Rilievo dei flussi ciclistici

In occasione della settimana della mobilità sostenibile FIAB Modena ha organizzato la rilevazione dei flussi ciclistici, che ripetiamo già da diversi anni nelle stesse modalità per avere dei dati confrontabili.

18 volontari in 16 incroci cittadini. nei prossimi giorni i risultati. Intanto ne abbiamo approfittato per documentare alcune delle tante angherie che gli utenti delle piste ciclabili devono sopportare ogni giorno.

la tabellina per segnare i passaggi

la tabellina per segnare i passaggi

comoda eh Ivo!

comoda eh Ivo!

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la ciclabile? uno spazio di manovra

entrata in ciclabile per breve visita in banca

entrata in ciclabile per breve visita in banca

e poi via in fuga sulla ciclabile

e poi via in fuga sulla ciclabile verso ciro menotti

e la prima volta che ci scappa il morto si dirà che non aveva il casco

e la prima volta che ci scappa il ciclista morto si dirà che non aveva il casco

Se l’auto diventa “presunta colpevole” negli incidenti stradali

Nel Regno Unito ferve il dibattito sulle politiche per la riduzione dell’inquinamento da traffico: modifiche del Codice della strada e iniziative sperimentali municipali stanno ribaltando lo strapotere degli autoveicoli a favore dei mezzi ecologici.

Novità interessanti nel dibattito politico del Regno Unito: il deputato liberaldemocratico Julian Huppert ha dichiarato di voler promuovere in Parlamento una legge che renda l’automobilista responsabile in caso d’incidente con un ciclista, a meno che non sia in grado di provare il contrario. Lo stesso varrà per i ciclisti nei confronti dei pedoni. In tal modo, l’utente della strada considerato più “debole” avrà condizioni di difesa più favorevoli.

L’iniziativa legislativa di Huppert segnala un trend d’interesse crescente delle autorità pubbliche verso la mobilità ecologica, indicata dagli osservatori come una risorsa strategica decisiva per il contenimento dell’inquinamento da traffico che assedia le città di tutto il mondo.

Lo strapotere delle auto nelle strade cittadine ha infatti finito col relegare ciclisti, pedoni e trasporto pubblico ai margini della mobilità urbana: a Modena, il 79% degli spostamenti avviene con l’uso dell’automobile (tre quarti di essi sono inferiori ai tre chilometri). Inoltre, ciclisti e pedoni pagano un pesante tributo di vite umane e di danni materiali a questo modello autocentrico: in Italia, ogni anno si registrano circa 800 morti, con migliaia di feriti.

Questa situazione, insieme a una cultura obsoleta che eleva l’auto a status symbol, provoca una sensibile “intimidazione” psicologica dei ciclisti-pedoni, impauriti dai pericoli quotidiani derivanti dalla presenza aggressiva delle automobili negli stessi spazi pubblici. Ne consegue che gli spostamenti in bici e a piedi (a Modena il 15% circa) sono assai inferiori a quanto potrebbero, considerando che la città estense dispone di un potenziale di oltre 200mila biciclette.

L’iniziativa inglese non è isolata: in Francia, Germania, Paesi scandinavi, Olanda gli stati e le città sperimentano modifiche del Codice stradale e politiche municipali finalizzate a promuovere un riequilibrio fra autoveicoli e mezzi ecologici, unico modo per migliorare la qualità urbana.

Per Modena città futura, mattoni e automobili?

Per Modena città futura, mattoni e automobili? Quale sarà il futuro delle nostre città? Le tendenze più innovative puntano ad investimenti sulle nuove tecnologie e sulla mobilità sostenibile.

Quali sono le funzioni essenziali delle ‘città intelligenti’ del futuro, quelle capaci di attrarre investimenti e di produrre occupazione qualificata?

Uno studio di Cittalia (centro studi dell’Anci) del 2012 ha evidenziato che i 54 Comuni analizzati (oltre i 90mila abitanti) daranno priorità al miglioramento della qualità della vita dei cittadini e focalizzeranno gli interventi sulle infrastrutture digitali e sulla mobilità.

L’analisi dei loro piani triennali d’intervento rivela non a caso previsioni d’investimenti per 23,3 miliardi nei settori legati alla sostenibilità e alla smart city (ad es. banda larga e wi-fi), quasi metà dei quali (10,7 miliardi) finalizzati alle infrastrutture per il trasporto sostenibile. La mobilità delle idee è dunque associata strettamente alla mobilità ecologica delle persone.

