Pedoni contro ciclisti: una battaglia tra “poveri”

strada a priorità ciclabile

strada a priorità ciclabile

Nei giorni scorsi una cittadina ci scrive che “ogni mattina in Largo Moro rischio d’essere investita da ciclisti che sfrecciano sugli attraversamenti pedonali: con ogni evidenza i pedoni sono percepiti come una categoria minoritaria che non ha diritto alla sopravvivenza”. E non possiamo darle torto …

Anche sul web leggiamo polemiche da stadio che dividono il mondo in categorie monolitiche: pedoni inermi contro ciclisti indisciplinati contro automobilisti criminali. E’ evidente che se ci comportiamo da maleducati ed irrispettosi delle regole, lo saremo sia che passeggiamo, che pedaliamo o guidiamo. Sempre noi siamo, con il nostro senso civico, ma con un mezzo diverso.

Quindi messo da parte il falso problema dei comportamenti personali, rimane il tema di fondo, che sono semplicemente le politiche che si vogliono attuare per regolare la mobilità: come quelle della nostra amministrazione che dichiara ai 4 venti di voler promuovere la mobilità sostenibile, poi fatica a togliere 4 parcheggi auto e lascia gli utenti deboli a litigare tra di loro su un marciapiede sbrecciato di 70 cm.

E continua a realizzare anacronistici percorsi ciclo-pedonali (abbandonati da 20 anni in tutta Europa): così a forza di non sapere più cos’è pedonale, ciclabile o ciclopedonale, pedoni e ciclisti usano indistintamente e distrattamente i pochi spazi che gli vengono riservati.

Poi lo stesso giorno leggiamo che la città di Siviglia decide che TUTTO il CENTRO STORICO debba diventare zona 20 o 30 km/h (come a Modena in teoria) ma dove BICI e PEDONI in ogni strada hanno la PRECEDENZA sulle auto: cioè possono stare tranquillamente al centro della strada, e le auto si devono accodare ed adeguare ai loro ritmi. Con una norma sola, a costo zero, semplice ed omogenea in tutto il territorio, le auto in città vengono considerate mezzi indesiderati, ma tollerati.

Ed allora, tutto ad un tratto, i sensi unici contromano, i marciapiedi invasi dalle bici, le ciclabili occupate dai pedoni, diventano reperti archeologici residui del 900, ma ancora facilmente reperibili in questa nostra immobile città. #modena #sgaget

Ermes Spadoni
www.modenainbici.it

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A scuola con la bici: Novi ci prova

a scuola con la bici

a scuola con la bici

Mentre monta la polemica sui livelli dello smog che le (insufficienti) misure delle autorità competenti non scalfiscono, si fanno largo progetti coraggiosi e innovativi che attaccano le sorgenti stesse dell’inquinamento.

Il Comune di Novi ha deciso di promuovere una più diffusa pratica della mobilità pedonale e ciclabile fra i propri studenti. È noto infatti che la concentrazione davanti alle scuole di un elevato numero di autoveicoli, pedoni e ciclisti provoca rischi di incidenti, inquinamento e confusione nelle ore di entrata e uscita. È possibile offrire alternative all’uso dell’automobile inquinante?

L’iniziativa municipale ha coinvolto la Fiab di Modena e il Circolo Naturalistico Novese, oltre che la scuola e le famiglie. Il primo passo si è concretizzato nell’attuazione di un’indagine per definire le attuali modalità di spostamento casa-scuola e la disponibilità a cambiare abitudini da parte delle famiglie.

I risultati sono stati sorprendenti. Il 48% degli studenti elementari e medi vengono accompagnati a scuola con l’automobile, pur abitando vicino ai plessi scolastici (il 58% a meno di 1 km). L’impiego dell’auto viene giustificato principalmente per la comodità (22%) e l’età dei ragazzi (22%), ma anche per l’insicurezza dei percorsi (traffico e mancanza di sicurezza 29%).

