Muoversi in città come in vacanza

Questo è il periodo dell’anno in cui sperimentiamo per qualche giorno un ritmo di vita diverso dal solito, con modifiche anche nel modo in cui ci muoviamo. Infatti, non vediamo l’ora di lasciare l’auto nel parcheggio dell’hotel, per uscire dall’incubo del traffico quotidiano ed inforcare una graziella scassata per raggiungere la spiaggia, o camminare nelle tranquille stradine di montagna.

Non è un mistero che il movimento attivo a piedi od in bici sia associato a belle sensazioni di relax e gratificazione, e che la libertà di muoverci senza dover guidare sia uno dei valori aggiunti dei luoghi di vacanza, dove non ci fanno paura nemmeno distanze che in città affronteremo sempre in auto. Non a caso ormai tutti i lungomare delle città di mare sono pedonalizzati, così come le zone dello shopping serale.

Non parliamo poi delle sensazioni che provano i nostri figli che viaggiano in gran parte della città sul sedile posteriore dell’auto e che invece in vacanza possono sperimentare il piacere dei tragitti in autonomia con i loro amici.

Ma è il campeggio l’ambiente in cui ogni viene a cadere ogni barriera: ricordiamo ancora la fine di una ciclovacanza in un enorme campeggio in Croazia (grande come un quartiere cittadino) dove i ragazzini dai 5-6 anni in su erano liberi di girare con monopattini, skateboard, biciclette ed hoverboard nonostante anche la circolazione delle auto fosse permessa. Il segreto? Ovviamente la velocità delle auto limitata a passo d’uomo (5-10kmh) che permette una semplice convivenza tra tutti gli utenti della strada, in modo così naturale che nessun genitore ha paura di lasciare da soli i bambini. In pratica una piccola #citta30 dal vero.

Con le dovute proporzioni, è ora di riportare queste condizioni di vita anche nelle nostre città. Impossibile? No, è solo una questione di scelte come in Olanda dove 2 scolari su 3 ed il 75% degli studenti superiori vanno a scuola a piedi o in bicicletta. Questo grazie a politiche stabilite qualche decennio fa, che impongono la progettazione sicura delle strade a misura di ogni mezzo e di ogni età.

L’attività fisica e la capacità di vivere il mondo indipendentemente dai genitori e le relazioni sociali che possono essere costruite tra coetanei camminando e andando in bici sono fondamentali per la salute e la felicità dei nostri figli. Le strade progettate per incoraggiare ciò sono un diritto fondamentale di cui tutti i bambini dovrebbero poter godere, non solo in vacanza.

PNRR e bicicletta: come farsi male da soli.

“In Germania il cicloturismo vale 20 miliardi di euro, in Italia solo 5 pur avendo paesaggi fantastici e un clima fantastico che consente di andare in bicicletta tutto l’anno: abbiamo ancora la possibilità di sviluppare molto questo settore”. Così si esprimeva a giugno del 2022, solo un anno fa, il Ministro del Turismo, Massimo Garavaglia (Lega) rispondendo ai giornalisti.

Oggi scopriamo che con un tratto di penna, il governo cancella dal PNRR oltre 1200 km di piste ciclabili, che avrebbero dovuto potenziare gli itinerari turistici su due ruote nel nostro Paese e disegnarne di nuovi.

Tutto con la scusa che “le difficoltà autorizzative e di completamento della fase di progettazione” renderebbero impossibile realizzare i progetti entro il 2026. Ma le Regioni definiscono la decisione “repentina e incomprensibile”, confermando che invece la possibilità di centrare l’obiettivo complessivo di 1235 km ciclabili “presenta alte probabilità di essere raggiunto”, magari modificando i target dei diversi territori, per tenere conto di alcune difficoltà contingenti come l’alluvione in Emilia-Romagna.

La lista di interventi a rischio è lunga: dal completamento della ciclovia Vento da Venezia a Torino, a quella della Magna Grecia tra Taranto a Reggio Calabria; dall’Adriatica, che dovrebbe costeggiare tutto il litorale a est della Penisola, alla Tirrenica, che dovrebbe invece svilupparsi da Ventimiglia a Latina.

