Il Comune di Modena ha appena annunciato la costruzione dell’ennesimo percorso ciclopedonale a due sensi di marcia, della larghezza di 2 metri e mezzo, che “funge da collettore per gli spostamenti all’interno dell’area industriale dei Torrazzi” e lo collegherà “con via Cavo Argine e con l’area urbana interna alla tangenziale attraverso il sottopasso già presente”.
Anche un profano, non ciclista, comprende che due biciclette e due pedoni affiancati in tale spazio non riescono a passare. Infatti la normativa vigente (D.M.557 del ’99, Caratteristiche tecniche delle piste ciclabili) stabilisce che la realizzazione di una pista bidirezionale sul marciapiede è consentita solo all’interno di parchi o di zone a traffico prevalentemente pedonale, se non reca pregiudizio alla circolazione dei pedoni (Art.6c.2c) e lo spazio pedonale deve essere almeno due volte quello ciclabile, partendo da una larghezza minima di 3,20m.
Se mai queste norme fossero sfuggite, sono anche ampiamente contenute nelle “Linee guida per il sistema regionale di ciclabilità” appena approvate dalla Regione E.R.
Questa superficialità contraddice anche i criteri adottati per la pianificazione degli interventi dal Piano della mobilità ciclabile, approvato dal Comune nel 2016, che sono: l’attrattività, la continuità, la brevità, la riconoscibilità e la coerenza normativa”.
Inoltre nel il Piano per la Mobilità Sostenibile (PUMS), che il Comune ha appena approvato, si afferma che “gli interventi a favore della pedonalità si pongono l’obiettivo di qualificare la mobilità pedonale mitigando i conflitti con le altre componenti di traffico e mettendola in sicurezza”.
E’ difficile immaginare che si tratti di una svista dei progettisti, perché purtroppo sono stati appena realizzati altri percorsi ciclopedonali bidirezionali in via Paolucci, in via Breda e in via Emilia Ovest vicino al Bricoman, per non parlare di via Giardini.
E mentre realizza infrastrutture scadenti e fuori norma nelle zone industriali, il Comune pretende, attraverso incentivi economici, di far crescere i lavoratori che vanno al lavoro in bicicletta col progetto Bike to Work, al quale partecipa anche la FIAB.
Noi ciclisti abbiamo la netta impressione che vi sia la malcelata intenzione spingerci nelle aree dei pedoni per toglierci dalla strada, che vogliono lasciare alle auto. Peccato che il Codice della Strada non preveda l’obbligatorietà per i ciclisti di transitare sulle piste promiscue coi pedoni, così ci tocca litigare anche con gli automobilisti disinformati che ci suonano e ci vogliono spingere sulla pista, come avviene abitualmente in via Giardini.
E’ così difficile comprendere che sulle radiali cittadine e sulle strade con mezzi pesanti, come via Martin Luther King, si devono realizzare piste monodirezionali su entrambi i lati, affiancate dai marciapiedi di almeno 2 metri per tutelare i pedoni, come prescrivono il buon senso, le norme e come fanno in tutti i Paesi evoluti?