Mobilità elettrica: UE corre, Modena ci ripensa

auto elettrica

Il rapporto “Ecosistema urbano 2012” di Legambiente collocava Modena al 19° posto nella graduatoria delle città capoluogo per gli interventi di tutela ambientale e risparmio energetico. In quello sulla “Mobilità sostenibile”, presentato da Euromobility nel 2013, la ritroviamo al 23° posto (su 50 centri monitorati). Non c’è da stare allegri: sprechiamo troppa energia e ci muoviamo troppo in automobile.

Nell’ inerzia letargica dell’Amministrazione comunale sulla mobilità sostenibile, che dura da almeno un quinquennio, i cittadini possono comunque adottare misure più amiche dell’ambiente e di se stessi. L’opzione dei mezzi elettrici (bici e auto), ad esempio, è ormai alla portata di tutti, grazie alla maggiore efficienza degli accumulatori e al contenimento dei prezzi. Peraltro, fin da 2001 il Comune meritoriamente eroga contributi per l’acquisto dei veicoli elettrici.

L’orientamento a favore della mobilità elettrica trova ora anche l’alleanza dell’Europa, ben più lungimirante dell’Italia: sarà approvato nel 2014 un ambizioso piano per realizzare entro il 2020 una rete di colonnine di ricarica dei mezzi elettrici (72.000 punti solo nel Bel Paese). L’obiettivo è di sostituire nel tempo i veicoli funzionanti a idrocarburi. Sulla carta è un ottimo progetto, ma richiederà un forte impegno promozionale per favorirne la fruizione, se non si vuole assistere allo stesso fallimento cui è andato incontro il progetto di Hera (che ha dislocato in città 10 colonnine, abbandonate a se stesse, pressoché sconosciute e inutilizzate!).

Nel campo delle politiche a sostegno della mobilità elettrica, dobbiamo infine riportare la notizia che il Comune di Modena -sorprendendoci una volta tanto per la sua prontezza decisionale- ha riscoperto … l’acqua calda. Con una specifica ordinanza nel 2013, infatti, ha aperto la ZTL ai veicoli elettrici e ha concesso loro la sosta gratuita nelle aree tariffate. Peccato che queste stesse decisioni fossero state assunte già nel 2001, per poi essere fatte colpevolmente decadere negli ultimi anni. Ma va bene così: meglio ri-tardi che mai!

Giuseppe Marano
Gazzetta di Modena, 22-12-2013

Thelma che va in bici …

Via Ciro Menotti

Pubblichiamo la lettera di una ciclista che – come accade fin troppo spesso – ha rischiato di essere investita da un automobilista in una normale mattina di dicembre, mentre si recava al lavoro, in una normale città italiana. Ricordiamo che gli attraversamenti ciclopedonali (contraddistinti da strisce e rettangoli) obbligano gli autoveicoli a dare precedenza alle biciclette. Il buon senso, peraltro, obbligherebbe alla prudenza e alla tutela della vita umana, la propria e l’altrui, soprattutto se si guidano veicoli di oltre una tonnellata di peso.

“Martedì 3 dicembre, attorno alle 7.50, mentre mi recavo in ufficio in bicicletta, stavo per essere investita da un’automobile che percorreva a velocità piuttosto elevata via Monte Grappa, nonostante la presenza del segnale di stop. L’automobile intendeva svoltare a destra per immettersi in viale Menotti in direzione del cavalcavia della Maserati. Io provenivo proprio dal cavalcavia e stavo per affrontare l’attraversamento ciclo pedonale quando ho dovuto frenare bruscamente per non essere investita dall’ auto che sopraggiungeva. Per evitare l’impatto, lo stesso conducente ha dovuto sterzare bruscamente per evitarmi.

Piuttosto frastornata, ho alzato un braccio per segnalare all’automobilista la mia rabbia per l’accaduto. Per tutta risposta, vedendo il mio gesto, l’uomo ha abbassato il finestrino dalla parte del passeggero e ha inveito contro di me, sostenendo che avrei dovuto attraversare con bici alla mano. Soprattutto, sosteneva che avrei dovuto fermarmi e dare a lui la precedenza.

Allibita da affermazioni del tutto infondate, ho risposto che invece era lui a non conoscere il codice della strada. Dopo l’alterco, sgommando, il conducente si è immesso a tutta velocità su Ciro Menotti e si è allontanato.