Tuttavia, i genitori (il 79%) si dice disponibile a valutare le proposte dal Comune, chiedendo anzitutto più sicurezza (54%). Impressiona anche che l’83% è interessato a partecipare al progetto. Ora l’iniziativa passa ai tecnici per individuare e attuare gli interventi più concreti per favorire l’auspicato cambiamento di mobilità.

Per la Fiab di Modena si tratta di un progetto molto innovativo perché affronta tutti gli aspetti della sicurezza (infrastrutture, segnaletica, coinvolgimento dei soggetti sociali, l’educazione alla mobilità sostenibile…) incrociando fattori tecnici, sociali e gestionali in modo realistico. Cambiare si può.

Giuseppe Marano
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Una nuova mobilità per combattere l’inquinamento

inquinamento

inquinamento

Ogni anno, circa mezzo milione di cittadini europei è vittima dell’inquinamento atmosferico prodotto dalle attività industriali, domestiche e dalla mobilità. Non è un fenomeno casuale: l’85% della popolazione urbana è esposta alle polveri sottili, mentre le aree non conformi agli standard Pm10 sono il 32%; 40 milioni di cittadini vivono in zone dove l’inquinamento è oltre i limiti di legge. Modena è fra queste.

Oltre ai costi umani, per loro natura non quantificabili, l’aria avvelenata comporta costi rilevantissimi in spese sanitarie, giorni lavorativi persi, perdita nella produzione agricola e danni agli edifici: dai 330 ai 940 miliardi di euro ogni anno.

Per questi motivi il 23 novembre scorso il parlamento europeo ha approvato una nuova direttiva con l’obiettivo di abbassare la quantità di inquinanti nell’aria. Le nuove norme entreranno in vigore entro la fine dell’anno per poi essere attuate dai vari Stati.

Le direttive europee sono concentrate su cinque inquinanti da ridurre drasticamente fra il 2020 e il 2030: gli ossidi di azoto (NOx), l’anidride solforosa (SO2), l’ammoniaca (NH3), i composti organici volatili senza metano (benzene, etanolo, formaldeide e acetone), il particolato PM 2,5.

La mobilità è responsabile di vari killer, fra cui primeggiano gli ossidi di azoto. Per ridurli occorre ridurre l’uso dei veicoli a motore endotermico (funzionanti con i derivati del petrolio) e a sviluppare i sistemi di spostamento  ecologici: trasporto pubblico, pedonalità, ciclabilità.

Stati ed Enti locali sono responsabili  delle politiche della mobilità e devono assumersi la guida del processo di riconversione che fino ad oggi si è rivelata inefficace per proteggere la salute pubblica. L’era dei pannicelli caldi per curare la ‘morte nera’ del XXI secolo è davvero tramontata.

Giuseppe Marano
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Emilia Est: pronto il nuovo tratto di ciclabile

ciclabile via emilia est

ciclabile via emilia est

Una buona notizia per i modenesi: sta per essere attivato il tratto di ciclabile in Via Emilia Est fra Via Araldi e Via Martiri delle foibe, fino alla tangenziale. Lungo circa 500 metri, posto sul lato sud della strada, si presenta con pista larga mediamente 2 metri e mezzo. Una volta tanto, gli attraversamenti alle intersezioni sono ciclo-pedonali. Il costo globale dell’intervento ammonta a 662.500 euro.

Nel frattempo, l’Amministrazione comunale ha avviato i lavori per un ‘trattino’ di ciclabile sempre sulla Via Emilia Est, stavolta sul lato nord, fra Via San Giovanni Bosco e Viale Ciro Menotti, antipasto della più impegnativa ciclabile tra Via San Giovanni Bosco e Via del Pozzo, con l’obiettivo di completare il collegamento ciclabile lungo l’intero tratto urbano della Via Emilia Est.

