Manovra antismog: finalmente si fa sul serio

inquinamento

Il persistente alto livello di polveri sottili nell’aria ha acceso i riflettori sui rischi per la salute. In effetti, la situazione è molto grave: non si tratta solo delle polveri sottili (PM10), quanto di quelle ultrasottili (PM2,5) che – insieme a numerosi altri veleni – hanno creato un aerosol stagnante sulla Pianura Padana estremamente pericoloso e climalterante. Le sorgenti del fenomeno sono note: traffico, riscaldamento, attività industriali e agricole.

L’immissione incontrollata delle scorie nella terra, nel mare e nell’atmosfera ha raggiunto un livello impressionante e oggi assedia gli stessi fattori chiavi della vita: l’aria, l’acqua, il cibo. È ora di svegliarsi dal torpore che induce a pensare che questa faccenda si risolverà da sola.

I cittadini devono rendersi conto che devono cambiare stile di vita e di mobilità, ad esempio accogliendo i pressanti inviti a usare i mezzi di trasporto ecologici. Anche le istituzioni hanno un ruolo chiave nel dare segnali convincenti e precisi per contrastare l’inquinamento e ricostituire un ambiente sano.

Su quest’ultimo versante, intravediamo segnali rassicuranti. Di fronte all’emergenza, il Comune è corso ai ripari con misure radicali antismog: la domenica ‘ecologica’, l’abbassamento della temperatura nelle case e negli uffici, la conversione di Gigetto in linea-bus e, soprattutto, il blocco della bruciatura delle sterpaglie, evento assai frequente in una zona altamente agricola come quella modenese. Fa anche piacere scoprire – fra le pieghe del bilancio comunale – che una voce è stata prevista per il compenso di uno sciamano cherokee, esperto nella danza della pioggia, assoldato appositamente per provocare utili tempeste scacciaveleni. Possiamo dirlo: finalmente si fa sul serio!

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Smog: il piacere vale il rischio?

smog

Modena è immersa in una cappa di velenoso aerosol che a lungo andare, e silenziosamente, ammazza la vita. Tuttavia, non solo le amministrazioni, ma anche molti cittadini si cullano nell’illusione che tutto proceda normalmente e che la faccenda non ci riguardi. È un problema degli altri, l’iniziativa tocca ad altre istituzioni, è una questione irrisolvibile, lo smog è un prezzo dello sviluppo…

E così, di amenità in amenità, la nostra vita annaspa nell’aria ammorbata senza che se ne intravveda una via d’uscita. Dobbiamo dunque rassegnarci e affidarci alla legge dei grandi numeri, come fanno certi fumatori incalliti, secondo cui ‘il piacere vale il rischio’? E se così non fosse?

Poiché la classe dirigente attuale non è all’altezza dei problemi da risolvere, occorre che ogni cittadino rifletta sul contributo che può dare per migliorare la situazione, per sé e per chi ci seguirà in questo mondo bello, ma fragile e unico.

Guardiamo ai fatti: gran parte degli spostamenti in auto sono individuali e a corto raggio (2-3 km); la quattro ruote è costosa da mantenere, pericolosa e inquinante. Cosa ci impone dunque di usarla nei viaggi lunghi come nei brevi?

Al contrario, la bici si rivela un mezzo agile, confortevole per la nostra realtà, economica, pulita e salutare, competitiva negli spostamenti brevi. E divertente. I più ‘comodosi’ possono ricor29rere alla bici elettrica, i più esigenti a ogni sorta di cargo-bike per le merci. È anche creativa: a Copenhagen due giovani italiani riscuotono successo con la loro pizzeria ambulante su due ruote.

L’auto è un (pericoloso) residuo del passato. Se provassimo a cambiare?

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Più portabici per combattere lo smog

portabici modena

portabici modena

Gennaio è un periodo ‘nero’ per i ciclisti: non solo devono respirare (come tutti) un’aria più velenosa, ma devono anche fare a meno di centinaia di portabici rimossi in occasione delle fiere tradizionali (il 17 e il 31 del mese). Il disagio è accentuato in quanto l’operazione si svolge con largo anticipo e il successivo ripristino richiede settimane. Risultato: i parcheggi spariscono per 30-40 giorni, costringendo i biker ad arrangiarsi, a volte come possono, altre come e dove non dovrebbero.