Oltre all’ignoranza palese del Codice della Strada, ciò che mi ha maggiormente frustrata nell’accaduto è il senso di impotenza nei confronti di individui poco o per niente informati e tuttavia così arroganti da inveire contro chi è invece la vittima del loro comportamento sconsiderato. T. G.”

Giuseppe Marano
Gazzetta di Modena – 15/12/2013

Parere del Coordinamento delle Associazioni per la Mobilità nuova sul progetto della Ciclo-pedonale in Via Giardini

Via giardini - Direzionale 70

Via giardini – Direzionale 70

Il progetto, elaborato dal Comune e finanziato dalla Regione nel Programma sulla Qualità dell’aria, non tiene abbastanza conto della esigenze dei ciclisti e sembra più preoccupato di tirare via le biciclette dalla strada, per facilitare le auto, che facilitare i ciclisti e i pedoni, che assieme vengono relegati ai margini angusti di una strada molto ampia.

Il 28 Novembre gli Assessori Arletti e Giacobazzi hanno presentato, assieme ai tecnici incaricati, il progetto esecutivo del tanto atteso tratto di ciclabile sulla Via Giardini, da Viale Corassori a Piazzale Risorgimento.

Una infrastruttura essenziale per la mobilità urbana, su una delle più storiche radiali della città. In particolare negli anni ‘60 e ’70, prima della costruzione delle tangenziali, questo ultimo tratto, svolgeva il ruolo di circonvallazione della città in direzione di Bologna, assieme ai viali J.Barozzi e Muratori.

L’attuale conformazione presenta ancora tutte le caratteristiche di una strada di scorrimento, con corsie che vanno da 3,50 a 5.00 m., l’uso di alti filettoni di granito e l’illuminazione centrale a doppio sbraccio.

Le velocità abituali nelle tre corsie a senso unico di J. Barozzi e la sincronizzazione dei semafori sui Viali del Parco, rendono ancora molto conveniente questo percorso di attraversamento della città, attraendo una quantità di traffico incompatibile con la qualità urbana e ambientale necessaria.

Tuttavia il PSC ed il POC vigenti hanno previsto la realizzazione delle ciclabili su entrambi i lati ed hanno declassato questo tratto a strada urbana di quartiere (art.10.7 1e), che prevede corsie da 3,00, con la maggiorazione di quella a destra a 3,50m. per la presenza del trasporto pubblico, ciclabili da 2,50 (minimo) e marciapiedi da 1,50 (minimo).

Vi sono quindi le condizioni per dare alla strada tutti i caratteri di strada di quartiere: pedonali ampi per il passeggio e gli acquisti, spazi per il transito dei ciclisti in sicurezza, velocità dei mezzi compatibile, attraversamenti facili e sicuri.

Queste sono del resto le finalità del Piano di Azione Ambientale 2011/ 2013 per il risanamento della qualità dell’aria e la riqualificazione delle aree urbane, che nel finanziare il progetto promuove il completamento e la messa in sicurezza di tratti ciclabili esistenti, per collegare i servizi e dare sicurezza ai percorsi casa scuola, alleggerendo la congestione stradale e contribuendo alla riduzione della CO2 e dei gas serra.

Nel realizzare questa ciclabile si possono attuare contemporaneamente le previsioni urbanistiche di riclassificazione della strada e dare sicurezza ai collegamenti tra le abitazioni, i servizi e le scuole e tra il centro storico all’ospedale di Baggiovara.
Particolare cura è quindi richiesta nella scelta dei materiali da impiegare, che devono concorrere a caratterizzare una vera strada di quartiere.

Da questi obiettivi, definiti nella pianificazione comunale e nei Piani di azione e di finanziamento regionale, nascono gran parte delle osservazioni che di seguito vengono illustrate.

