Il Coordinamento Mobilità Nuova sulla campagna elettorale a Modena

rossella_associazioni_mobilitaQuella che stiamo vivendo in queste settimane pare essere una delle campagne elettorali più strane degli ultimi anni: a breve ci recheremo alle urne eppure sui temi reali che interessano la città ed i suoi spazi ben poco si parla e si discute nei dibattiti pre-elettorali.

Dopo l’incontro promosso dal Coordinamento per la Mobilità Nuova con gli aspiranti al ruolo di sindaco, avvenuto lo scorso 28 aprile, la panoramica sulla situazione cittadina pare essere la seguente:

  • la vicenda “chioschi” nel parco delle Rimembranze è stata accantonata, bollata come responsabilità della giunta uscente: una scomoda eredità che concerne l’uso – e l’abuso – delle aree e degli spazi pubblici che in ogni caso il futuro governo cittadino dovrà affrontare;
  • i progetti di edificazione sulle zone F sono ignorati e non considerati argomento di confronto, così da poter dare a chiunque la possibilità di dichiararsi paladino del “consumo zero” di territorio;
  • la cosiddetta “cura del ferro” per la mobilità urbana ed extra, proposta in occasione delle primarie del PD, è stata respinta al mittente;
  • non si sa più niente dello studio di fattibilità sulla ferrovia Modena-Sassuolo commissionato dal Comune alla Camera di Commercio per definire il futuro di Gigetto (dove peraltro da oltre un anno la maggioranza dei passeggeri viaggia gratis perchè le obliteratrici non funzionano e ovviamente questo porta alla ovvia conclusione che il servizio non rende e va dismesso);
  • il Documento di Indirizzo sulla redazione del Piano Strategico Comunale che avrebbe dovuto essere approvato entro Febbraio scorso è svanito nel nulla;
  • i risultati del percorso partecipativo sul PSC, dove il tema della mobilità in generale era al secondo posto dell’attenzione dei modenesi, sono stati completamente dimenticati.

In sintesi, il tema della mobilità considerato a parole da tutti i candidati quale elemento determinante nel futuro sviluppo urbano, aldilà delle frasi di circostanza e della presenza formale in alcuni dei programmi elettorali, pare essere lontano dagli impegni concreti che la maggioranza dei candidati ha assunto con la cittadinanza.

Città compatta, consumo zero di territorio, valorizzazione degli spazi pubblici e delle strade come elementi di sviluppo urbano e di coesione sociale, rafforzamento del commercio al dettaglio e di vicinato, a scapito di espansioni immotivate di centri commerciali sia nella città di Modena che nei comuni limitrofi, sono tutti temi che possono – anzi dovrebbero – essere declinati sui temi della mobilità nuova.

Parigi ha classificato come zone 30 buona parte della metropoli, Anversa ha commissionato un Piano di Sviluppo Urbano dove a partire dal 2030 ci saranno forti limitazioni sull’uso dell’auto, Bolzano e tanti altri Comuni in Italia ed in Europa stanno velocemente ridisegnando le loro città secondo i ritmi ed i temi di una nuova mobilità basata sul mezzo pubblico, la ciclabilità, la pedonalità,  che a loro volta avranno un influsso notevole sulla nuova occupazione, sul lavoro, sui costi dell’urbanità (meno inquinamento, più occupazione pulita e green, più salute, meno morti e feriti da incidenti).

Insomma il cambio di paradigma che una nuova mobilità impone sull’economia, il welfare, l’occupazione, la salute e il modo di costruire, è un tema ormai ineludibile ed al centro di tutte le agende delle città più sensibili del continente europeo, mentre a Modena non si è in grado di mettere in un programma elettorale una forte estensione delle zone 30 a tutta la città, la possibilità di andare in bici nei sensi unici, dei regolamenti edilizi ed urbanistici conseguenti ad una mobilità nuova, il downsizing dei centri commerciali a favore di strutture di vicinato, la riqualificazione dello spazio stradale in funzione non solo automobilistica ma della mobilità tutta e della qualità urbana.

Da qui lo sconcerto del Coordinamento delle Associazioni per una Mobilità Nuova ed un richiamo a tutte le forze politiche per un rinnovato impegno, a inserire prima e ad attuare poi iniziative concrete e coerenti di mobilità urbana sostenibile.

