Viale Barozzi, storia di una morte annunciata

incidente viale barozzi

incidente viale barozzi15151

Una pista ciclabile in Viale Barozzi per ridurre la velocità”. L’Assessore alla Mobilità del Comune di Modena si è improvvisamente svegliato dal torpore degli ultimi anni e scopre che la velocità delle automobili è pericolosa. Tuttavia, continua a concepire le ciclabili come residuali e finalizzate alla mobilità autoveicolare. Infatti, come già accaduto in altre circostanze, s’impegna a realizzare una pista in Viale Barozzi non perché ne sia comprovata l’utilità per gli spostamenti dei ciclisti, ma per restringere la strada…

L’incidente mortale all’incrocio fra Via Aggiunti e Viale Barozzi del 31 ottobre scorso, che ha coinvolto un auto e un pedone, ci ha riportato alla memoria la prima assemblea pubblica convocata dal Comune il 9 dicembre 2013 a Memo, dove per la prima volta gli assessori Arletti e Giacobazzi presentavano la ciclabile di Via Giardini col famoso (e contestato) “spezzatino”. Pubblicizzata con un comunicato stampa con 2 giorni di preavviso, all’assemblea si presentò una sola cittadina, oltre ai rappresentanti delle associazioni ambientaliste. La signora aveva espressamente chiesto un intervento su Viale Barozzi, segnalando la pericolosità di una strada a 3 corsie a senso unico in centro città.

Nella lunga discussione sulla ciclabile di Via Giardini dei mesi seguenti, più volte Arletti e Giacobazzi avevano promesso che l’intervento di Viale Barozzi si sarebbe fatto sicuramente, anche perché davvero poco costoso da realizzare con una sede stradale così ampia e perché non c’erano particolari ostacoli da superare.

Chissà se il nuovo assessore alla mobilità Giacobazzi conosce il vecchio assessore all’urbanistica Giacobazzi. In caso affermativo, potrebbe chiedergli come mai in 2 anni non ha fatto nulla per rispondere a quella cittadina e, come nella più bieca tradizione italiana, si sia invece svegliato solo dopo il morto.

Ermes Spadoni
www.modenainbici.it

La commedia quotidiana

rossella-papa-bici

papa-bici

Ogni giorno nelle nostre strade diversi attori recitano la stessa commedia: i pedoni girano faticosamente su marciapiedi troppo stretti e rovinati, ingombrati dalle auto; i ciclisti per sopravvivere schivano i pedoni, gli altri veicoli e le portiere delle auto in sosta; gli automobilisti, spesso al telefono, schivano nervosi i pedoni, i ciclisti e i furgoni per contendersi la strada e si lamentano del traffico e degli ingorghi; gli autisti guidano lentamente i bus nel tentativo di rispettare l’orario; i commercianti dalla propria vetrina chiedono parcheggi e si lamentano dei ciclisti che passano davanti ai loro negozi; i residenti osservano il traffico dalle proprie finestre e si lamentano del rumore, dello smog e della difficoltà di parcheggio.

I registi dello spazio pubblico, più attenti al consenso che ai risultati, proseguono come Sisifo: il Comune, cerca di allargare le strade, di aumentare i parcheggi, di togliere i pedoni e i ciclisti dalla strada; per “proteggerli” li ammucchia assieme e manda i ciclisti su un’unica pista piena di transenne e li obbliga a scendere a ogni incrocio; la Regione, per evitare ulteriori sanzioni dell’Unione Europea, adotta una dubbia manovra antismog che limita la circolazione delle auto più inquinanti da ottobre a marzo; il Comune, per limitare le critiche e agevolare le attività cittadine, concede infinite deroghe (http://www.comune.modena.it/news-in-evidenza/manovra-antinquinamento-2015-2016).

Intanto le lobby dei costruttori guadagnano sempre di più sfornando auto con nuovi Euro.

Solo nel mondo più evoluto sceneggiatori più acuti riscrivono una commedia più salutare: riorganizzano lo spazio pubblico, riducono le sezioni stradali e i parcheggi, pedonalizzano porzioni sempre maggiori di città, favoriscono i mezzi pubblici e premiano chi si sposta in bicicletta.

Anche Papa Bergoglio, nell’ultima Enciclica Laudato si’, scrive: “La qualità della vita nelle città è legata in larga parte ai trasporti, che sono spesso causa di grandi sofferenze per gli abitanti. Nelle città circolano molte automobili utilizzate da una o due persone, per cui il traffico diventa intenso, si alza il livello d’inquinamento, si consumano enormi quantità di energia non rinnovabile e diventa necessaria la costruzione di più strade e parcheggi, che danneggiano il tessuto urbano”. Lancia un forte appello ad “azioni quotidiane” e “a dare priorità ai trasporti pubblici, a proteggere la casa comune” e a cambiare modello di sviluppo “per i poveri e per uno sviluppo sostenibile e integrale”.

