Strade urbane ridotte a parcheggio: il caso di via Emilia est e via Giardini

città assediata

città assediata

In attesa che la nuova amministrazione di Modena si insedi e precisi le linee programmatiche della sua azione nel settore della mobilità, le organizzazioni dei commercianti riunite in Rete Impresa Italia Modena lanciano un ultimatum al Comune sulla ciclabile prevista sul lato nord di via Emilia est: nel chiedere il blocco del progetto, sostengono l’esigenza non solo di conservare i posti auto, ma di incrementarli.

L’appello di Rete Impresa associa la guerra alla ciclabile scatenata dai commercianti di via Emilia est a quella di via Giardini. Come spesso accade a chi teme il futuro perché non sa adeguarsi alle esigenze emergenti, l’associazione dei commercianti si è chiusa nella difesa a oltranza della mobilità esistente e degli interessi corporativi, del tutto insensibile ai problemi più acuti della città.

Ma, come attestano le analisi sulla qualità dell’aria, l’ambiente versa in una situazione grave a causa delle emissioni del traffico, molto superiori ai limiti europei: nella sola via Giardini lo scorso anno si sono verificati ben 85 superamenti dei limiti di PM10, per non citare i dati altrettanto allarmanti di PM 2,5, di anidride carbonica e altri gas nocivi per la salute dei cittadini.

Un’amministrazione sensibile al bene comune dovrebbe quindi perseguire l’obiettivo strategico di ridurre emissioni e incidentalità, piaghe direttamente proporzionali all’uso stratosferico degli autoveicoli (oltre il 76% degli spostamenti avviene con l’automobile).

In queste due importanti strade, peraltro, ve ne sarebbero anche le condizioni strutturali. Infatti, pur essendo strade urbane di quartiere, via Emilia est e via Giardini dispongono di carreggiate amplissime che potrebbero agevolmente ospitare non solo gli autoveicoli, ma anche ciclisti e pedoni. E invece  lo spettacolo che presentano è surreale: notevole traffico di attraversamento, sosta autoveicolare asfissiante, spazi per ciclisti e pedoni residuali, inquinamento e incidentalità alle stelle.

In realtà, il Comune si è finora benevolmente adeguato alla linea dettata dai commercianti più riottosi al cambiamento, sia astenendosi per anni da qualsiasi intervento sulle strade più trafficate che progettando interventi scriteriati come la ciclabile di via Giardini, 1,2 km di tracciato a “spezzatino” previsto per non disturbare un pugno di esercenti nella zona del Gallo.

Che fare, dunque?

Le soluzioni possibili si ispirano alle esperienze condotte dalle città meno autocentriche: restringere la carreggiata, spostare verso il centro i parcheggi, tariffare la sosta e creare spazio per ciclabili e pedonali sui due lati.

Solo questo approccio potrà riqualificare le infrastrutture e creare condizioni per la migliore accessibilità ai servizi pubblici e privati, riducendo inquinamento e incidenti.

Giuseppe Marano

Bike-to-work: come incrementarlo

rossella-casa-lavoro

casa – lavoro

L’idea che la bici serva esclusivamente per la ciclo escursione domenicale in periodo estivo è ancora molto diffusa e induce erroneamente a ritenerla un mezzo accessorio, un’appendice dell’automobile, totem assoluto e intramontabile per cittadini e amministratori conservatori.

La realtà è molto diversa e in piena evoluzione, anche a Modena. In città si stima una dotazione di oltre 200.000 biciclette che vengono usate da un cospicuo numero di persone per tutti gli spostamenti urbani, in ogni periodo dell”anno. Favoriscono l’impiego della ciclo sia l’assenza di dislivelli stradali che una rete di oltre 220 km di ciclabili, oltre che un bike sharing storico e la presenza di depositi protetti gratuiti.

Molti studenti e lavoratori usano normalmente la bici per i loro spostamenti da/verso i luoghi di studio e lavoro: la quota degli spostamenti sulle due ruote è di circa il 10% sul totale, oltre 75.000, per una percorrenza di oltre 100.000 km quotidiani. Tradotto in termini ambientali: tanto inquinamento in meno e tanta salute in più.

