In sella alla bici la salute ci guadagna

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gita in bici

Utilizzare la bici sulle strade urbane contribuisce certamente a ridurre l’inquinamento, l’incidentalità, i costi degli spostamenti e il degrado urbano. Ma la bici offre anche piaceri e vantaggi personali, a cominciare da quelli alla salute.

Una bella escursione sulle due ruote produce effetti di miglioramento dell’umore, prevenzione di malattie (tumori, ictus, infarto, diabete e osteoporosi), controllo del peso (in un’ora si bruciano fino a 600 calorie), aumento del tono muscolare, riduzione della glicemia, del colesterolo «cattivo» e dei trigliceridi, mentre induce un aumento del colesterolo «buono».

Occorre però osservare alcune buone regole e accortezze: ad esempio, è consigliabile affrontare inizialmente due o tre uscite ogni settimana da 25/30 minuti, per aumentare poi il tempo e le difficoltà del percorso. è ragionevole dosare gli sforzi (70-80 pedalate al minuto) e controllare le pulsazioni cardiache con un frequenzimetro (la frequenza massima si calcola con la formula 220 – l’età).

Affinché un’escursione in bici sia davvero salutare, è opportuno adeguare le misure della ciclo alla propria corporatura, esattamente come un vestito, regolando l’altezza della sella in modo da toccare terra con la punta dei piedi. Gli abiti devono favorire la traspirazione. Il casco riduce i danni delle cadute.

Di notte, usare le luci e un giubbetto catarifrangente (obbligatorio nelle strade extraurbane). Per una maggiore efficienza dello sforzo muscolare, è necessario appoggiare sul pedale la punta del piede (non il tallone). Va da sé che è necessario bere liquidi in abbondanza per compensare la sudorazione. Infine, il sellino dev’essere rigido, evitando (per gli uomini) gli appoggi che comprimano la prostata.

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Mobilità ciclabile: sfatare alcune leggende metropolitane

attraversamento ciclabile

attraversamento ciclabile

Nelle città intasate dalle automobili, la circolazione di veicoli dotati di velocità diverse costituisce uno dei principali fattori di incidentalità: i mezzi più veloci tendono a occupare ogni spazio disponibile e a sopraffare quelli più lenti. Questa situazione conflittuale si acutizza osservando che si sono radicate e diffuse alcune false credenze che nulla hanno a che vedere con quanto stabilito dalle norme. Tre casi chiariranno il concetto.

Aree pedonali: i ciclisti devono condurre la bici a mano. Falso.
In tali zone la circolazione è consentita – oltre ai pedoni – ai veicoli di emergenza, ai velocipedi e ai veicoli al servizio di persone con limitate o impedite capacità motorie, nonché eventuali deroghe per i veicoli ad emissioni zero aventi ingombro e velocità tali da poter essere assimilati ai velocipedi. Pertanto, occorre una segnaletica apposita per imporre ulteriori restrizioni alla circolazione su aree pedonali (art. 3, comma 2).

Attraversamento ciclabile: i ciclisti possono passare quando il flusso veicolare si arresta. Falso.
In presenza dell’apposita segnaletica orizzontale che indica la continuità del percorso ciclabile, i ciclisti in transito dall’uno all’altro lato della strada godono sempre della precedenza rispetto agli altri veicoli (art. 40, comma 11).

Ripartenza agli incroci semaforizzati: i ciclisti devono fare spazio agli autoveicoli. Falso.
Allo scattare del verde i veicoli a motore devono dare la precedenza ai ciclisti, compatibilmente con la direzione scelta (art. 41, comma 9). Ad esempio se il ciclista prosegue diritto e l’automobilista svolta a destra, il ciclista ha la precedenza.

Giuseppe Marano
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Incidenti: educare all’uso condiviso degli spazi pubblici

incidente

incidente

Nel 2014 a Modena si sono verificati 1.170 incidenti con 1170 feriti e 9 decessi. Circa 8% dei feriti erano pedoni e il 15% ciclisti. Quattro i biker morti. Per promuovere comportamenti auto tutelanti da parte dei ciclisti La Municipale ha avviato una campagna di controlli sanzioni rivolta specie a ciclisti e pedoni, additati come responsabili principali dell’incidentalità che li falcidia. È l’approccio più efficace per contenere gli incidenti?

La Fiab ritiene l’iniziativa destinata a non portare modifiche al fenomeno. Occorre infatti comprendere il significato dello spazio pubblico.