Cosa stiamo aspettando?

Auto & Bici: sfigato a chi?

città assediata

città assediata

Sulla nostra pagina Facebook nei giorni scorsi abbiamo avuto 2 commenti critici a 2 nostri post. Il primo, su un signore che percorre 60 km in bici al giorno per andare a lavorare. Commento: “lo ritengo uno sfigato, che ci fa la morale, crede di essere un eroe, spera in una medaglia? Ahah l’inquinamento non si abbatte così”. Il secondo sulla nostra iniziativa per portare il limite di velocità nelle città a 30 km/h. Commento: “servono le ciclabili, perché limiti per le automobili ce ne sono anche troppi, le persone devono anche lavorare e non solo andare in bicicletta”.

Ed eccola qui la spirale perversa, generata da una cultura decennale che ha trasformato l’auto nell’unico mezzo per qualsiasi movimento, e il ciclista in sfigato, o radical chic moralizzatore, o peggio ancora in fancazzista a 2 ruote. E che come conseguenza, ha il solo risultato di riempire le città di auto, di rendere impossibile ed inefficiente ogni spostamento, e di ridurre la qualità dell’aria e del rumore a livelli inaccettabili.

Solo una vera politica riformista può spezzare questo circolo vizioso, restringendo gli spazi per le auto, per il parcheggio e la marcia, ed incrementando i costi ed i limiti per l’accesso al centro della città. Non per aiutare i ciclisti, ma perché meno spostamenti “ingiustificati” in auto significano maggiore facilità di movimento per tutti quelli, e sono tanti, che davvero l’auto devono usarla.

Ah, e se non ve ne siete ancora accorti, la bici è trendy e cool in ogni parte del mondo!

Manovra antinquinamento: Basterà fermare qualche vecchia auto?

città inquinata

città inquinata

Manovra antinquinamento: Basterà fermare qualche vecchia auto?
Giorgio Castelli, Guseppe Marano

Il Piano integrato per la qualità dell’aria della Regione Emilia Romagna prevede restrizioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti nelle aree urbane con oltre 50.000 abitanti. Le nuove misure hanno suscitato le reazioni negative di commercianti, artigiani e di molte forze politiche che prevedono una penalizzazione degli interessi economici ed elettorali delle categorie rappresentate. Poche le voci favorevoli, sormontate dal coro dei contrari.

Per valutare questa “manovra antismog” occorre chiedersi: quale sarà la riduzione dell’inquinamento urbano da traffico veicolare? Cambieranno le abitudini di mobilità dei modenesi? Sarà tutelata la salute pubblica e verrà incentivata la mobilità sostenibile? Le limitazioni alla circolazione valgono da ottobre a marzo, nella fascia oraria dalle 8.30 alle 18.30, da lunedì al venerdì, e interessano i veicoli a benzina (Euro 0 ed Euro 1), diesel (Euro 0, Euro 1, Euro 2 ed Euro 3, anche se dotati di filtro antiparticolato); ciclomotori e motocicli Euro 0.

In teoria i veicoli interdetti alla circolazione passano da 12.800 a 22.200, cioè dal 12% al 19% circa del parco circolante. L’area interessata dalle limitazioni passa dal 26% al 30% del territorio urbanizzato. Tutti i veicoli possono raggiungere i parcheggi scambiatori ai margini del centro cittadino, compresi i centrali parcheggi Novi Park e dello stadio.

La manovra prevede numerosissime deroghe che ne riducono l’effetto: sono esentati i mezzi di soccorso, delle forze dell’ordine, i veicoli elettrici, il car pooling, i mezzi commerciali, chi accompagna i figli alla scuola dell’infanzia, i proprietari con reddito basso certificato, gli operatori per gli interventi d’emergenza (l’elenco è lunghissimo). In definitiva, i veicoli interdetti alla circolazione saranno un numero limitato. Di questi, tutti hanno bisogno di andare verso il centro ove vige il blocco?

Ma il vero problema è che molti Comuni si limitano ad attuare al minimo le misure regionali e non realizzano ulteriori interventi di promozione della mobilità sostenibile.

Le alternative al trasporto privato inquinante sono note: il trasporto pubblico, la mobilità pedonale e ciclistica, quest’ultima grande risorsa per la mobilità urbana (a Modena copre una quota del 10% degli spostamenti locali).

