LE CASCATE DEL BUCAMANTE: Odina e Tìtiro insieme per sempre

le cascate del bucamante

le cascate del bucamante

di Maria Chiara Marchiò

Un panino mangiato con sana fame dopo la fatica; come frutta fichi appena colti raccolti in un casco (vedi che il casco in bici bisogna sempre averlo?). Le mele, no, si sa che le mele nell’Eden è meglio non mangiarle.

Siamo in un mini- paradiso, le cascate del Bucamante, meta di un giro ad anello di 75 km (Modena- Modena per Ligorzano, Granarolo, Riccò, Puianello): ombra, pozze d’acqua, cascatelle. La leggenda aumenta il fascino naturale: la dama Odina e il pastore Tìtiro, nome virgiliano consono a questo luogo bucolico, si amano. Amore impossibile (“alto” il sentiero di Odina, “basso” quello di Tìtiro) con finale tragico: Giulietta e Romeo nostrani annullando la distanza alto-basso si gettano dalla rupe: sarà per sempre la “buca degli amanti”.

Siamo senza le bici sì, sì, sono in un posto sicuro), per non turbare con diavolerie moderne lo spirito degli amanti che aleggia nel rumore della cascata. Già siamo tanti, chiassosi i nostri colori nel verde severo del bosco! Ci accolgono però ospitali (qui, ci dice l’acqua, è casa loro: portate rispetto), non siamo di quelli che lasciano cartacce.

“Titiro, tu disteso all’ombra di un grande faggio fai risuonare il bosco… con il tuo esile flauto” : madre-natura protegge il pastore-cantore dalle guerre civili che infuriano intorno. Anche noi per un po’ ci siamo ristorati in un sito incantato, via dalle nostre “guerre”quotidiane.

Con il sughero nei copertoni

Eravamo in tanti quella sera. Nonostante l’afa soffocante eravamo tutti lì, a voler ricordare, a voler commemorare quel 25 luglio di 70 anni fa, quando i soldi non c’erano e si usava il sughero nei copertoni, perchè la bicicletta era il mezzo usuale con il quale ci si spostava.

70 anni fa Mussolini fu arrestato e fu nominato Capo del Governo Badoglio, che avviò le trattative per un armistizio con gli anglo-americani. La gente ovunque si riversò sulle strade in manifestazioni di gioia, si credette allora di essere arrivati al capolinea di quel brutto incubo che era stato il ventennio fascista e la guerra che durava oramai da tre anni .

Purtroppo la storia ci racconta che l’epilogo era ancora di là da venire, ma quel lontano 25 luglio fu una tappa memorabile per la storia del paese, per questo l’Istituto Storico di Modena ha scelto questa data per ripercorrere la memoria storica della nostra città, per ricordare, oggi, che durante gli anni bui di quel lontano ventennio, anni fatti di sopraffazione, di violenza e privazione della libertà personale, c’erano persone, fatti e luoghi che resistevano, che si organizzavano, che si opponevano al fascismo a Modena come in tutta Italia.

Abbiamo così ripercorso quei fatti e quei luoghi, per esempio pedalando fino ai Mulini Nuovi, luogo dove notoriamente, insieme ad altri come Le Paganine , vi erano frange intere di popolazioni che resistevano. Lì ancora si trova la targa che commemora quello che fu il primo congresso del partito comunista clandestino, marzo 1922.

Ma oltre all’antifascismo dei partiti c’era anche un antifascismo sociale, fatto dalla gente comune ,che si ribellava alla sopraffazione, anarchici, sovversivi e socialisti da sempre contrari al regime, per questo non è mancata una sosta davanti alla ex fabbrica della manifatturiera tabacchi, per ricordare le ” paltadore” che erano note per essere delle impavide antifasciste.

In Corso Vittorio Emanuele c’era la sede del partito fascista, piu’ di 1700 furono schedati dal regime, la maggior parte erano operai , muratori, braccianti, un controllo totale che veniva effettuato capillarmente e che spesso sfociava nell’invio del dissidente al confino. Nel 1938 furono proclamate le leggi razziali, per questo non abbiamo potuto non ricordare , tornando in Piazza Grande, l’estremo gesto di protesta messo in atto dall’editore Angelo Fortunato Formiggini, intellettuale illuminato che contrastava il regime a colpi di satira.

La serata si è conclusa nei Giardini Ducali con letture e proiezioni di foto di quel periodo.

Visto il successo ottenuto, la manifestazione si ripeterà domenica 8 settembre: partecipate numerosi!

in piazza grande

in piazza grande

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racconto

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dalla pietra ringadora

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partecipanti

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famiglie

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al ritorno

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c’è ancora la voce

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il plotone compatto

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in notturna

 

LA 5 COLLI MODENESE: Su e giù per i colli

i dintorni di levizzano

i dintorni di levizzano

Di solito, quando arriva aprile, noi cicloamatori siamo già abbastanza rodati e quindi un giro di 80 km e 900 metri di dislivello non preoccupa. In realtà, quest’anno, a causa delle piogge persistenti, le uscite primaverili sono state più rade.

Comunque, alle 8,30 di domenica 7 aprile, eravamo in 9 all’appuntamento con Mara, in piazzale I° maggio; tra essi i nostri graditi amici di Parma, Silvia e Beppe.