1. Posizionamento della ciclabile.
Pur essendo prevista su entrambi i lati dalla pianificazione, appare inopportuno e forzato realizzare un primo un tratto della pista sul lato est, per poi continuare sul lato ovest nel secondo. Le osservazioni, sia di carattere generale, che specifico, sono le seguenti:

a) Osservazioni di carattere Generale
Sul lato Est è localizzata gran parte delle attività commerciali e dei servizi, che certamente sono i luoghi di maggiore attrazione per i ciclisti, i pedoni ed in genere per tutti i cittadini. Porre la ciclabile sul lato opposto non può che determinare maggiori attraversamenti, per raggiungere i servizi essenziali, con un aumento considerevole del rischi di incidentalità. In altre parole si porterebbero i ciclisti dal lato opposto a quello del bisogno, determinando così anche un sensibile calo di interesse verso gli esercizi posti lungo la strada.

b) Osservazioni di carattere specifico
Portare sul lato Ovest la pista comporta che i ciclisti debbano attraversare ben 4 strade (via Fattori, Spallanzani e due immissioni di J.Barozzi), mentre sul lato est, nello stesso tratto, sono solamente due (via Vaccari e Via Lana), meno pericolose e meno trafficate.

Questa soluzione costringe inoltre il ciclista ad attraversare Via Giardini, all’altezza di Via Pace, in un incrocio semaforizzato con un ciclo di tre tempi e, subito dopo, attraversare Via Gaddi aspettandone altrettanti.

I due successivi incroci, con via Fattori e via Spallanzani, sono con strade in salita verso la Via Giardini, che portano gli automobilisti meno abili a salire direttamente sulla via Giardini, senza dare la precedenza ai pedoni. E’ molto probabile che lo facciano anche con i ciclisti.

L’attraversamento di Via Jacopo Barozzi è un altro punto assai difficoltoso, perché la corsia libera in direzione di Baggiovara è assai ampia e notoriamente veloce. Nel progetto la pista viene proposta lungo una corsia promiscua con i pedoni, senza alcuna misura di mitigazione, senza rettifica della curva e con la sola la segnaletica orizzontale. Lo stesso si prevede per l’attraversamento dell’aiuola. Si tratta di un doppio passaggio mal risolto, che aumenta sensibilmente il rischio di incidentalità.

Poi vi è l’attraversamento di viale Tassoni, diviso in due e con due tempi diversi e un ciclo semaforico a tre tempi. Già oggi questo incrocio è quanto mai pericoloso per i pedoni e per i ciclisti a causa della conformazione delle strade e dell’organizzazione a senso unico del viale, che facilita l’accelerazione delle auto.

Anche l’attraversamento di viale Veneto è problematico, per l’elevato numero di autobus urbani ed extraurbani e di taxi sia in entrata che uscita.

Infine vi è Calle di Luca, che termina in largo S. Francesco e deve dare la precedenza ai veicoli diretti in via Rua Muro, interrompendo così per l’ennesima volta la continuità ciclabile verso il Centro Storico.

A questi aspetti generali e specifici, che riguardano la funzionalità la linearità e la sicurezza, ne vanno aggiunti altri, che suggeriscono di realizzare per prima la pista sul lato est:
• prima di tutto vengono maggiormente riequilibrate le principali direttrici ciclabili al centro, attualmente costituite dalle piste di via Marconi/Luosi/ Riccoboni e via Rosselli/Buon Pastore, coprendo quella parte di quartiere compresa tra via Giardini e via Guarini, ricca di residenza, servizi scolastici, sociali e commerciali;
• il percorso è più lineare e continuo, anche nelle lunghe percorrenze;
• l’intervento risulta meno costoso, perché permette di sfruttare il lungo tratto di sottostrada esistente, che non richiede modifiche alla sagoma stradale; diviene superflua la realizzazione di 250 metri di pista in sede propria su un totale di 530 metri di questo tratto.

2. Soluzioni possibili

Si propone che, nel tratto compreso tra via Lana e via Sigonio, si realizzi la pista in sede propria, ristrutturando ed adeguando il marciapiede alle norme. Questo richiede di traslare l’attuale parcheggio a pettine verso la carreggiata, con la riduzione della sezione delle corsie verso il centro e la riduzione ad un sala corsia in direzione di Baggiovara, già proposta nel progetto presentato.
La pista può così collegarsi con quella esistente, su questo lato in largo Risorgimento e raggiungere agevolmente corso Canalchiaro.

Le Associazioni rilevano inoltre che su un itinerario così rilevante sia inadeguata la totale promiscuità con i pedoni, che va prevista solo negli incroci e nei punti nei quali sia impossibile fare altrimenti.
In particolare appare ingiustificato prevedere il percorso promiscuo con i pedoni dall’incrocio con viale Corassori a via Pace, dove la larghezza della carreggiata di 10,50 metri consente di mantenere il marciapiede, realizzare la pista e mantenere il parcheggio in linea, dove esistente.

