Autostrade?… sì, ma per biciclette

festa per autostrada delle biciclette

festa per autostrada delle biciclette

È un esperimento che ha preso piede nel nord Europa: Danimarca, Germania, Svezia, Regno Unito. Sono le super piste ciclabili ovvero un progetto di autostrada per biciclette che dall’aprile dello scorso anno collega l’interland danese alla sua capitale.

L’iniziativa ha registrato un notevole successo (in un anno i pendolari sono aumentati del 10%), per questo motivo il governo danese ha deciso di replicare non una ma ben 28 volte! Le autostrade ciclabili sono delle vere piste ciclabili a due corsie che hanno un percorso autonomo rispetto alle automobili e come le autostrade tradizionali sono rettilinee, comode, ben curate.

D’inverno vengono rimossi ghiaccio e neve e ogni 1,5 km sono presenti stazioni di servizio ove è possibile fare manutenzione del mezzo di trasporto; i semafori provocano il solo rallentamento della velocità delle bici e per consentire alle stesse di procedere speditamente e senza intoppi gli incroci sono ridotti al minimo.

La rete ciclabile si sta rilevando un utile espediente per far risparmiare le amministrazioni in spese sanitarie, risparmi che in Danimarca sono già stati valutati in 40 milioni di euro.

Anche la Germania non ha voluto essere da meno, così è stata progettata una mega pista ciclabile lunga 60 km. e larga 5 metri che collegherà Duisburg a Dortmund e correrà parallela all’autostrada classica. Il dirigente che gestisce l’azienda di trasporto in questa regione spiega che nella Ruhr, dove vivono circa due milioni di persone, sono sempre di più i pendolari che scelgono per i loro spostamenti quotidiani casa-lavoro la bicicletta; questa scelta risolve contemporaneamente il problema del traffico e delle emissioni di sostanze inquinanti, oltre che quello economico.

Ancora una volta le regioni del nord Europa ci indicano la strada da percorrere per risolvere il problema dell’inquinamento nelle nostre città, una strada… pullulante di bici su entrambe le corsie!

LA 5 COLLI MODENESE: Su e giù per i colli

i dintorni di levizzano

i dintorni di levizzano

Di solito, quando arriva aprile, noi cicloamatori siamo già abbastanza rodati e quindi un giro di 80 km e 900 metri di dislivello non preoccupa. In realtà, quest’anno, a causa delle piogge persistenti, le uscite primaverili sono state più rade.

Comunque, alle 8,30 di domenica 7 aprile, eravamo in 9 all’appuntamento con Mara, in piazzale I° maggio; tra essi i nostri graditi amici di Parma, Silvia e Beppe.

Aria freschina, qualcuno con i guanti e nella sacca gli impermeabilini, per scongiurare qualche scroscio previsto per le ore centrali. Dopo aver passato Maranello con sosta caffè, siamo saliti sul colle della Lucchina per poi tornare sulla Giardini e salire di nuovo verso Fogliano; dopo aver passato le Salse di Nirano, di nuovo su verso Rocca Santa Maria, una salita che presa piano piano si riesce a fare anche senza un grande allenamento, ma che comunque risulta sempre discretamente impegnativa.

Ma il vero premio della giornata è stato all’arrivo a Montardone: mentre alcuni di noi erano provvisti di panini, altri non ne avevano e allora hanno chiesto al titolare della trattoria Iolanda un piatto di tortelloni e tigelle con formaggio; ottimo pranzo: prezzo ultra modico e buona qualità; da ricordare.

Il ritorno è stato del tutto agevole nonostante qualche salitina come quella di Levizzano.

Nel primo pomeriggio siamo arrivati a Modena, giusto in tempo per poter fare un salto in centro e vedere le iniziative collegate alla domenica senza auto. Tutto bene, e per di più non si è vista neanche una goccia di pioggia.

Franco Fondriest

Con le mani sulla camera d’aria: la manutenzione della bicicletta spiegata ai ragazzi

lezioni pomeridiane alle scuole medie

lezioni pomeridiane alle scuole medie

Durante due pomeriggi nel mese di marzo sono venuti a scuola due signori della Fiab per il laboratorio di manutenzione della bicicletta organizzato dalla scuola. In questi incontri ci hanno insegnato come riparare la bicicletta in caso di foratura e come usare in modo adeguato il cambio e i freni.

Questa esperienza è stata molto bella soprattutto perché ogni cosa spiegata doveva poi essere messa subito in pratica e secondo me in questo modo si impara molto meglio.

Dopo il laboratorio mi è venuta molta più voglia di andare in bicicletta.