Da tempo richiesti dalla Fiab, questi interventi rispondono ad una pressante esigenza di sicurezza dei ciclisti, e dunque sono ovviamente apprezzabili. Tuttavia, continua a colpire la frammentarietà dell’intera operazione: i nuovi tratti ciclabili si aggiungono su una strada che in appena 2 km presenta una dozzina di tratti ciclabili ognuno dei quali diverso per caratteristiche tecniche.

Resta valida la considerazione nettamente critica che la Fiab ha da tempo espresso sui progetti comunali riguardanti Via Emilia Est: la soluzione più moderna sarebbe stata la realizzazione di ciclabili monodirezionali su entrambi i lati della strada, di più ridotte dimensioni (1.5 metri), rendendo più agevole la composizione delle esigenze degli automobilisti (sosta) e dei ciclisti (sicurezza).

Giuseppe Marano
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articolo 27 nov 2016

articolo 27 nov 2016

Modena, una città che scivola nella polvere

città inquinata

città inquinata

La pubblicazione del rapporto di Legambiente ‘Ecosistema urbano’ sullo stato di salute delle città italiane (anno 2015) getta una luce sinistra sulla situazione italiana, e di Modena in particolare. Una notizia su tutte spicca per gravità: Modena scivola all’81esima posizione (era 39esima nel 2014), su 104 città esaminate.

Nel dettaglio, a parte la lunghezza delle ciclabili, in cui l’ex capitale estense primeggia, viene documentato il superamento dei consumi e dell’inquinamento oltre le medie nazionali in molti settori: polveri sottili, emissioni pericolose (biossido di azoto), incidenti stradali, produzione di rifiuti, aree pedonali (scarsità), uso veicoli privati, inquinanti nocivi, dispersione acqua.

L’assordante silenzio con cui i responsabili cittadini hanno accolto il rapporto ne rivela il profondo imbarazzo: l’ambiente resta pericoloso per i cittadini e nessuno osa indicare le misure con cui contrastare il fenomeno.

Il rapporto conferma un dato ormai acquisito: gli interventi comunali non incidono minimamente nel contrastare l’inquinamento e il degrado ambientale. La cultura autocentrica del gruppo dirigente locale resta impermeabile a qualsiasi appello a intervenire per ridurre l’uso dei veicoli privati e promuovere decisamente la pedonalità, il trasporto pubblico e la bicicletta come mezzi alternativi.

Al contrario: mentre Modena scivola nelle polveri sottili, la politica si esalta per la costruzione di due autostrade e di una complanare, oltre che per l’ampliamento di un’altra autostrada. Quanto lontano sono questi obiettivi dalle esigenze reali dei cittadini!

Giuseppe Marano
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Sicurezza in bici: noi facciamo la nostra parte

passaggio pedonale

passaggio pedonale

Fiab e guida scorretta

Riccardo M., in una lettera alla “Gazzetta di Modena” (9 novembre) affronta con piglio deciso il tema della guida scorretta dei ciclisti in strada, evidenziandone la pericolosità quando circolano ‘contromano’ e senza i dispositivi illuminanti. Rivolgendosi alla Fiab, ne chiede un maggiore impegno “nel sensibilizzare chi si muove in bicicletta a farlo in modo responsabile”. E conclude con un appello ineludibile: “Fiab: fatti sentire!”

Vogliamo rassicurare il lettore: da quando esiste, l’associazione destina gran parte delle proprie energie per la sicurezza dei ciclisti e dei pedoni. A testimoniarlo, citiamo solo quattro iniziative esemplari, condotte da tanti volontari che spendono il loro tempo libero per una causa civica: ‘M’illumino di più‘, ‘Percorsi sicuri casa-scuola‘, ‘Donne in bici‘ e ‘Itinerari didattici‘. La prima è una manifestazione che da 3 anni sensibilizza i ciclisti alla necessità di circolare ben illuminati di notte. La seconda è un’attività tesa a sollecitare i Comuni alla messa in sicurezza dei percorsi casa-scuola per studenti pedoni e ciclisti. La terza è l’addestramento tecnico e operativo all’uso della bicicletta delle donne straniere. La quarta è la presenza a scuola per diffondere la pratica della mobilità sostenibile e responsabile fra i ragazzi.

