Il caso della ciclabile di Mortizzuolo

La lettura della stampa locale a volte porta a piccole notizie che fotografano bene certi stereotipi radicati. Sto parlando di una interrogazione di un consigliere comunale con classiche contestazioni alla ciclabile, che crea disagi e ruba parcheggi alle attività commerciali. Nulla di nuovo se riguardasse Bologna, Modena o Carpi: però qui si parla di Mortizzuolo.

Ammetto che non sono mai stato a Mortizzuolo, e quindi ho fatto una visita virtuale con Google Maps, che mi conferma che la frazione di Mirandola è un borgo di case allineate su strada provinciale, nel quale non manca sicuramente lo spazio libero in rapporto a residenti e passanti.

Quindi quali problemi di parcheggio potrebbe mai portare una ciclabile in un tale paese? Io credo che il sottinteso del consigliere comunale sia che vengono a mancare quei 2-3 posti auto in fronte alle attività (una di quali è la sua…) e che i clienti saranno costretti, immagino, a parcheggiare 50 o 70 metri più in là. Come se un cliente affezionato potesse mai cambiare abitudini per qualche decina di metri in più.

In realtà le esperienze da tutto il mondo dimostrano che la sostituzione di parcheggi con corsie ciclabili non solo non porta una riduzione del fatturato, ma spesso si trasforma in un considerevole aumento, nonché alla riqualificazione di spazi invivibili assediati dalle auto.

A tal proposito sarebbe bello sapere se, ad esempio, due anni dopo la pur brutta ciclabile di via Giardini, le attività commerciali e fatturati sono diminuiti od aumentati: giusto per vedere se queste riqualificazioni funzionano anche a Modena e poter smontare le inevitabili polemiche alla prossima ciclabile.

Bene quindi ha fatto l’assessore di Mirandola a rispondere che il traffico in quel tratto di provinciale era molto pericoloso per i residenti, e che per l’amministrazione la sicurezza delle persone è una priorità. Concludendo però con un più rassicurante “e i parcheggi mancanti, anzi di più, sono stati ricavati dove prima non si poteva parcheggiare”, che dimostra come certe comodità automobilistiche siano difficili da sradicare anche nella tranquilla Mortizzuolo.

Spadoni Ermes
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I tre problemi della mobilità

Tre sono i gli evidenti problemi direttamente creati da uno sviluppo urbanistico che ha trasformato le città in favore dell’auto privata: l’inquinamento atmosferico, quello acustico e l’occupazione selvaggia dello spazio pubblico.

Nel valutare la rilevanza di questi tre problemi, i cittadini puntano il dito sull’ultimo aspetto: almeno quando io sento chiacchere da bar o tra amici, i problemi veri sono il TRAFFICO (cioè l’occupazione dello spazio pubblico in movimento) ed il PARCHEGGIO (cioè l’occupazione dello spazio pubblico delle auto ferme).

Gli amministratori pubblici (e le case automobilistiche) sono orientati invece a dare una soluzione ai primi due (inquinamento atmosferico ed acustico) proponendo piani di investimento sull’auto elettrica, ma difficilmente proponendo piani di “dieta” delle auto in circolazione o di “eliminazione” di parcheggi (fosse mai!) per restituire spazio alle persone o agli altri mezzi di spostamento.

Ed i motivi “politici” sono evidenti: cambiare un’auto diesel con un’auto elettrica mette a posto la coscienza ecologista di amministratori ed amministrati, senza imporre (od imporsi) impopolari e faticose ricette di limitazione dell’(ab)uso dell’auto privata.

Peccato che sostituire un’auto tradizionale con una elettrica, non risolva nessuno dei problemi veri degli automobilisti (traffico e parcheggio) ed anche la politica di aumento dello spazio dedicato alle auto private (più strade e parcheggi per tutti!) sempre promessa dalla politica come semplicistica panacea, in 120 anni di presenza dell’auto su questo pianeta NON ha mai risolto.