Mattia Ganzerli 2° media

CORREGGIO E IL PALAZZO DEI PRINCIPI: Dai putti di Correggio (pittore) ai bimbi di Correggio (paese)

quartiere coriandoline

quartiere coriandoline

Guardando le opere di Antonio Allegri, detto il Correggio, colpisce la dolcezza e tenerezza dei suoi personaggi e in particolare la collocazione dei putti a lato della scena quasi a sviluppare un racconto a sé stante, infatti essi sono intenti nei loro giochi incuranti e ignari di quanto stia accadendo in un’altra scena del medesimo quadro dove sono rappresentati gli adulti.

La nostra gita a Correggio ci porta a visitare il palazzo dei Principi, e la Pinacoteca ad esso collegata; scopriamo così che proprio la città natale del grande artista, nel corso degli anni è stata privata delle sue opere. I suoi putti qui non si vedono, sono invece presenti copie di sue opere e un volto dolcissimo di un Cristo a lui attribuito.

Dopo avere visitato il teatro a altre chiese di Correggio la guida ci conduce a visitare il quartiere “Coriandolina”, nato circa venti anni fa in seguito a un progetto che vedeva coinvolti i bambini, chiamati ad esprimersi su come immaginassero la loro casa, quella dei loro sogni. Il progetto, pur non unico nel suo genere, qui a Correggio, attraverso la collaborazione di architetti e ingegneri, viene concretizzato.

Abbiamo avuto il piacere di gironzolare tra i vicoli del quartiere in cui abbiamo potuto curiosare tra le case dei sogni dei bambini, variamente dipinte da colori vivaci: la torre, il, castello, il fienile. Al loro interno, l’ascensore ha gli specchi deformanti, gli scivoli a lato delle scale sono a disposizione dei più piccoli. Così Correggio, privata delle opere del suo grande artista, in qualche modo gli fa un omaggio, realizzando i sogni dei più piccoli, che nel quartiere “Coriandoline” diventano protagonisti, guadagnandosi anche il nome sulla porta della loro casa.

Diana Altiero

Un nuovo piano urbanistico per Modena

in giro per modena

in giro per modena

Nelle scorse settimane è stata avviata la presentazione del documento di indirizzi per la stesura del Piano Strutturale Comunale, che dovrà “orientare lo sviluppo urbanistico del territorio comunale nei prossimi 20 anni”.
Nelle prime righe del documento viene descritta la città che si vorrebbe realizzare: “Una città che agevoli le relazioni tra le idee, cose e persone, che consumi meno energia, che utilizzi al meglio lo spazio, che sia punto di riferimento per il territorio”. Veramente ottimi obiettivi di cui Modena ha bisogno, soprattutto dopo quindici anni di scelte e realizzazioni di tutt’altro segno.

Più avanti, nel paragrafo sui valori ambientali si sottolinea che ” l’accessibilità in bicicletta o a piedi alla scuola, al lavoro, ai negozi di vicinato, ai giardini e parchi pubblici, ai servizi essenziali, in condizione di sicurezza ed in un ambiente gradevole, promuove l’esercizio fisico e quindi la salute, ma è anche la condizione essenziale per rendere davvero città gli spazi urbani collocati al di fuori del centro storico”.

Sono affermazioni condivisibili anche quelle successive sui temi ambientali, quando si fissano gli obiettivi di “dare la priorità alla mobilità ciclopedonale e al trasporto pubblico e progettare lo sviluppo edilizio in coerenza con le politiche di trasporto pubblico” e di riduzione al 2020 del 20% delle CO2″.

Ma, quando si arriva al capitolo sulle Infrastrutture e nuova mobilità, già si nota una secondarietà della mobilità ciclopedonale perché i primi cinque interventi riguardano infrastrutture stradali e ferroviarie, compresa l’inutile bretella Modena Sassuolo, la Cispadana e la incomprensibile variante alla via Emilia, che urbanizzerà inevitabilmente nuovi territori.

Anche se è difficile aver fiducia partendo da un documento contraddittorio già nelle proposte, non mancheremo nel dare il nostro contributo per una città ed un territorio migliore.

Ma non faremo sconti ad una Amministrazione e ad un Sindaco che hanno già impegnato tutte le risorse della sosta a pagamento dei prossimi decenni per un inutile Novipark, che hanno delocalizzato i campi di calcio urbani nell’estrema periferia, aumentando la dipendenza dalle auto e che hanno confuso la politica per la ciclabilità con la costruzione di spesso inutili piste ciclabili o di passerelle che vanno dal nulla al niente.

L’Assessore ha pubblicamente parlato di discontinuità rispetto al predecessore e mentre si svolgerà il dibattito per la formazione del nuovo PSC potremo verificarne la coerenza con tutti gli altri progetti e provvedimenti che riguardano le infrastrutture e la gestione della mobilità.

Non ci incoraggia apprendere che prima di Natale è stato separato l’ufficio che si occupa delle biciclette dal settore Mobilità, come se la bicicletta non fosse un mezzo di trasporto.