Il Comune di Modena ha da tempo presentato il Piano della Ciclabilità, che si propone interventi ambiziosi, non supportati però dall’analisi degli spostamenti attuali, dalla conoscenza dei bisogni dei ciclisti e soprattutto da finanziamenti certi. Inoltre, non risulta correlato alla pianificazione urbanistica e alla mobilità generale.

La Fiab sostiene che la ciclabilità si promuove elevando i livelli della sicurezza stradale, moderando la velocità dei veicoli, attuando una lotta ai ladri di biciclette e ai ricettatori, completando la rete ciclabile sulle più pericolose strade urbane, coinvolgendo le aziende pubbliche e private nella realizzazione di depositi protetti, installando portabiciclette moderni, permettendo alle bici la circolazione in entrambi i sensi di marcia nei sensi unici per le automobili.

Sono interventi a bassissimo costo o con costi limitati, soprattutto se confrontati ai milioni necessari alla realizzazione di parcheggi giganteschi, autostrade e bretelle di vario genere, tutte opere più vantaggiose per chi le realizza che utili per i potenziali utenti.

M’illumino di più: consigli salvavita per i ciclisti

iniziativa per la sicurezza dei ciclisti di notte

iniziativa per la sicurezza dei ciclisti di notte

È noto che a volte i biker tendono a sottovalutare il problema della propria visibilità notturna esponendosi a pericoli facilmente evitabili, tanto più che Modena secondo le statistiche risulta essere una città più pericolosa di altre per le due ruote.

Per sensibilizzare i ciclisti a tutelarsi nei loro spostamenti in condizioni di bassa visibilità, venerdì scorso (22 ottobre) la Fiab ha organizzato in centro “M’illumino di più”, manifestazione giunta alla sua terza edizione con cui l’associazione invita i ciclisti a rendersi ben visibili di notte. Fra l’altro ha distribuito un decalogo salvavita che contiene indicazioni normative, tecniche e comportamentali molto utili.

Norme
Per viaggiare col buio, la bicicletta dev’essere dotata di faretti efficienti (anteriore bianco e posteriore rosso). Inoltre, dove disporre di catarifrangenti collocati sia sulla ruota posteriore (rosso) che sui raggi e sui pedali (arancio). Il ciclista deve anche indossare un giubbino o bretelle catarifrangenti (fuori dai centri abitati e nelle gallerie).

Consigli
Sono disponibili nei negozi specializzati alcuni interessanti dispositivi: faretti aggiuntivi, raggi illuminati, luci per cambio direzione, kit luci magnetico anche a intermittenza per le ruote.
Percorrere la strada alla propria mano e sul bordo, segnalare bene e in anticipo i cambi di direzione, rispettare la segnaletica, utilizzare luci di posizione che restano accese anche da fermo (per le soste agli stop o ai semafori).

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Come si muove il nuovo PSC?

un piano per la mobilità a modena?

un piano per la mobilità a modena?

Con la presentazione del PSC (Piano Strutturale Comunale) in Consiglio Comunale, giovedì 15 ottobre, è iniziato il percorso verso un nuovo strumento di governo del territorio. È auspicabile che la città sia coinvolta con modalità efficaci per tentare di sintonizzare il PSC sulle esigenze effettive della comunità, piuttosto che sugli interessi delle (numerose) lobby economiche attive sulla piazza modenese.

Dalla comunicazione in Consiglio, è possibile trarre alcune valutazioni sugli indirizzi generali del PSC. Condivisibili sono le finalità di lungo periodo (città europea, crescita intelligente sostenibile ed inclusiva), come pure il nesso fra città compatta e riduzione dell’uso dell’automobile privata: «La città compatta si fonda sul trasporto pubblico e sulla mobilità dolce». Si va dunque nella direzione di superare il paradigma autocentrico vigente (75% di spostamenti effettuati con l’auto)?

Il documento chiama in causa il Piano della mobilità ciclistica (contestato da più parti e non ancora approvato) quale strumento per conseguire gli (ambiziosi) obiettivi di mobilità del PSC. Nulla viene detto a proposito del trasporto pubblico e della pedonalità.

Al contrario, il modello della «città sostenibile» dell’Assessora Vandelli contempla la realizzazione della Bretella Campogalliano-Sassuolo, il completamento della Tangenziale sud, la connessione tra Scalo merci e zone industriali, il prolungamento dello scalo di Marzaglia e, l’ultima trovata, la Diagonale polo fieristico-Centro storico.

La domanda è: questo PSC potrà contribuirà a riorientare le scelte collettive verso un nuovo modello eco-compatibile?

