Città 30, diamo i numeri! I dati di Bologna

All’indomani della diffusione dei dati ufficiali relativi ai primi sei mesi di sperimentazione della Città 30 a Bologna, FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta commenta i risultati che rappresentano un incoraggiamento per tutti i sindaci e le Amministrazioni che hanno a cuore la sicurezza e la sostenibilità dei propri territori.

Prima grande città italiana a seguire un modello già adottato da tante realtà europee, tra cui Parigi, e comuni italiani di differenti colori politici (come Cesena, Olbia e i sette comuni del litorale teramano in Abruzzo che stanno realizzando la Città 30 più lunga d’Italia), Bologna ha registrato dati positivi su tutti i fronti in questi primi mesi di Città 30. -38% di incidenti gravi, -33% dei morti sulle strade, -12% di feriti; +12% di uso della bicicletta, raddoppio dell’uso del bike sharing (+92%) e +11% di uso dei mezzi pubblici, a fronte di un -3% di traffico auto; -23% di inquinamento da ossidi di azoto.

«I dati evidenziano un significativo calo degli incidenti, soprattutto di quelli gravi e mortali – commenta Alessandro Tursi, presidente di FIAB Italia. – Demolito senza appello anche il diffuso pregiudizio sull’aumento dell’inquinamento, infondata credenza rilanciata anche da recenti fake news che hanno tentato di ribaltare le conclusioni di una ricerca su Milano. Gli ultimi sei mesi nel capoluogo emiliano, infatti, certificano un netto -23% di inquinamento da ossidi di azoto. Questo risultato deriva dall’avanzata della mobilità sostenibile a scapito del traffico motorizzato, come mostrano sempre i dati, e da una guida più regolare e fluida. I dati di Bologna sono la conferma di risultati acquisiti in tutto il mondo, ma che trova ancora un’opposizione preconcetta e antiscientifica nel nostro Paese».

Secondo Giuliano Giubelli, vice presidente FIAB Italia e Nevio Senni, coordinatore FIAB Emilia-Romagna «Le città emiliano-romagnole hanno tutte le carte in regola per attivare la Città 30, ne avrebbero beneficio i cittadini e i numerosi turisti che frequentano i nostri territori al mare e in montagna. Serve infine una grande attenzione alla messa in sicurezza delle strade e dei punti più pericolosi, l’istituzione a tappeto delle strade scolastiche, controlli mirati e una costante opera di educazione e comunicazione. Rivolgiamo quindi un appello ai sindaci della Regione: non abbiate timore di favorire la salute e la sicurezza dei vostri concittadini, avremo città più a misura di persona, belle e accoglienti».

Comuni Ciclabili, il format per le amministrazioni che vogliono migliorarsi

Nei giorni scorsi si è chiusa la 7° edizione di Comuni Ciclabili, una iniziativa di FIAB Italia a cui aderiscono volontariamente 179 comuni che hanno deciso di far parte di questo network, nato per stimolare le amministrazioni locali nello sviluppo di politiche di mobilità ciclistica.

Comuni Ciclabili vuole accompagnare gli enti aderenti in un percorso virtuoso, basato sulla analisi oggettiva di molteplici aspetti: mobilità urbana (ciclabili urbane, infrastrutture, moderazione traffico e velocità), governance (politiche di mobilità urbana e servizi), comunicazione e promozione, cicloturismo.

L’adesione ha durata triennale, ed alla fine di ogni anno viene valutato il percorso di crescita assegnando da uno a cinque “bike smile” accompagnati da un documento di valutazione in cui sono riportati utili suggerimenti per l’amministrazione locale sugli interventi da attuare per migliorare il livello di ciclabilità. A tal fine, l’adesione a Comuni Ciclabili consente la partecipazione a seminari formativi per amministratori, tecnici e dipendenti comunali.

In provincia di Modena oltre al capoluogo aderiscono Carpi, Maranello, Mirandola, Sassuolo e l’Unione dei Comuni Modenesi dell’Area Nord (Camposanto, Cavezzo, Concordia, Finale, Medolla, San Felice, San Possidonio, San Prospero). In questa edizione solo Medolla ha riportato una promozione da 3 a 4 bikesmile grazie soprattutto alla realizzazione della prima Zona 30, mentre gli altri sono rimasti stabili ma con valutazioni in chiaroscuro con rischio addirittura di peggioramento. Un fattore critico che accomuna quasi tutte le realtà locali è il tasso di motorizzazione che è in ulteriore aumento rispetto alla precedente rilevazione.