In Germania (dati ECF 2016) per avere 25.500 auto elettriche in circolazione è servito l’aiutino di circa 2,3 miliardi di euro complessivi per incentivi, detassazioni, sconti, colonnine di ricarica. Nello stesso periodo giravano per strada già 2.500.000 biciclette elettriche a costo e sussidi praticamente ZERO: non è che una delle soluzioni più facili ai problemi di inquinamento atmosferico, acustico e soprattutto di traffico e parcheggio, ha due ruote e spesso sta arrugginendo nelle nostre cantine?

Per FIAB le vere battaglie dei prossimi anni saranno quelle sul diritto allo spazio pubblico cittadino, vivibile e sicuro, che solo la promozione di veri mezzi sostenibili come la bicicletta possono garantire.

Ermes Spadoni
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I Piani per la mobilità sostenibile (PUMS)

I comuni di Modena, di Carpi e del Distretto Ceramico stanno elaborando i Piani per la mobilità sostenibile.

Il PUMS è un nuovo strumento di pianificazione della mobilità di medio e lungo termine, che supera gli altri piani della mobilità e del traffico e che può variare gli strumenti urbanistici vigenti.

Trae origine dagli indirizzi della Commissione Europea finalizzati a realizzare uno sviluppo equilibrato e sostenibile della mobilità. Deve perseguire 4 macro-obiettivi: l’efficacia ed efficienza del sistema della mobilità attraverso riequilibrio dei modi di spostamento ed una maggiore integrazione tra lo sviluppo urbanistico e la mobilità, la sostenibilità energetica ed ambientale per ridurre il consumo di carburanti ed i livelli di inquinamento, la sicurezza della mobilità stradale e la sostenibilità socio economica, per il miglioramento della soddisfazione dei cittadini, dell’inclusione sociale, dell’occupazione e per la riduzione dei costi della mobilità.

Il decreto attuativo del 4 agosto 2017 individua una lunga ed articolata serie di azioni per raggiungere questi obiettivi e stabilisce le modalità per assicurare, nella fase di formazione dei piani, la partecipazione attiva dei cittadini.

E’ una grande occasione per ripensare l’attuale mobilità centrata prevalentemente sull’automobile, che ha trasformato la nostra provincia nella zona urbanizzata con i più alti livelli di inquinamento d’Europa.

I PUMS sono strumenti che, se elaborati consapevolmente e coraggiosamente, permetteranno alle nostre comunità di accedere a nuove e consistenti fonti di finanziamento per nuovi investimenti sul trasporto pubblico, per le infrastrutture per la mobilità ciclabile e per la riorganizzazione degli spazi e delle aree pubbliche.

Questa volta per i nostri amministratori non vi sono alibi, perché sono chiari gli obiettivi politici, sono disponibili gli strumenti amministrativi per una intensa partecipazione dei cittadini, sono precise le indicazioni tecniche e, se i progetti saranno efficaci e credibili, non mancheranno i finanziamenti utili al cambiamento.

Giorgio Castelli
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Rilevamento Flussi ciclistici: dati del 10 aprile 2018

Il rilevamento è stato effettuato dalle 7,30 alle 8,45 conteggiando i ciclisti che entrano ed escono dal centro storico: dalle 7,30 alle 7,45 abbiamo conteggiato 491 ciclisti, per lo più studenti; nell’ora successiva, dalle 7,45 alle 8,45, ne abbiamo conteggiati 2463, per un totale quindi di 2954 ciclisti, contro i 3033 che furono conteggiati nell’aprile del 2016. Si tratta dunque d’un leggero calo, che però s’iscrive in una tendenza che continua a manifestarsi in modo regolare ormai.

Nonostante il numero di ciclisti conteggiato ogni anno ad aprile sia inferiore a quello conteggiato, sempre ogni anno, a settembre, dobbiamo constatare una progressiva diminuzione rispetto ai rilevamenti precedenti. Dal 2008, anno in cui abbiamo iniziato ad effettuare il rilevamento, v’è stata una leggera crescita del numero di ciclisti fino al 2013, stabile fino al 2016, cui, da allora, ha fatto seguito una costante diminuzione.