Inoltre, per coerenza con le finalità del finanziamento, non devono essere sacrificati i pedoni ed i ciclisti per ricavare ulteriori posti auto lungo il tratto di quartiere.

Si propone che le eventuali risorse, risparmiabili con l’utilizzo di 250 metri di sottostrada esistente, vengano impiegate per il rifacimento e l’allargamento dei percorsi ciclabili e pedonali in sede propria, nel tratto compreso tra il centro commerciale e le scuole medie Guidotti, per offrire maggiore sicurezza agli studenti e facilitarne l’accesso in autonomia.

Auspichiamo che la volontà di dialogo, espressa dai due assessorati nei tre incontri interlocutori svoltisi da Giugno ad oggi, porti ad un ripensamento del progetto, basato su di una più condivisa visione della mobilità cittadina e dello spazio comune.

Il confronto su un diverso e più efficiente utilizzo dello spazio pubblico, permetterebbe di accelerare e consolidare il dialogo continuo e costante sul tema della mobilità, che tutte le associazioni sotto elencate si sono impegnate a costruire con la municipalità.

CICLABILE GIARDINI parere coordinamento

CICLABILE GIARDINI estratto del progetto del Comune

all'incrocio via della pace-gaddi la ciclabile passa sul lato ovest di via giardini, mentre potrebbe proseguire sul lato est nella sottostrada. Una soluzione molto più economica!

Incrocio via della pace-gaddi la ciclabile passa sul lato ovest. Il progetto è visionabile nell’estratto da scaricare

 

 

Un coordinamento per la mobilità nuova

Una buona notizia per coloro che sono impegnati per la difesa dell’ambiente e soluzioni innovative nel campo della mobilità urbana: un ampio pool di associazioni modenesi ha deciso di avviare un processo di consultazioni per definire le proposte sui principali problemi del traffico e dell’inquinamento da sottoporre ai cittadini e agli enti locali.

Incrocio Via Giardini - Amendola

Incrocio Via Giardini – Amendola

L’iniziativa è frutto di una comunanza di interessi e di iniziative di mobilitazione sociale attuate da organizzazioni che -pur nate per obiettivi specifici- hanno scoperto col tempo di condividere sensibilità e punti programmatici concreti.

Si chiama “Coordinamento delle associazioni per la mobilità” e raggruppa ACSI Ciclismo, Associazione democrazia dal basso, Ciclofficina, Ciclostile, Comitato Sacca, Comitato utenti ferrovia Modena-Sassuolo, Fiab, Ingegneria senza frontiere, Legambiente, Salvaciclisti e Uisp Ciclismo.

Il “Coordinamento”, che presto si darà una struttura organizzativa e di rappresentanza, ha affrontato subito la valutazione del progetto esecutivo di ciclo pedonale di Via Giardini che l’Amministrazione comunale ha già approvato e che lunedì 9 dicembre presenterà pubblicamente presso Memo.

L’intervento prevede la realizzazione di un percorso in sede propria di una ciclo pedonale fra Viale Corassori e Piazza Risorgimento. Il “Coordinamento” presenterà al Comune le proprie considerazioni e le richieste di adeguamento, nell’intento di rendere il percorso più sicuro e completo.

In particolare, sono apparsi subito discutibili sia la limitazione del percorso all’incrocio di Viale Corassori (perché non proseguire fino all’incrocio con Viale Amendola, completando la pista che arriva a Baggiovara?) che il suo spezzettamento in due tronconi, uno ricavato sul lato est e l’altro su quello ovest di Viale Giardini.

Giuseppe Marano
Pubblicato su “La Gazzetta di Modena” 8/12/2013

30 km/h: la proposta Anci fa discutere

Zona 20 - Città Moderna

Zona 20 – Città Moderna

Le proposte dei Comuni italiani (Anci) di apportare modifiche innovative al Codice della Strada sono state al centro di un interessante incontro-dibattito a Roma fra diversi enti, fra cui l’Automobile Club d’Italia (Aci), la Rete per la Mobilità Nuova (associazioni ecologiste e movimenti di ciclisti, pedoni, pendolari), parlamentari e studiosi di mobilità.