E’ poco, è molto? Una cosa è certa: la Fiab ribadisce che i ciclisti osservino le regole del Codice della Strada, e ascoltino il buon senso, come ricorda Riccardo M. En passant, evidenzio però che scarseggiano i richiami ai comportamenti virtuosi rivolti agli automobilisti, nonostante molti di loro siano scorretti e detengano nelle loro mani un ben più alto potere distruttivo di pedoni e ciclisti. E mi chiedo: come mai questo silenzio?

Giuseppe Marano
www.modenainbici.it

Ciclabilità: anche i depositi servono

depositi bici a modena

depositi bici a modena

Ciclabilità: anche i depositi servono

La recente notizia che il Comune di Modena, dopo anni di inerzia in questo settore, realizzerà due nuovi depositi protetti per le biciclette destinati ai propri dipendenti, in via Santi e in Via Galaverna, rappresenta una buona nuova e una risposta coerente con le attese dei tanti lavoratori che, fra mille difficoltà, continuano a usare la bici per recarsi in ufficio.

In realtà, i depositi protetti costituiscono un’efficacissima misura per la prevenzione dei furti di bici, uno dei fenomeni più deleteri per la mobilità ecologica. L’elevato rischio di perdere l’amata due ruote è, infatti, fra le preoccupazioni dei ciclisti modenesi seconda solo a quella degli incidenti stradali, e tende a frenare in modo significativo un più esteso utilizzo di un mezzo ecologico e salutare.

In città esiste una rete importante di ‘gabbie’ per le bici, molto apprezzate dagli utenti: i posti bici sono complessivamente 372, distribuiti in 7 strutture localizzate sul territorio (parcheggio Porta Nord, piazza Dante, piazza Manzoni, stazione Policlinico della ferrovia Modena/Sassuolo, via Fabriani, parco Novi Sad, scuola Lanfranco (riservato ai soli utenti della scuola). Il servizio è gratuito ed accessibile con chiavi meccaniche o elettroniche, secondo la tipologia.

L’esigenza dei depositi protetti, tuttavia, non è solo dei dipendenti comunali, ma di tutti i ciclisti modenesi. Per questa ragione, pur apprezzando l’iniziativa comunale di via Santi e Galaverna, è giusto metterne in luce il limite, incomprensibile, posto alla loro fruizione, essendo destinati ai soli lavoratori, mentre invece sarebbe opportuno estenderla a tutti gli iscritti al servizio.

Giuseppe Marano
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Piano della Ciclabilità: il giudizio di FIAB Modena