Rispetto a questi obiettivi, in Italia stanno emergendo sperimentazione interessanti. In campo economico e produttivo, città importanti hanno approvato Piani strutturali a incremento edilizio zero (Firenze) o limitato (Reggio Emilia), puntando alla riqualificazione dell’esistente. Altre città, fra cui Torino, hanno avviato il processo di riconversione degli investimenti municipali verso la mobilità sostenibile, approvando il piano regolatore della mobilità ciclistica (Bici Plan) che fissa un obiettivo impegnativo: il 15% degli spostamenti urbani in bici (oggi al 2%) entro 10 anni. A ciò viene associata la proposta di estendere a tutti i quartieri residenziali il modello delle zone a 30 km/h.

Rispetto a queste tendenze innovative, come si pone il Comune di Modena? Ancora una volta l’Amministrazione va controcorrente, stando alle scelte politiche degli ultimi anni. Pur in un quadro previsionale lontano dalla mitica città di 250 mila abitanti, viene ribadita infatti l’opzione edilizia come leva per lo sviluppo economico (con cementificazioni anche su aree verdi comunali) e confermato il modello di mobilità autocentrico, in una delle città più autodipendenti e inquinate del continente.

Pensare al futuro dimenticando il presente?

bici ad ostacoli

bici ad ostacoli

L’Assessorato regionale all’Ambiente ha finanziato il percorso ciclabile sulla via Giardini, da Viale Corassori a Piazzale Risorgimento.

È una buona notizia, che aspettavamo da tempo, perché il completamento della pista permetterà di raggiungere in sicurezza il centro storico lungo una importante direttrice urbana, assai usata per la popolosità dei quartieri limitrofi e per la presenza di importanti servizi e attrezzature.

Speriamo solo che la sua realizzazione sia vicina e soprattutto sia adeguata alle necessità di un percorso rapido e privo di ostacoli trabocchetto, che purtroppo già infestano gran parte delle piste di recente realizzazione.

In questi ultimi anni si è infatti diffusa l’inspiegabile prassi, da parte dell’Ufficio Tecnico Comunale, di installare transenne ad ogni incrocio delle piste con le strade laterali e addirittura con alcuni passi carrai privati.

Negli anni ’70 si erano installati paletti per evitare il parcheggio ed il transito delle auto sulle piste, ma nell’ “era Sitta” si è addirittura teorizzata l’esigenza di porre ostacoli al transito delle biciclette per la loro sicurezza.

È un provvedimento non previsto dal Codice della Strada. Anzi è chiaramente contrario alle sue norme, che prevedono tassativamente che chi si immette da un proprietà privata dia la precedenza a coloro che transitano sullo spazio pubblico.

È cambiato l’Assessore, all’insegna della discontinuità, ma la prassi di ostacolare le biciclette non è cambiata, anzi si è consolidata. Ne è un esempio lampante l’accrocchio di transenne installato di recente su via Divisione Acqui, in corrispondenza del passo carraio della Maserati, che per tutto il giorno arresta le biciclette ed ingabbia i pedoni, per facilitare l’accesso del personale alla fabbrica due volte al giorno.

Riteniamo che sia una scelta illogica che pare trovare spiegazione solo nella deresponsabilizzazione dell’apparato tecnico o peggio nella logica clientelare.

Il fatto è che non si sa da chi andare per protestare perché l’ufficio biciclette è affidato all’assessorato all’Ambiente, la politica della mobilità alla Pianificazione e la realizzazione delle opere ai Lavori Pubblici.

Ci aspetta un futuro assai incerto anche in queste che dovrebbero essere scelte semplici, scontate, dove invece nessuno sarà responsabile della politica della ciclabilità e della pedonalità. Nel frattempo il Consiglio Comunale, nella seduta del 18 marzo 2013, ha approvato il documento “Modena creativa e concreta” con gli indirizzi per il nuovo strumento urbanistico, nel quale si afferma:

  • L’accessibilità in bicicletta o a piedi alla scuola, al lavoro, ai negozi di vicinato, ai giardini e parchi pubblici, ai servizi essenziali, in condizioni di sicurezza ed in un ambiente gradevole, promuove l’esercizio fisico e quindi la salute, ma è anche la condizione essenziale per rendere davvero “città” gli spazi urbani collocati al di fuori del centro storico;
  • Il nuovo piano dovrà dare priorità alla mobilità ciclopedonale e al TPL, e progettare lo sviluppo edilizio in coerenza con le politiche di trasporto collettivo. Occorre immaginare una riduzione dell’uso del mezzo privato che allinei la nostra città ai moderni livelli europei. La mobilità ciclabile presenterebbe ancora grandi margini di espansione, intervenendo su reti e regole di condivisione dello spazio pubblico

C’è da chiedersi se gli assessori leggono ciò che approvano e se trasmettono questi indirizzi anche ai propri tecnici.