Anche alla luce dei dati che il Comune di Modena ha presentato a proposito del PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile), crediamo che le ragioni principali da imputarsi al costante calo del numero di ciclisti siano da attribuirsi alla politica comunale in materia di parcheggi per automobili disponibili in prossimità del centro storico: troppi in termini quantitativi e troppo a buon mercato considerando che ogni auto occupa suolo che è di tutti.

Alcune riflessioni al riguardo:

  1. All’interno del parcheggio sotterraneo Novi Park, moltissimi posti auto non sono utilizzati, in particolare la quasi totalità di quelli situati al piano interrato con relativi e seri problemi di sicurezza pubblica.
  2. Secondo i dati del PUMS, anche quando i posti auto destinati alla sosta regolamentare non sono totalmente occupati, si assiste purtroppo a numerosissimi episodi di abusivismo: il 25% delle auto risulta parcheggiato al di fuori degli spazi consentiti, sui marciapiedi o sulle piste ciclabili e/o in doppia fila. La volontà da parte degli automobilisti di non voler pagare per parcheggiare la propria auto e la mancanza di adeguati controlli da parte della società che controlla i parcheggi sono tra i fattori che contribuiscono al perdurare della situazione.
  3. Il parcheggio dell’Ex-AMCM (di una capienza di circa 300 posti auto) consente di poter parcheggiare a costo zero anche per l’intera giornata, invogliando chi si reca al lavoro in centro, a farlo in automobile. Ciò è confermato dalle varie analisi effettuate sulla mobilità modenese e dai dati che il Comune ha raccolto in fase di studio del PUMS: il 12% degli spostamenti in auto all’interno della città sono inferiori a 1,2 km; il 47% è inferiore a 2,5 km.

A ciò si deve aggiungere il fatto che nelle zone di parcheggio a pagamento, commercianti e lavoratori del centro storico possono lasciare l’auto in sosta per tutta la giornata giorno un abbonamento mensile di 23 euro (ovverossia, meno di 1 euro al giorno), mentre al parcheggio Novi Park — tanto per fare un altro esempio — uno studente può parcheggiare la propria auto per meno di 3 euro al giorno.

Questa politica, evidentemente, non fa che incentivare l’utilizzo dell’automobile da parte di tutti, lavoratori e studenti, per recarsi in città, in completo contrasto con quella promossa da un numero sempre crescente di città europee e che mira a un progressivo aumento delle spese legate al parcheggio dell’automobile privata per limitarne o scoraggiarne l’uso e favorire invece un tipo di mobilità dolce, aumentando al contempo la vivibilità stessa della città; una politica che, oltretutto, si è finora rilevata più efficace dell’ampliamento stesso delle piste ciclabili cittadine.

Il transito dei pedoni, invece, è in aumento: 1022 nel 2014, 1340 nel 2018. V’è la possibilità, però, che si tratti prevalentemente di automobilisti che hanno lasciato la propria auto in prossimità del centro storico per poi raggiungerlo a piedi.

Infine, marciapiedi malmessi o inesistenti nelle zone adiacenti al centro, così come la scarsa competitività del trasporto pubblico contribuiscono senza dubbio a favorire l’utilizzo dell’auto anche per gli spostamenti interni alla città.

Una considerazione specifica va fatta riguardo i dati rilevati in Via Giardini, sulla tanto contestata ciclabile che ha rappresentato un ingente investimento da parte del Comune e della Regione: 53 passaggi all’ora in direzione centro nel 2016 contro i 74 del 2018, e 42 in direzione Baggiovara nel 2016 contro i 53 di oggi. Sarebbe interessante confrontare questi dati con lo studio specifico sui flussi d’utilizzo della ciclabile che il Comune ha presentato alla Regione per ottenerne il finanziamento.