La misura più commentata è stata quella che prevede la generalizzazione delle zone a 30 km/h nelle aree urbane. I vantaggi che presenta sono numerosi, a cominciare dalla generale riqualificazione della qualità della vita delle strade, ottenibile attraverso la riduzione del rumore e dell’inquinamento.

Un altro aspetto migliorativo delle zone a 30 km/h, evidenziato dall’ACI, riguarda la riduzione dell’incidentalità stradale, la prima tragedia del nostro Paese: moderare la velocità è uno dei primi e fondamentali atti per diminuire numero e gravità degli incidenti stradali.

Le zone a 30 km/h possono determinare un’utile misura preventiva anche per gli attraversamenti ciclo pedonali, oggi uno dei punti di maggiore pericolosità in città.

L’istituzione del limite di 30 km/h in ambito urbano favorisce la riduzione dei consumi di carburanti e conseguentemente delle emissioni inquinanti da traffico. è noto infatti che i consumi dipendono dalla velocità del motore (non da quella delle ruote) e aumentano in caso di accelerazioni elevate e ripetute.

A proposito d’inquinamento, è emerso anche il ruolo del parco veicolare del trasporto pubblico locale, costituito da 51.400 bus, di cui almeno 21.400 sono del tutto inadeguati rispetto alle normative anti inquinamento. Sono necessari investimenti pubblici per ammodernare i mezzi e migliorare l’offerta.

Giuseppe Marano
Due Ruote -Gazzetta di Modena – 1/12/2013

Il cielo non ci aiuta

Bicicletta incidentata

Bicicletta incidentata

Purtroppo non passa settimana senza che qualche ciclista venga investito con gravi conseguenze e subito si sviluppa sulla stampa e nei social network il solito e sterile dibattito sulle cause e sulle colpe dell’accaduto.
Come in molti dibattiti televisivi, alcuni si schierano per i ciclisti, visti come vittime sacrificali del traffico, altri invocano un maggiore rigore nel punire i loro comportamenti troppo disinvolti e irrispettosi del Codice della Strada. Poi tutto rimane come prima.
È un dibattito che da sempre si sviluppa sul tema degli incidenti stradali, che vede le case automobilistiche costruire e vendere auto sempre più veloci e finanziare contemporaneamente corsi di educazione stradale, per spostare l’attenzione e la responsabilità degli incidenti dalle caratteristiche dei mezzi e dalla gestione del traffico, ai comportamenti dei singoli guidatori.
È ciò che accade per gli incidenti sul lavoro, quando si afferma che la causa prima degli infortuni è l’eccesiva sicurezza dei comportamenti dei lavoratori.  Invece numerosi studi internazionali hanno dimostrato che la causa principale degli incidenti stradali è l’eccessiva velocità dei mezzi, come del resto è stato dimostrato, anche nel nostro paese, con i risultati ottenuti dall’introduzione degli autovelox, dei tutor e della patente a punti.
Il controllo e la repressione degli eccessi di velocità hanno infatti prodotto subito un calo dei morti e feriti su tutte le nostre strade. L’obbligo del casco per i motociclisti ha fatto il resto.
L’ abbassamento delle velocità in ambito urbano si ottiene con la costruzione di strade “improntate alla sicurezza della circolazione di tutti gli utenti della strada, alla riduzione dell’inquinamento acustico ed atmosferico per la salvaguardia degli occupanti gli edifici adiacenti le strade ed al rispetto dell’ambiente e di immobili di notevole pregio architettonico o storico.” (art. 13 del Regolamento di attuazione del Codice della Strada).
Se si vogliono meno morti e feriti nelle aree urbane le principali aree di intervento sono:

  • costruire infrastrutture e spazi pubblici improntati alla condivisione e alla riduzione delle velocità dei veicoli,
  • una gestione del traffico che privilegi i veicoli lenti, i pedoni ed i mezzi pubblici,
  • il controllo e la repressione degli eccessi di velocità.