1. Ciclabilità ed urbanità
La prima sensazione che abbiamo avuto dalla presentazione prima e dalla lettura poi della documentazione del Piano della Ciclabilità è che questo Piano, da tanto tempo atteso non è purtroppo in grado a partire dalle premesse, di descrivere compiutamente cosa sia la ciclablità oggi a Modena, cosa essa rappresenti , perché è importante un piano della ciclabilità in un contesto di evoluzione urbana, sociale ed economica fortemente diverso dai decenni passati. Colpisce in questo senso l’assenza di una visione di mobilità all’interno della quale c’è anche la ciclabilità e la pedonalità ( che vanno unite e non disgiunte) ed il ruolo che queste due componenti giocano sulla qualità urbana. Componenti invece che in tutto il mondo e sempre più nel prossimo futuro modficano e stanno modificando di segno, di significato e di valore il concetto stesso di urbanità.
In altre parole, e ne siamo profondamente dispiaciuti, una proposta di Piano che sul metodo, è purtroppo datato, che non coglie le relazioni tra ciclabilità ed altri modi di trasporto ed in primis la pedonalità che a Modena nelle ultime legislature sono state affrontate marginalmente. Purtroppo nella prassi, pedonalità e ciclabilità anche dove il buon senso lo vieterebbe sono stati fisicamente uniti. Al punto che su molte ciclovie il pedone ha paura del ciclista e viceversa. Sul piano tecnico ed ingegneristico manca perfino la descrizione relazionale e di contesto dello spazio pubblico attraversato dalle circa 9 ciclovie individuate. Nessun riferimento specifico nè di progettualità futura ai punti critici irrisolti da decenni che creano incidenti, insicurezza, feriti a volte anche (troppi) morti. Tutti noi, ciclisti abituali per necessità e pedoni sappiamo dove andare in bici e a piedi è una scommessa con la vita, in contrapposizione alle tratte dove invece gli itinerari urbani (pochi) sono belli, gradevoli e sicuri grazie ad una buona progettazione e manutenzione. Sarebbe stata opportuna una valutazione profonda sul valore sociale di una ciclopedonalità che è sempre più importante sino a diventare elemento distintivo per una società con una mobilità meno invasiva, più umana, più rispettosa dell’ambiente; ma anche dei rapporti sociali ed anche economici che la mobilità stessa determina che se ben pianificata si trasfoma in accessibilità facile ai punti di interesse, sino a diventare segno e stile di vita, civiltà migliore, convivenza e conviviabilità urbana di eccellenza.
2. Aree a moderazione di traffico
Ci aspettavamo una proposta sulla mobilità e l’accessibilità legata all’urbanistica,alla vita di quartiere, alla indviduzione di Zone 30 ( al presente ed al futuro) che non fossero solo indicazione di puri chilometri lineari che non spiegano assolutamente la loro funzione. Avremmo avuto piacere, e come noi tanti cittadini, di ricevere una illustrazione che ne descrivesse la geografia urbana e umana, quella sociale e quella economica, certo anche in temini tecnici un poco più esplicativi: a partire dai chilometri quadrati, densità abitativa, relazione tra superfice coperta dalle costruzioni e supefice stradale, spazio publico di pregio e non disponibile, di marciapiedi a norma e non , di ciclabili, di funzioni primarie esistenti, di numero di parcheggi….Insomma una descrizione di aree 30 come nuove unità di vicinato, di urbanità micellare più legata alla voglia e necessità di introdurre moderazione di traffico, limitazione di velocità tali comunque da permettere una “entente cordiale” tra diverse mobilità. Speriamo allora che questa mancanza derivi solo da una carenza narrativa e non dalla convinzione che vanno istitutite solo perché lo dice il PAIR ( Piano dell’aria integrato regionale), ma perché si sia convinti davvero che è urgente moderare il traffico, là dove necessario anche di “pacificarlo”, di restuire al cittadino lo spazio minimo vitale per percorsi non più costretti su di un marciapiede largo pochi centimetri, rasente ai muri, sulla carreggiata dove molte volte non esiste neanche quello! E dove la convivenza di diverse mobilità grazie alla moderazione della velocità ( che per alcune aree potrebbe anche essere abbassata a 20 se non a 15 km/ora) rende le piste ciclabili superflue. Si che se per caso eccezionale, collisione fra diverse mobilità dovesse avvenire, grazie alla scarsa velocità queste non siano mai mortali e comunque di limitatissima entità . E’ per questo che da tempo siamo del parere che le Zone 30 vanno istituite da subito in tutti i quartieri densamente abitati, ovvero in tutte quelle aree residenziali dove già oggi è difficile sia per il pedone che per il ciclista avere lo spazio minimo vitale per camminare, pedalare in serenità e sicurezza. Non c’è necessità di attuarle in tempi diversi come proposto , siamo già in enorme ritardo rispetto ai continui limiti di sforamento dei parametri climalteranti, dell’aumento dei tumori, degli elevati livelli di incidentalità e anche per riaffermare il diritto del cittadino ad una urbanità civile rispettosa, all’interno di uno spazio pubblico sano ed accogliente per tutti ed in primis i pedoni che quando poi diventano utilizzatori di altre modalità di trasporto portino poi lo stesso rispetto che gli è stato accordato quando erano a piedi.
3. Percorsi Casa- Scuola