Al prolungato spostamento dei portabici effettuato in nome degli incolpevoli Sant’Antonio e San Geminiano, si somma la loro eliminazione in diverse strade del centro: 80 da Corso Canalgrande (Delfini e Tribunale), 20 da via Scudari (Comune e banche), una quarantina alla spicciolata fra piazza Matteotti, piazza Grande, via S. Eufemia, via Taglio e via San Geminiano…

Non è tutto. Occorre evidenziare che da troppo tempo sono impraticabili i parcheggi (almeno 20 posti) in Largo S. Agostino, penalizzando gli utenti degli istituti culturali del Palazzo dei Musei. E che dire dell’inesplicabile assenza di parcheggi presso l’ingresso delle Poste centrali (via Modonella) e l’ancor più ingiustificata installazione di rastrelliere obsolete in piazza Roma, largo Pucci, Museo Ferrari, Mata?

Degli iniziali 2.400 posti bici installati al 2010 in centro, almeno 200 mancano oggi all’appello. E invece occorre ribadire che, migliorando la sicurezza dei parcheggi, i portabici ‘Modena’ sostengono l’uso delle bici in una città soffocata dallo smog. La loro diffusione non è un ‘regalo’ ai ciclisti, ma un regalo a tutta la comunità.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Gigetto: il tramonto di un’èra

gigetto a sassuolo

gigetto a sassuolo

Gigetto: il tramonto di un’èra

Il destino della ferrovia Modena-Sassuolo continua a suscitare proposte e commenti. I favorevoli e i contrari alla sua sopravvivenza hanno sfoderato i più vari argomenti, cimentandosi in un confronto talvolta interessante, più spesso originale, a volte decisamente irreale: i discorsi sono gli stessi da vent’anni, come i tristi vagoni che compongono i convogli della linea.

Ma la considerazione critica espressa da un lettore su un giornale cittadino è apparsa particolarmente disarmante: il treno va soppresso perché il suo passaggio nel cuore di Modena provoca lunghe file di auto. Tutto il resto non conta. Semplice, diretto, definitivo.

In realtà, dietro questo approccio schematico e individualista, si profila il tema vero, ossia la funzione del trasporto pubblico quale risorsa del sistema della mobilità (meno del 10% degli spostamenti).

Dal punto di vista di chi sostiene il modello autocentrico, condiviso da un ampio fronte delle forze politiche modenesi, la linea ferroviaria costituisce un’incongruità costosa in un mondo largamente segnato dall’(ab)uso degli autoveicoli. L’unica condizione affinché funzioni è che il treno somigli sempre più alle… auto. È la “cura della gomma”, sbandierata oggi senza infingimenti da quegli stessi presentatisi alle ultime elezioni con la promessa di una severa “cura del ferro” e dello “zero consumo di suolo”.

D’altronde, appare coerente con le scelte strategiche operate dal Comune: fra una stentata ciclabilina e l’altra, gli investimenti pesanti sono stati finalizzati alle nuove autostrade (2.9 miliardi di euro dello Stato) e agli utili di gestione del Novi Park (quasi 100 milioni di euro a fine contratto da parte del Comune). E, allora, è così strano che negli ultimi 20 anni la quota di mobilità automobilistica sia restata inchiodata al 75% del totale?

Quanto lontano appare oggi l’èra in cui il fischio del treno era sinonimo di civiltà e di fiducia nel futuro!

Giuseppe Marano
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Esiste una politica contro lo smog?

città inquinata

città inquinata

Una lettera pubblicata da un quotidiano il 4 gennaio solleva il tema dell’inquinamento pericoloso per la salute. Di fronte all’aumento delle patologie respiratorie, il lettore lancia un appello all’ “amministrazione, deputata e responsabile del monitoraggio a tutela della nostra salute” affinché attui i “provvedimenti previsti per legge” e che, evidentemente, vengono elusi.

La domanda sottesa all’appello del cittadino è semplice: esiste una politica di riduzione dell’inquinamento?

