MTB PLAYGROUND: Giocare con la bici intorno a casa.
FEBBRAIO-MAGGIO 2015
Da sempre FIAB ha proposto escursioni con livelli di difficoltà crescenti e per biciclette “normali”. Per questo l’ambito MTB, molto più tecnico, è sempre stato un po’ trascurato.
Quest’anno abbiamo voluto proporre un ciclo di uscite dedicate a tutti quelli che ritenevano le proprie capacità fisiche e l’ attrezzatura non adatta al fuoristrada.
Siamo partiti con uscite “intorno a casa”: il primo sui facili argini del secchia a Campogalliano, poi sulle dolci colline intorno a Nirano ed infine abbiamo puntato al soffice terreno sabbioso del Ponte del Diavolo. In ognuna delle uscite abbiamo avuto la compagnia di neofiti/e MTB che si sono cimentati con nuove difficoltà.
La stagione ed il terreno non sono sempre stati nostri alleati, ma pensiamo di rivederli tutti alle prossime uscite in autunno … sembravano davvero soddisfatti del loro nuovo gioco!
Utilizzare la bici sulle strade urbane contribuisce certamente a ridurre l’inquinamento, l’incidentalità, i costi degli spostamenti e il degrado urbano. Ma la bici offre anche piaceri e vantaggi personali, a cominciare da quelli alla salute.
Una bella escursione sulle due ruote produce effetti di miglioramento dell’umore, prevenzione di malattie (tumori, ictus, infarto, diabete e osteoporosi), controllo del peso (in un’ora si bruciano fino a 600 calorie), aumento del tono muscolare, riduzione della glicemia, del colesterolo «cattivo» e dei trigliceridi, mentre induce un aumento del colesterolo «buono».
Occorre però osservare alcune buone regole e accortezze: ad esempio, è consigliabile affrontare inizialmente due o tre uscite ogni settimana da 25/30 minuti, per aumentare poi il tempo e le difficoltà del percorso. è ragionevole dosare gli sforzi (70-80 pedalate al minuto) e controllare le pulsazioni cardiache con un frequenzimetro (la frequenza massima si calcola con la formula 220 – l’età).
Affinché un’escursione in bici sia davvero salutare, è opportuno adeguare le misure della ciclo alla propria corporatura, esattamente come un vestito, regolando l’altezza della sella in modo da toccare terra con la punta dei piedi. Gli abiti devono favorire la traspirazione. Il casco riduce i danni delle cadute.
Di notte, usare le luci e un giubbetto catarifrangente (obbligatorio nelle strade extraurbane). Per una maggiore efficienza dello sforzo muscolare, è necessario appoggiare sul pedale la punta del piede (non il tallone). Va da sé che è necessario bere liquidi in abbondanza per compensare la sudorazione. Infine, il sellino dev’essere rigido, evitando (per gli uomini) gli appoggi che comprimano la prostata.
Sulle orme dello scultore Graziosi – 9 e 10 MAGGIO 2015 Graziosi Around Diana Altiero
Il progetto “Graziosi Around”, vincitore della IV edizione del concorso “Io amo i beni culturali”,- promosso dall’ Istituto per i Beni Artistici e Naturali della regione Emilia Romagna, è stato realizzato grazie alla collaborazione tra l’Istituto d’Arte Venturi e il Museo Civico d’Arte di Modena.
Due giorni intorno al Graziosi, artista contemporaneo degli impressionisti ma dai quali prese le distanze, amando rappresentare il suo amore per la natura e il lavoro nei campi.
Il primo giorno, il 9 maggio, si è svolto l’itinerario nel centro di Modena, partendo proprio dalla Gipsoteca a lui dedicata e a seguire, attraverso un percorso a piedi, alla scoperta delle opere presenti nel centro della città. Studenti dell’Istituto d’Arte Venturi si sono cimentati nel ruolo di novelli ciceroni. È curioso come sculture viste tutti i giorni passino inosservate ai nostri occhi ciechi di conoscenze e curiosità.