A tale scopo, per stimolare una discussione che a nostro avviso è stata accantonata, lanceremo sul profilo Twitter del Coordinamento (@MobNuovaMo) una serie di domande ai candidati sul tema della mobilità.

I piaceri (segreti) dei ciclisti modenesi

cavalcavia via cialdini a modena

cavalcavia via cialdini a modena

Chi pedala sulle strade modenesi è abituato ad affrontare con solitaria rassegnazione le difficoltà negli spostamenti, non trovando nel Comune un interlocutore sensibile pronto ad accogliere le richieste di miglioramento delle infrastrutture e dei servizi per agevolare i mezzi ecologici e ridurre l’inquinamento da traffico.

L’ultimo esempio di questo approccio autoreferenziale municipale è il progetto di ciclabile sulla via Giardini, con l’irresponsabile soluzione dello “spezzatino” che costringerebbe i ciclisti a spostarsi da un lato all’altro della pericolosa strada all’altezza dell’incrocio con via Pace: lo spezzatino si farà.

Purtroppo, la circolazione in bici sulle strade cittadine fornisce una lista imbarazzante di casi che dimostrano quanto poco le esigenze dei ciclisti siano note e incidano nelle scelte operate dal Municipio estense nel campo della mobilità. Nel caso dei sovrappassi ferroviari, sono state adottate tre soluzioni diverse: in viale Menotti esiste una ciclabile affiancata al pedonale; in via Mazzoni non è stato attuato alcun intervento; in via Cialdini è stato realizzato un percorso alternativo sul piano di campagna con ben due tunnel in un colpo solo, con rampe di scale piacevolissime in uno di essi, nonostante una carreggiata larghissima.

Essendo la situazione di via Cialdini diventata pericolosa, la Fiab ha invitato il Comune ad ampliare i pedonali esistenti (strettissimi) e a realizzare almeno una ciclabile per favorire gli spostamenti da/verso il nuovo polo del cinema Victoria e la Moschea, restringendo l’ampia carreggiata. Quale esito hanno avuto le richieste della Fiab? Indovinatelo…

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Le nuove ciclabili: ecco come scontentare tutti

Via Emilia Est

Via Emilia Est

I progetti di ciclabili in Via Giardini ed Emilia est presentati dall’Amministrazione comunale, pur rispondendo ad attese di lungo periodo dei ciclisti, appaiono inadeguati e improvvisati, estranei ad una visione unitaria di tutti i fattori della mobilità. Col risultato di scontentare tutti.

Con una inattesa accelerazione, il Comune ha presentato, proprio a fine legislatura, il progetto della pista ciclabile della via Giardini e ben due progetti di piste ciclabili che dovrebbero essere realizzate sulla via Emilia Est, scontentando tutti. In un caso, il progetto ha mandato i ciclisti sul marciapiede, ricevendo la bocciatura delle Circoscrizioni; nell’altro, ha ridotto drasticamente la sosta davanti ai negozi, raccogliendo le proteste univoche del Coordinamento delle associazioni per la Mobilità Nuova e dei commercianti.

Le strade interessate dai due progetti sono due ex statali che, fin dagli anni Sessanta, sono state inglobate nel centro urbano, subendo continue modifiche per assorbire il crescente flusso veicolare, a scapito delle funzioni tipiche dei margini laterali della strada, quale il transito delle biciclette e dei pedoni e la sosta, nelle strade statali affidate alle banchine laterali.

Tutti e tre i progetti non hanno previsto la riorganizzazione della carreggiata stradale, di larghezza superiore ai dieci metri, dimenticando che l’eccessiva larghezza delle corsie stradali diminuisce la capacità della strada a smaltire i flussi di veicoli, per effetto degli spostamenti laterali e della sosta in doppia fila, possibile proprio per la eccessiva larghezza delle corsie. Non hanno inoltre previsto il riordino degli incroci e delle fasi semaforiche che pure riducono le capacità di una strada urbana e, assieme alle fasce laterali, danno una caratterizzazione urbana allo spazio pubblico.