FIAB ed altre associazioni si sono unite alle forti critiche, chiedendo in subordine che i fondi PNRR inutilizzati per le ciclovie turistiche vengano destinati allo sviluppo della ciclabilità nazionale, così tanto arretrata rispetto al resto d’Europa. In particolare, su progetti di piccole dimensioni per le infrastrutture ciclabili casa-scuola, che non necessitando di lunghi iter progettuali e di appalto, permetteranno il rispetto delle scadenze imposte.

Certo fa sensazione che nel 2023, con il turismo lento in fortissima espansione e con le classiche mete in difficoltà per i fenomeni da overturism, un governo decida di penalizzare un veicolo perfetto per vivacizzare le economie locali dei luoghi minori.

Perché qui non si tratta di colpire il “mezzo bici” a favore del “mezzo auto”, un classico della politica italiana, come successo nell’ultima finanziaria con l’azzeramento dei fondi destinati alla ciclabilità urbana, ma di colpire uno dei nuovi driver in un settore trainante dell’economia nostrana. Non dovrebbe essere difficile da capire.

Viaggiare fianco a fianco: un bisogno naturale

L’uomo è un animale sociale e, a parte alcuni momenti, se possibile cerca la compagnia dei suoi simili nelle attività quotidiane. Nello sport cerca palestre o luoghi pubblici come i parchi, preferisce mangiare in compagnia, ed al cinema, teatro o stadio il pubblico che ride, esulta o si commuove insieme a noi è una parte importante dell’esperienza.

Le stesse strade e piazze delle città sono una stratificazione storica di adattamento architettonico e funzionale per vivere insieme, discutere, commerciare. È per questo che a piedi, in auto o con i mezzi pubblici, le nostre strade ci hanno sempre permesso di viaggiare fianco a fianco con un amico, un collega o un familiare.

Avete mai provato la difficoltà di parlare con qualcuno che cammina dietro di voi, o con chi sta nel sedile posteriore di un’auto?

Per chi pedala invece le regole del codice della strada in molti casi impongono di stare in fila indiana, riducendo questo atto ad una mera attività di spostamento, quando invece le persone preferirebbero elevarlo al rango di attività sociale e non solitaria. Infatti, spesso vediamo affiancati i ragazzini che pedalano in città, o le mamme con i loro figli, e perfino il ciclista della domenica non considera la pedalata solo un momento sportivo, ma anche di relazione con i propri compagni.

Per questo è importante che almeno gli spazi cittadini siano progettati per venire incontro a questa innata necessità. Invece purtroppo vediamo quasi sempre ciclabili dimensionate, quando va bene, al minimo di legge (2,50 mt per le bidirezionali) che sono appena sufficienti per due bici che si incrociano.

E non va meglio a chi vorrebbe camminare sui marciapiedi cittadini: anche qui tarati quando va bene sulla dimensione minima di 1,5 metri, insufficiente, ad esempio, a tenere per mano il proprio figlio e obbligano a spostarci quando si incrociano altri pedoni.

Quando poi spazi pedonali e ciclabili sono contigui sullo stesso piano, le buone norme di progettazione prevederebbero che queste dimensioni fossero almeno raddoppiate per evitare gli sconfinamenti negli spazi dedicati alle altre utenze.

Se invece andiamo a misurare anche le più recenti realizzazioni pedonali e ciclabili vediamo quanto siano disattese queste indicazioni, che non sono un vezzo, ma considerate in Europa come necessarie per rendere attrattive le modalità di spostamento attive.

D’altronde anche gli standard costruttivi delle auto prevedono l’occupazione dello spazio per due persone affiancate, anche se chi guida, 4 volte su 5, è da solo.