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Mobilità ciclistica: circolazione stabile negli ultimi anni

rossella-rilevazione-flussiI flussi ciclistici rilevati dalla Fiab a Modena risultano stabili rispetto a 12 mesi orsono ma in netto rialzo su sei mesi fa. Le cifre sono chiare: nei 17 incroci presidiati dai volontari dell’associazione il 22 settembre scorso, fra le 7.30 e le 8.45, sono stati contati 4.278 passaggi, in lieve decremento sul settembre 2014 (- 1,3%) ma in ripresa sull’aprile 2015 (+10,4%).

Solo 3 intersezioni hanno fatto registrare una riduzione di biker in entrambe le direzioni di marcia (centro / periferia). Negli altri punti si è assistito a dati variabili e spesso contraddittori (aumenta in una direzione, diminuisce nell’altra). Anche questa volta l’incrocio che si guadagna l’alloro del più frequentato è il Buon Pastore/Sigonio (384 passaggi), seguito da Emilia Est/Menotti (349) e Canalchiaro/Ruà Frati (325).

La Fiab ha eseguito anche il rilievo dei pedoni: in cinque incroci sono stati totalizzati 1079 passaggi (+ 5,6% sul 2014). I dati evidenziano una stabilizzazione di ciclisti e pedoni negli ultimi due anni, dopo una crescita sostenuta fra il 2008 e il 2013 (+ 35% circa), seguendo un trend nazionale.

Si deve puntare a risultati più consistenti per elevare la quota della ciclabilità (oggi al 10% circa) sul totale della mobilità urbana. A tal fine, occorre che l’Amministrazione Comunale attui scelte politiche coraggiose e coerenti, inserendole nel Piano della Mobilità ciclistica (presentato a gennaio e mai approvato). C’è molto da fare. Chi usa la bicicletta si scoraggia se deve proteggersi da troppi nemici: l’elevata incidentalità stradale, i furti, la mancanza di depositi e parcheggi moderni, una rete ciclabile limitata e scollegata, l’assenza di zone a 30 km/h.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

A ruota libera: sentirsi a casa

Sentirsi a casa
Rubrica a cura di Luana Marangoni

Una volta ho letto una frase in un bellissimo libro di Abraham Yehoshua, un libro che parla di fuga da un paese e del tentativo di ricostruire una vita altrove, le esatte parole non le ricordo ma il senso che la frase racchiude è la capacità che hanno le persone di abituarsi ad un paesaggio nuovo, un paesaggio che non è quello in cui sei nato e vissuto.

C’è poi un’altra frase che mi sovviene sull’argomento, non ne ricordo la fonte ma in questo caso il senso è ancora più profondo: “casa” non è dove tu sei nato e vissuto, ma dove ti senti bene.

Il pensiero a questo punto va inevitabilmente a coloro che fuggono dalle miserie, dalla guerra, dalle sofferenze e a cosa possa significare per loro “essere a casa” e soprattutto quanto ed in che misura possiamo noi contribuire per farli sentire a casa. Penso anche che se io fossi al posto loro vorrei, sì, essere accolta, ma, superata la prima necessaria fase, vorrei poter riconoscere, restituire, rendere ciò che mi viene dato, vorrei potermi sentire integrata, riconosciuta, cittadina attiva della comunità in cui vivo.

Questo ragionamento potrà sembrare troppo astratto, invece il nostro progetto per insegnare alle donne straniere l’uso della bicicletta è la prova concreta di quanto sia importante questa circolarità, di quanto l’accettazione dell’altro determini un circolo virtuoso, un cammino verso l’integrazione e la co-partecipazione, che è alla base della convivenza civile.

Chi ci segue da tempo sa – e lo sanno molto bene le nostre volontarie “storiche” – che il nostro piccolo sogno con gli anni è cresciuto, si è arricchito , ha allargato il suo centro, fino a diventare la bellissima esperienza dei nostri giorni.

Quest’anno infatti (ma già si notavano le prime avvisaglie nel corso dei mesi precedenti), abbiamo visto confluire all’interno del nostro progetto le volontarie di altre associazioni, alcune facenti parte della Casa per la Pace, altre della Casa della Donna, dapprima curiose e desiderose in qualche modo di rendersi utili, infine entusiaste alla scoperta che il nostro “fare concreto” sfociava in qualcosa di veramente utile per queste persone che si rivolgevano a noi con la necessità di rendersi autonome oppure con il semplice desiderio di… “osare volare” e sentirsi libere. Può sembrare strano per chi non l’abbia vissuto, ma la felicità che si legge negli occhi di queste donne una volta superata la paura di cadere ci esalta e ci rende felici, così come ci è di insegnamento la loro tenacia e determinatezza .