E pensare che l’articolo numero 1 del Codice della Strada indica i seguenti obiettivi prioritari: “la riduzione dei costi economici, sociali ed ambientali derivanti dal traffico veicolare; il miglioramento del livello della qualità della vita dei cittadini, anche attraverso una razionale utilizzazione del territorio; il miglioramento della fluidità della circolazione”.

Ma queste scelte richiedono un cambio di visione culturale, che, stando a quanto sta succedendo, sembra ancora molto lontano dal trovare una concreta realizzazione.

Giorgio Castelli
(presidente Fiab di Modena)

I diversi colori della mobilità sostenibile

donne in bicicletta

donne in bicicletta

La Fiab di Modena ha avviato un corso rivolto alle donne per insegnare ad andare in bicicletta ed essere autonome negli spostamenti. L’iniziativa dura fino al 29 aprile, nell’area del parco Novi Sad.

Laddove i mezzi pubblici sono insufficienti o inadeguati, per potersi muovere le persone sono costrette all’uso del mezzo privato. Questa situazione mette in difficoltà soprattutto le donne immigrate, perché spesso senza patente ed automobile, ma anche incapaci di usare la bicicletta, mezzo che permetterebbe a costo zero di effettuare quei piccoli spostamenti quotidiani senza i quali non sarebbe possibile recarsi al lavoro, accompagnare i bimbi a scuola, fare la spesa.

È a queste donne che la Fiab si rivolge offrendo loro un corso per metterle in grado di familiarizzare con la bicicletta, stare in equilibrio sulla bici, saper andare in bicicletta da sole in un luogo protetto, non aver paura di andare in bicicletta in un luogo aperto, riconoscere la segnaletica stradale, utilizzare le ciclabili, fare attenzione ad alcuni pericoli insiti nella circolazone stradale.

L’iniziativa si rivolge alle donne di qualsiasi età, che non hanno mai usato la bicicletta, oppure che hanno bisogno di riprendere dimestichezza col mezzo che non utilizzano da lungo tempo.

Durante la prima fase del corso saranno utilizzate biciclette con telaio piccolo, tipo Graziella, sostituite successivamente da quelle di telaio medio, tipo City bike.

Il corso è condotto da volontarie dell’associazione e prevede 8 incontri di due ore circa, dalle h. 17 alle h 19, due volte la settimana, al parco Novi Sad, presso la Ciclofficina Popolare (Via Monte Kosica 97).

La Fiab non abbandona le donne che hanno imparato ad andare in bici. Infatti, resta disponibile ad attuare incontri informali periodici con le persone che hanno frequentato i corsi per conoscere i loro problemi, paure, esperienze ed aiutarle anche dopo ad usare la bicicletta in città in sicurezza e serenità.

Contatti:
Luana: tel. 337.1024234 – email: luanamara@hotmail.it
Gabriella: tel. 333.2897771

Metti una bella bici tra genitori e figli

rossella-mamma-bimbaLa riscoperta della bicicletta, soprattutto in ambito urbano, non è solo una risposta all’ esigenza di spostamenti ecologici, ma offre anche la possibilità di una relazione più ricca e coinvolgente fra genitori e figli.

Negli ultimi anni, la vendita delle biciclette, il più antico e meno tecnologico fra i mezzi di trasporto contemporanei, ha surclassato in Italia quella delle automobili. Come mai si sta verificando questo fenomeno in uno dei paesi a maggior tasso di motorizzazione del mondo?

Interrogarsi su questo evento economico e sociale non costituisce un esercizio peregrino: al contrario, consente di individuare le radici di un cambiamento in corso, tanto silenzioso quanto radicale e ricco di prospettive.

La “piccola rivoluzione” trova spiegazione nei vantaggi intuitivi che offre l’uso delle biciclette: è un mezzo semplice, economico, flessibile, facile da parcheggiare e conservare, competitivo in città, salutare.

Ma la bici ha evidenziato un altro aspetto, più specificamente culturale: andare in bici è sempre bello e tonificante per il corpo e la mente, ma andarci insieme ad altri lo è ancora di più. Non è un caso che il ciclo turismo organizzato sta registrando una crescita vertiginosa di utenti.