In bicicletta di notte

E’ estate ed è arrivato il caldo, in pianura un caldo umido che in certi giorni fa passare la voglia di partire da casa per un giro in Bicicletta. E allora che fare, come consigliano i medici usciamo nelle ore meno calde pedalando di sera, di notte o all’alba. Pedalare nell’altra metà della giornata è una esperienza interessante. Le nostre luci illuminano solo la strada, il paesaggio circostante è completamente buio se non illuminato da luna e stelle, ma dopo un po’ i nostri occhi riescono a vedere ciò che ci circonda con un orizzonte limitato che lascia spazio all’immaginazione. Anche la strada conosciuta ci presenta un paesaggio diverso, siamo immersi nel silenzio e la temperatura è perfetta, quando attraversiamo qualche paese ancora animato siamo come degli spettatori che osservano la vita passando e salutando… si di notte tutti salutano e ci chiedono ma voi da dove arrivate e dove andate!!!.

Fiab Modena e la sua sezione di Carpi nei mesi estivi propongono delle pedalate serali “notturne” partendo da “casa”. Una di queste è la suggestiva “Notturna Carpi-Peschiera del Garda”: la 3^ edizione si è tenuta la notte tra il 14 e 15 luglio 2023 organizzata quest’anno con Pedale Selvaggio di Novi di Modena e accompagnata dalla notturna breve Carpi–Novi di Modena-Carpi.

La notturna Carpi-Peschiera del Garda non è solo una pedalata di notte, ma è un filo, una via tra Carpi e il Lago che ci piace chiamare strada del Tortello (a Carpi e Novi abbiamo i Cappelletti o Caplètt, nel mantovano i Tortelli di Zucca e nel veronese i Tortelli di Valeggio sul Mincio chiamati anche Tortellini Nodo d’Amore). La notturna si snoda su un percorso molto interessante che è quello della Ciclovia del Sole o Eurovelo 7 in direzione nord.

Si pedala quasi sempre a fianco di corsi d’acqua: sull’argine del fiume Secchia, sull’argine del fiume Po, a fianco di canali e sul verde e limpido fiume Mincio. Si attraversano paesi, città e borghi: Novi di Modena capoluogo dove l’associazione Aneser e la Proloco ci offrono un rinfresco con Bensone e Lambrusco come saluto di buon viatico; San Benedetto Po dove si giunge da un’anonima viuzza per ritrovarsi davanti allo splendido complesso monastico dell’Abbazia di Polirone; San Biagio di Bagnolo San Vito dove un Ristoratore all’ 1:30 di notte ci prepara la cena con Tortelli, Sbrisolona e Lambrusco; Mantova con i suoi laghi alle tre di notte deserta in cui è un’emozione pedalare, poi la ciclabile del Mincio dove dopo Pozzolo quasi all’alba intravediamo sulla nostra destra il castello di Valeggio e poco dopo ci fermiamo a Borghetto sul Mincio splendido borgo medioevale.

L’ultimo sforzo, dopo 120 km arriviamo al Lago, a Peschiera del Garda. Che emozione questa notte, siamo stanchi ma felici, stà arrivando il caldo e noi andiamo a dormire.

Manuel e le vittime come lui: per colpa di chi? La responsabilità ultima non è dei social media

Manuel e le vittime come lui: per colpa di chi? La responsabilità ultima non è dei social media

Un mese fa, un SUV guidato da un personaggio noto ha investito in pieno un tram con 20 persone a bordo con una violenza tale da farlo uscire dai binari, e ci chiedevamo cosa sarebbe successo se al posto del tram ci fosse stata un’auto piccolina. La risposta purtroppo non ha tardato ad arrivare: qualche giorno fa un SUV guidato da un personaggio “in cerca di notorietà” (tra l’altro troppo giovane per guidarlo) ha investito in pieno una Smart uccidendo sul colpo un bimbo di 5 anni. Non ci sono parole per descrivere un dramma di questa portata, ma per evitare che possa ripetersi occorre guardare alle cause e aggiustare il tiro.