Per incrementare il bike-to-work è necessario che l’Amministrazione comunale promuova un’azione di coinvolgimento delle aziende pubbliche e private per l’adozione di incentivi all’utilizzo della bici da parte dei dipendenti e collaboratori. I fattori motivazionali più interessanti per i lavoratori sono pochi e concreti: parcheggi e depositi bici presso le aziende, spogliatoio per l’eventuale cambio indumenti, incentivi orari o economici.

Naturalmente, sullo sfondo resta la sicurezza stradale, di primaria importanza. A tale scopo, sarebbe necessario incrementare gli investimenti comunali finalizzati alla riqualificazione dei percorsi ciclabili periferia/centro più importanti, nell’intento di mettere in sicurezza arterie stradali oggi molto pericolose e rassicurare chi -usando la bici- aiuta tutti noi a vivere in un ambiente più salubre.

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Zante e Cefalonia, non solo relitti e tartarughe

Dopo la piacevole esperienza in Corsica, io Monica abbiamo deciso di regalarci anche quest’anno la vacanza Bici &Mare organizzata dalla coppia perfetta Ivan e Cristina. Destinazione due isole “vicine” della Grecia.

Per prima Cefalonia che ci ha accolto a Fiskardo con un incredibile contrasto tra il mare blu e la vegetazione alpina. Poi su e giù per le stupende spiaggie di Assos, Myrtos, Xi Beach, Petani, Spartia. Ad Argostoli, la capitale, tutto ricorda l’eccidio di 12.000 soldati italiani all’indomani dell’ 8 settembre 1943.

Approdati a Zante, ci accoglie il gioiellino del porto di Agios Nikolaos, da dove parte l’escursione per la “spiaggia del relitto”. Indescrivibile il contrasto tra l’azzurro del mare, il bianco delle rocce ed il relitto spiaggiato dai contrabbandieri, nella pancia del quale si può girovagare come tanti pesciolini. Foto a go-go. La zona sud dell’isola invece è caratterizzata dall’area protetta di Kalamaki Beach, per la riproduzione delle tartarughe caretta-caretta… e navigare tra le tartarughe è sempre un’emozione.

Il ritorno verso il nord dell’isola l’abbiamo fatto tagliando per l’interno, galleggiando tra colline di ulivi secolari. Insomma, anche quest’anno una vacanza perfetta PROFUN . Nota tecnica: percorso con frequenti salite, brevi ma intense, a 2 cifre percentuali …

Ermes Spadoni

Tappe:

  • Fiskardo – Argostoli: km 65
  • Argostoli – Luxory – Petani – Argostoli: km 49
  • Argostoli – Agios Nikolaos: km 35
  • Agios Nikolaos – Zakintos: km 45
  • Zakintos – Kalamaki – Zakintos: km 56
  • Zakintos – Agios Nikolaos: km 50
  • Agios Nikolaos – Sami: km 75
pausa pranzo

pausa pranzo

salita e mare

salita e mare

salitona

salitona

ivan a 2 cifre

ivan a 2 cifre

gruppo in fila

gruppo in fila

pevel e rita a ruota

pevel e rita a ruota

la spiaggia del relitto

la spiaggia del relitto

Sul Cusna, al cippo

cippo partigiano - monte cusna

cippo partigiano – monte cusna

SUL CUSNA, AL CIPPO

“Andiamo al cippo domenica?” Con questa proposta, almeno una volta all’anno mio padre ci portava sulle montagne del reggiano, sulla strada che da Quara porta a Novellano, dove nell’inverno del 1944 suo fratello Franco, assieme a altri 3 giovani partigiani, morirono uccisi durante un combattimento con i tedeschi.
Lì si andava a trovare lo zio Franco, non al cimitero, sulle belle e selvagge pendici del monte Penna; si puliva la croce e i gli altri cippi, posti lungo la strada per ricordare i 4 ragazzi, incoscienti e generosi come solo gli adolescenti sanno essere; si adornavano rigorosamente con i fiori di montagna profumati, raccolti intorno durante la passeggiata.

Proprio lì ci hanno portato Nicola ed Eugenia, facendoci conoscere un percorso ad anello, tutto su strada, impegnativo ma veramente suggestivo, a quota 900 metri, quindi piacevole anche in estate e soprattutto immerso nel silenzio, nella pace – credo sia uno dei pochi posti veramente isolati e poco abitati del nostro Appennino – senza macchine che insidiano le biciclette, immersi totalmente nella natura.