Tra le migliori città italiane ci sono diverse realtà della nostra regione (5 bikesmile a Reggio, Bologna, Rimini, Ravenna e Ferrara, 4 bikesmile per Parma e Piacenza) mentre Modena, Maranello, Carpi, Sassuolo confermano 3 bikesmile, una valutazione sufficiente che deve essere assolutamente migliorata in futuro.

FIAB Modena auspica altre adesioni in provincia, ed è disponibile intanto a confrontarsi con vecchie e nuove amministrazioni per riprendere un percorso di miglioramento che ci pare essere troppo timoroso. Non lo dovremmo fare semplicemente per avere una stellina in più, ma perché una città a misura di bicicletta è una città accogliente, migliore e sicura per tutti a partire dai cittadini più fragili, dai bambini ed anziani.

Da Magreta a Montefiorino: sui sentieri della Resistenza nelle giornate nazionali del Cicloturismo

Il 15 e 16 giugno in occasione delle Giornate Nazionali del Cicloturismo, le associazioni FIAB locali organizzano in tutta Italia iniziative per permettere a tutti di vivere in prima persona questa esperienza.

Il turismo in bicicletta porta grandi benefici per la salute delle persone e delle comunità e promuove stili di vita sostenibili e una mobilità attenta all’ambiente. Si tratta di un settore in costante crescita con numeri da record nel 2023: 56,8 milioni di presenze di cicloturisti in Italia secondo l’indagine Viaggiare con la bici 2024 di Isnart-Legambiente (+ 4% rispetto al 2019) con un impatto economico diretto stimabile in oltre 5,5 miliardi di euro (+ 35% sul 2022 e + 19% sul 2019 l’anno che ha rappresentato il picco del turismo italiano nell’ultimo decennio).

Ma non è necessario andare lontano per fare cicloturismo: a Modena, ad esempio, come FIAB abbiamo aderito al progetto del “Cammino da Magreta a Montefiorino” ( https://camminomagretamontefiorino.org ), un piccolo trekking alla scoperta delle vie dei partigiani della Brigata Italia dalla pianura alla montagna come raccontato nel libro ‘La Repubblica di Montefiorino’ di Ermanno Gorrieri.

È un percorso in quattro tappe (ognuna di circa 10 chilometri) affrontabile da chiunque sia in condizioni fisiche normali, che può essere svolto sia a piedi che in bicicletta. Si snoda su sentieri e strade prossime alla viabilità principale. L’evento inaugurale sarà nell’occasione della ricorrenza dell’80° anniversario della Repubblica di Montefiorino e della Strage di Monchio Susano Savoniero e Costrignano: due gruppi, uno a piedi ed uno in bici, affronteranno il cammino ed avranno a disposizione una guida con le informazioni principali sul percorso e sugli episodi della Resistenza che sono avvenuti nei luoghi attraversati dal cammino. Durante il percorso incontreremo persone che ci faranno conoscere gli avvenimenti con testimonianze e documenti.

Si partirà (giovedì a piedi e sabato in bici) dal Parco di via Darwin a Magreta intitolato alla Brigata Italia, la formazione partigiana che ha avuto fra i propri promotori dei magretesi, a cominciare da Ermanno Gorrieri che ha giocato un ruolo fondamentale sin dall’inizio della resistenza al nazi-fascismo e poi all’affermazione della democrazia nel nostro paese. L’arrivo sarà per entrambi i gruppi domenica 16 giugno a Montefiorino dove saranno accolti e potranno visitare il Museo della Resistenza.

Tre ruote per l’amicizia

Continua a crescere ed evolve il progetto “Tre ruote per l’Amicizia”, proponendo uscite in bici in compagnia di persone che, per condizione di fragilità, non possono pedalare da sole.

Tutto è partito da Francesca Vaccari e Andrea Pioppi, promotori, attraverso l’associazione “Maria Immacolata”, del progetto che ha portato all’acquisto di due biciclette speciali a tre ruote, prodotte da Van Raam, azienda olandese leader in questo settore. VeloPlus è una cargo-bike con una piattaforma anteriore in grado di caricare una sedia a rotelle e, ovviamente, il suo occupante, in protezione completa, con agganci e meccanismi di sicurezza. Fun2Go ha due sedili affiancati, due pedaliere e due manubri. La persona accompagnata può avere i pedali liberi, pedalare passivamente al ritmo dell’accompagnatore oppure spingere sui pedali e contribuire all’avanzamento della bicicletta.