A maggio ci si è sperticati a tessere le lodi della robustezza del SUV, oggi per qualcuno il problema è stato (anche) la poca robustezza di una Smart. Moltissimi hanno puntato il dito contro questa “generazione di giovani senza valori” che per attirare visualizzazioni sui social girano filmati rischiosi: in effetti, se in auto rispetti i limiti di velocità sei un povero perdente, mentre quelli “tosti” se ne infischiano e sfrecciano. Altri ritengono che sia colpa dei social che non sono regolamentati, o degli autonoleggi con pochi scrupoli e pochi controlli.

Sono tutte concause su cui riflettere, ma il problema di fondo è che sono le nostre strade che permettono a chi guida di accelerare quanto gli pare, mentre dovunque nel resto d’Europa le strade sono progettate precisamente per impedire di farlo. Ci sono cuscini berlinesi, carreggiate ridotte, telecamere, autovelox, chicanes, strettoie, slalom, attraversamenti rialzati. Addirittura, in Inghilterra molte strade a doppio senso permettono il passaggio di una sola macchina per volta, consentendo alle auto di incrociarsi solo se una è ferma e aspetta che l’altra passi.

Questo elimina alla radice la prima causa di morte in strada: l’eccesso di velocità. Guidare con prudenza non deve essere una scelta culturale o morale, deve essere proprio impossibile fare diversamente. Spingere troppo sull’acceleratore significherebbe allora danneggiare l’auto e fare la figura dell’imbecille, “altro che monetizzazioni su YouTube e challenge avvincenti”, scrive Massimiliano Tonelli su Roma Today. In presenza di strade ben progettate, anche un ubriaco o un ragazzo positivo alla cannabis potrebbe al massimo farsi del male da solo, non danneggiare il prossimo. Basta un cuscino berlinese per salvare una vita: ieri, e alla prossima collisione mortale che magari non farà notizia, prevista statisticamente per oggi o al massimo domani …

Bicicletta è libertà e democrazia

La bicicletta è un mezzo di trasporto democratico, tutti possono andare in bicicletta.

La bicicletta è libertà e gioia di vivere all’aria aperta.

La bicicletta è una fedele amica che ci accompagna per tutta la vita, iniziamo a pedalare da bambini e possiamo rimanere in sella fino alla vecchiaia; non ha limiti di età.

La bicicletta è un mezzo di trasporto semplice ed economico, per utilizzarla non è necessario targare il mezzo e stipulare assicurazioni, serve solo un po’ di manutenzione.

La bicicletta è socialità e inclusione, pedalando in città possiamo incontrare amici e conoscenti e fermarci a fare due chiacchere senza problemi di parcheggio, con la possibilità di creare una rete di persone attive sul territorio.

La bicicletta è conoscenza del territorio. In città osserviamo meglio ciò che ci circonda e scopriamo percorsi/luoghi mai visti o mai notati anche se viviamo da sempre in quella città o in quel quartiere. Fuori dalla città pedaliamo in mezzo alla natura dove sentiamo gli odori come il profumo dei fiori, dell’erba, della pioggia; dove ascoltiamo il silenzio, il fruscio delle foglie che si muovono con il vento, lo scorrere dell’acqua, il canto degli uccelli; dove guardiamo e osserviamo ciò che ci circonda con attenzione e meraviglia scoprendo aree naturali o beni architettonici minori che non avremmo mai pensato di avere nei dintorni della nostra città.

La bicicletta è sport con il piacere della fatica e della competizione.

La bicicletta ci permette di raggiungere in libertà i luoghi di lavoro o di studio.

La bicicletta è lotta contro il cambiamento climatico, è un veicolo che non inquina, non fà rumore e occupa poco spazio, non sono necessarie per la bicicletta nuove strade come Bretelle e Tangenziali, e spesso per la bicicletta non è nemmeno necessario costruire ciclabili fuori dalla città, è sufficiente utilizzare la miriadi di piccole strade comunali, rendendole strade a prevalenza ciclabile (F-BIS) con la riduzione della velocità a 30km/h e aggiungendo restringimenti o ostacoli per il rispetto della velocità.