C’è però dell’altro sotto la cenere. Le numerose escursioni per i bambini programmate dalla Fiab, che registrano un crescente successo di partecipazione, evidenziano l’attenzione dei giovani genitori per le potenzialità educative della bici: separati dalla tivù, dai social network e dai cellulari, padri e madri riescono a creare spazi di dialogo con i loro figli grazie al divertente viaggio compiuto insieme in bicicletta.

Basta poco: la Colazione a Torre Maina (16 marzo) o il Pic-Nic con le lucciole (20 giugno), la Pizza al tegamino a Bomporto (10 luglio) non meno che Gli alberi del parco Villa Gandini a Formigine (21 settembre) possono innescare il “miracolo” altrimenti difficile di far condividere le emozioni, la gioia e la fatica di un’intera giornata.

E cosa c’è di più “formativo” per un giovane (e un adulto) dell’esperienza compiuta in comune, capace di liberarne tutto il potenziale umano e psicologico?

Le ciclabili della discordia: via Giardini e via Emilia est

bici acquisti

bici acquisti

Il Comune di Modena presenta nel giro di pochi mesi due progetti di ciclabili in due strade importanti della città: via Giardini e via Emilia Est, suscitando numerose polemiche sia fra coloro che sostengono l’uso della bicicletta che fra i rappresentanti delle categorie dei commercianti e degli artigiani. Cosa c’è dietro?

Mentre il Coordinamento Associazioni mobilità nuova lancia una raccolta di firme a sostegno della modifica del progetto comunale di ciclabile in via Giardini, chiedendone la continuità fino a Piazzale Risorgimento e la distinzione fra percorso destinato ai ciclisti e ai pedoni, si accendono le polemiche sull’ altro progetto di ciclabile, quello in via Emilia est.

Il Comune ha presentato la soluzione che prevede una pista ciclabile sul lato nord (a sinistra uscendo dalla città) e la riqualificazione del percorso pedonale sul lato opposto (sud). La Rete Imprese Italia Modena, che raccoglie le sigle degli artigiani e dei commercianti, ha evidenziato che l’operazione comporta il restringimento della carreggiata e la riduzione di 60-80 posti auto nel tratto compreso fra gli incroci con viale Menotti e via Bonacini. Il progetto non terrebbe conto della consolidata presenza di esercizi commerciali in zona, che ne verrebbero notevolmente penalizzati.

Questa reazione difensiva, identica a quella verso la ciclabile di via Giardini, rispecchia fedelmente l’impostazione degli operatori commerciali sul tema del traffico: più automobili passano davanti al mio negozio, più ne traggo benefici. E se l’inquinamento dell’aria sale, non ci possiamo fare nulla: non è un nostro problema.

La cultura autocentrica, in base alla quale l’unico mezzo usabile per gli spostamenti urbani è l’automobile, ha completamente travolto ogni spazio di discorso pubblico: senza l’auto ci sentiamo orfani inconsolabili, deprivati del diritto inalienabile alla mobilità e votati al fallimento economico.

Una simile impostazione non tiene conto dell’opportunità che gli operatori avrebbero dalla ciclabile, rendendo più facile e piacevole l’accesso dei potenziali clienti ai loro negozi, liberati dai vincoli asfissianti dell’auto. Ovunque sono stati realizzati ciclabili e pedonali, i negozi hanno invece registrato incrementi di fatturato. Naturalmente, occorre cambiare e adeguarsi a questo nuovo pubblico: forse è questa la vera paura che si cela dietro la critica alle ciclabili …

La ciclabile di Via Giardini: le Circoscrizioni 1 e 4 bocciano il progetto comunale, verificati costi superiori agli standard

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dubbi sulla ciclabile

Dopo le critiche circostanziate sollevate dal Coordinamento associazioni mobilità nuova al progetto di ciclabile in Via Giardini del Comune di Modena, arrivano le bocciature politiche pesanti delle due Circoscrizioni interessate, la 1 (Centro storico) e la 4 (San Faustino).

Infatti, il 13 febbraio 2014 il Consiglio della Circoscrizione 4 (San Faustino) ha espresso parere contrario al progetto Comunale, seguito 4 giorni dopo, il 17 febbraio, da eguale negativo parere de l Consiglio della Circoscrizione 1 (Centro Storico).