Paola Busani

Giro impegnativo con partenza da Villa Minozzo. Km complessivi 40
Località: Villa Minozzo-Toano-Costabona-Quara-Gova-Novellano-Casa Balocchi-Febbio-Peschiera Zamboni-Monteorsaro-Coriano-Villa Minozzo

E quinci il mar da lungi, e quindi il monte: le Marche, la terra di Leopardi

Soprattutto Leopardi
17-18 maggio 2014

Le Marche, terra di illimitati e meravigliosi panorami. I paesi sono spesso adagiati su colline fra colline e la vista spazia per verdi e ondulate dorsali che si accavallano trascolorando, poggi, fondovalle, vigne, olivi, campi di granturco, d’orzo e grano; fino alle spiagge e al mare assolato.
A monte, verso le larghe dorsali arrotondate dell’Appennino, da cui scendono le ombre rossastre del tramonto, si indovinano le asprezze di strette valli.

Il nostro viaggio in bicicletta inizia da Osimo in direzione del Conero: un promontorio interessante dal punto di vista naturalistico per la presenza di una fitta copertura boschiva e di numerosi uccelli. Arrivare al mare è stato agevole… risalire un po’ meno!

Gli amanti del bagno fuori stagione hanno evitato, però, di tuffarsi. Troppo freddo?

Durante la passeggiata dopo cena, la serata particolarmente limpida ci regala lo spettacolo, sempre affascinante, di una infinità di luci dai paesi vicini: quasi sembra di poterli toccare!

Castelfidardo, Loreto e Recanati ci aspettano. Saranno salite “importanti” ma anche discese mozzafiato, a ricompensa di tanta fatica.
Castelfidardo ci cattura per l’originalità del museo della fisarmonica, al suo suono qualcuno accenna passi di ballo. Piazza della Madonna e il santuario della Santa Casa di Loreto ci accolgono nella loro grandiosità, ma entrare in chiesa, per la donna ciclista, è vietato!

Arriviamo a Recanati dopo una lunghissima salita; è ora di pranzo; alcuni vanno in ristorante, altri si fermano per mangiare, in semplicità, in piazza Leopardi dominata dalla merlata Torre del Borgo, ed è qui che succede qualcosa di magico. Chiara, la nostra socia insegnante di lettere, viene sollecitata a parlarci del grande poeta e lo fa privilegiando il lato umano, la sua difficoltà nei rapporti con i genitori così avari di affetto e comprensione, soprattutto la madre. Recanati gli sta “stretta”. Prova a fuggire, ma il padre glielo impedisce: vorrebbe che andasse in convento. Giacomo riuscirà, infine, a lasciare la casa paterna; spera d’incontrare la gloria, l’amore, ma s’imbatterà ovunque in ambienti pervasi dal gretto conservatorismo cattolico. Lavora per mantenersi e non è facile con i suoi problemi di salute. A Napoli sarà deriso dai ragazzi per il suo aspetto da mendicante. Sentiamo della sua ricerca della felicità e del valore delle illusioni, del rapporto con la natura.

Si fa tardi; a malincuore dobbiamo interrompere questo momento “leopardiano”; riprendiamo le nostre bici, passiamo per la piazzola del Sabato del Villaggio, vediamo il palazzo Leopardi dall’esterno (rimpianto di non essere entrati a vedere la preziosa biblioteca, quella degli studi “matti e disperatissimi” e la finestra dove il poeta spiava il canto di Silvia), la Torre del Passero Solitario e il Colle dell’Infinito (poesia da rileggere).
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte (questo è il verso di Leopardi che ha ispirato e accompagnato il nostro viaggio nelle Marche).

Eugenia Coriani

ASIAGO MONTE ORTIGARA: Fra natura e memoria

Quest’anno si parla molto della prima guerra mondiale; la Fiab di Modena è stata anticipatrice di almeno due anni! Perché l’altopiano di Asiago è un vero paradiso per gli amanti della MTB (alcuni sentieri sono impervi ma percorrere, io meno esperta, qualche tratto a piedi non è così terribile: ripagano i boschi, le inattese aperture di paesaggio, i panorami dall’alto, la calda ospitalità dei rifugi); ma, appunto, non è solo tutto questo: l’altopiano è un museo all’aperto della Grande Guerra e ne abbiamo ormai esplorato gran parte.