Il secondo giorno, 10 maggio, la Fiab è stata coinvolta nel percorso ciclistico che aveva come obiettivo di accompagnare in bicicletta i cittadini che lo avessero desiderato da Modena a Savignano sul Panaro, luogo natio del Graziosi dove è nato e cresciuto. A Savignano, esperti di storia locale si sono prodigati in racconti anche curiosi sull’artista, ci hanno fatto conoscere la casa natia e, splendida ancora oggi, la grande quercia rappresentata nei quadri dell’artista, la casa di vacanza in collina, poco distante dalla prima, con una splendida visuale sulla pianura. Tutto questo ci ha fatto rivivere le atmosfere a lui familiari.
PRIMA DELLA SCUOLA: LA GRANDE GUERRA VISTA DAL MARE
24-26 LUGLIO 2015: Bici in trincea Maria Puviani, una mamma
Insolita e straordinaria vacanza per noi quest’anno: la nostra prima volta con la Fiab di Modena, tre giorni nei luoghi della Grande Guerra. Con noi ci sono grandi e piccoli e persino un cane. Partenza alle ore 6:00 in stazione a Modena. Sono previsti due cambi, a Bologna e Venezia. Carica e scarica le bici, in testa o in coda?
Alcune impressioni di viaggio: il primo giorno, ad Aquileia, saliamo tutti sul campanile Popponiano a guardare il paesaggio. In Basilica ammiriamo il mosaico policromo più esteso del mondo occidentale. La laguna per arrivare a Grado: acqua e acqua a destra e sinistra. Caldissimo bagno al mare e poi lunga pedalata tra i campi per Cona dove ci fermiamo per cena e notte.
Il secondo giorno, a Redipuglia, la scalinata e il museo dove gli alpini ci raccontano la Guerra a modo loro. La dolina con le trincee, unico strappo in salita del giro. Altre ciclabili nascoste tra campi e argini per raggiungere il secondo agriturismo. C’è tempo per tornare all’Isonzo e fare un lunghissimo bagno prima di sera.
Il terzo giorno visitiamo velocemente Gradisca e poi a Palmanova, la città stellata, che non poteva mancare. Si mangia nella grande piazza. Caffè e partenza verso Cervignano per il rientro a Modena.
I soci Fiab che ci hanno accompagnato sono stati molto accoglienti e preparati. Tutto è andato bene e nessuno ha bucato. Abbiamo pedalato, sudato, chiacchierato, mangiato, sorriso e siamo tornati allo stesso punto di partenza ma non eravamo più gli stessi. Migliori? Vedete voi.
Note di colore che vi permetteranno di immaginarvi là con noi:
Oh my God… quante docce per ventiquattro persone? Chi ha usato un lenzuolo per asciugarsi ? Can (il cane) abbaia a distesa perché vuole stare in mare con gli altri! Oh com’è trasparente l’acqua dell’Isonzo! Chi è il campione delle “jumping stones”? Si dorme alla grande sulla spiaggia di sassi. I bimbi sono come pesciolini di fiume dentro e fuori dall’acqua gelida. Tu dove hai dormito la prima calda notte? Le “frasche con l’ovoduro” e un po’ di bora. Piove di notte: wow, tutti con le copertine su borse e zaini ma la schiviamo ! Solo tuoni e nemmeno una goccia. I cavalli, le more, i cigni selvatici e i gruccioni, i grilli e il gelato a palline.
Contiamo di ripetere l’esperienza il prossimo anno: di sicuro il cestino e i parafanghi li lascio a casa.
POST IT
1° giorno: Modena-Cervignano del Friuli in treno; ciclabile Alpe Adria da Cervignano del Friuli, Aquileia, spiaggia di Grado, riserva naturale delle Foci dell’Isonzo; pernottamento Foresteria Isola di Cona 333 4056800 (40 km ca)
2° giorno: Riserva naturale dell’Isola della Cona – Monfalcone – Sacrario Militare di Redipuglia – visita dei siti di guerra sul Carso; pernottamento a Le Giarine a Fogliano 0481 728608 (50 km ca)
3° giorno: Bagno nell’Isonzo a Sagrado – Gradisca- Palmanova – Cervignano- rientro a Modena in treno. (30 km ca)
Un ringraziamento a tutta la sezione BISIACH IN BICI per l’accompagnamento: Nicola, Francesco, Patrik, Roberta e tutti gli altri che hanno preparato il giro e pedalato con noi. GRAZIE!