Nemmeno all’interno della città sono necessarie nuove ciclabili, non nei comparti di nuova costruzione dove ancora vengono creati dei pezzi di ciclopedonali non raccordati a nulla e a volte pericolosi per le biciclette. Quello che oggi serve in città, per il contrasto al cambiamento climatico, è incentivare l’utilizzo della Bicicletta creando la CITTA’ 30: in tutte le strade cittadine la velocità deve essere ridotta ai 30km/h con precedenza alle bici, aggiungendo sulle strade restringimenti e ostacoli per farne rispettare il limite.

E se un giorno la Bicicletta non fosse più questo ? Se i politici come dichiarato dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti al question time alla Camera mercoledì 7 giugno 2023 decidessero di introdurre una norma che prevede assicurazione, targa, frecce e casco obbligatorio, se decidessero di rubarci un pezzo di democrazia, libertà e felicità ?

Ci auguriamo che questo non accada mai e come FIAB vigileremo con molta attenzione.

Giornata mondiale della bici: un disperato bisogno di politiche a due ruote

Riconoscendo l’unicità e la versatilità della bicicletta, nell’aprile 2018 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso di dichiarare il 3 giugno Giornata Mondiale della Bicicletta. La risoluzione descrive la due ruote come “un mezzo di trasporto sostenibile semplice, economico, affidabile, pulito e rispettoso dell’ambiente, che promuove la tutela dell’ambiente e la salute”.

L’Assemblea richiama i governi a incoraggiare l’uso della bicicletta come mezzo per sradicare la povertà, perchè permette di spostarsi anche a chi non ha le risorse economiche per potersi permettere l’acquisto e il mantenimento di un’auto; favorire lo sviluppo sostenibile, perché non consuma combustibili fossili e non produce inquinamento (nemmeno quello acustico!); ha una fondamentale valenza educativa perché promuove il rispetto reciproco e la condivisione degli spazi (anziché la “legge del più forte”); migliora la salute prevenendo una serie di patologie legate alla sedentarietà (obesità, diabete, ipertensione e disturbi cardiovascolari…), e favorisce la riduzione dello stress cronico e il benessere psicologico grazie alle endorfine; facilita l’inclusione sociale perché è alla portata di tutti, dai bambini agli anziani ai diversamente abili; promuove una cultura di pace.

Peccato però che al lato pratico, dal governo italiano in giù fino a molte (troppe) amministrazioni locali sembrano non volersi accorgere dei benefici individuali e collettivi dell’andare in bicicletta: le risorse a disposizione sono troppo poche, l’approccio dei tecnici ancora toppo auto-centrico. Di conseguenza la realtà quotidiana di chi inforca la due ruote per recarsi a scuola, a lavorare, a passeggiare è un’esperienza da brivido: la percezione è di costante pericolo e di frustrazione al limite della presa in giro. Le infrastrutture, anche quelle di nuova costruzione, sono spesso inadeguate, anguste, rese impraticabili da transenne, paletti, continue interruzioni (illegittime) per le immissioni laterali: anche laddove il Codice della Strada parla chiaro, le interpretazioni “creative” che vengono date sono immancabilmente a svantaggio di chi pedala.

Cari amministratori e tecnici comunali e provinciali, dunque, perché non approfittate dell’invito delle Nazioni Unite a celebrare la bici, non salite in sella e non vi fate un giro per i vostri paesi e città? Vi accorgerete che al di là delle celebrazioni c’è un disperato bisogno di politiche che davvero tutelino chi fa, ogni giorno, questa scelta ecologica e socialmente utile.

Giornata mondiale della bicicletta 2023

Sabato 3 giugno è la Giornata mondiale della bicicletta. Istituita nel 2018 dalle Nazioni Unite, ogni anno punta a diffondere i benefici ambientali, economici e sociali della mobilità ciclistica. FIAB ci sarà con il claim “Giornata Mondiale della Bicicletta, per una transizione accessibile, sana, inclusiva” cogliendo l’occasione per ribadire la potenzialità di un mezzo di trasporto quale strumento ideale – e alla portata di tutti e tutte – per guidare una transizione accessibile e inclusiva nella mobilità e per ridurre la dipendenza dalle auto (e dai combustibili fossili) a partire dagli spostamenti quotidiani. Sul sito andiamoinbici.it è disponibile il calendario aggiornato con tutte le attività che le associazioni hanno organizzato per celebrare la Giornata mondiale della bicicletta. Ricordiamo che FIAB, membro dell’European Cyclists’ Federation, si fa portavoce del messaggio dell’ECF in Italia.