Il progetto era apparso subito inadeguato alle esigenze di mobilità sia dei ciclisti che dei pedoni. Oltre all’ ingiustificato “spezzatino” del percorso, previsto parte sul lato est e parte su quello ovest, e alla commistione di ciclabile e pedonale sul tratto del lato ovest previsto, è risultato particolarmente indigesto anche un aspetto finora trascurato: i costi.

La realizzazione del ciclo-pedonale, lungo in tutto circa 1,2 km, richiede una spesa superiore ai 650.000 euro, garantita in buona misura da un contributo della Regione Emilia Romagna. Fin dall’ inizio, le associazioni ambientaliste avevano evidenziato che sul lato est esiste una sottostrada di circa 250 m che può tranquillamente ospitare il percorso, senza praticamente alcuna spesa. Ciò avrebbe comportato un risparmio che poteva essere reinvestito per riqualificare la poco funzionale ciclabile esistente da Viale Corassori fino alla scuola media Guidotti.

Ma l’analisi economica effettuata sul progetto ha recentemente prodotto un esito sconcertante: il costo per metro lineare previsto dal Comune è di 557 € al metro, oltre il doppio del costo standard (250 €/m), sovra costo dovuto alla demolizione e al rifacimento di buona parte del marciapiede esistente e alla modifica di numerosi incroci stradali.

Non minore meraviglia hanno suscitato alcune specifiche previsioni di spesa: 75.800 € solo per la segnaletica e 13.600 € solo per i cestini portarifiuti, decisamente eccessive in una situazione di ristrettezze finanziarie degli enti locali.

Per tutte queste motivazioni, ancor più rafforzate dai pareri negativi delle Circoscrizioni 1 e 4, la Fiab di Modena e Salvaciclisti ribadiscono la richiesta di modifica del progetto comunale e invitano l’Amministrazione ad accogliere finalmente le proposte migliorative formulate nella comunicazione inviatale il 9 dicembre 2014 dal Coordinamento associazioni mobilità nuova.

FIAB Modena
Salvaciclisti

Mobilità: incentivi per chi rispetta l’ambiente

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inquinamento in città

L’elevato tasso d’inquinamento che affligge Modena deriva principalmente dagli scarichi dei veicoli a motore. Per ridurlo è quindi necessario puntare a ridimensionare l’elevatissima quota di spostamenti urbani effettuati con gli autoveicoli tradizionali (circa l’80% sul totale), rafforzando le alternative al mezzo privato.

A tale scopo, il Comune di Modena dovrebbe attuare una serie di misure finalizzate a promuovere i mezzi ecologici per aumentarne la quota utilizzata in città dal misero 20% attuale al 50% circa. Queste percentuali rispecchiano gli standard delle città europee più evolute, dove il trasporto pubblico e la bicicletta sono in vetta alla graduatoria dei mezzi più utilizzati dai cittadini.

Fra le numerose iniziative suggerite dalle buone esperienze italiane e internazionali, il Comune di Modena dovrebbe riprendere e sviluppare quella degli incentivi ai comportamenti eco friendly, avviata nel lontano 2001 e ridimensionata negli ultimi anni. A suggerirlo è anche il punto 5 del Decalogo per la mobilità nuova predisposto dalle associazioni ambientaliste modenesi e inviato al Comune di Modena affinché lo adotti e lo metta in pratica.

In concreto, di che si tratta? Viene richiesto al Comune di adoperarsi affinché le aziende pubbliche e private modenesi prevedano incentivi per i propri dipendenti che si spostino sui percorsi casa/lavoro con i mezzi ecologici. Ne sono stati sperimentati di diverso tipo: per chi usa la bicicletta possono funzionare da incentivo i parcheggi aziendali, le convenzioni con negozi di prodotti ciclistici e le botteghe per la manutenzione, i contributi per l’acquisto di mezzi elettrici (oggi fissati al 14% per tutti i cittadini).

Interessanti due esperienze condotte a Ravenna e a Milano. Un ospedale privato ravennate concede incentivi orari per chi si sposti in bicicletta, proporzionali alle distanze coperte, che si traducono in ore/giorni di congedo su base annua. Nel capoluogo meneghino, invece, sono oltre 4.000 i lavoratori che hanno adottato Pass Mobility, un benefit fornito dall’azienda gratuitamente ai dipendenti che scelgono il trasporto pubblico.