Le Vie Francigene nel Sud uniscono l’Occidente all’Oriente, il cristianesimo al paganesimo, l’Età Antica al Medio Evo. Un itinerario tra basolati romani ed antichi tratturi, templi pagani, imponenti cattedrali e santuari cristiani, dolci panorami collinari e aspri passaggi montani.
Questo uno dei motivi che mi hanno invogliato ad aderire alla vacanza cicloescursionistica programmata dalla Fiab di Modena. Tra gli altri apprezzo pedalare per lunghi percorsi e in compagnia, sono curiosa, ma anche un po’ intimorita, nello sperimentare itinerari articolati e con dislivelli per me inconsueti, da “ciclista di pianura” quale sono.
Il primo maggio l’appuntamento era di pomeriggio a Valmontone, la tonda cittadina che sorge cinta di mura su una motagnola poco a sud di Roma. Noi primi arrivati siamo saliti sul colle al centro del paese girando attorno a palazzo Doria-Pamphilj e alla Collegiata. Dopo il primo calice di vino della gita si raggiunge il gruppo per la partenza ufficiale: un tratto di strada statale poi si imbocca una ciclabile quasi nel bosco per arrivare a Serrone.
Il mattino seguente si riprende la via e lasciata Fiuggi dopo una breve pausa caffè, si sosta ad Alatri ricca di architetture: tra altre la chiesa romanico-gotica di Santa Maria Maggiore, le ottocentesche fontane monumentali, e palazzi di varie epoche. In un piccolo gruppo, che non può lasciare nulla di inesplorato, siamo saliti all’acropoli preromana cinta da mura megalitiche e abbiamo pranzato in un fresco giardino godendo di un bel panorama. Si procede attraversando il territorio comunale di Veroli e facciamo tappa presso l’Abbazia di Casamari, uno tra i più importanti monasteri italiani, edificata sulle rovine di un antico municipio romano, occupata poi da monaci benedettini e dopo, nel XII secolo, dai cistercensi che caratterizzarono gli edifici nelle forme che ancora oggi conservano.
Ci prendiamo il tempo per la visita alla chiesa ed al complesso monastico con il Chiostro e la sala Capitolare, prima di ripendere a pedalare e arrivare per la merenda a Isola del Liri. Questa città si apre su un’isola formata dal fiume Liri quando questo si biforca in due bracci in prossimità del centro, al castello Boncompagni – Viscogliosi, formando anche due suggestive cascate. Poi proseguiamo verso Atina, il pernottamento è all’agriturismo Belvedere che, un volta riusciti a trovarlo, ci offre un gradevole panorama della vallata.
Il terzo giorno partiamo dalla città storica di Atina, arroccata su un colle che agli antichi appariva inespugnabile, sul quale noi ci arrampichiamo per poi scendere verso la città di Cassino, sorta ai piedi del colle su cui sorge la celebre Abbazia di Montecassino, questa però la fotografiamo solo dal basso mentre percorriamo la ciclabile sul lungofiume. Procedendo oltrepassiamo Cervaro per arrivare a San Pietro Infine, città sulla linea Reinhard occupata da truppe tedesche durante l’ultima guerra e sede di combattimenti che ne causarono la totale distruzione.
Qui la sosta pranzo; poi si riprende oltrepassando Venafro, Presenzano che ci fa vedre il bacino della centrale idroelettrica Enel, la prima in Italia per grandezza. Dopo vari percorsi di campagna la giornata termina ad Alife, luogo conosciuto a livello nazionale anche come “Città della Cipolla”: la coltivazione di questo ortaggio è qui storicamente attestata fin dai tempi della dominazione romana. Qui si dorme in un Albergabici -amico della bicicletta-
La giornata successiva è di trasferimento e, in un verde paesaggio collinare, si oltrepassa Telese dove si trovano sorgenti di acqua sulfurea e stabilimenti termali, per arrivare di primo pomeriggio a Benevento. Con discreto tempo a disposizione visitiamo questa interessante città che possiede un cospicuo patrimonio storico-artistico e archeologico, istruiti da esperti e studiosi del luogo che ci accompagnano in un tour pazientemente organizzato da Beppe e suoi conoscenti. In particolare ci soffermiamo sulla chiesa di Santa Sofia, oggi sito Unesco, la Cattedrale, il castello o Rocca dei Rettori, per terminare la visita all’Arco di Traiano, eretto nel 114, che resta tra i migliori esemplari dell’arte traianea a ricordo del governo dell’imperatore romano. La serata si conclude con una cena all’aperto nella piazza antistante questo bellissimo monumento.