Questi mezzi, entrambi a pedalata assistita, possono quindi consentire l’esperienza ciclistica del “vento in faccia” a persone con qualsiasi tipo di fragilita’, ma soprattutto consentono di stringere amicizie e relazioni umane molto significative nella direzione del sostegno e della condivisione reciproca, per vivere del buon tempo insieme. Fare insieme un giro in bici quindi è soltanto il primo passo.

Grazie al contributo di Fondazione di Modena, BPER, Bajoaria e tanti altri sostenitori privati, questi tandem speciali sono ora a disposizione presso l’Associazione. Il Progetto organizza incontri di formazione Scuola-Bici, in cui viene insegnato agli accompagnatori l’utilizzo delle biciclette, una sorta di rapida scuola guida finalizzata alla sicurezza dei trasportati innanzitutto e alla corretta manutenzione di questi mezzi, in quanto delicati e di grande valore.

A Francesca e Andrea si sono aggiunte numerose altre persone abilitate all’uso dei tandem speciali e disponibili, a titolo assolutamente volontaristico, a fungere da accompagnatori per le persone che desiderino provare questa esperienza.

Le bici inclusive si trovano a Modena zona Villaggio Giardino, alla sede dell’associazione Maria Immacolata presso la parrocchia di Gesù Redentore.

Per informazioni, si può consultare la pagina Instagram: https://www.instagram.com/treruoteperlamicizia

Conteggio dei ciclisti e dei pedoni. Come fare?

Lo scorso 9 aprile i volontari di FIAB Modena hanno contato i ciclisti e i pedoni che sono passati nei 15 punti stabiliti dal Comune nel 2005, come fanno ogni aprile e ogni settembre da 15 anni. Dalle ore 7,30 alle 8,45 sono transitati 3.050 ciclisti e 1.461 pedoni: i ciclisti in numero leggermente superiore e i pedoni leggermente inferiore a quello scorso aprile 2023. Le strade più frequentate coincidono con gli accessi storici al centro città: via Emilia Est ed Ovest, via Tagliazucchi, viale Medaglie d’Oro, via Sigonio e corso Canalchiaro.

Dopo una lieve ma costante crescita fino al 2018 registriamo negli ultimi anni una stagnazione tanto più preoccupante negli anni post covid, nei quali dovevano essere favoriti gli spostamenti attivi ed individuali.

FIAB ha l’impressione che tra i modenesi permanga il senso di insicurezza nell’uso della bicicletta, che impedisce, ad esempio, ai genitori di mandare i figli a scuola in autonomia. Così continuano i caotici movimenti quotidiani per l’accompagnamento casa-scuola, che sono tra i principali generatori di traffico nelle ore di punta.

Nonostante siano spostamenti prevedibili da pianificare (di essi sono noti quantità, origini, destinazioni e orari) ed abbiano un grande impatto sulla salute e sull’autonomia dei nostri figli, non vengono ancora incentivati con la realizzazione delle promesse zone quiete protette attorno alle scuole. Queste sono azioni previste dal PUMS, utili a decongestionare il traffico nelle ore di punta a favore di tutti gli altri spostamenti.

Per valutare il grado di raggiungimento dei risultati del Piano, più che i metri di piste ciclabili realizzate, andrebbero misurati il numero di cittadini che si sono convinti a cambiare abitudini grazie all’incisività delle azioni e delle politiche messe in atto.

Quanti ciclisti passano prima e dopo la realizzazione di una ciclabile? I pedoni sono aumentati dopo l’allargamento di un pedonale e la piantumazione di nuovi alberi? Abbiamo ridotto la velocità media di transito in una zona residenziale con il nuovo layout stradale?

Noi continueremo a ripetere il rilevamento semestrale con le nostre possibilità, ma le risposte a queste domande, che prevedono una valutazione puntuale dell’efficacia dei singoli provvedimenti adottati, possono arrivare solo da tecnologie (tra l’altro ormai piuttosto comuni) che non possono mancare in una moderna smart-city che intende raggiungere entro il 2030 gli obiettivi che ha stabilito con il Piano della Mobilità Sostenibile.