Modena possiede numerosi chilometri di piste ciclabili sulla carta; purtroppo, a scarseggiare, sono i ciclisti.

La manutenzione e la continuità della rete ciclabile; attraversamenti più sicuri e più facili per pedoni e ciclisti (i dati del PUMS rivelano che un solo attraversamento su 25 è ciclabile, ovverossia quando il ciclista può restare in sella alla proprio bici per attraversarlo, e che solo il 2% delle piste ciclabili è in sede propria), e provvedimenti più efficaci per contrastare i furti di bicicletta sono misure necessarie per invogliare i cittadini a preferire la bicicletta all’auto e affinché la ciclomobilità diventi sempre più comoda ed efficace.

FIAB MODENA
16 aprile 2018

In città si parla di … Mobilità in Equilibrio

Quelle del 9 e 10 marzo, a Modena, saranno due giornate intense, dedicate alla mobilità dolce. Palazzo Carandini spalancherà le porte alla città per discutere ed indagare le potenzialità presenti e future legate ai molteplici scenari della mobilità sostenibile, con un’attenzione particolare sull’universo “bicicletta”.

Nella giornata di venerdì 9, ci chiariremo ogni dubbio riguardo la nuova Legge Quadro sulla Ciclabilità, approvata in Senato in via definitiva lo scorso dicembre, insieme ad uno dei padri-promotori: Paolo Gandolfi. Discuteremo di strategie per la mobilità con Marco Passigato, esperto a livello nazionale di progettazione della mobilità ciclistica, di moderazione del traffico e sicurezza stradale. Con uno sguardo territoriale, approfondiremo le politiche della mobilità integrata in Emilia-Romagna, insieme al responsabile del Servizio Trasporto Pubblico e mobilità sostenibile, Alessandro Meggiato; e confronteremo tra loro i Piani Urbani di Mobilità Sostenibile, in corso di definizione a Modena, Carpi e nel Distretto Ceramico.

Sarà l’architetto urbanista Riccardo Andrea Marini, con una visione internazionale, a farci riflettere sul perché è così difficile rendere una città vivibile; e ancora, con l’Associazione Medici per L’Ambiente ISDE Italia, ci soffermeremo su quanto la mobilità influisce sull’inquinamento dell’aria e conseguentemente sulla nostra salute.

Sabato 10, una tavola rotonda metterà in condivisione le buone pratiche di mobilità che nei prossimi mesi saranno attivate in città, progetto “MO.ssa” e “Bike to work”; e quelle che da anni svolgono attività laboratoriali di trasmissione del sapere e di sensibilizzazione all’uso della bicicletta.

FIAB Modena rivolge l’invito a partecipare, non solo ad appassionati attivisti, ma a tutti coloro curiosi di capire “perché” la mobilità sostenibile è l’obbiettivo a cui i Paesi ambiscono nel prossimo futuro.

Marina Beneventi
www.modenainbici.it

Elezioni, messaggi di fumo

Era evidente che il dibattito in campagna elettorale sarebbe stato di basso livello e scollegato da soluzioni realistiche ai problemi del paese. Proprio per questo Riccardo Iacona aveva inaugurato la nuova stagione di “Presa Diretta” con una puntata “in positivo” tutta dedicata ai temi della mobilità ciclabile, evidenziando in prima serata ad un vasto pubblico, come potesse risolvere alcuni dei problemi delle nostre città e generare nuove opportunità di business.

Ci hanno immediatamente pensato alcuni dei principali partiti a smorzare i nostri facili entusiasmi.