Dopo tanta cultura l’indomani si riparte pedalando sempre tra verdi e ventilate colline, si vedono diversi impianti eolici, percorriamo strade nei dintorni di Apice, Ariano Irpino -Città del Tricolle– dove il centro cittadino sorge su tre colli che noi vediamo dal basso.
Ancora avanti per oltrepassare Monteleone di Puglia in direzione di Accadia che mostra con orgoglio e a memoria storica il -Rione Fossi- primitiva sede del comune, luogo di interesse turistico e scenografia naturale per eventi culturali. La giornata termina nella città di Candela, dove raggiungiamo il B&B che ci ospita, situato nel punto più alto del paese al termne di una discreta salitella, per poi accorgersi che parte di noi sono alloggiati in altra sede, giù proprio in fondo alla collina, così si gira la bicicletta pronti ad una rinfrescante discesa.
Siamo al sesto giorno e stamane ci si avvia attraversando Melfi, città nel nord della Lucania ai confini con Puglia e Campania, sorta alla base di un vulcano inattivo dall’era protostorica e nota soprattutto per il polo industriale SATA. Si procede con sosta a Venosa, comune tra quelli appartenenti all’associazione “I borghi più belli d’Italia”, ha un’ interessante storia che inizia circa 600.000 anni fa, dai resti di una necropoli neolitica fino ai giorni nostri. La tappa del giorno si conclude a Palazzo San Gervasio.
Arrivato il settimo giorno si lascia temporaneamente la Lucania per tornare in Puglia, nella provincia di Bari, patria della nostra compagna di viaggio che da brava padrona di casa ci prepara un’ottima accoglienza poi ci conduce per i “suoi” sentieri illustrandoci luoghi, detti e costumi. Siamo nella zona delle Murge ci lasciamo alle spalle Spinazzola e Poggiorsini -un tempo feudo della famiglia Orsini- per entrare a Gravina in Puglia. La città si estende sulle sponde di un crepaccio profondo (canyon) scavato nella roccia calcarea dal torrente Gravina, da cui il nome gravine della Murgia, in un territorio caratterizzato dalla presenza di numerose cavità carsiche. Qui ci si ferma per la sosta pranzo poi mentre alcuni si dedicano alla pennichella, altri rincorrono di qua e di là una gentile paesana che nel breve tempo a nostra disposizione ci vuole mostrare e raccontare quanto più possibile della storia della sua terra; dopo un po’ siamo costretti a salutarla ma lei avrebbe avuto tanto altro ancora da dirci.
Così si riparte con destinazione Matera, passando accanto ad Altamura che vediamo di lontano. Matera, di aspetto curiosissimo situata in tre valli profonde, è la città dei sassi, sito Unesco che si prepara a diventare capitale europea della cultura per l’anno 2019. Arriviamo di pomeriggio, alloggiamo all’ostello accanto al Duomo nella parte più importante e tra le più belle della città, quando il sole è ancora abbastanza alto e ci lascia il tempo per passeggiare tra gli storici rioni Sassi, che costituiscono uno dei nuclei abitativi più antichi al mondo. Girovaghiamo fino al crepuscolo, separati in piccoli gruppetti che ogni tanto si incontrano, per poi riunirci per la cena e dopo riprendere il passeggio di sera nella città illuminata, immergendoci in rioni a prevalenza turistica ed altri più riservati ai residenti. Tutto molto suggestivo, peccato non aver tempo per visitare la parte artistica e dover andar via così presto, ma solo dopo aver scattato la foto di gruppo in piazza.