Interruzione Modena Vignola: necessario individuare subito un tracciato alternativo

La pista ciclabile Modena – Vignola, tra le più frequentate della provincia di Modena, a causa dei lavori di realizzazione della cosiddetta “complanarina” resterà chiusa, all’altezza del sottopasso autostradale di San Donnino, per 6 mesi. Sei mesi che coincidono con la bella stagione e pertanto con il periodo dell’anno di maggior uso da parte degli utenti per sia per gli spostamenti quotidiani casa/lavoro, sport e tempo libero sia per cicloturismo. Sono, infatti, sempre più numerosi i cicloturisti, anche stranieri, che la percorrono per venire a conoscere il nostro territorio.

Alla notizia della chiusura ed a seguito di diverse segnalazioni di cittadini, abbiamo verificato sul posto e con un certo stupore abbiamo constatato che non sono stati individuati e segnalati percorsi alternativi, come avviene di solito quando viene chiusa una strada. Come se una pista ciclabile non fosse a tutti gli effetti una strada pubblica e i ciclisti fossero una categoria di utenti di serie B.

Purtroppo, è un una logica non nuova che abbiamo denunciato anche negli anni scorsi ogniqualvolta che un marciapiede od una ciclabile cittadina vengono interrotti da un cantiere, spesso senza adeguate alternative sicure come prescrive il Codice della Strada.

In questo specifico caso, trattandosi del principale collegamento ciclabile esistente tra Modena e la collina, nonché una delle ciclovie di livello regionale e parte della rete nazionale delle ciclovie BICITALIA, frequentato anche da una utenza famigliare che la sceglie proprio per la sicurezza del percorso, ci saremmo aspettati maggiore attenzione da parte degli enti preposti alla viabilità della zona.

Nell’evidenziare tale situazione chiediamo agli enti preposti, il Comune di Modena e di Castelnuovo Rangone, di individuare e concordare al più presto percorsi alternativi validi su viabilità minore esistente, di segnalarli adeguatamente e, se necessario di renderli più sicuri con limiti di velocità e segnali di attenzione rivolti agli automobilisti.

Stessa attenzione chiediamo fin da ora anche alla Provincia di Modena quando, si presume presto, per la stessa ragione dei lavori di realizzazione della complanare, sarà chiuso il vicino Percorso natura del Tiepido.

Fiab Modena è a disposizione per eventuale supporto a definizione del miglior tracciato alternativo.

Bimbinbici: l’invasione dei bambini in strada

Chissà se qualcuno avrà notato l’invasione di bambini in questi giorni nelle strade di Modena e tante altre città, tutta colpa di una concentrazione di eventi per bambini promossi da tante associazioni, tra cui FIAB e CleanCities.

É stata la settimana BimBimBici, iniziativa di FIAB Italia, con 5 eventi organizzati in provincia di Modena: sperimentazioni di strade scolastiche, bicibus,“senza rotelle” e gite per famiglie.

C’è stato anche l’appuntamento primaverile della campagna europea “StreetsForKids” con oltre 90 eventi in tutta Italia, di cui 2 a Modena, grazie ai quali tanti bambini hanno potuto godere di spazi sicuri davanti alle scuole, ma soprattutto di respirare un’altra aria, divertendosi coi loro amici, almeno per un giorno.

C’è un forte legame tra tutte queste iniziative, accomunate non solo dal mettere al centro i bambini, ma anche dal promuovere una mobilità attiva, strade più sicure, e soprattutto occasioni per fare comunità, e socializzare. Nella nostra quotidianità frenetica a volte perdiamo il contatto con le altre persone. Spesso rallentare un poco ci permette di riassaporare opportunità di incontro che tendiamo a perdere.

La velocità e la potenza, sono troppo spesso ideologizzate, dalle costanti pubblicità, ma anche da amministratori che dovrebbero mettere al centro l’interesse comune piuttosto di quello di poche aziende per la produzione di beni di lusso che pochi si possono permettere, e che portano tutt’altro che benessere e salute. Ci portano anche a perdere qualità della vita e occasioni di stare insieme. Infatti in macchina si è sempre soli. Perdiamo anche spazi di socializzazione: le auto continuano a crescere di dimensione e numero, e pensare che possedere una o più auto dia il diritto di avere un posto dove poterle tenere, ha chiaramente un costo su tutta la comunità.