Ma non bastano queste poche parole a spiegare la circolarità, da quest’anno infatti la nostra storia si è arricchita di un valore aggiunto: le donne che frequentano i nostri corsi ed imparano ad andare in bicicletta tornano da noi, tornano per aiutarci, tornano per presentarci altre donne che, come loro, hanno il desiderio o la necessità di inforcare la bicicletta, tornano per restituire ciò che è stato loro dato, per riconoscenza e per rendersi utili a loro volta. Mentre scrivo mi viene in mente proprio la frase di una di loro: “Voi siete state preziose per me ed io sono fiera di potervi aiutare”.

Forse sarà infantile o da sognatori, ma questa circolarità, questo scambio continuo ci commuove, ci rende orgogliosi e ci convince che questa è la strada giusta da percorrere.

Quando la bici «libera» le donne

rossella-donne-straniereFra le numerose attività realizzare dalla Fiab ci sono anche alcuni corsi per insegnare l’uso della bicicletta alle donne. L’iniziativa potrebbe far sorridere chi vive in una città dove la due ruote fa parte del paesaggio urbano da 150 anni.

In realtà, merita molta attenzione: infatti le donne che partecipano ai corsi sono perlopiù migranti e provengono da tutto il mondo. Per loro la bici assume davvero un valore di «liberazione», inimmaginabile per un modenese: grazie alla ciclo infatti possono accompagnare i bambini a scuola, fare la spesa, recarsi al lavoro senza dover dipendere dagli uomini o farsi carico dell’acquisto di una costosa (e inquinante) automobile. Nessuno meglio di queste donne sa che la bici è tanto più preziosa in quanto non solo favorisce gli spostamenti stradali, ma anche quelli mentali e psicologici, ampliando la sfera di vita a tutta la città. In realtà, sulle due ruote corre una parte della loro libertà.

Il corso è particolarmente gradito alle interessate: nel 2015 è già il secondo che viene organizzato. Negli ultimi tre anni, si contano almeno 60 partecipanti, «laureate» in ciclomobilità. Per rendere possibile queste attività, la Fiab ha costituito un gruppo di donne volontarie e ha raccolto le biciclette adatte. Il corso è gratuito e prevede 6 incontri (24.9 – 29.9 – 1.10 – 6.10 – 8.10 – 13.10), fra le 18 e le 19.30, in un piazzale presso la sede dell’Arci (Modena, Via IV Novembre 40/L).

L’iniziativa è resa possibile da una rete di collaborazioni ormai collaudate da anni: l’Arci, la Uisp, il Centro Territoriale Permanente, la Casa della Donna, associazioni della Casa della Pace.

Un ruolo speciale è svolto dalle volontarie, non solo della Fiab ma anche di altre associazioni. Peraltro, quest’anno sono state coinvolte anche ex allieve, ormai divenute esperte, che offrono il loro aiuto per realizzare il progetto.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

I diversi colori della mobilità sostenibile: Corso Autunnale per insegnare l’uso della bicicletta

rossella-donne-straniereI diversi colori della mobilità sostenibile: Corso Autunnale per insegnare l’uso della bicicletta

dal 24 settembre al  13 ottobre

A partire dal prossimo giovedi 24 settembre la Fiab riparte con il nuovo corso per insegnare alle donne straniere l’uso della bicicletta. Negli ultimi anni la nostra associazione é riuscita ad organizzare cicli di incontri con cadenza semestarle, raccogliendo ogni volta le istanze di circa 8/10 donne di varia nazionalità.

Il corso autunnale 2015 ha raccolto le adesioni di 12 aspiranti allieve e si svolgerà, come oramai da tre anni a questa parte, grazie alla collaborazione dell’Arci di Modena e della Uisp che hanno messo a disposizione gli spazi ed i locali per poter svolgere il corso. La presenza delle donne é assicurata , oltre che dalla mediazione del Centro Territoriale Permanente, da quella della Casa della Donna, quest’ultima mettendo a disposizione anche delle volontarie in ausilio a quelle della nostra associazione.

Ed é proprio la presenza entusiasta delle volontarie che merita un accenno particolare, perchè soprattutto quest’anno le nostre volontarie “storiche” si sono viste affiancate da altrettanto entusiaste volontarie provenienti da altre associazioni aderenti alla Casa della Pace e dalle nostre “ex allieve” che offrono il loro riconoscente aiuto, mettendo a disposizione un po’ del loro tempo e permettendoci in questo modo di poter realizzare appieno il nostro progetto.

Giornate ed Orari del corso:

24/9 – 29/9 – 1/10 – 6/10 – 8/10 – 13/10 – dalle 18 alle 19.30 presso sede Arci Modena