Arrivati all’ottavo giorno si parte con destinazione Taranto, attraversiamo Castellaneta impegnata nei pomposi preparativi per la festa del patrono e, più avanti, giriamo intorno a Massafra. Giunti a Taranto nel primo pomeriggio, trovata la sistemazione per la notte e dismessi gli abiti ciclistici, ci si incammina a curiosare per le vie della città, anche lei movimentata nei prossimi tre giorni dai festeggiamenti per il patrono San Cataldo. Curiosiamo un po’ nella cattedrale dove si stanno preparando il rito religioso, il trasporto e l’imbarco della statua del Santo. Seguiamo per un breve tratto il corteo trainato dalla banda verso i vicoli della parte più vecchia della città, poi ci spostiamo verso il lungomare quando ad ovest un bellissimo tramonto illmina lo stabilimento dell’Ilva, mentre dritto a noi si svolge una regata. All’estremo angolo dell’isola su cui siamo, che ospita il borgo antico della città, vediamo il Castello Aragonese del X secolo, oggi della Marina Militare. Proseguendo attraversiamo il ponte girevole che congiunge l’isola della città vecchia con il borgo nuovo e sovrasta un canale che unisce il Mar Grande al Mar Piccolo, mentre noi procediamo tra cena e dopo cena nel caos dei festeggiamenti cittadini.
Ormai verso la fine del viaggio, stamane a malincuore salutiamo i friulani che abbandonano il gruppo, mentre chi resta parte per l’ultimo trasferimento che ci condurrà a Brindisi, il percorso scelto ci porta ad attraversare San Giorgio Jonico, Grottaglie, Francavilla Fontana, Oria e Mesagne, oggi la pedalata è rilassante (… forse per alcuni un po’ noiosia) su un percorso pianeggiante. Arrivati all’ingresso di Brindisi da Porta Mesagne fermiamo il primo ciclista di passaggio per chiedergli di scattare una foto a quel che resta del gruppo arrivato a destinazione.
Poco dopo andiamo a conoscere il gentile amico che ospita per la notte le nostre biciclette nel suo garage e brindiamo insieme a lui al buon esito del nostro viaggio. Non resta molto tempo per conoscere un po’ la città ma passggiando non perdiamo la visita alla chiesa di San Giovanni al Sepolcro a pianta circolare e con affreschi risalente forse agli inizi del XII secolo ed infine le colonne romane, simbolo della città di Brindisi, riferimento portuale per gli antichi naviganti, costruite forse (ma poco probabilmente) nel II secolo d.C. e meta finale del nostro viaggio.
Ora resta solo la notte per riposare, domani il lungo viaggio in treno ci riporta nei nosti luoghi abituali.
Cicloescursionisti: Beppe (il capogita) – Chiara – Donatella – Fabio – Federica – Giorgio1 – Giorgio2 – Giovanni – Lucia (la capogita) – Mara – Maria Cristina – Massimo – Mirella – Paolo – Tiziano – Zeffirina
Domenica 19 Aprile, tardo pomeriggio. Sto pedalando dalla stazione delle F.S. verso Ubersetto per tornarmene a casa. Ho dentro di me un’intima gioia per aver partecipato alla tre giorni in bicicletta da Modena a Firenze. Non è stata una semplice escursione in bicicletta, ma molto di più: è stato soprattutto un incontro con la natura dei boschi dell’Appennino, ed ancora un incontro con belle persone, molto gratificante.
Da tempo sogno di andare fino a Roma in bicicletta e, cercando in internet, ho conosciuto la FIAB di Modena ed il suo programma di attività. Firenze potrebbe essere la mia prima parte di percorso, mi son detto.
Per me è stata la prima esperienza e devo dire che mi è piaciuta molto, soprattutto perché fatta in compagnia, e non c’è nulla che mi gratifichi di più dello stare bene insieme agli altri.
Suggestivo il percorso sotto i Sassi di Roccamalatina, prima di arrivare a Montalbano di Zocca, accolti calorosamente dalla proprietaria del Bed & Breakfast.
Causa un “forcellino birichino” che ha allungato i tempi della prima tappa, alla fine è stato pure divertente lo spostamento notturno per raggiungere Missano per la gustosa ed abbondante cena in compagnia.
E che dire dell’oste di Monachino che ha aperto il locale solo per noi, facendoci gustare un’ottima torta di more? E’ una delle prime cose che ho raccontato arrivato a casa!
Dopo cena, a Montale di Pistoia, abbiamo persino trovato il tempo di parlare di Dio, di fede e del senso della vita.
La visione del Ponte Vecchio arrivando dalla ciclabile dell’Arno e la foto di gruppo in Piazza della Signoria hanno concluso degnamente il nostro viaggio.
Grazie a Beppe e Giorgio che ci hanno guidato e agli amici di Concordia che mi hanno aiutato con la bici sul treno, esperienza del tutto nuova per me.