Com’è noto, i fattori che causano lo smog sono vari: riscaldamento domestico, mobilità, attività agricole e industriali. Focalizzando l’attenzione sulla mobilità urbana, un dato su tutti chiarirà le dimensioni del fenomeno: i tre quarti degli spostamenti sono attuati con autoveicoli. L’insidia del PM 10 e del più pericoloso PM 2,5 è in questa percentuale da brivido. O ne riduciamo il volume o non modificheremo di una virgola la realtà.

Venticinque anni fa veniva approvata la convenzione di Rio de Janeiro sull’ambiente che fissava obiettivi stringenti per tutte le autorità amministrative. Qual è stato il risultato delle politiche modenesi? Un dato ne evidenzia l’efficacia: la quota degli spostamenti non autoveicolari (trasporto pubblico, pedonalità e ciclabilità) è restata inchiodata al 25% sul totale.

I cittadini sono dunque succubi dell’auto e si rifiutano di cambiare stile di mobilità? Più realisticamente, hanno capito che non si fa sul serio. Non hanno tutti i torti: la manovra antismog interessa meno del 20% dei mezzi circolanti e un’area ristretta; le risorse pubbliche destinate al Novi Park ammontano ad oltre 2,5 milioni l’anno; le auto sostano a meno di 300 metri dalla Ghirlandina; il trasporto pubblico è in affanno. I proclami elettorali sulla mobilità sostenibile hanno rapidamente lasciato il campo alla più rassicurante “cura della gomma”. Non farà diminuire il particolato, ma nemmeno i voti.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

2 ruote - 8 gennaio 2017

2 ruote – 8 gennaio 2017

Auguri per un anno pieno di … biciclette

modena, dubbi sul piano ciclabile

modena, dubbi sul piano ciclabile

L’anno che si chiude lascia in eredità un mondo più inquinato e ‘caldo’. In realtà, i proclami retorici delle autorità non freneranno l’ avvelenamento delle città che produce la ‘morte nera’ del XXI secolo.

Nel 2016 sono giunti a conclusione alcuni interventi significativi, ma assai contestati: la ciclabile di via Giardini, quella dello ‘spezzatino’, il tratto ciclabile di via Emilia est fino alla tangenziale, il Piano della mobilità ciclistica, definito dai suoi sostenitori un ‘piano pragmatico’, un modo per nascondere la sua incapacità di modificare il modello autocentrico dominante.

D’altronde, le incoerenze fra dichiarazioni ‘ecologistiche’ e comportamenti pro-automobili segnano l’operato del Comune ormai da troppi anni. Così, mentre il Sindaco di Modena dichiara che l’obiettivo del Piano della mobilità ciclistica è ridurre l’uso delle automobili a favore delle due ruote, si festeggiano le nuove autostrade in arrivo (2.9 miliardi di euro). In città ci si contenta di molto meno: circa 60 posti bici davanti alla Biblioteca Delfini (e altre decine nel centro storico) spariscono, lasciando il posto alle automobili. Le risorse pubbliche destinate al gestore privato del Novi Park aumentano senza più controllo. Non sono stati installati nuovi portabici, né costruiti depositi protetti per bici né implementati i 2 bike sharing, le zone a 30 e le aree pedonali (fatto salva Piazza Roma, strappata alle auto a furor di popolo). La ferrovia Modena-Sassuolo è sempre più a rischio, per l’assenza di una reale volontà di rilancio degli enti pubblici.

Non appare strano, quindi, se per il secondo anno consecutivo i ciclisti registrati dalla Fiab nelle 17 principali intersezioni della città sono calati vistosamente.

Speriamo che il 2017 aiuti ciclisti, pedoni e passeggeri del trasporto pubblico a pulire l’aria sporca della città. Tanti auguri a tutti, e in particolare a chi non si arrende di fronte alle difficoltà.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

2ruote 31 dic 2016

2ruote 31 dic 2016

Contare le ciclabili o contare i ciclisti?

ciclabile via emilia modena - un comodo accesso

ciclabile via emilia est modena – un comodo accesso 🙂

Secondo il Centro Ricerche Continental Autocarro, dal 2008 al 2015 a Modena le piste ciclabili sono cresciute del 66%, le aree pedonali del 6% e la ZTL dell’8,7%. Tutto bene quindi per la mobilità sostenibile? Nemmeno un po’, visto che le rilevazioni semestrali effettuate dalla Fiab modenese indicano una contrazione del numero di biciclette e pedoni negli ultimi 2 anni.