Fabio, esperto appassionato di quel pezzo di storia, ci guida a scoprire piccoli cimiteri, rovine di forti e ospedali da campo sia austriaci che italiani. Questa terza volta la meta principale era il Monte Ortigara, il “calvario degli Alpini”, emblema forte di quella immane tragedia. So di riferire pochi dettagli di quei due giorni intensi: colpa sì della memoria ormai labile ma anche retaggio della mia maestra, che ci dava il compito Racconta una gita e precisava: “non fate mica la cronaca!!”.

Dunque, fra tante, riporto solo l’ emozione più grande: entrare nel forte, percorrere al buio i cunicoli umidi, freddi, immedesimarsi nella paura e nella sofferenza quotidiane di tutti quei ragazzi. In quei momenti noi, allegri ciclisti chiacchieroni, eravamo in silenzio.

Maria Chiara Marchiò

asiago neve

asiago neve

asiago salita

asiago salita

asiago forte italiano

asiago forte italiano

asiago strada militare austriaca

asiago strada militare austriaca

Pedalare in Pace

RESISTERE PEDALARE RESISTERE
DA MODENA A VERONA PER LA RESISTENZA
23-25 APRILE 2014

L’ideale e la pratica. Niente di meglio per spingermi a partire per il viaggio organizzato dalla FIAB di Modena, “Resistere, pedalare, resistere”.
Partenza da Modena il 22 aprile 2014, data dell’anniversario della liberazione della città dal dominio nazi-fascista nel 1945, e arrivo a Verona il 25 Aprile, data dell’anniversario della liberazione dell’Italia.

Via bicicletta: mezzo che deve la sua dignità anche all’essere stato usato dalle staffette partigiane e, oggi, da chi desidera un ambiente meno inquinato o devastato dall’opera dell’uomo. Allora come oggi, quindi, la bicicletta si lega alla pace: pace come assenza di guerra e pace come armonia con l’ambiente. Meta del viaggio: la manifestazione nazionale “Arena di pace e disarmo”.

Per chi, come me, non hai mai fatto prima né del ciclismo né del cicloturismo, questa esperienza è stata anche un allenamento alla fiducia: organizzata sul filo del limite di tempo, la mia partecipazione è stata possibile solo grazie alla disponibilità gentile dei soci FIAB sia negli aspetti materiali (es. l’avermi dato in prestito una bicicletta) sia nel sostegno morale (es. l’avermi dato consigli sulla pedalata).

Dopo quasi 300 km in un bel paesaggio reso vivace dalla primavera, siamo arrivati all’Arena dove, con persone da tutta Italia, ci siamo riuniti per affermare la necessità del disarmo e del Servizio civile come forma di difesa non armata della Patria. Partirà una campagna su questo verso le autorità italiane. Favorire la pace è possibile. Basta un cambiamento di mentalità; chi va in bicicletta lo capisce.

 

arena di pace

arena di pace

arena di pace

arena di pace

DISVETRO: Nulla sarà più come prima

Questa escursione nei territori più colpiti due anni fa dal terremoto, è stata fortemente voluta dal un gruppo di residenti della frazione di Disvetro e dal gruppo famiglie della FIAB, per riportare al centro dell’attenzione le problematiche post-sisma delle piccole comunità dimenticate e per far conoscere le bellezze culturali ed ambientali del territorio in cui vivono.

Dal punto di vista “tecnico” la giornata è stata perfetta. Quasi 50 partecipanti di tutta la provincia, tra i quali molti ragazzi, hanno potuto ammirare paesaggi padani come le “cave di Budrighello” e l’argine del Secchia, e constatare le ferite al patrimonio artistico delle chiese di Disvetro, Rovereto e Ponte Motta. L’accoglienza dei residenti poi è stata davvero calorosa (e non ne dubitavamo) ma anche tutte le istituzioni hanno voluto esserci: l’assessore di Cavezzo, il Sindaco di San Possidonio, le Guardie Ecologiche, la Polizia Urbana ci hanno fatto capire quanto tengano ai loro territori ed ai loro ospiti.