Giuseppe Marano

Le biciclette nei sensi unici: perché no?

Eccetto bici

Eccetto bici

La battaglia nazionale per la circolazione delle biciclette in entrambi i sensi di marcia nelle strade a senso unico, fatta propria anche dalla Fiab di Modena (a partire dalla manifestazione in centro del 19 marzo 2011), sembra aver prodotto un effetto positivo. Il sottosegretario ai Trasporti, Erasmo D’Angelis, ha dichiarato che entro l’estate verrà introdotta nel Codice della Strada una norma che consente tale facoltà ai sindaci, sia pure con alcuni limiti. Sulla scorta di numerose esperienze italiane ed europee, D’Angelis attesta che il provvedimento non è destinato ad aumentare gli incidenti. Ha anche rivelato che sono in corso contatti con le società assicuratrici per predisporre polizze a copertura degli infortuni (peraltro la Fiab dispone di una polizza convenzionata per meno di 100 euro l’anno).

Il Governo sembra aver invertito le priorità in tema di mobilità, proponendo una nuova scala di priorità: “In futuro vogliamo che si parta innanzitutto dai pedoni, poi ci si occupi di biciclette, e solo alla fine delle automobili”. E i sindaci? Gli amministratori locali possono modificare autonomamente la segnaletica prevedendo nei sensi unici l’eccezione per le biciclette.

L’ordinanza del Comune di Reggio Emilia in proposito risale al 2005, sostenuta dall’istituzione della zona a 30 km/h. Alessandro Meriggiato, dirigente al Settore Mobilità di Reggio Emilia, ha opportunamente precisato: “Quando ci sono le dovute motivazioni e si applicano le dovute cautele, si può farlo in ogni città, perché il responsabile della mobilità nelle amministrazioni comunali è il sindaco”.

Una bella differenza con Modena! La lettera con cui la Fiab nel 2012 chiedeva di sperimentare in poche strade del centro la deroga per le bici nei sensi unici non ha mai ricevuto risposta dal Sindaco.

Giuseppe Marano

Lo smog va a scuola: troppi studenti in auto

rossella-3-bimbe-scuolaUna delle principali fonti dell’inquinamento urbano è rappresentata dagli spostamenti casa-scuola effettuati con veicoli a motore. Una recente ricerca di Legambiente e Euromobility, attuata in 8 città italiane fra cui Bologna, rivela che gli studenti delle superiori impiegano mediamente 25 minuti per recarsi a scuola, percorrendo circa 8 km, perlopiù con motorino e auto (80% dei casi).

Questa diffusissima pratica genera un volume rilevante d’inquinanti gassosi, particolarmente di PM10 e anidride carbonica, direttamente proporzionale alla percentuale di utenti motorizzati: se a Torino producono 10 milligrammi/km di PM10, a Roma salgono a 29; per l’anidride carbonica, se a Torino risultano 50 g/km, a Roma salgono a 120.

Il generalizzato utilizzo dei veicoli inquinanti sui percorsi casa-scuola, che contribuisce all’ avvelenamento delle città e all’ incidentalità stradale, risulta tanto più paradossale se si considera che l’86% delle famiglie abita a meno di un quarto d’ora a piedi dai servizi scolastici.

A Modena la situazione rispecchia i dati nazionali e gli sforzi generosi fatti da genitori e insegnanti in alcuni poli scolastici per promuovere l’autonomia degli studenti non ha modificato sostanzialmente la realtà: Anche perché l’Amministrazione comunale non ha mostrato negli ultimi anni alcuna intenzione di intervenire sul problema, evitando accuratamente di investire per quelle soluzioni più volte indicate dalle associazioni ambientaliste e dai comitati locali in vari quartieri.

In uno dei punti (il settimo) del proprio Decalogo per la mobilità a scala cittadina, il Coordinamento della mobilità nuova delle associazioni modenesi chiede al Comune di ridurre l’uso dei veicoli motorizzati sui percorsi casa-scuola mettendoli in sicurezza, realizzando zone protette intorno alle scuole e attuando campagne di comunicazione per l’autonomia degli studenti. Cambiare si può, se si vuole…

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it