Partiamo dal mesozoico Berlusconi: “Nel nostro programma non ci sono più tasse sull’auto, che è uno strumento per andare al lavoro, e accompagnare i figli a scuola”. Ehhh? In tutto il mondo moderno questa è considerata una “bestemmia”: a scuola ci si va prima sulla cargo-bike della mamma, poi con i mezzi pubblici o in bici. Portare i ragazzi a scuola in auto è considerato antieconomico, inquinante e soprattutto diseducativo. In Italia invece assistiamo inermi al parcheggio selvaggio davanti alle scuole per consegnare come pacchi, ragazzi che nella stragrande maggioranza dei casi abitano a meno di 2 km di distanza. Abbiamo perfino dovuto fare una legge nel 2017 per permettere l’uscita in autonomia da scuola! Sarebbe ora che anche T-Rex Silvio si accorgesse che questa malsana abitudine genera un circolo vizioso, che blocca i il traffico cittadino proprio nell’orario di punta per lavoratori ed imprenditori, che invece hanno spesso vera necessità di usare l’auto privata. Incentivare questa abitudine, invece che contrastarla, è tipica di una classe politica che ha sempre mostrato indifferenza, quando non ostilità, per le richieste di una mobilità più sostenibile.

Più sorprendente il caso del M5S, che invece si era dimostrato finora più sensibile a questi temi. E’ successo che per la consegna dei simboli elettorali il minivan M5S si sia fermato sulle strisce pedonali per far scendere Grillo e di Maio, e poi sostasse alla fermata del bus per più di un’ora (giustamente multato). Sono arrivate poi le scuse dovute e ineluttabili, perché anche se sembra una cosa di piccolo conto, questo incivile comportamento è lo specchio fedele di quello che succede in tutt’Italia, dove gli spazi per i mezzi pubblici, per i ciclisti e per i pedoni sono regolarmente invasi da automobilisti che non hanno nessun riguardo per i diritti di mobilità e sicurezza di chi non può o non vuole muoversi con l’auto privata.

Se queste sono le premesse, purtroppo abbiamo una forte sensazione che, anche in questa campagna elettorale, i segnali di fumo per capire quale sarà il destino delle nostre città, provengano dai tubi di scarico delle auto blu e non portino nessuna buona notizia per le nostre speranze.

Ermes Spadoni
www.modenainbici.it

Il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile di Modena

Favorire l’uso dei modi di trasporto a minor impatto ambientale e sociale, riducendo la dipendenza dall’uso dell’auto, incentivare i comportamenti virtuosi dei cittadini, ottimizzare e integrare le infrastrutture e i servizi alla mobilità, promuovere l’impiego di tecnologie applicate ai sistemi della mobilità di persone e merci, e rendere la città accessibile a tutti portando a zero il rischio di incidentalità.

Sono questi i principali indirizzi del PUMS di Modena.

Gli obiettivi specifici e le azioni del PUMS di Modena, tuttavia,  verranno definiti insieme ai cittadini e portatori di interesse (stakeholder), partendo da alcuni obiettivi generali individuati a livello europeo, nazionale e regionale, come ad esempio l’Accordo di Parigi 2015 – COP 21 ed il Piano Aria-PAIR2020 (riduzione del 20%  dei flussi di traffico entro il 2020; riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 40% entro il 2030 e raggiungimento dei livelli minimi entro il 2050).

Per questo motivo è stata predisposta una indagine on-line in cui i cittadini sono invitati ad esprimersi rispetto agli obiettivi strategici proposti, attraverso un semplice questionario anonimo. Le priorità che emergeranno dall’indagine potranno così contribuire ad evidenziare le necessità percepite sul territorio e ad orientare le successive fasi di discussione del PUMS.

LA TUA OPINIONE È IMPORTANTE: PARTECIPA ALL’INDAGINE

Per partecipare a questo sondaggio è necessario inviare una e-mail, entro il 5 febbraio, all’Ufficio Organizzazione, formazione, programmazione e ricerche della Direzione generale del Comune di Modena all’indirizzo ufficioricerche@comune.modena.it, mettendo come oggetto “questionario PUMS”.

In risposta, all’indirizzo scrivente verrà inviata dall’Ufficio suddetto una email contenente la richiesta di disponibilità a partecipare alle ricerche svolte del Comune di Modena. In seguito, coloro che avranno dato disponibilità, saranno contattati per compilare il questionario online relativo al progetto PUMS.