Appare chiaro, quindi, che lo sforzo profuso dall’ Amministrazione comunale per dotare la città di infrastrutture per la mobilità sostenibile non ha sortito l’effetto sperato. I motivi sono evidenti: per prima cosa, non basta realizzare chilometri di ciclabili, ma bisogna che siano scorrevoli, sicure, continue e segnalate. Chi sceglie la bici in città deve potersi spostare più  agevolmente di chi sceglie l’auto. Finora la situazione è tutt’altro che favorevole per i biker: basta analizzare i tracciati di via Giardini e di via Emilia Est per rendersene conto.

Il secondo errore è quello di continuare ad investire in un unico strumento, la ciclabile. In tutto il mondo “avanzato” è uno solo dei tasselli del puzzle della mobilità sostenibile che, per risultare attraente, ha bisogno di essere integrata con altri componenti: strade a priorità ciclabile, zone 20 e 30, restrizioni per auto e moto, nuovi servizi per pedoni, ciclisti e TPL. Sinceramente, in questi ambiti siamo ancora, per cultura e progettualità, all’anno zero.

D’altra parte, lo stesso Piano della ciclabilità, approvato dal Comune di Modena il 22 dicembre, enumera così tanti interventi strutturali da suscitare dubbi legittimi: l’Amministrazione che dichiara di voler incrementare dell’1,5% l’uso annuo della bici in città è la stessa che ha eliminato 60 posti bici davanti alla Biblioteca Delfini 2 mesi orsono, per far posto a 3 posti auto, e che non ha ancora risposto alla petizione di 1100 modenesi che ne hanno richiesto il ripristino?

Ermes Spadoni
www.modenainbici.it

articolo 24 dicembre 2016

articolo 24 dicembre 2016

Pedoni contro ciclisti: una battaglia tra “poveri”

strada a priorità ciclabile

strada a priorità ciclabile

Nei giorni scorsi una cittadina ci scrive che “ogni mattina in Largo Moro rischio d’essere investita da ciclisti che sfrecciano sugli attraversamenti pedonali: con ogni evidenza i pedoni sono percepiti come una categoria minoritaria che non ha diritto alla sopravvivenza”. E non possiamo darle torto …

Anche sul web leggiamo polemiche da stadio che dividono il mondo in categorie monolitiche: pedoni inermi contro ciclisti indisciplinati contro automobilisti criminali. E’ evidente che se ci comportiamo da maleducati ed irrispettosi delle regole, lo saremo sia che passeggiamo, che pedaliamo o guidiamo. Sempre noi siamo, con il nostro senso civico, ma con un mezzo diverso.

Quindi messo da parte il falso problema dei comportamenti personali, rimane il tema di fondo, che sono semplicemente le politiche che si vogliono attuare per regolare la mobilità: come quelle della nostra amministrazione che dichiara ai 4 venti di voler promuovere la mobilità sostenibile, poi fatica a togliere 4 parcheggi auto e lascia gli utenti deboli a litigare tra di loro su un marciapiede sbrecciato di 70 cm.

E continua a realizzare anacronistici percorsi ciclo-pedonali (abbandonati da 20 anni in tutta Europa): così a forza di non sapere più cos’è pedonale, ciclabile o ciclopedonale, pedoni e ciclisti usano indistintamente e distrattamente i pochi spazi che gli vengono riservati.

Poi lo stesso giorno leggiamo che la città di Siviglia decide che TUTTO il CENTRO STORICO debba diventare zona 20 o 30 km/h (come a Modena in teoria) ma dove BICI e PEDONI in ogni strada hanno la PRECEDENZA sulle auto: cioè possono stare tranquillamente al centro della strada, e le auto si devono accodare ed adeguare ai loro ritmi. Con una norma sola, a costo zero, semplice ed omogenea in tutto il territorio, le auto in città vengono considerate mezzi indesiderati, ma tollerati.