Alcuni aspetti che ci hanno lasciato particolarmente perplessi ( perché assenti) e che speriamo possano essere ripresi sono l’analisi e le proposte di soluzioni in merito ai percorsi Casa – Scuola che dovrebbero pur essere un altro importante pilastro di un Piano della Ciclabilità. E’ sotto gli occhi di tutti il fatto che due e più volte al giorno, tutti i giorni lavorativi migliaia di studenti, genitori, insegnanti ed addetti vari si recano a scuola. Si stima che i 2/3 degli studenti delle scuole dell’obbligo si reca quotidianamente a scuola in automobile. Questa è una questione importante che porta detrimento alla civiltà urbana locale e che quindi necessita di essere affrontato con determinazione e continuità, come parte strutturale di un Piano della Ciclabilità nel momento in cui lo si affronta. E purtroppo oltre all’assedio automobilistico intorno alle scuole molto spesso “ ciclopedonali promiscue” almeno due volte al giorno sono stracolme di centinaia se non migliaia di utenti in maniera tale da non poter più garantire sicurezza specialmente per i più piccoli ed i disabili.. Se si vuole aumentare la sicurezza, incrementare la quantità di studenti che possono andare a scuola a piedi ed in bici, diminuire gli spostamenti casa –scuola effettuati in automobile, promuovere autonomia individuale sia per i ragazzi che per le ragazze riteniamo che questa questione debba essere inserita nel Piano della Ciclabilità .Poichè riteniamo dopo tanti anni, oramai inutile parlare di pedibus, bicibus ed anche percorsi casa -lavoro in bici ( ma anche a piedi) senza mai mettere mano alla sicurezza infrastrutturale dei marciapiedi e delle ciclabili se non solo tramite un cartello con limitazione di velocità a 30 Km ed una cunetta.
4. Ciclabilità ed urbanistica
C’è una ulteriore questione che ha colto la nostra attenzione. Nel breve periodo il Piano si spinge sino ad ipotizzare 70 stalli per bici nel centro storico, in grado di ospitare ben 140 biciclette! E’ di questi giorni la notizia che davanti alla Biblioteca Delfini in mezza giornata ne sono stati tolti ben 56 di posti/bici. Noi pensiamo che 70 stalli nuovi nel centro storico siano decisamente insufficenti. Il Piano della Ciclabilità non solo dovrebbe prevederne almeno un migliaio in più, ma stabilire degli standard di dotazione per tutte le aree della città . Perché mancano in tutti i quartieri e non solo in alcuni punti del centro storico. Dovrebbe, il Piano della Ciclabilità, sin da subito individuare parametri minimi per ogni edificio nuovo o in ristrutturazione, per ogni luogo dove vengono somministrati servizi di natura pubblica. Ovvero programmarne il posizionamento in tutti i luoghi dove sono palesemente assenti o insufficienti ( vedi supermercati, ambulatori, cinema, teatri, luoghi di aggregazione) e poi inserire finalmente norme e standard nel regolamento edilizio ed urbanistico da subito consentandone la diffusione.
Per quanto attiene le iniziative di nuove ciclabili , riteniamo al momento sia più urgente portare in sicurezza quelle esistenti ma indecenti al limite della inagibilità, quali quelle di via Amendola, degli incroci micidiali di Buon Pastore , Morane, Fratelli Rosselli, e tante altre che avrebbero bisogno di urgenti interventi di riposizionamento e miglioramento che ci riserviamo di indicare con precisione più avanti e comunque in un auspicabile incontro che possa servire a ricollocare la mobilità ciclistica all’interno di una visione complessiva di tutta la mobilità urbana. Riteniamo infatti per l’incolumità fisica dei ciclisti e dei pedoni che questo piano non dia al momento sufficenti risposte anche e soprattutto in riferimento ai segmenti ed alle direttrici più importanti che non sono solo le radiali ma anche quelle di collegamento ed interstiziali tra queste.
5. Riequilbrio degli investimenti sulla mobilità
Un ultima annotazione circa le cifre ed i costi di attuazione che suggeriamo e vorremmo per chiarezza programmatica che fossero rapportati con quanto si spende per le altre mobilità, ovvero quella automobilistica e quella pubblica al fine di fare un raffronto costi /benefici, costi/efficacia, costi/ passeggero/chilometro, costi/ spazio occupato ect. Dopo oltre 60 anni di ingenti investimenti tutti incentrati sulla “ automobile” e la motorizzazione di massa, ivi compreso il trasporto pubblico, sia giunto il momento di confrontare tali investimenti , mettendo al centro dell’attenzione le persone e non le automobili, lo spazio publico di qualità e non il numero di parcheggi. Da tale esercizio e raffronto ci aspettiamo quindi un riequlibrio degli investimenti sia per l’anno prossimo che nel piano triennale delle opere pubbliche senz’altro più consistente per pedonalità e ciclabilità. Giusto per ribadire che ci si aspetta investimenti su ciclabilità e mobilità dolce non più residuali rispetto alle risorse dedicate agli altri modi di trasporto.
Speriamo poi che il Piano della Mobilità Urbana Sostenibile ( PUMS) ed il PSC (Piano Stragegico Comunale) entrambi in fase di elaborazione, siano fra loro coordinati sugli aspetti che attengono la mobilità. Si da innervare con lo spirito e la prassi gli obiettivi e la visione della città futura che tutti a parole vogliono “ smart e green” ma che poi se non opportunamente coordinate rischiano di privilegiare il trasporto automobilistico individuale, “stupid & brown”.