Fiab Modena promuove Logos, azienda “amica della bicicletta”

“Una bici elettrica in dono a tutti i dipendenti, per aiutarli concretamente a raggiungere il posto di lavoro in bicicletta senza auto, con la consapevolezza di adottare un comportamento attivo, utile per la salute dei lavoratori e per la salvaguardia dell’ambiente: direi che possiamo complimentarci con Logos per questa iniziativa e augurarci che possa essere da esempio per tante altre aziende del territorio che hanno a cuore l’ambiente.”

Questo è il positivo commento di Fiab Modena, che invita Logos ad aderire a CIAB l’associazione di aziende e associazioni amiche della bicicletta che Fiab-Onlus ha istituito nel 2015 a livello nazionale, raccogliendo la richiesta di fare gruppo e fare lobby per diffondere una cultura nuova della mobilità anche nel mondo del lavoro e delle attività economiche, sempre vigili e attente ai bisogni in cambiamento della società.

logos modena 100 ebike in dono ai dipendenti

La civiltà tra i portici di mamma Bologna

in bici sotto i portici di bologna

Tolleranza zero per le bici contromano e stop alle bici sotto i portici. “Bologna merita di essere una città civile”. Così nei giorni scorsi il sindaco Merola ha lanciato la sua campagna per il rispetto delle regole. Sacrosanto: noi di FIAB da anni facciamo corsi nelle scuole, ai giovani e donne straniere e promuoviamo eventi per la sicurezza dei ciclisti. E sappiamo bene che dal rispetto delle regole ne abbiamo solo da guadagnare, e quindi riteniamo giusto fare per primi la nostra parte.

Tutto bene quindi? Nemmeno un po’, e per due motivi. Primo perché tra i “comportamenti incivili” nel mirino del primo cittadino, alla stregua delle inosservanze dei ciclisti, è finito anche l’uso del cellulare alla guida. Ed è inaccettabile mettere sullo stesso piano comportamenti anche odiosi ma con conseguenze statisticamente quasi inesistenti, con una abitudine criminale per la quale ACI stima in “che 3 incidenti su 4 (quasi 1.200 solo nei primi sei mesi del 2015) sono dovuti alla distrazione, di cui gli smartphone sono una delle cause principali”. Parliamo di centinaia di morti e feriti solo in Italia in un anno.

Solo una svista comunicativa? Non sembra, visto che il giorno dopo un comunicato esalta il confronto: “46 multe ai ciclisti nel primo giorno, mentre negli ultimi 15 giorni le contravvenzioni per l’uso dei telefonini alla guida sono state 85”. Naturalmente Sindaco, se non vogliamo scadere nel ridicolo, ci aspettiamo che nei prossimi giorni queste ultime siano almeno decuplicate.

Il secondo motivo è che non si è tenuto conto dello stato di fatto: eravamo abituati a politici ipocriti che si fanno fotografare in bici in campagna elettorale senza poi realizzare nulla per la mobilità sostenibile, ma non eravamo ancora arrivati alla criminalizzazione degli unici cittadini che tutti i giorni provano a fare concretamente qualcosa per la mobilità. In una situazione, questa sì incivile, in cui i 4 metri di una carreggiata in centro storico sono normalmente occupati per 2 metri dalla corsia di marcia e da 2 metri dai parcheggi per auto.

Invece di scegliere la facile via populista che strizza l’occhio a quel 75% di cittadini che usano solo l’auto, si mostri di voler andare al fondo del problema. Gli esempi non mancano: dalla vicina Reggio Emilia, in cui da anni in centro storico il “senso unico eccetto bici” è la regola, fino ad arrivare a Siviglia che a fine 2016 ha annunciato la trasformazione di tutto il centro in strade a priorità per i ciclisti.