Ha scritto Sabino Cannone, esperto di psicologia del traffico, che l’ ambiente stradale è uno spazio “in grado di influenzare i comportamenti degli individui presenti al proprio interno”, fino a determinarne le azioni viziose e virtuose. L’idea di “educazione stradale” proposta dall’ associazione non é banalmente quella delle regole del Codice della Strada, tanto cara a Modena, bensì quella alla “civile convivenza, così come nei rapporti tra gli esseri umani e l’ ambiente che li ospita. Quindi, sicurezza stradale e mobilità sostenibile, trattate alla pari. La strada come spazio condiviso”.

“La gestione dell’ambiente stradale spetta al politico” aggiunge Cannone. “Deve essere infatti chiaro che il guidare é un atto politico, nel senso che riguarda la Polis, il luogo del vivere sociale, civico e civile”. In tal senso, il progetto di “educazione stradale” sostenuto dalla Fiab è un “progetto politico di democrazia dal basso, un’attività di volontariato, psicologia applicata, una proposta eticamente connotata, mobilità sostenibile, attenzione all’ ambiente esterno/interiore, etc.”  da attuarsi con tutti i soggetti disponibili.

Giorgio Castelli (Presidente Fiab Modena)

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Omicidio stradale: passi avanti in Parlamento

incidente con bicicletta

incidente con bicicletta

Dopo anni di sollecitazioni , discussioni, ripensamenti, la politica ha infine dato un primo segno di vitalità sul tema dell’omicidio stradale. Il Senato ha infatti approvato un testo che modifica alcune norme vigenti e ne introduce di nuove per sanzionare comportamenti incivili e pericolosi degli utenti della strada.

In sintesi, il testo prevede che i responsabili della morte di una persona colti a guidare in stato di ebbrezza o sotto gli effetti delle droghe siano sanzionabili con una pena minima di 7 e 8 anni e massima di 12 anni, innalzati a 18 in caso di più vittime. Una pena accessoria comporta il ritiro della patente fino a 30 anni. Sono anche previsti dalle nuove norme il reato di lesioni stradali, l’arresto in flagranza di reato e pene più severe per i pirati della strada fuggiti dopo l’incidente.

Nonostante i passi in avanti per promuovere una maggiore sicurezza stradale, restano due considerazioni da fare: la gran maggioranza degli incidenti e delle vittime si verificano con guidatori non ubriachi e non drogati; non sono state modificate le norme sulla velocità.

Il vero problema, in città e fuori, resta infatti la velocità, killer numero uno riconosciuto a livello planatario. È su questo fattore che occorre incidere per conseguire una significativa riduzione degli incidenti e delle vittime. A tal fine esistono diversi antidoti: le zone a 30 km/h nei quartieri residenziali, il controllo elettronico della velocità nei punti critici, le rotatorie “compatte”, le aree pedonali nei centri storici e presso i grandi poli attrattori (come le scuole), le ciclabili nelle strade trafficate, i percorsi pedonali.

Giuseppe Marano
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Quell’aria che logora la vita …

città inquinata

città inquinata

Dopo l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Unione europea, anche il Ministero della salute italiano conferma che la miscela di polveri sottili, biossido di azoto e ozono provocano più di 30.000 vittime all’anno. I dati sono stati elaborati nel corso del progetto VIIAS che ha fotografato l’inquinamento dell’aria in Italia e il suo impatto sulla salute pubblica nelle varie aree del Paese.

Gli effetti dell’inquinamento sono particolarmente gravi nel Nord Italia, dove l’aspettativa di vita (solo per l’effetto del PM2.5) si riduce di 14 mesi, contro i 6,6 del Centro e i 5,7 del Sud e delle Isole. Situazione critica in Pianura Padana, dove si stimano 164 decessi ogni 100.000 residenti. L’Emilia-Romagna presenta un tasso di 124 decessi ogni 100.000 abitanti.

Se non interverranno iniziative di riduzione del traffico motorizzato, il progetto VIIAS prevede anche un peggioramento nel tempo: nel 2020 si stimano oltre 38.000 morti per inquinamento.

Mentre si riconosce la dimensione enorme del fenomeno, gli enti locali mettono in campo misure destinate a lasciare inalterata la situazione. Questo atteggiamento trova purtroppo conferma nel Piano della Mobilità ciclistica presentato dalla Giunta comunale di Modena: a fronte dell’obiettivo dichiarato di ridurre gli spostamenti autoveicolari a favore del trasporto pubblico, della ciclabilità e della pedonalità, l’elenco degli interventi che dovrebbero perseguire tale obiettivo risulta caotico e squilibrato (mancano ciclabili essenziali e le zone a 30 km/h sono irrilevanti), senza copertura finanziaria e indicatori di verifica dei risultati.