La FIAB è sempre disponibile al confronto per portare il proprio contributo e aspetta di vedere se gli Assessori competenti si ricorderanno di consultare la FIAB anche prima di approvare i progetti esecutivi dei nuovi percorsi ciclabili e non solo quando avranno necessità di organizzare manifestazioni, o di avere dati e aiuti a costo zero.

Modena: la bici prende quota

Tra le iniziative più interessanti della Fiab modenese c’è la rilevazione dei flussi ciclistici in città, attuata nell’intento di monitorare il trend dell’uso della due ruote e di cogliere i cambiamenti emergenti, sulla cui base proporre gli opportuni adeguamenti di servizi e infrastrutture ai decisori locali.

Quella di quest’anno non è la prima rilevazione della Fiab: dal 2005 ad oggi, l’associazione ha attuato altri rilievi (2005, 2008, 2009), compilando un’utile serie storica che descrive bene il trend della mobilità ciclistica in città.

La modalità tecniche di effettuazione del monitoraggio sono semplici: gli operatori Fiab vengono collocati in 14 incroci cruciali della città, individuati nella corona dell’area centrale; a loro viene richiesto di segnare su una scheda i passaggi dei ciclisti nelle due direzioni centro e periferia, fra le 7:45 e le 8:45, nello stesso giorno della settimana e nella stessa stagione. L’ultima rilevazione è stata effettuata giovedì 18 aprile 2013.

I risultati ottenuti sono di notevole importanza per l’evoluzione della mobilità modenese e presentano anche curiosità. Nei sessanta minuti previsti, sono stati censiti in tutto 3.252 passaggi di ciclisti, oltre il 10% in più rispetto al 2009, data del precedente rilievo (ma oltre il 56% in più rispetto al rilievo del 2005).

L’incrocio più trafficato di bici in assoluto è stato Emilia ovest/Aldo Moro (433), seguito da Buon Pastore/Sigonio (376), da Emilia est/Menotti (334) e da Medaglie d’oro/Muratori (334).

La graduatoria degli incrementi maggiori assegna la palma d’oro a Emilia ovest/Aldo Moro, direzione Madonnina (+314%), seguito da Medaglie d’oro/Muratori, direzione Centro (+172%) e Mazzoni/Crispi, direzione Sacca (+160%). In altri incroci, si sono verificate invece variazioni in negativo.

Due le conclusioni generali: l’uso delle biciclette segna anche a Modena un trend ininterrottamente crescente, da almeno 8 anni, in questo seguendo un andamento già colto a livello nazionale ed europeo; inoltre, specifici mutamenti locali nella dislocazione di residenze e servizi pubblici (ad es. la ricollocazione del Liceo Sigonio in Via del Lancillotto) comportano variazioni sensibili nei flussi di traffico ciclistico, determinando incrementi o decrementi anche rilevanti. In altre parole, i cambiamenti della mobilità ciclistica riflettono fedelmente i cambiamenti in città.

A fronte di questa situazione, come agisce l’Amministrazione comunale?

A giudicare dalle iniziative attuate di recente e previste, si deduce che continua a praticare tenacemente una politica della mobilità di tipo autocentrico, basata cioè quasi esclusivamente sull’uso dell’automobile negli spostamenti urbani: mentre attiva in pompa magna il costosissimo parcheggio Novi Park, centellina gli investimenti per realizzare le ciclabili sulle strade più pericolose, resta sorda all’esigenza di estendere le zone a 30 km/h, dare continuità delle ciclabili, consentire la circolazione in entrambi i sensi di marcia nei sensi unici, avendo nel frattempo bloccato lo sviluppo dei servizi per i ciclisti (depositi protetti, parcheggi bici…).

In definitiva, il rilievo della Fiab dimostra ancora una volta che il Comune non tiene minimamente conto dei processi sociali emergenti, penalizzando (invece di agevolare) la mobilità ciclistica, con scelte miopi e retrograde, superate dalle esperienze attuate da numerosi comuni italiani.

Autostrade?… sì, ma per biciclette

festa per autostrada delle biciclette

festa per autostrada delle biciclette

È un esperimento che ha preso piede nel nord Europa: Danimarca, Germania, Svezia, Regno Unito. Sono le super piste ciclabili ovvero un progetto di autostrada per biciclette che dall’aprile dello scorso anno collega l’interland danese alla sua capitale.

