosta e residenti: ha piantato una selva di paletti “in duplice filar”, una specie di slalom speciale con due porte ad ogni passo carraio.

I paletti non sono previsti dal Codice della Strada e sono comparsi a Modena negli anni ’60 per proteggere le prime piste ciclabili dalle auto.
Ma è passato oltre mezzo secolo e forse varrebbe la pena che il Comune impegnasse i soldi per rimuovere la segnaletica incongrua, riparare le pavimentazioni dissestate, segnare con le righe gialle le piste e rinnovare l’illuminazione insufficiente.

E’ accertato che, per migliorare la sicurezza di pedoni e ciclisti, sia necessario intervenire sugli attraversamenti e sugli incroci, ridurre l’eccessiva velocità degli automobilisti ed aumentare l’attenzione di chi guida, che sono le prime cause degli incidenti stradali.

Invece si continua a trascurare la vigilanza sugli ostacoli presenti sui marciapiedi e sulle piste ciclabili, che sono diventati ricettacoli di armadietti, distributori di mercanzia varia e cavalletti di attività commerciali, sedie, tavolini. In presenza di cantieri, si spostano i pedoni e ciclisti da una parte all’altra della strada, ma mai le auto in sosta.

Alla scarsa vigilanza, il Comune aggiunge anche interventi che rallentano e ostacolano direttamente pedoni e ciclisti. Come nel caso dell’incrocio di via Santa Caterina con Ciro Menotti dove, invece di rallentare le auto, si sono deviati e allontanati dall’incrocio i percorsi pedonali e ciclabili, rendendo così meno visibile chi attraversa.

Ci verrà detto sicuramente che è “per la sicurezza”, ma di chi?

Si ha l’impressione che i paletti servano più a “proteggere” il Comune, che a facilitare i pedoni ed i ciclisti costretti a schivarli.
Come animali negli zoo, i pedoni e ciclisti si sacrificano, si “impalano” e si mettono in gabbia per il “loro bene” e la loro sicurezza.
Il Comune dovrebbe invece decidersi a facilitare concretamente chi si sposta a piedi ed in bicicletta con scelte più serie e coerenti con quanto dichiara. Ci sono ormai tutte le norme, le tecniche ed i soldi per poterlo fare: manca solo la voglia e la convinzione necessaria.

Ed intanto calano i cittadini che vanno in bicicletta.

Autovelox in città, finalmente.

Sono bastate alcune anticipazioni delle modifiche al Codice della Strada approvate nei giorni scorsi, per scatenare la canea dei commenti social di 60 milioni di improvvisati ingegneri del traffico.

Strade a precedenza ciclabile, doppio senso ciclabile, autovelox in città sono misure presenti da decenni in Europa, ma rivoluzionarie in Italia. Invece di provare a spiegare la ragione di queste norme, i media nazionali hanno preferito (come solito) parlare alla pancia delle persone con titoli distopici come “anche gli spazzini potranno fare le multe” o “pioggia di multe in arrivo con i nuovi autovelox”.

Peccato perché questi temi in Italia pesano 3.500 morti e 250.000 feriti all’anno, e meriterebbero di essere affrontati più seriamente. Ad esempio, gli autovelox vietati in città (dove muoiono gran parte dei pedoni e ciclisti investiti) e con obbligo di essere segnalati, sono un unicum italico a livello mondiale e non se ne capisce il motivo.

E’ invece facile capire che l’autoaccusatorio “pioggia di multe in arrivo” racconta di una consuetudine abusata degli italiani di superare regolarmente il limite dei 50 km/h: solo che il 90% delle persone colpite da un’auto ai 50 km/h muore e nessuna sopravvive ad un impatto a 60 km/h.

Allora cari titolisti smettiamo di fomentare il mito delle “multe per fare cassa” ed iniziamo a raccontare di norme di civiltà troppo a lungo attese e che prima o poi proteggeranno anche voi ed i vostri cari.