Non passa settimana senza un incidente con pedoni o ciclisti. Ogni volta si levano voci che parlano di buoni e cattivi, di corretti e maleducati, seguite da proposte di educazione stradale dedicata ai più deboli. Sono stanco di questa sterile contrapposizione, che serve solo a nascondere le responsabilità.
Sarebbe utile per tutti leggere il proficuo lavoro di Sabino Cannone, che dai primi anni ’90 si è dedicato alla psicologia del traffico e che scrive:
“L’educazione stradale da noi proposta è l’educazione ad una civile convivenza, dentro e fuori la scuola, così come nei rapporti tra gli esseri umani e l’ambiente che li ospita. Quindi, sicurezza stradale e mobilità sostenibile, trattate alla pari. In essa, il concetto di sicurezza non è inteso come l’individuazione di un nemico da eliminare; bensì come condivisione. La strada come spazio condiviso, in questo in perfetta sintonia con l’idea di Hans Mondermann di “Shared Space”.
“Il contesto, cioè l’ambiente stradale, si configura come una vera e propria “matrice relazionale”, in grado di influenzare essa stessa i comportamenti degli individui presenti al proprio interno; in grado cioè di attivare, a seconda dei casi, sia circolarità viziose che circolarità virtuose nei comportamenti dei singoli alla guida. Guidiamo, senza rendercene conto, con l’accento stradale del luogo.
E chi è deputato a gestire il contesto? La gestione del contesto, dell’ambiente stradale come sistema, spetta al politico. È comodo per il politico responsabilizzare unicamente il singolo dei suoi comportamenti alla guida, è conveniente elettoralmente ed economicamente. Ma cosa succede invece quando introduciamo la prospettiva sistemica? (…) Succede che introducendo un feed-back rispetto alle decisioni da esso prese, il politico risulta responsabile del modo di guidare dei suoi concittadini.
Deve essere chiaro che il guidare – un mezzo qualsiasi, anche i propri piedi – non è solo un fatto privato, è anche un fatto pubblico. È un atto politico, nel senso che riguarda la Polis, il luogo del vivere sociale, civico e civile.
Dimmi come guidi e ti dirò chi sei… e dove sei! La via della guida è: un progetto politico (non partitico) di democrazia dal basso, un’attività di volontariato, psicologia applicata, una proposta eticamente connotata, mobilità sostenibile, attenzione all’ ambiente esterno/interiore, una nuova arte marziale, etc.”
Ognuno può fare la sua parte: gli amministratori pubblici, la stampa, l’associazionismo e il singolo cittadino, tutti i giorni con il proprio stile di vita e le proprie parole. La Fiab è sempre disponibile.
Segnali positivi testimoniano il decollo del cicloturismo in Italia, che ormai compare insistentemente sulla stampa, nei media e nella pubblicità.
I viaggi e le iniziative sul cicloturismo, organizzate dagli Enti, dagli operatori turistici e promosse da associazioni, registrano un interesse diffuso della popolazione per il benessere all’aria aperta, la salute e il turismo più consapevole.
La Fiab ha anticipato da tempo questo bisogno e, con un lungo e faticoso lavoro, ha elaborato e pubblicato la rete delle ciclovie italiane Bicitalia (http://www.bicitalia.org/), fortemente integrata con la rete delle ciclovie europee Eurovelo (http://www.eurovelo.com) e con le reti ciclabili regionali.
La Fiab ha promosso e organizzato anche Albergabici (http://www.albergabici.it) che raccoglie le strutture ricettive italiane (alberghi, agriturismo, bed & breakfast, campeggi) che offrono servizi a favore dei ciclisti e che si sentono in qualche modo “amici della bicicletta”.
È ora giunto il momento che le Istituzioni Nazionali e Locali facciano la loro parte per contribuire al completamento della rete, non solo con interventi infrastrutturali, ma anche con provvedimenti di traffico che rendano la viabilità minore sicura per i ciclisti (con la posa di segnaletica dedicata, la riduzione della velocità, il miglioramento degli accessi e degli incroci).
In questo compito un ruolo fondamentale di coordinamento spetta al Ministero del Turismo ed agli Assessorati Regionali al Turismo, che possono guidare gli interventi a grande scala, mettere a disposizione risorse e promuovere i nostri territori all’estero. Alcune dichiarazioni del ministro Franceschini e l’esempio dell’assessorato regionale al Turismo del Veneto fanno ben sperare.