Il 19 settembre, con i nostri soci, abbiamo effettuato il periodico rilevamento dei flussi di biciclette nei 14 punti principali di accesso al centro urbano. Anche in questa occasione abbiamo visto ciclisti che tentano di districarsi tra semafori a chiamata, transenne, fine di pista ciclabile, assenza di attraversamenti ciclabili, semafori che spezzano in tre tempi un centinaio di metri di pista. E purtroppo abbiamo visto comportamenti troppo disinvolti di alcuni ciclisti che vanno contrastati. Ma in mezzo agli incroci puzzolenti abbiamo anche visto un automobilista su dieci al cellulare, parcheggi sulle piste, accelerazioni e velocità da autodromo.
Il giorno prima, al pomeriggio, avevamo anche visto dei vigili in bicicletta fermare i ciclisti che attraversavano viale Italia all’incrocio con la via Emilia, per farli attraversare a piedi, visto che manca l’attraversamento ciclabile a norma di Codice. Una lezione sul campo di educazione stradale ai ciclisti mentre, davanti a tutti, sfrecciavano auto e furgoni ai settanta all’ora. Un assessore aveva promesso l’intero centro urbano ai 30 Km/h, ma evidentemente le priorità nei fatti sono altre.

Biciclette elettriche: continua il successo modenese

I veicoli elettrici sono sempre più preferiti dai cittadini attenti alla mobilità ecologica. Il Comune di Modena è all’avanguardia in Italia per gli incentivi offerti al loro acquisto e uso.

I contributi per l’acquisto di veicoli elettrici sono una storia di successo del Comune di Modena: dal 2011 al luglio 2013 risultano erogati 4.249 contributi municipali (bici, auto, tri-quadricicli), di cui circa il 98% destinati all’acquisto di biciclette, per una spesa complessiva di 1milione e 26mila euro.

Le bici elettriche godono di un contributo comunale del 14% sul costo totale, per un massimo di 145 euro. Accede agli incentivi anche la sostituzione degli accumulatori. Per conseguire il contributo, occorre essere cittadini modenesi e acquistare solo presso la rete dei venditori convenzionati col Comune.

Il mercato offre numerosi tipi di biciclette, da 350 a 3000 euro. Il consiglio è di acquistare bici sulla fascia di prezzo mediano (800-1200 euro), in quanto hanno dimostrato di avere il miglior rapporto prezzo/qualità. Ricordarsi di munire le preziose bici di un ottimo antifurto e della targa adesiva per l’identificazione del mezzo in caso di ritrovamento dopo un furto. Recentemente sopo apparse sul mercato anche bici elettriche ripiegabili, facili da usare (prezzo intorno ai 1.200 euro).

L’incentivo comunale era stato lanciato a seguito di un progetto europeo (SpeedBike), realizzato a Modena fra il 1997 e il 2000, che aveva evidenziato una domanda crescente di veicoli elettrici per la mobilità. Poiché la diffusione dei veicoli elettrici era ancora agli albori e i loro costi erano elevati, l’Amministrazione comunale decise di varare forme di incentivazione al loro acquisto ed uso. L’intento era di promuovere la mobilità sostenibile e la riduzione dell’inquinamento da traffico.

Si stima che oggi la quota di mobilità elettrica sul totale si aggiri fra il 3% e il 5%, che fa di Modena la città più “elettrica” d’Italia, una fetta notevole che aiuta certamente a ridurre le emissioni inquinanti da traffico in un’area urbana assediata dalle polveri sottili.

Giuseppe Marano
Gazzetta di Modena 19/11/2013

Legambiente, Puliamo il Mondo 2013

Palette, secchielli e pennelli al Windsor Park
Paola Busani

Altro che crowdfunding! I ragazzi volontari del doposcuola che hanno partecipato alla risistemazione del cicloparco dietro Windsor Park a Modena, in occasione dell’appuntamento annuale di Legambiente “Puliamo il mondo”, che da alcuni anni Fiab sostiene con una partecipazione attiva, hanno letteralmente sbaragliato ogni più rosea aspettativa.