Aria freschina, qualcuno con i guanti e nella sacca gli impermeabilini, per scongiurare qualche scroscio previsto per le ore centrali. Dopo aver passato Maranello con sosta caffè, siamo saliti sul colle della Lucchina per poi tornare sulla Giardini e salire di nuovo verso Fogliano; dopo aver passato le Salse di Nirano, di nuovo su verso Rocca Santa Maria, una salita che presa piano piano si riesce a fare anche senza un grande allenamento, ma che comunque risulta sempre discretamente impegnativa.

Ma il vero premio della giornata è stato all’arrivo a Montardone: mentre alcuni di noi erano provvisti di panini, altri non ne avevano e allora hanno chiesto al titolare della trattoria Iolanda un piatto di tortelloni e tigelle con formaggio; ottimo pranzo: prezzo ultra modico e buona qualità; da ricordare.

Il ritorno è stato del tutto agevole nonostante qualche salitina come quella di Levizzano.

Nel primo pomeriggio siamo arrivati a Modena, giusto in tempo per poter fare un salto in centro e vedere le iniziative collegate alla domenica senza auto. Tutto bene, e per di più non si è vista neanche una goccia di pioggia.

Franco Fondriest

CORREGGIO E IL PALAZZO DEI PRINCIPI: Dai putti di Correggio (pittore) ai bimbi di Correggio (paese)

quartiere coriandoline

quartiere coriandoline

Guardando le opere di Antonio Allegri, detto il Correggio, colpisce la dolcezza e tenerezza dei suoi personaggi e in particolare la collocazione dei putti a lato della scena quasi a sviluppare un racconto a sé stante, infatti essi sono intenti nei loro giochi incuranti e ignari di quanto stia accadendo in un’altra scena del medesimo quadro dove sono rappresentati gli adulti.

La nostra gita a Correggio ci porta a visitare il palazzo dei Principi, e la Pinacoteca ad esso collegata; scopriamo così che proprio la città natale del grande artista, nel corso degli anni è stata privata delle sue opere. I suoi putti qui non si vedono, sono invece presenti copie di sue opere e un volto dolcissimo di un Cristo a lui attribuito.

Dopo avere visitato il teatro a altre chiese di Correggio la guida ci conduce a visitare il quartiere “Coriandolina”, nato circa venti anni fa in seguito a un progetto che vedeva coinvolti i bambini, chiamati ad esprimersi su come immaginassero la loro casa, quella dei loro sogni. Il progetto, pur non unico nel suo genere, qui a Correggio, attraverso la collaborazione di architetti e ingegneri, viene concretizzato.

Abbiamo avuto il piacere di gironzolare tra i vicoli del quartiere in cui abbiamo potuto curiosare tra le case dei sogni dei bambini, variamente dipinte da colori vivaci: la torre, il, castello, il fienile. Al loro interno, l’ascensore ha gli specchi deformanti, gli scivoli a lato delle scale sono a disposizione dei più piccoli. Così Correggio, privata delle opere del suo grande artista, in qualche modo gli fa un omaggio, realizzando i sogni dei più piccoli, che nel quartiere “Coriandoline” diventano protagonisti, guadagnandosi anche il nome sulla porta della loro casa.

Diana Altiero

Modena e i suoi canali – settembre 2012

Gita per acqua (ed erba)

Canalino, Canaletto, Canalgrande, Canalchiaro… Il nostro giro “per acque” parte proprio dal centro storico, dove i nomi delle vie ricordano un’epoca in cui i canali di Modena scorrevano a cielo aperto, mentre noi abbiamo soltanto potuto immaginare questa Modena un po’ veneziana, che ora corre sotterranea, sotto le ruote delle nostre biciclette. In corso Vittorio Emanuele si riconosce la zona sotto la quale correva il Naviglio, poi coperto dall’ampia aiuola spartitraffico. Usciamo dalla città all’altezza di Via Due Canali, un nome che ancora evoca i canali Pradella e Diamante, che correvano paralleli prima di confluire nel Naviglio. E poi, appena fuori dalla città, vediamo riemergere il Naviglio e lo costeggiamo lungo la strada che porta a Bastiglia e Bomporto. Intanto Paolo, la nostra guida, ci illustra, lungo tutto il percorso, storia, tecnica e curiosità di queste vie d’acqua e della loro importanza, per la raccolta delle acque della città, per l’irrigazione, per la depurazione e – un tempo – anche per la navigazione, come ancora testimonia la bellissima darsena ottagonale di Bomporto, con le sue chiuse per alzare il livello dell’acqua e consentire il passaggio delle imbarcazioni. Ora, più che imbarcazioni, è facile incontrare colonie di nutrie, roditori assai prolifici.
Al ritorno comincia il bello. Improvvisamente una tranquilla gita in pianura (sulla carta, un pallino) diventa un’impresa: scegliamo infatti non la tradizionale ciclabile Bomporto-Modena, ma un argine con erba alta e bagnata, dove la bici fatica a muoversi e i meno allenati – come la sottoscritta – si trovano catapultati in un “tre pallini percepiti”! Per fortuna una pausa bio (niente caffè, solo frutta a chilometri zero) ci dà l’energia sufficiente ad arrivare – infine – alle strade asfaltate.
Pardon, ai canali ricoperti.

Mirella Tassoni

Bomporto

Bomporto

Bomporto

vista dall’alto

Bomporto

corte a Bomporto

il porto di Bomporto