«Dopo il taglio dei fondi destinati alla ciclabilità urbana nell’ultima Legge di Bilancio, è ora necessario che il Governo preveda un fondo permanente per le infrastrutture e le ciclabili urbane per consentire agli amministratori locali di ogni colore politico di sviluppare con facilità una mobilità ciclabile, in particolare per gli spostamenti casa-lavoro – dice Alessandro Tursi, presidente di FIAB. – La bicicletta è una soluzione reale e già pronta per perseguire in modo semplice ed economico gli obiettivi di transizione energetica e climatica, con costi decisamente inferiori, sia per i privati cittadini sia per le casse pubbliche, rispetto allo sviluppo della mobilità motorizzata, elettrica o meno».

Tra le tante iniziative previste per la Giornata mondiale della bicicletta ricordiamo quella di cui anche FIAB si è fatta promotrice, a Roma. Dalle 10 alle 13 la Festa della Bicicletta sull’Appia Antica regalerà ai partecipanti momenti di relax e allegria. Per avere tutte le informazioni suggeriamo di seguire anche la pagina Facebook dell’evento. Sempre il 3 giugno ci saranno pedalate musicali come quella in programma a Ferrara, il Ride to RockaFe, oppure “lucciolate serali”, escursioni per scoprire le città pedalando (come a Brescia), eventi dedicati ai bambini e ancora “tour de force” come quello organizzato da Fiab Trieste, da Tarvisio a Gorizia. Insomma ce n’è per tutti i gusti!

In occasione della Giornata mondiale della bicicletta FIAB coglierà l’occasione per tornare a parlare di una delle sue campagne politiche e di advocacy più importanti del 2023. Ci riferiamo alla proposta di legge sulle città 30, alla quale FIAB ha preso parte attiva. Elaborata con altre associazioni per l’ambiente e la sicurezza stradale rappresenta una soluzione auspicabile e a costo zero per favorire la convivenza in sicurezza nello spazio urbano da parte di tutti gli utenti della strada, come testimoniano le realtà che nel nostro Paese hanno già intrapreso questo percorso come Cesena, Olbia e Bologna.

Streets for kids: strade scolastiche ovunque

Venerdì 5 maggio c’è stata la terza mobilitazione “Streets for kids”: in 610 città europee (115 italiane) migliaia di bambini sono scesi in strada con girotondi, pedalate e giochi per chiedere più strade scolastiche. A Modena l’evento, per la seconda volta, è stato davanti la scuola dell’infanzia Saliceto Panaro.

Solo nel corso della mattina del 5 maggio a Modena ci sono stati ben quattro incidenti stradali: quando gli episodi di violenza stradale sono troppo diffusi (Modena è maglia nera da anni purtroppo) non si può più parlare di incidenti, di fatalità, ma occorre prendere atto di problemi sistemici di insicurezza stradale.

Anche presso la scuola dell’infanzia di Saliceto Panaro da anni i genitori lamentano velocità elevatissime dei veicoli vicino la scuola, solo dal 2010 ad oggi in quell’area di Modena si sono verificati più di 42 incidenti, la maggior parte con feriti e purtroppo anche mortali.

Quando in una strada la velocità normalmente raggiunta dai veicoli è superiore al limite in vigore significa che quel tratto stradale è stato mal progettato: non è accettabile che un veicolo possa raggiungere gli 80 kmh o più in un centro abitato, a maggior ragione davanti ad una scuola dove sulla carta il limite sarebbe dei 30kmh. Ed anche se nel PUMS c’è la previsione di aumentare in città le zone 30 e le strade scolastiche, quel comparto di Modena è completamente esclusa da questi benefici.