Sonja, Maura, Maurizio ci hanno poi parlato della consapevolezza che purtroppo nulla sarà più come prima: perché se i muri delle chiese e delle scuole prima o poi si potranno ricostruire, sarà molto difficile che questi luoghi tornino alla loro originale funzione di aggregazione. Infatti quello che è pesato di più in questi due anni è la mancanza di momenti e luoghi di socializzazione: la messa della domenica, due chiacchiere accompagnando i ragazzi a scuola, le feste di fine anno, le serate al circolo a giocare a carte. E pochi sono pronti a scommettere che, una volta ricostruiti, la chiesa, le scuole ed il circolo torneranno a riempirsi di persone: la paura è che Disvetro, come altre piccole realtà, sia destinata a trasformarsi in uno dei tanti luoghi “dormitorio” che conosciamo bene noi in città, dove di giorno i ragazzi, le mamme, i credenti, gli anziani migrano verso “new town” più comode da vivere.

Ermes Spadoni

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Ciclopranzo con Slow Food presso La Lanterna di Diogene a Solara di Bomporto

ciclopranzo alla Lanterna di Diogene

ciclopranzo alla Lanterna di Diogene

il percorso in bici

il percorso in bici

Assieme alla sezione di Modena di Slow Food abbiamo scoperto le specialità culinarie della Lanterna di Diogene e conosciuto le attività della cooperativa La Lucciola, che si occupa di ragazzi con difficoltà.
Vi invitiamo a sostenere il loro magnifico progetto, andando a mangiare i loro piatti cucinati con i prodotti dell’attività agricola della cooperativa, (non è un sacrificio ve lo assicuriamo!)
Assieme a Slow Food Modena, che da sempre li sostiene, abbiamo raggiunto la locanda in bici (da Modena, a Bastiglia e poi lungo il percorso sull’argine del Panaro).
Speciale ringraziamento ai ragazzi della Lanterna, con l’augurio di continuare così. Oltre alle “energie negative” del terremoto 2012, abbiamo colto tanta energia positiva nel vostro saper fare: in campagna, con gli animali, in acetaia e soprattutto in cucina!

http://www.fondazioneslowfood.it/it/157/osteria-la-lanterna-di-diogene-solaro-di-bomporto-modena#.U5RbM_-_mM9
http://www.lalucciola.org/il-ristorante.html

gli attrezzi il lavoro

gli attrezzi il lavoro

parcheggio di bicilette

parcheggio di bicilette

 

 

 

 

Velocità & sicurezza: scelte ragionevoli

ciclista ferita

ciclista ferita

A Modena gli incidenti stradali continuano a provocare una silenziosa strage che i numeri nudi e crudi non riescono a evidenziare nel dibattito pubblico: ogni anno sulle strade cittadine perdono la vita una dozzina di persone, mentre i feriti sono circa 1.500. E sono aumentati n modo sproporzionato i ciclisti e i pedoni coinvolti negli eventi. I danni materiali sono ingentissimi: una stima indica in oltre 200 milioni di euro il costo complessivo degli incidenti.

I tre principali interventi posti in campo dal Comune di Modena sono la moltiplicazione delle rotatorie, l’installazione di fotored e autovelox, l’attivazione della zona a 30 km/ in centro storico. A questi interventi si sono associate iniziative di informazione/formazione nelle scuole, principalmente ad opera della Polizia Municipale e delle associazioni di volontariato.

Sul tema occorre essere chiari: il primo fattore dell’incidentalità è la velocità eccessiva, considerata in rapporto alle caratteristiche psico-fisiologiche umane e alla tipologia dello spazio stradale. Pochi sanno che l’occhio degli automobilisti nel 25% dei casi circa esclude ciclisti e pedoni dalla percezione consapevole: l’occhio vede, la mente rimuove. È poi controintuitivo, ma è accertato, che le strade rettilinee e larghe creano più incidenti e più gravi di quelle non rettilinee e strette.

Su questi aspetti il Comune di Modena va controcorrente: negli ultimi dieci anni ha realizzato una sola zona a 30 km/h (centro storico). E quando ha installato le nuove tecnologie per il controllo della velocità (è il caso di via Contrada) ha sempre ondeggiato sotto l’assalto concentrico di cittadini sanzionati, lobby e soggetti politici più attenti ai vantaggi elettorali che alla sicurezza pubblica.

Giuseppe Marano

www.modenainbici.it