Scommettiamo che riportando i ciclisti al centro della strada, a scapito della velocità delle auto, non ne vedrà più nessuno sotto i portici?

Ermes Spadoni
www.modenainbici.it

Situazione smog: se 49 sforamenti vi sembran pochi

La soglia di Pm10 a Modena nel 2017 è già stata superata per 49 volte, ovvero 14 volte in più del limite fissato per legge di 35 sforamenti.

Da quasi dieci giorni a Modena respiriamo aria con una concentrazionedi polveri sottili quasi doppia rispetto a quella tollerabile, che sarebbe di 50 microgrammi al metro cubo, alleviata solo temporaneamente dalle diverse condizione meteo di lunedì.
Le polveri sono un inquinamento che non si vede, non si sente, non fa odore né rumore ma crea gravi problemi ,alla salute soprattutto dei più piccoli, degli anziani e di chi già soffre di patologie cardio-respiratorie, spesso i nostri familiari più deboli a cui dedichiamo le cure maggiori.

Il dato imbarazzante è che questa situazione sia emersa prima dell’accensione dei riscaldamenti: questo sottolinea, ancora una volta, che la vera responsabilità dell’inquinamento nelle nostre città è il traffico delle auto.

Non è una situazione nuova ma nessuno interviene in modo deciso in anticipo e per questo mancato adeguamento alle norme europee paghiamo multe salate, risorse che potremmo utilizzare in altro modo.

I nostri amministratori lamentano che ora mancano i soldi per combattere l’inquinamento, e chiedono altri finanziamenti allo stato; ma quelli finora spesi hanno dato dei risultati? Forse occorre fare delle valutazioni concrete e ripensare alle politiche sulla mobilità, decidere che è ora veramente di cambiare registro.

Fiab Modena (Federazione Italiana Amici Biciletta), che da anni promuove l’utilizzo della bicicletta nelle città, valuta positivamente la scelta delle amministrazioni di non interrompere le limitazioni al traffico anche per i prossimi giorni, nonostante il temporaneo miglioramento della qualità dell’aria, ma chiede più coraggio nelle scelte. Nell’immediato e nell’emergenza occorre : adottare provvedimenti più drastici e limitare in modo deciso il traffico automobilistico, effettuare maggiori controlli che questi vengano rispettati (i 116 controlli fatti finora dalla Municipale, neanche 20 al giorno, e le 9 sanzioni non ci sembrano particolarmente significative), concedere meno deroghe e, se la qualità dell’aria non migliora, serve un blocco totale del traffico.
Per ridurre il traffico automobilistico in città sarebbe strategico estendere a tutte le zone residenziali le aree 30 (zone in cui le auto possono circolare alla velocità massima dei 30Km/h). Questo favorirebbe anche la scelta dell’utilizzo della bici nei percorsi casa-scuola o casa-lavoro: diminuendo la velocità del traffico aumenterebbe la sicurezza reale e percepita per ciclisti e pedoni.

Oppure istituire il divieto di transito/parcheggio auto davanti alle scuole, dove i nostri ragazzi rimangono per tutto l’arco della giornata. Lasciare l’auto a qualche decina di metri e accompagnarli a piedi per l’ultimo tratto di strada potrebbe diventare una sana abitudine.

Contemporaneamente però occorre riorganizzare i trasporti pubblici e implementarne il servizio in modo funzionale alle esigenze dell’utenza.  Nell’immediato, favorire la mobilità ciclistica e l’uso del mezzo pubblico con opere “leggere” e realizzabili subito darebbe la possibilità concreta alle persone di rispondere in prima persona all’emergenza smog e di lasciare a casa l’auto (ad es. bonus acquisto biciclette, facilitazioni di parcheggi protetti negli uffici, abbonamenti famiglia per i mezzi pubblici, gratuità di navette da parcheggi esterni la città, ecc.).
Aspettare che sia la pioggia ad alleviare i problemi di inquinamento ci sembra una soluzione un po’ “arcaica”.