Sotto a una pioggia torrenziale, muniti di palette, secchielli, carriola e sacchetti di plastica a guisa di impermeabili improvvisati, hanno completato con la sabbia il riempimento delle pericolose crepe dell’asfalto del loro cicloparco, hanno risistemato la cartellonisitica, raccolto spazzatura, si sono riappropriati dello spazio attiguo alle loro case.
Tutte le quattro realtà che condividono la sede al Windsor ParK (Officina Progetto Windsor, CNGEI-scout laici, Precariart, Coop sociale La Libellula) hanno attivamente partecipato, ma i veri protagonisti sono stati i più piccoli, per un motivo molto semplice: si sono divertiti un sacco! Giocare con la sabbia è divertente, stare insieme all’aperto pure, ma ai bambini è piaciuto soprattutto rendersi utili, dimostrare di saper fare cose anche per gli adulti e contemporaneamente vedere i risultati del loro lavoro nella trasformazione del cicloparco.
Per una volta abbiamo battuto la televisione soporifera, e dire che la TV era proprio là con noi, con tanto di collegamento in diretta alla trasmissione “Ambiente Italia” di Rai 3.

beppe aiuta i ragazzi

beppe aiuta i ragazzi

nessuno molla - nonostante la pioggia

nessuno molla – nonostante la pioggia

giovani scarriolanti

giovani scarriolanti

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un sacco di energie

la pista va sistemata

la pista va sistemata

armando controlla

armando controlla

e vai di ghiaia

e vai di ghiaia

Rilievo dei flussi ciclistici

In occasione della settimana della mobilità sostenibile FIAB Modena ha organizzato la rilevazione dei flussi ciclistici, che ripetiamo già da diversi anni nelle stesse modalità per avere dei dati confrontabili.

18 volontari in 16 incroci cittadini. nei prossimi giorni i risultati. Intanto ne abbiamo approfittato per documentare alcune delle tante angherie che gli utenti delle piste ciclabili devono sopportare ogni giorno.

la tabellina per segnare i passaggi

la tabellina per segnare i passaggi

comoda eh Ivo!

comoda eh Ivo!

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la ciclabile? uno spazio di manovra

entrata in ciclabile per breve visita in banca

entrata in ciclabile per breve visita in banca

e poi via in fuga sulla ciclabile

e poi via in fuga sulla ciclabile verso ciro menotti

e la prima volta che ci scappa il morto si dirà che non aveva il casco

e la prima volta che ci scappa il ciclista morto si dirà che non aveva il casco

Se l’auto diventa “presunta colpevole” negli incidenti stradali

Nel Regno Unito ferve il dibattito sulle politiche per la riduzione dell’inquinamento da traffico: modifiche del Codice della strada e iniziative sperimentali municipali stanno ribaltando lo strapotere degli autoveicoli a favore dei mezzi ecologici.

Novità interessanti nel dibattito politico del Regno Unito: il deputato liberaldemocratico Julian Huppert ha dichiarato di voler promuovere in Parlamento una legge che renda l’automobilista responsabile in caso d’incidente con un ciclista, a meno che non sia in grado di provare il contrario. Lo stesso varrà per i ciclisti nei confronti dei pedoni. In tal modo, l’utente della strada considerato più “debole” avrà condizioni di difesa più favorevoli.

L’iniziativa legislativa di Huppert segnala un trend d’interesse crescente delle autorità pubbliche verso la mobilità ecologica, indicata dagli osservatori come una risorsa strategica decisiva per il contenimento dell’inquinamento da traffico che assedia le città di tutto il mondo.

Lo strapotere delle auto nelle strade cittadine ha infatti finito col relegare ciclisti, pedoni e trasporto pubblico ai margini della mobilità urbana: a Modena, il 79% degli spostamenti avviene con l’uso dell’automobile (tre quarti di essi sono inferiori ai tre chilometri). Inoltre, ciclisti e pedoni pagano un pesante tributo di vite umane e di danni materiali a questo modello autocentrico: in Italia, ogni anno si registrano circa 800 morti, con migliaia di feriti.

Questa situazione, insieme a una cultura obsoleta che eleva l’auto a status symbol, provoca una sensibile “intimidazione” psicologica dei ciclisti-pedoni, impauriti dai pericoli quotidiani derivanti dalla presenza aggressiva delle automobili negli stessi spazi pubblici. Ne consegue che gli spostamenti in bici e a piedi (a Modena il 15% circa) sono assai inferiori a quanto potrebbero, considerando che la città estense dispone di un potenziale di oltre 200mila biciclette.

L’iniziativa inglese non è isolata: in Francia, Germania, Paesi scandinavi, Olanda gli stati e le città sperimentano modifiche del Codice stradale e politiche municipali finalizzate a promuovere un riequilibrio fra autoveicoli e mezzi ecologici, unico modo per migliorare la qualità urbana.