E allora ben vengano iniziative che facciano riscoprire modi diversi di vivere quegli spazi che dovrebbero essere di tutti, ma di cui ne stiamo perdendo il controllo, e la possibilità di goderne.

Tutto questo non sarebbe possibile senza la collaborazione dei genitori che riconoscono il valore di poter fare vivere e praticare ai propri figli stili di vita attivi. Tutte iniziative dove non si parcheggiano i propri figli, ma in cui si costruisca una sorta di patto educativo, in cui i genitori si mettono in gioco e accettano di cambiare stile di vita, insieme. Chissà che l’effetto contagio di queste iniziative possa trasformarsi in una bella epidemia, che porti ad un radicale cambiamento imprescindibile.

Psicologia del traffico e ostacoli all’uso della bicicletta

Qualche anno fa un gruppo di psicologi sociali dell’Università di Bologna ha analizzato e catalogato decine di studi dedicati alle collisioni tra veicoli motorizzati e biciclette in una rassegna sistematica della letteratura scientifica.

L’analisi del gruppo di ricerca Unibo – coordinato dal Dipartimento di Psicologia – evidenzia due cause principali per gli incidenti che coinvolgono i ciclisti: i comportamenti di chi si muove in strada e le caratteristiche delle infrastrutture stradali.

Un problema importante è quello della precedenza, che spesso non viene data correttamente; spesso però la causa è la mancata percezione della presenza di una bici in strada. Ci sono i “blind spot”, angoli ciechi nel campo visivo dell’automobilista che impediscono di inquadrare per tempo gli utenti deboli della strada, ma le collisioni si verificano anche quando il ciclista è ben visibile: un fenomeno noto come “looked but failed to see”, guardare senza riuscire a vedere. Spiega il ricercatore Unibo Gabriele Prati che il nostro cervello focalizza l’attenzione sugli stimoli attesi come possibili macchine in arrivo, ma ne tralascia altri meno attesi. “Così non si riescono a percepire alcuni elementi rilevanti per la propria e altrui sicurezza, ad esempio un utente vulnerabile della strada che sta sopraggiungendo”.

Ecco perché quando le bici sono invece molto presenti gli incidenti calano (‘safety in numbers’): all’aumentare del numero dei ciclisti, aumenta la sicurezza dei ciclisti stessi. I conducenti di automobili diventano più consapevoli della presenza dei ciclisti e migliorano la loro capacità di anticiparne la presenza nel traffico.

Per quel che riguarda le infrastrutture, i risultati sono in parte controintuitivi. Se da un lato, infatti, la presenza di piste ciclabili separate dal traffico motorizzato gioca un ruolo importante per la sicurezza dei ciclisti, dall’altro le corsie riservate ai ciclisti possono rivelarsi particolarmente pericolose in prossimità degli incroci. Quando le due ruote restano a lungo fuori dal campo visivo (perché c’è una separazione tra traffico motorizzato e traffico ciclabile) chi è in macchina si trova meno preparato a reagire alla loro presenza improvvisa.

“Per questo motivo – conclude Gabriele Prati – la raccomandazione è quella di un mix fra infrastrutture per i ciclisti, separate dal traffico motorizzato, e strade a velocità ridotta (come ad esempio le ‘Zone 30’), dove due e quattro ruote condividono la carreggiata”.

Bike to work: come renderlo ancora più invitante

Sono ripartiti gli incentivi per chi abita o lavora a Modena e decide di spostarsi in bicicletta: ai partecipanti al progetto, si legge sul sito del Comune, verrà corrisposto un incentivo economico (buono mobilità nella misura di 0,20 € per ciascun chilometro percorso) per gli spostamenti casa-lavoro nel periodo 15 Aprile -30 Settembre 2024 o comunque fino ad esaurimento della disponibilità finanziaria. Il progetto “è finalizzato a promuovere modalità di trasporto che inducano alla progressiva riduzione dell’utilizzo del mezzo privato motorizzato a favore di modalità di trasporto orientate alla salvaguardia dell’ambiente ed al miglioramento della salute, della sicurezza e del benessere della popolazione e allo sviluppo economico del territorio comunale.”