Molti genitori si sentono costretti a prendere l’auto per accompagnare i bimbi a scuola, perché farlo a piedi o in bici è troppo pericoloso, ed anche i ragazzi più grandi rinunciano per lo stesso motivo al loro diritto di muoversi autonomamente.

I “genitori ECOattivi” continueranno a sensibilizzare sul tema della sicurezza stradale anche in altre zone di Modena: la prossima iniziativa sarà il 17 maggio davanti la scuola dell’infanzia Tamburini. C’è tanta voglia di vivere in una città più a misura di persone, soprattutto per piccoli ed anziani, spesso i meno considerati. Noi di FIAB con ARIA supportiamo queste iniziative con eventi formativi e azioni concrete per promuovere “Modena Città 30”, una città più vivibile.

Nel resto d’Europa si punta verso una mobilità più democratica, con un riequilibrio degli spazi a favore delle utenze più deboli. Oltre ad un abbassamento dei limiti vengono istituite zone di quiete scolastica dove, almeno nelle ore di ingresso/uscita, il traffico motorizzato viene vietato. Chiediamo che quanto prima questo sia lo standard davanti ad ogni plesso scolastico modenese.

Città 30: una proposta di legge nazionale

Perdere 12 secondi per risparmiare tante vite

Una vita spezzata all’improvviso è un evento tragico che smuove il profondo del nostro cuore, specie se si tratta di una giovane vittima. L’attacco mortale di un orso in Trentino (evento peraltro rarissimo in Italia) ha acceso un intenso dibattito su come gestire questi grandi mammiferi, come contenerli, se abbatterne e quanti. Eppure, solo nel 2021 nelle “giungle urbane” italiane sono state uccise oltre 2000 persone, e quasi 150 mila sono state ferite (senza contare quelle uccise o ferite fuori città): è come se fossero stati feriti tutti gli abitanti di una città come Rimini o Livorno. I dati 2022 (non ancora ufficiali) segnano un aumento netto di questi numeri già terrificanti, con tutto quello che di devastante comportano per le vittime e i loro famigliari.

Purtroppo, un orso fa notizia ma a questi drammi siamo incredibilmente assuefatti, e il dibattito sulla causa di queste uccisioni e di questi ferimenti langue ancora: e la causa, secondo la polizia stradale, è principalmente la velocità dei veicoli motorizzati sulle strade delle nostre città.

Eppure, la soluzione, comprovata, è a portata di mano da anni: è nella riduzione del limite massimo di velocità urbana a 30 km/h. In Spagna per esempio, dove il limite dei 30 km/h è in vigore dal maggio 2021 su tutte le strade urbane, in sei mesi le collisioni sono diminuite di un quinto e i morti del 14%. Parliamo di decine di mamme, papà, ragazzini, bambini, nonni che possono continuare a sedersi a tavola con la loro famiglia, ridere, abbracciarsi: vivere, insomma.

Per questo Fiab insieme a Legambiente, Kyoto Club, Amodo, Clean Cities, Asvis e Fondazione Scarponi ha presentato a Bologna lo scorso sabato all’interno del simposio MobilitArs una proposta di legge nazionale sulla “Città 30” per l’aumento della sicurezza stradale nei centri abitati.

A chi obietta che ridurre a 30 km/h la velocità massima in città porterebbe alla paralisi, hanno risposto gli ingegneri di Polinomia, che hanno analizzato i dati dei flussi di traffico di Bologna: nell’ipotesi peggiore basata sulle assunzioni più conservative, la trasformazione di Bologna a città 30 costerebbe a ciascun automobilista 12 secondi in più per ogni spostamento. “Perdere” 12 secondi per salvare una vita: essere eroi non è mai stato più semplice.

D’altra parte, le amministrazioni che ritardano l’introduzione di questa misura salvavita stanno permettendo, colpevolmente, che sulle strade la gente continui a morire. Basta morti in strada, Città 30 subito.

Scarica la Presentazione della proposta di legge nazionale Citta 30