Giuseppe Marano
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Una festa sul fiume sconosciuto

Logo Festa del Secchia

Logo Festa del Secchia

Il 2 giugno i ciclisti si riapproprieranno del fiume Secchia con una grande escursione che da Castellarano si snoderà lungo i suoi argini fino a Quingentole, alla confluenza col Po. Propiziata dai Parchi dell’Emilia Centrale e dalla UISP, l’iniziativa ha visto l’adesione di enti locali, associazioni e organizzazioni sociali (fra cui la Fiab di Modena) impegnati nella promozione della ciclabilità e della tutela ambientale. In ogni tratto di fiume attraversato sono previste numerose attività sociali e punti di ritrovo anche gastronomici.

Prima nel suo genere per dimensione e complessità organizzativa, la festa intende far riscoprire un habitat (quello del fiume) ignorato dai più e che riserva continue sorprese e sprazzi di flora e fauna inusuali. Occorre evidenziare che gli argini sono stati resi praticabili nella parte di pianura sia per i pedoni che per i ciclisti.

L’attività escursionistica è parte integrante del programma annuale offerto dalla Fiab e riscontra un successo crescente (nel 2015 sono in calendario una trentina di iniziative in Italia e all’estero).

Per promuovere la pratica cicloturistica e portare un concreto sostegno alle popolazioni terremotate, dal 2012 la Fiab ha avviato la realizzazione del progetto “Biciclette a fiumi” nell’area nord della provincia. L’obiettivo è di costruire il tracciato modenese di Eurovelo 7, l’autostrada per bici da Copenaghen a Malta, collegando i tratti a nord e a sud già realizzati. L’infrastruttura consentirà di far transitare i ciclo turisti provenienti dal nord Europa verso il sud Italia e di creare posti di lavoro.

Giuseppe Marano
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Un buon accordo per la mobilità ciclo pedonale in Regione

FIAB firma l'accordo regionale

FIAB firma l’accordo regionale

“La mobilità ciclo pedonale non viene intesa unicamente come fruizione turistica o modalità secondaria di spostamento, ma come uno degli assi fondamentali di valore trasportistico”. È su questo assunto strategico che fa perno l’accordo 2015-17 in tema di mobilità sostenibile fra la Regione Emilia-Romagna e le principali associazioni ambientaliste (Fiab, Legambiente, WWF e UISP) e degli enti locali (UPI e ANCI).

Fra i risultati concreti del protocollo sottoscritto figurano l’attivazione di un Tavolo permanente di confronto, una legge regionale sulla mobilità ciclistica e la disponibilità di 8 milioni di euro per la promozione degli spostamenti in bici, a piedi e la moderazione del traffico.

Fra gli obiettivi di medio periodo (2020) figurano il raddoppio della quota di spostamenti ciclo pedonali (dal 10% al 20%), lo sviluppo delle “Città a 30 km/h” nelle 13 città più popolose della regione, interventi per il dimezzamento degli incidenti stradali e l’intermodalità treno-bici.

Questa iniziativa si segnala per tre elementi di valore: la collaborazione pragmatica fra la Regione e i soggetti più rappresentativi in tema di mobilità ciclo pedonale (6 organismi contro gli oltre 40 del Tavolo comunale modenese); la condivisione di un programma per lo sviluppo della mobilità ciclo pedonale; l’intreccio con la modifica del Codice della Strada, che agevolerà chi circola a piedi e in bici.

Se sostenuto anche nelle città, questo processo produrrà nel tempo la tanto attesa svolta nelle politiche della mobilità, ancora attardate sulla visione autocentrica e sullo spazio pubblico inteso come puro luogo di transito e non di socializzazione.

Giuseppe Marano
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Cavalcavia Cialdini: quale scelte per la sicurezza stradale?

incidente sul cavalcavia cialdini

incidente sul cavalcavia cialdini

I ripetuti incidenti verificatisi in Viale Italia e Viale Cialdini hanno suscitato la reazione dell’Amministrazione comunale di Modena che -attraverso l’Assessore alla Mobilità, Gabriele Giacobazzi – ha per la prima volta riconosciuto che la velocità è l’elemento discriminante quando non la causa dei sinistri e che quindi è ora di ridurla con varie modalità.

Più che essere salutate come un deciso cambio dell’orientamento autocentrico finora perseguito, le dichiarazioni dell’Assessore hanno suscitato numerosi interrogativi: se il tratto Viale Italia-Zucchi-Cialdini-La Marmora costituisce una pericolosissima tangenziale interna all’area urbana perché intervenire solo sul cavalcavia Cialdini? La riduzione a 3 corsie sul Cialdini verrà attuata ricavando una ciclabile: da quando in qua le ciclabili servono a ridurre le dimensioni delle carreggiate invece di collegare (come qualsiasi altra infrastruttura) zone diverse della città per garantire la mobilità ciclistica sicura? Perché citare l’esigenza delle zone a 30 km/h come antidoto alle eccessive velocità del traffico e poi non prevederne alcun serio ampliarnento nei quartieri residenziali?