Le ricchezze generate dal cicloturismo nella Val Venosta, nella Val Sugana e nella Valle d’Adige, testimoniano che ne vale la pena e dimostrano che un territorio organizzato per il cicloturismo è prima di tutto accogliente per i propri abitanti.
Fino al Battisti: pedalando e … pensando Nicola Tracia
Non c’è niente di meglio per un appassionato ciclista, per tentare di sfuggire alla calura estiva, di una bella pedalata nell’aria fresca di montagna.
Partendo da Villa Minozzo siamo saliti in quattordici verso il paese di Civago, che abbiamo raggiunto per strada asfaltata dopo una ventina di chilometri. Qui, dopo una breve sosta per riempire le borracce e bere un caffè nel bar del paese, abbiamo imboccato la strada sterrata che sale rapidamente nei boschi verso il rifugio “Segheria”.
Il gruppo, fin qui sufficientemente compatto, ha cominciato ovviamente a sfilacciarsi, ma mantenendo sempre la capacità di ricomporsi nei momenti più delicati, come in presenza di un bivio o di improvvisi cambi di pendenza.
L’ ultimo tratto di salita è stato particolarmente duro, e se la soddisfazione di aver raggiunto il crinale che separa le valli dei torrenti Dolo e Ozola è proporzionale alla fatica, di soddisfazione ne abbiamo provata tanta.
Abbiamo cosi meritato la sosta pranzo presso il rifugio “Cesare Battisti” (1761 slm), ottimo per capacità di servizio, visti i numerosi escursionisti che lo raggiungono.
Inaspettatamente siamo anche deliziati da un gruppo musicale che, con tanto di batteria, chitarre e sassofoni, si esibisce creando un’atmosfera inconsueta per quel luogo dedicato al silenzio del paesaggio.
Discesa nella valle del torrente Ozola fino a guadagnare la strada che ci porta a Ligonchio e da qui, su sede asfaltata, percorriamo i restanti venti chilometri circa che ci separano da Villa Minozzo, non prima di aver fatto un’ultima foto di gruppo sullo sfondo della bella Pietra di Bismantova.
La gita volge al termine e mi stimola qualche riflessione.
Cosa mi spinge ad affannarmi per quelle strade ripide, a volte scassate e polverose?
Perché non sono mai pago e cerco sempre un luogo nuovo ?
Penso che, in realtà, quel luogo è un sentimento, che trovo nella condivisione e nell’amicizia, anche in persone conosciute solo per un giorno.
Nelle città intasate dalle automobili, la circolazione di veicoli dotati di velocità diverse costituisce uno dei principali fattori di incidentalità: i mezzi più veloci tendono a occupare ogni spazio disponibile e a sopraffare quelli più lenti. Questa situazione conflittuale si acutizza osservando che si sono radicate e diffuse alcune false credenze che nulla hanno a che vedere con quanto stabilito dalle norme. Tre casi chiariranno il concetto.
Aree pedonali: i ciclisti devono condurre la bici a mano. Falso.
In tali zone la circolazione è consentita – oltre ai pedoni – ai veicoli di emergenza, ai velocipedi e ai veicoli al servizio di persone con limitate o impedite capacità motorie, nonché eventuali deroghe per i veicoli ad emissioni zero aventi ingombro e velocità tali da poter essere assimilati ai velocipedi. Pertanto, occorre una segnaletica apposita per imporre ulteriori restrizioni alla circolazione su aree pedonali (art. 3, comma 2).
Attraversamento ciclabile: i ciclisti possono passare quando il flusso veicolare si arresta. Falso.
In presenza dell’apposita segnaletica orizzontale che indica la continuità del percorso ciclabile, i ciclisti in transito dall’uno all’altro lato della strada godono sempre della precedenza rispetto agli altri veicoli (art. 40, comma 11).
Ripartenza agli incroci semaforizzati: i ciclisti devono fare spazio agli autoveicoli. Falso.
Allo scattare del verde i veicoli a motore devono dare la precedenza ai ciclisti, compatibilmente con la direzione scelta (art. 41, comma 9). Ad esempio se il ciclista prosegue diritto e l’automobilista svolta a destra, il ciclista ha la precedenza.