Ed allora, tutto ad un tratto, i sensi unici contromano, i marciapiedi invasi dalle bici, le ciclabili occupate dai pedoni, diventano reperti archeologici residui del 900, ma ancora facilmente reperibili in questa nostra immobile città. #modena #sgaget

Ermes Spadoni
www.modenainbici.it

articolo

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A scuola con la bici: Novi ci prova

a scuola con la bici

a scuola con la bici

Mentre monta la polemica sui livelli dello smog che le (insufficienti) misure delle autorità competenti non scalfiscono, si fanno largo progetti coraggiosi e innovativi che attaccano le sorgenti stesse dell’inquinamento.

Il Comune di Novi ha deciso di promuovere una più diffusa pratica della mobilità pedonale e ciclabile fra i propri studenti. È noto infatti che la concentrazione davanti alle scuole di un elevato numero di autoveicoli, pedoni e ciclisti provoca rischi di incidenti, inquinamento e confusione nelle ore di entrata e uscita. È possibile offrire alternative all’uso dell’automobile inquinante?

L’iniziativa municipale ha coinvolto la Fiab di Modena e il Circolo Naturalistico Novese, oltre che la scuola e le famiglie. Il primo passo si è concretizzato nell’attuazione di un’indagine per definire le attuali modalità di spostamento casa-scuola e la disponibilità a cambiare abitudini da parte delle famiglie.

I risultati sono stati sorprendenti. Il 48% degli studenti elementari e medi vengono accompagnati a scuola con l’automobile, pur abitando vicino ai plessi scolastici (il 58% a meno di 1 km). L’impiego dell’auto viene giustificato principalmente per la comodità (22%) e l’età dei ragazzi (22%), ma anche per l’insicurezza dei percorsi (traffico e mancanza di sicurezza 29%).

Tuttavia, i genitori (il 79%) si dice disponibile a valutare le proposte dal Comune, chiedendo anzitutto più sicurezza (54%). Impressiona anche che l’83% è interessato a partecipare al progetto. Ora l’iniziativa passa ai tecnici per individuare e attuare gli interventi più concreti per favorire l’auspicato cambiamento di mobilità.

Per la Fiab di Modena si tratta di un progetto molto innovativo perché affronta tutti gli aspetti della sicurezza (infrastrutture, segnaletica, coinvolgimento dei soggetti sociali, l’educazione alla mobilità sostenibile…) incrociando fattori tecnici, sociali e gestionali in modo realistico. Cambiare si può.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Una nuova mobilità per combattere l’inquinamento

inquinamento

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Ogni anno, circa mezzo milione di cittadini europei è vittima dell’inquinamento atmosferico prodotto dalle attività industriali, domestiche e dalla mobilità. Non è un fenomeno casuale: l’85% della popolazione urbana è esposta alle polveri sottili, mentre le aree non conformi agli standard Pm10 sono il 32%; 40 milioni di cittadini vivono in zone dove l’inquinamento è oltre i limiti di legge. Modena è fra queste.

Oltre ai costi umani, per loro natura non quantificabili, l’aria avvelenata comporta costi rilevantissimi in spese sanitarie, giorni lavorativi persi, perdita nella produzione agricola e danni agli edifici: dai 330 ai 940 miliardi di euro ogni anno.

Per questi motivi il 23 novembre scorso il parlamento europeo ha approvato una nuova direttiva con l’obiettivo di abbassare la quantità di inquinanti nell’aria. Le nuove norme entreranno in vigore entro la fine dell’anno per poi essere attuate dai vari Stati.

Le direttive europee sono concentrate su cinque inquinanti da ridurre drasticamente fra il 2020 e il 2030: gli ossidi di azoto (NOx), l’anidride solforosa (SO2), l’ammoniaca (NH3), i composti organici volatili senza metano (benzene, etanolo, formaldeide e acetone), il particolato PM 2,5.

La mobilità è responsabile di vari killer, fra cui primeggiano gli ossidi di azoto. Per ridurli occorre ridurre l’uso dei veicoli a motore endotermico (funzionanti con i derivati del petrolio) e a sviluppare i sistemi di spostamento  ecologici: trasporto pubblico, pedonalità, ciclabilità.

Stati ed Enti locali sono responsabili  delle politiche della mobilità e devono assumersi la guida del processo di riconversione che fino ad oggi si è rivelata inefficace per proteggere la salute pubblica. L’era dei pannicelli caldi per curare la ‘morte nera’ del XXI secolo è davvero tramontata.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

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