Questa storia di roboanti dichiarazioni pubbliche contro la velocità killer e di pressoché zero attuazioni pratiche appare subito come la montagna destinata a partorire il topolino. La vera preoccupazione dell’Amministrazione è quella sfuggita all’Assessore Giacobazzi a proposito della riduzione a 3 corsie sul cavalcavia Cialdini: in prossimità della rotatoria di Via delle Suore le 4 corsie verranno prontamente ripristinate per «evitare disagi al traffico veicolare». È l’ennesima dimostrazione che la mobilità sostenibile e sicura è estranea alla politica dell’Amministrazione comunale.

Giuseppe Marano
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Il GRAB: la capitale si muove (in bici)

GRAB Roma

GRAB Roma

Dopo Mestre, Reggio Emilia e Bologna, anche la capitale comincia a pedalare verso la mobilità ciclistica con un primo nucleo di programma organico. È stato infatti lanciato il progetto GRAB (Grande Raccordo Anulare delle Biciclette), un intervento destinato a mettere a sistema ciclabili esistenti o in progetto per i collegamenti est-ovest e nord-sud della città, per un totale di 44,2 km di percorsi.

Naturalmente, nessuno si illude che questo progetto possa risolvere istantaneamente i problemi della mobilità nella metropoli romana, che pure vede una percentuale di uso delle automobili nettamente inferiore a quella di Modena, grazie soprattutto al trasporto pubblico urbano.

Quello che colpisce favorevolmente è la scelta strategica di individuare direttrici di collegamento in alcuni quadranti della città, evitando la costruzione di tratti indipendenti al di fuori di una logica di trasporto urbano efficiente.

Questo approccio strategico è finora mancato a Modena. Dopo anni di sollecitazioni, nel gennaio scorso l’Amministrazione comunale ha presentato un Piano della Mobilità Ciclistica che doveva costituire -nelle intenzioni dichiarate dal Sindaco- un punto di svolta per la promozione della mobilità ciclistica e la tendenziale riduzione di quella automobilistica. Purtroppo, in una città con oltre 200 km di ciclabili il Piano -che nel frattempo è evaporato dalla discussione pubblicaevita clamorosamente di affrontare i nodi della mancanza o carenza di ciclabili nelle direttrici chiave della città: Emilia Ovest (dalla Bruciata alla Madonnina), Corassori (nell’ultimo tratto verso Giardini), Morane, Vignolese, il tratto centrale di Nonantolana, Gramsci, Canaletto, Amendola-Don Minzoni-Gobetti (completamento).

E dunque ci si chiede: a che serve un Piano del genere?

Giuseppe Marano

Troppa velocità sulle strade italiane

rossella-auto-biciSi è tenuta fra giovedì 16 e venerdì 17 aprile in tutta Europa la Speed Marathon,  un’iniziativa di sensibilizzazione contro l’eccesso di velocità sulle strade cui hanno partecipato gli agenti delle polizie continentali. I risultati sono stati rilevanti: solo in Italia sono state rilevate 8.000 infrazioni e ritirate 166 patenti per eccesso di velocità.

La velocità è il grande killer nelle strade, insieme al mancato rispetto delle regole di precedenza e delle distrazioni alla guida, causando circa 3.500 vittime solo nel nostro Paese, per non citare i feriti, i mutilati e i costi finanziari. Due terzi degli incidenti si verificano nelle aree urbane, che si dimostrano le più rischiose. Qui dunque occorre attuare lo sforzo maggiore per ridurre gli incidenti e le vittime.

Per conseguire risultati concreti, è necessario riconvertire le politiche di governo locale del traffico, generalmente orientate a favore dell’automobile, promuovendo la mobilità sostenibile: incentivare l’uso dei mezzi ecologici in alternativa all’auto, costosa ed inquinante.

Le misure coerenti con questo obiettivo sono ben note e praticate nelle città più moderne: sviluppare il trasporto pubblico e favorire l’uso della bicicletta, diffondere le zone a 30 km/h nei quartieri residenziali, estendere la tariffazione della sosta e l’impiego delle moderne tecnologie per rilevare e sanzionare le infrazioni. A livello nazionale, occorre che il nuovo Codice della Strada preveda due reati chiave: l’omicidio stradale e l’ergastolo della patente contro chi uccide in strada.

Giuseppe Marano
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