Ci si chiede: quando si tratterà di realizzare progetti o opere per la mobilità ciclabile, quale percorso sarà seguito?

La manutenzione della bicicletta e del ciclista di città, di Ilaria Sesana, Ponte alle Grazie – Altreconomia Edizioni, 2012

La manutenzione della bicicletta e del ciclista di città,  di Ilaria Sesana

La manutenzione della bicicletta e del ciclista di città, di Ilaria Sesana

L’agile manuale scritto dalla giornalista Ilaria Sesana (che vive e pedala avanti e indietro per Milano) si concentra su due aspetti fondamentali per chiunque abbia fatto della bici il suo mezzo di trasporto quotidiano: la manutenzione della bicicletta, ovvero come capire e risolvere piccoli problemi pratici per mantenere efficiente il proprio mezzo, e la manutenzione del ciclista, ovvero come difendere se stessi dalle mille insidie del traffico, dello smog, del meteo.

Scrive l’autrice nella premessa: “…prima di tutto, la bicicletta è libertà. Libertà di muovermi per la città senza restare imbottigliata nel traffico. O impazzire alla ricerca di un parcheggio. Libertà di andare al lavoro in poco più di venti minuti, ritagliandomi pure il tempo per il caffè e la pausa in edicola […]

Gli ostacoli, certo, non mancano: traffico delirante, smog, piste ciclabili a spezzatino, buche nell’asfalto […] La bici in città è un azzardo, ma ho scelto di puntare su questa ruota. Perché dopo otto ore trascorse davanti a un pc, la possibilità di sciogliere i muscoli con una bella pedalata è il modo migliore per concludere la giornata. Perché mi permette di rilassarmi e di mantenermi in forma. Perché in questo modo posso dare il mio piccolo contributo a rendere la mia città un posto un po’ più vivibile.

Poi c’è un’ultima, piccola soddisfazione: recuperare il piacere di fare le cose con le mie mani. Individuare un problema, capirne le cause, sporcarmi le mani e (talvolta con un piccolo aiuto esterno) riuscire a trovare una soluzione. E poter dire agli scettici: L’ho fatto io, che ci vuole?”

Andare a scuola in bicicletta : sì o no? Idee e opinioni di bambini a confronto

la mobilità dei bambini

la mobilità dei bambini

Nell’ottobre 2012 la classe ha aderito ad una delle proposte dello “Scuola-Città”, precisamente al percorso “Biciclettando”, finalizzato a conoscere la bicicletta come mezzo alternativo di mobilità per spostarsi nel quartiere, andare a scuola, trovarsi con gli amici …
Dopo l’uscita in bicicletta nelle vicinanze della scuola, ragioniamo insieme sui pro e i contro della bicicletta.

Perché no
Andare a scuola in bicicletta non va bene perché con l’aria fredda ci si può ammalare. Mentre pedali ti arriva il freddo in faccia e ti fa chiudere gli occhi. D’inverno piove, ci sono le pozzanghere e c’è freddo. In bici ci si bagna e ci si sporca. C’è pure il ghiaccio e le gomme termiche costano tanto. Con la neve puoi trovare il percorso bloccato ed è peggio del traffico in automobile. Se cadi ti si infila la neve nelle scarpe, nella maglia e nei pantaloni. BRRR! Quando poi torni a casa con i vestiti bagnati la mamma e il papà ti mettono in punizione. In autunno si fatica a pedalare tra i mucchi di foglie cadute. In primavera c’è bel tempo, ma un acquazzone improvviso ti fa ammalare. In estate poi c’è troppo sole! Mischiato al calore del corpo che si ottiene pedalando, si suda davvero troppo.
Quindi è meglio usare la macchina.
Si possono comprare le auto a metano, elettriche o a GPL per risparmiare e per non inquinare!

Perché sì
Andare a scuola in bicicletta è divertente, conveniente e importante. Mentre pedali sulle piste ciclabili puoi guardarti intorno e osservare la natura. In auto invece ti annoi perché puoi guardare solo fuori dal finestrino, in bici è come se l’aria ti trasportasse. Puoi andare a scuola da solo, non c’è bisogno dei genitori per guidare una bicicletta.
Puoi andare piano, veloce, insomma puoi andare come ti pare. Puoi pedalare con gli amici e divertirti di più anche facendo gare di velocità. In macchina non puoi correre, potresti fare incidenti e creare grossi problemi. Andando a scuola in bici poi sei più sveglio e pronto per la lezione.
Con la bicicletta fai prima ed è sempre pronta. La macchina si deve accendere, fare manovre per uscire dal garage, la serratura in inverno si può ghiacciare. L’auto si muove a fatica nel traffico mentre la bici lo evita. Poi c’è il problema del parcheggio: la bici è piccola e può stare dappertutto. Con la bici non ti devi fermare a fare rifornimento. La benzina costa molto, dura poco e i tuoi soldi scompaiono. Non devi andare dal meccanico perché hai dei problemi al motore: nella bicicletta il motore sono le tue gambe e quelle non si rompono! Se si buca il copertone in poche mosse lo ripari. Se sei abbondante e hai qualche chilo di troppo, le due ruote ti fanno anche perdere peso.
La bici soprattutto non inquina.