Un progetto importante dunque, da tanti punti di vista, che mentre si pedala verso il luogo di lavoro permette tra l’altro di incorporare un po’ di attività fisica leggera nella routine quotidiana senza dover dedicare tempo e soldi alla palestra, con benefici tangibili per la salute fisica e mentale, e per la produttività lavorativa. Il movimento e le endorfine che esso libera nell’organismo migliorano l’umore (e quindi i rapporti con i colleghi) e la capacità di concentrarsi, e alla lunga rinforzano anche il sistema immunitario quindi ci si ammala di meno.

Tutti aspetti di cui un datore di lavoro lungimirante potrebbe approfittare con qualche piccolo accorgimento che potrebbe contribuire a motivare potenziali pendolari sulla due ruote: investendo per esempio in un bagno attrezzato possibilmente con una doccia, qualche armadietto per riporre il cambio di indumenti, stalli protetti dalle intemperie e magari anche “chiusi” per scoraggiare i furti di biciclette. Più lavoratori si spostano in bici, più c’è da guadagnarci (letteralmente): anche investire nell’assunzione di un bike manager, una persona che abbia competenze e conoscenze strategiche su come promuovere gli spostamenti sostenibili e gestire la domanda di trasporto privato, può rivelarsi una mossa importante, specie per le ditte più grandi.

Infine, l’incentivo del Bike to Work sarebbe ancora più allettante se si potesse pedalare in serenità e soprattutto in sicurezza senza il timore di essere investito che è invece uno dei principali deterrenti all’uso della bicicletta in città. Per quanto allettante un contributo economico possa essere (anche aggiunto alle minori spese di carburante), un vero cambiamento di abitudini non si attua se la percezione di insicurezza resta alta.

La segnaletica: un importante fattore per orientarsi in strada

Quando dobbiamo affrontare un percorso in bici preferiamo pianificarlo in anticipo per poter scegliere il tracciato più diretto, sicuro o semplicemente quello che ci permette di passare di fronte ai nostri punti d’interesse. E’ così sia per i viaggi lunghi turistici che per i brevi spostamenti della nostra vita quotidiana. In città infatti ogni metro fatto in più per chi cammina o pedala significa maggior tempo impiegato, fatica, esposizione agli eventi atmosferici come calura, pioggia o freddo.

Questi parametri, ossia quanto un percorso sia diretto, o interessante, e quali siano le sue condizioni in termini di agibilità e di sicurezza, agevolano oppure ostacolano soprattutto chi si sposta con molteplici destinazioni: il luogo di lavoro, il negozio, il dottore, la palestra, gli amici, e diventano un’importante criterio per orientarsi sulla strada. Non sempre del resto è pratico o sicuro pedalare mentre si segue una APP di navigazione.

Per semplificare la vita di chi decide di inforcare la bicicletta, ci sono a disposizione strumenti come la “ciclopolitana”, che colora le rotte principali (più attrezzate e fruibili) come nelle metropolitane, o i pannelli “metrominuto” che indicano i tempi per raggiungere la destinazione.

È un esempio di quanto sia nelle politiche della ciclabilità sia cruciale la comunicazione, in mancanza della quale si rischia che siano un fallimento: in fase di progettazione si deve spiegare ai cittadini perché e come si fanno certe scelte, poi una volta che le infrastrutture, nuove o rinnovate, sono state messe a disposizione bisogna continuare a comunicare in strada con pannelli, indicazioni chiare e facili da seguire, ringraziamenti ai passanti, totem contatori che facciano da elemento motivante.

A Bolzano quando si è elaborato il piano della ciclabilità si è deciso, ad esempio, di fare una segnaletica a parte su supporti decorati ed artistici solo per le infrastrutture ciclabili, per dare risalto e valore alla realizzazione.

Spendere milioni in infrastrutture e poi non dedicare un budget adeguato alla loro comunicazione è come stampare un bel depliant e poi tenerlo in cassetto senza presentarlo ai clienti.

Quando si procederà alla realizzazione delle dorsali ciclabili previste nel PUMS nel prossimo quinquennio non dovrà essere tralasciato questo aspetto: una rete ciclabile efficiente, oltre che funzionale e sicura, deve essere anche attraente e riconoscibile, e raccontare la cura con la quale ci si è rivolti ai cittadini a cui si chiede un cambio di abitudini.