Le proposte dei Comuni italiani (Anci) di apportare modifiche innovative al Codice della Strada sono state al centro di un interessante incontro-dibattito a Roma fra diversi enti, fra cui l’Automobile Club d’Italia (Aci), la Rete per la Mobilità Nuova (associazioni ecologiste e movimenti di ciclisti, pedoni, pendolari), parlamentari e studiosi di mobilità.
La misura più commentata è stata quella che prevede la generalizzazione delle zone a 30 km/h nelle aree urbane. I vantaggi che presenta sono numerosi, a cominciare dalla generale riqualificazione della qualità della vita delle strade, ottenibile attraverso la riduzione del rumore e dell’inquinamento.
Un altro aspetto migliorativo delle zone a 30 km/h, evidenziato dall’ACI, riguarda la riduzione dell’incidentalità stradale, la prima tragedia del nostro Paese: moderare la velocità è uno dei primi e fondamentali atti per diminuire numero e gravità degli incidenti stradali.
Le zone a 30 km/h possono determinare un’utile misura preventiva anche per gli attraversamenti ciclo pedonali, oggi uno dei punti di maggiore pericolosità in città.
L’istituzione del limite di 30 km/h in ambito urbano favorisce la riduzione dei consumi di carburanti e conseguentemente delle emissioni inquinanti da traffico. è noto infatti che i consumi dipendono dalla velocità del motore (non da quella delle ruote) e aumentano in caso di accelerazioni elevate e ripetute.
A proposito d’inquinamento, è emerso anche il ruolo del parco veicolare del trasporto pubblico locale, costituito da 51.400 bus, di cui almeno 21.400 sono del tutto inadeguati rispetto alle normative anti inquinamento. Sono necessari investimenti pubblici per ammodernare i mezzi e migliorare l’offerta.
Giuseppe Marano
Due Ruote -Gazzetta di Modena – 1/12/2013