Il Piano della Ciclabilità presentato è per FIAB al momento molto carente, possiamo dire ancora solo embrionale, ma ci auguriamo ( e siamo disponibili) che possa essere ripreso, corretto ed ampliato sia nella visione che nei contenuti tecnici che in quelli economico/finanziari .

Modena , 20 Ottobre 2016
Lorenzo Carapellese – Urbanista – FIAB

articolo prima pagina

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Piano della Mobilità: condividere i dati

tecnici progettisti ed associazioni

tecnici progettisti ed associazioni

Nella riunione della Commissione Ambiente comunale, martedì 4 ottobre scorso, l’Assessore alla Mobilità, Gabriele Giacobazzi, ha evidenziato la discrepanza dei dati sugli spostamenti urbani forniti dal Comune e dalla Fiab. Questo problema è molto importante: senza dati certi sulla situazione attuale non si possono fissare obiettivi credibili, né misurare gli effetti delle politiche attuate nel tempo.

Qualsiasi navigatore per fornire la rotta richiede il punto di partenza, così come ogni piano o progetto deve partire dallo stato di fatto. Sono gli elementi basilari per prefigurare il futuro e soprattutto per misurare gli effetti del piano stesso. Questo vale anche nella pianificazione della mobilità sulla quale il Comune di Modena ha oggi solo dati settoriali (come quelli forniti dalla FIAB sulla mobilità ciclistica) o vecchi e parziali come quelli dei censimenti decennali.

La FIAB invita pertanto il Comune e l’Agenzia della Mobilità ad avviare una analisi approfondita sulla mobilità, che individui le modalità degli spostamenti ed i mezzi utilizzati, le origini le destinazioni degli spostamenti, le aspettative dei cittadini, le potenzialità per un cambiamento dei mezzi utilizzati (modal shift).

Per poterlo fare sono necessari sondaggi, rilevazioni e campionature, che possono coinvolgere eventualmente anche i tecnici della mobilità, l’Ufficio Ricerche del Comune, AMO e le Associazioni che si occupano di mobilità.