Quindi EVVIVA LA BICICLETTA !

Classe 5 B , scuola “G. Rodari”, 9° circolo, Modena

Cubista ma “burrosa”: potenza dell’arte di Picasso – novembre 2012

Testa di Toro guerciadi Diana Altiero

La stagione cicloturistica si è conclusa! Ma noi con grande piacere ci avviamo all’appuntamento “Artebici” della Fiab che ci conduce alla visita di mostre d’arte. Il piacere è duplice perché è anche l’occasione per rivedere le persone che amano l’arte e che non si incontrano nelle occasioni “ciclistiche”. Non mancano però, tra i ciclisti “consueti”, coloro che amano “abbandonare” l’amata bici per una full immersion artistica.

La meta questa volta è la mostra dedicata a Picasso con opere provenienti dal Museo Picasso di Parigi. La mostra si apre con la Célestine (1904), la vecchia guercia in azzurro che chiude il periodo blu di Picasso; i suoi occhi, uno aperto sulla realtà, come a captare l’oggettività, e l’altro chiuso al mondo esterno ma, “aperto” all’interiorità dell’artista, dove è presente ciò che è stato da lui filtrato dal mondo esterno e rielaborato secondo la sua sensibilità.

Del 1922 è invece Due donne che corrono sulla spiaggia, due giganti dalle braccia e gambe massicce ma così leggere, ballerine danzanti nell’aria frizzante. Di questo quadro colpisce la sua dimensione minuta rispetto a come si è abituati a vederlo raffigurato nei vari cataloghi. Curiosa poi l’espressione “burrosa” della guida nel descrivere la rappresentazione di Picasso dell’amante; non riconoscibile perché raffigurata in stile cubista ma resa con fare “burroso” e cioè, con linee morbide e rotonde a richiamarne la personalità. Non mancano poi le sculture e per noi ciclisti non può non colpire Testa di toro del 1942 realizzata utilizzando un manubrio e un sellino di bicicletta. Solo Picasso poteva accostare le linee leggere della bicicletta con la robustezza di una testa di toro.

Modena e i suoi canali – settembre 2012

Gita per acqua (ed erba)

Canalino, Canaletto, Canalgrande, Canalchiaro… Il nostro giro “per acque” parte proprio dal centro storico, dove i nomi delle vie ricordano un’epoca in cui i canali di Modena scorrevano a cielo aperto, mentre noi abbiamo soltanto potuto immaginare questa Modena un po’ veneziana, che ora corre sotterranea, sotto le ruote delle nostre biciclette. In corso Vittorio Emanuele si riconosce la zona sotto la quale correva il Naviglio, poi coperto dall’ampia aiuola spartitraffico. Usciamo dalla città all’altezza di Via Due Canali, un nome che ancora evoca i canali Pradella e Diamante, che correvano paralleli prima di confluire nel Naviglio. E poi, appena fuori dalla città, vediamo riemergere il Naviglio e lo costeggiamo lungo la strada che porta a Bastiglia e Bomporto. Intanto Paolo, la nostra guida, ci illustra, lungo tutto il percorso, storia, tecnica e curiosità di queste vie d’acqua e della loro importanza, per la raccolta delle acque della città, per l’irrigazione, per la depurazione e – un tempo – anche per la navigazione, come ancora testimonia la bellissima darsena ottagonale di Bomporto, con le sue chiuse per alzare il livello dell’acqua e consentire il passaggio delle imbarcazioni. Ora, più che imbarcazioni, è facile incontrare colonie di nutrie, roditori assai prolifici.
Al ritorno comincia il bello. Improvvisamente una tranquilla gita in pianura (sulla carta, un pallino) diventa un’impresa: scegliamo infatti non la tradizionale ciclabile Bomporto-Modena, ma un argine con erba alta e bagnata, dove la bici fatica a muoversi e i meno allenati – come la sottoscritta – si trovano catapultati in un “tre pallini percepiti”! Per fortuna una pausa bio (niente caffè, solo frutta a chilometri zero) ci dà l’energia sufficiente ad arrivare – infine – alle strade asfaltate.
Pardon, ai canali ricoperti.

Mirella Tassoni

Bomporto

Bomporto

Bomporto

vista dall’alto

Bomporto

corte a Bomporto

il porto di Bomporto