L’iniziativa ha registrato un notevole successo (in un anno i pendolari sono aumentati del 10%), per questo motivo il governo danese ha deciso di replicare non una ma ben 28 volte! Le autostrade ciclabili sono delle vere piste ciclabili a due corsie che hanno un percorso autonomo rispetto alle automobili e come le autostrade tradizionali sono rettilinee, comode, ben curate.

D’inverno vengono rimossi ghiaccio e neve e ogni 1,5 km sono presenti stazioni di servizio ove è possibile fare manutenzione del mezzo di trasporto; i semafori provocano il solo rallentamento della velocità delle bici e per consentire alle stesse di procedere speditamente e senza intoppi gli incroci sono ridotti al minimo.

La rete ciclabile si sta rilevando un utile espediente per far risparmiare le amministrazioni in spese sanitarie, risparmi che in Danimarca sono già stati valutati in 40 milioni di euro.

Anche la Germania non ha voluto essere da meno, così è stata progettata una mega pista ciclabile lunga 60 km. e larga 5 metri che collegherà Duisburg a Dortmund e correrà parallela all’autostrada classica. Il dirigente che gestisce l’azienda di trasporto in questa regione spiega che nella Ruhr, dove vivono circa due milioni di persone, sono sempre di più i pendolari che scelgono per i loro spostamenti quotidiani casa-lavoro la bicicletta; questa scelta risolve contemporaneamente il problema del traffico e delle emissioni di sostanze inquinanti, oltre che quello economico.

Ancora una volta le regioni del nord Europa ci indicano la strada da percorrere per risolvere il problema dell’inquinamento nelle nostre città, una strada… pullulante di bici su entrambe le corsie!

Un nuovo piano urbanistico per Modena

in giro per modena

in giro per modena

Nelle scorse settimane è stata avviata la presentazione del documento di indirizzi per la stesura del Piano Strutturale Comunale, che dovrà “orientare lo sviluppo urbanistico del territorio comunale nei prossimi 20 anni”.
Nelle prime righe del documento viene descritta la città che si vorrebbe realizzare: “Una città che agevoli le relazioni tra le idee, cose e persone, che consumi meno energia, che utilizzi al meglio lo spazio, che sia punto di riferimento per il territorio”. Veramente ottimi obiettivi di cui Modena ha bisogno, soprattutto dopo quindici anni di scelte e realizzazioni di tutt’altro segno.

Più avanti, nel paragrafo sui valori ambientali si sottolinea che ” l’accessibilità in bicicletta o a piedi alla scuola, al lavoro, ai negozi di vicinato, ai giardini e parchi pubblici, ai servizi essenziali, in condizione di sicurezza ed in un ambiente gradevole, promuove l’esercizio fisico e quindi la salute, ma è anche la condizione essenziale per rendere davvero città gli spazi urbani collocati al di fuori del centro storico”.

Sono affermazioni condivisibili anche quelle successive sui temi ambientali, quando si fissano gli obiettivi di “dare la priorità alla mobilità ciclopedonale e al trasporto pubblico e progettare lo sviluppo edilizio in coerenza con le politiche di trasporto pubblico” e di riduzione al 2020 del 20% delle CO2″.

Ma, quando si arriva al capitolo sulle Infrastrutture e nuova mobilità, già si nota una secondarietà della mobilità ciclopedonale perché i primi cinque interventi riguardano infrastrutture stradali e ferroviarie, compresa l’inutile bretella Modena Sassuolo, la Cispadana e la incomprensibile variante alla via Emilia, che urbanizzerà inevitabilmente nuovi territori.

Anche se è difficile aver fiducia partendo da un documento contraddittorio già nelle proposte, non mancheremo nel dare il nostro contributo per una città ed un territorio migliore.

Ma non faremo sconti ad una Amministrazione e ad un Sindaco che hanno già impegnato tutte le risorse della sosta a pagamento dei prossimi decenni per un inutile Novipark, che hanno delocalizzato i campi di calcio urbani nell’estrema periferia, aumentando la dipendenza dalle auto e che hanno confuso la politica per la ciclabilità con la costruzione di spesso inutili piste ciclabili o di passerelle che vanno dal nulla al niente.

L’Assessore ha pubblicamente parlato di discontinuità rispetto al predecessore e mentre si svolgerà il dibattito per la formazione del nuovo PSC potremo verificarne la coerenza con tutti gli altri progetti e provvedimenti che riguardano le infrastrutture e la gestione della mobilità.

Non ci incoraggia apprendere che prima di Natale è stato separato l’ufficio che si occupa delle biciclette dal settore Mobilità, come se la bicicletta non fosse un mezzo di trasporto.

Ci si chiede: quando si tratterà di realizzare progetti o opere per la mobilità ciclabile, quale percorso sarà seguito?