Sarà così possibile condividere finalmente il punto attuale di partenza e individuare i possibili punti di arrivo, con strumenti in grado di misurare sia gli effetti della pianificazione che il raggiungimento degli obiettivi.

La FIAB è fin da ora disponibile.

Giorgio Castelli
Presidente Fiab Modena
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Portabici Delfini: consegnate in Comune 1.041 firme per chiedere il ripristino del parcheggio eliminato

firme delfini

firme delfini

L’obiettivo fissato dalla Fiab di Modena (1.000 firme) è stato superato in appena una dozzina di ore di banchetto davanti alla biblioteca di Corso Canalgrande

La raccolta di firme per chiedere al Comune di ripristinare i portabici tolti all’ingresso della Biblioteca Delfini ha raggiunto quota 1.041. Il risultato è stato ottenuto dai volontari della Fiab di Modena in una dozzina di ore di impegno fra il 10 e il 19 ottobre scorso, a testimoniare il notevole interesse riscontrato dai cittadini verso l’iniziativa. Il plico è stato consegnato sabato dal Presidente della Fiab in Municipio.

Com’è noto, la raccolta di firme è scaturita dopo l’eliminazione di 28 portabici (-56 posti) presso l’ingresso di Palazzo Santa Margherita, dove ora parcheggiano 9 motocicli e 3 autoveicoli.

L’area per il parcheggio delle bici ricavata in fretta e furia in Via Goldoni, dopo le proteste dei cittadini, non risponde alle esigenze dei ciclisti in quanto decurta 12 posti bici (sono presenti solo 44 posti bici) ed espone le due ruote ad un’ancor maggior rischio di furto, in quanto 36 posti sono disponibili con rastrelliere costose, impattanti e obsolete sotto il profilo della sicurezza.

Benché particolarmente grave, quello della Delfini è però solo l’ultimo episodio di  riduzione degli spazi per le bici. Nel corso dell’escursione urbana in occasione di ‘M’illumino di più’, la manifestazione della Fiab svoltasi venerdì scorso per sensibilizzare i ciclisti al corretto uso dei fari di notte, sono stati toccati altri punti molto critici: il Tribunale (solo 12 posti bici al posto dei 40 precedenti), le Poste centrali (0 portabici), Via Selmi e  Sant’Eufemia (eliminati vari portabici per far posto a bar e ristoranti). Addirittura paradossale la situazione al Mef, alla  Biblioteca Crocetta, al Mata e in piazza Roma, dove sono state collocate rastrelliere assolutamente inadeguate per la protezione dai ladri dei mezzi parcheggiati.

Nel giugno 2007, l’allora Assessore alla Mobilità, Daniele Sitta, nel presentare in Consiglio comunale l’intervento del mega parcheggio interrato del Novi Sad, ne giustificava l’utilità con dichiarazioni molto impegnative: la sua realizzazione aveva “la finalità della liberazione dalla sosta delle auto di Piazza Roma e di Piazza Sant’Agostino, puntando ad eventuali nuove pedonalizzazioni, come meriterebbero alcune vie di straordinaria bellezza, oggi lastricate di lamiere”. E così continuava: “Ci siamo dati anche un obiettivo quantificato in maniera chiara e precisa: abbiamo detto che noi dovremo riuscire a portare fuori dal centro storico almeno 1000 auto”.

E’ sotto gli occhi di tutti che, a 10 anni da queste affermazioni, le auto non sono affatto diminuite e che per far loro posto si lasciano vie storiche e luoghi pregiati come Largo Sant’Agostino in una condizione di degrado e di squallore assoluti. Eliminando le bici davanti alla Delfini, al Tribunale e altrove si lascia sempre più spazio proprio alle ‘lamiere’ a quattro ruote che, nel 2007, servirono a giustificare l’operazione Novi Park.

FIAB Modena
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