Un frontale tra bici?

Mercoledì scorso si è verificato un incidente frontale tra due bici in viale Buon Pastore; le due donne coinvolte nello scontro hanno riportato alcune lesioni causate dal forte impatto della caduta con l’asfalto. Sono state soccorse sul posto e portate a Baggiovara.

Solidarietà alle due cicliste con l’augurio che tornino al più presto in sella.

La notizia diffusa sui social ha fatto scatenare decine di commenti ironici e offensivi nei confronti dei ciclisti indisciplinati, pericolosi e distratti. Il solito accanimento sulla categoria di chi va in bicicletta -a cui ormai siamo abituati- ma in molti con forte stupore si sono chiesti: “…ma come è stato possibile?- Un incidente tra bici?!- Ebbene sì, gli incidenti capitano anche tra chi va in bici, le cause possono essere molte, proprio come succede negli incidenti tra automobilisti -distrazione, velocità, violazione delle segnaletica, ecc.- Possiamo poi  aggiungere un “piccolo particolare”, gli incidenti tra bici sono così rari perché proporzionali al modo comune di spostarsi in città, il 68% si muove in auto e solo in 10% in bicicletta- ecco svelato l’arcano! E la controprova è che gli incidenti tra auto sono talmente mainstream, che non ci si è mai chiesti “…ma come è possibile? Un frontale tra auto?” È quella la normalità.

Per quanto riguarda il sarcasmo misto a cinismo sulle due donne,  per non darsi una risposta superficiale, si dovrebbe chiedere il parere di psicologi del traffico e sociologi in grado di decodificare le reazioni che portano a determinati commenti, ma questa è un’ altra questione.

Scuola Comuni Ciclabili

Comuni Ciclabili non è un premio, è non è nemmeno una semplice raccolta di dati, ma un insieme di esempi e sollecitazioni, utili a confrontarsi, attraverso il raggiungimento di alcuni obiettivi, in una gara virtuosa per individuare le città più a misura di ciclista, sia per la mobilità quotidiana, che per l’esperienza turistica. L’ Emilia Romagna e in particolare molti Comuni della Provincia di Modena, hanno deciso di misurarsi con Comuni Ciclabili, e questo corrisponde ad una crescente attenzione da parte delle amministrazioni alle tematiche della mobilità dolce.

Però nei tre anni di adesione all’iniziativa i Comuni devono cercare di migliorare la loro posizione, aggiustando quegli aspetti che Comuni Ciclabili ha evidenziato come carenti e critici. In particolare è necessario agire sulla moderazione del traffico, sulla velocità veicolare, sulla governance delle politiche della mobilità e, non ultima, sulla comunicazione alla cittadinanza, per spiegare con chiarezza i vantaggi e le opportunità dei nuovi modelli di mobilità.

Per iniziare a migliorare, suggeriamo a tutte le amministrazioni modenesi, la “Scuola ComuniCiclabili”, una serie di incontri ed eventi formativi qualificati a disposizione dei comuni aderenti, con approfondimenti tematici, presentazioni di buone pratiche e condivisione di case history su temi e problemi legati alla mobilità in bicicletta.

Proteggere chi?

Il Comune di Modena ha programmato due interventi negli incroci di via Cialdini con via delle Suore e di viale Menotti con Via Santa Caterina, dove si sono registrati incidenti sulle strisce pedonali e ciclabili.

Noi ci aspettavamo modifiche che incidessero sulla scarsa attenzione e sulla velocità di chi guida, che sono le prime cause degli incidenti.

Nelle rotatorie, che sono un problema per i pedoni ed i ciclisti, la velocità dipende dal diametro, dalla larghezza delle corsie e dagli angoli di ingresso e di uscita delle laterali, mentre l’attenzione ai pedoni e ciclisti dipende dalla loro evidenza e dalla cultura di chi guida.

Nella rotatoria di viale Cialdini è stata eliminata una corsia in uscita verso il cavalcavia, senza ridurne la larghezza, e sono state installate transenne sul pedonale per fermare i pedoni che vogliono attraversare. Così si sono penalizzati i pedoni e non si è ridotta la velocità degli autisti, che ora devono anche concentrarsi per guadagnare l’uscita per primi.

Nell’incrocio di via Santa Caterina con Ciro Menotti, che brilla per una segnaletica contraddittoria, invece di rallentare le auto il Comune propone una deviazione dei percorsi pedonali e ciclabili, per allontanarli dall’incrocio, rendendoli così meno visibili.

Si potrebbe invece rialzare e avvicinare l’attraversamento ciclabile e pedonale a via Menotti, per renderlo più facilmente percepibile, anche con l’aiuto di un segnale di preavviso, e installare in questa strada un segnale di dare la precedenza e uno di attraversamento ciclabile per avvisare coloro che si immettono in via Menotti.

Si continua invece ad usare la stessa logica che negli scorsi secoli ha guidato la costruzione degli zoo: per proteggere gli animali si mettono in gabbia.

Per fortuna nel nostro caso gli automobilisti non sparano ai pedoni e ai ciclisti, ma purtroppo vanno spesso troppo “sparati”.

 

Diventa una “sentinella” FIAB

Ci immaginiamo come delle sentinelle “armate” di bicicletta, che sorvegliano la città e il territorio, ma soprattutto chi l’amministra; se dovessimo individuare un nemico potrebbe essere banalmente l’automobile, ma molto più verosimilmente combattiamo l’uso-abuso che si fa dell’auto per gli spostamenti quotidiani; teniamoci ben in mente che dai dati recenti del Piano della Mobilità Sostenibile di Modena, il 45% degli spostamenti in auto avviene sotto i 2,5 Km!

Un uso dell’auto individuale a dir poco ridicolo, che contribuisce all’aumento dell’inquinamento ambientale che riguarda la collettività. Ecco uno dei motivi del perché siamo sempre pronti a vigilare per una mobilità urbana realmente sostenibile e soprattutto per un aumento della sicurezza stradale per ciclisti e pedoni.

Le nostre “battaglie” sono quotidiane, tante sono le attività che svolgiamo, di promozione all’uso della bicicletta nei percorsi casa-lavoro e casa-scuola, alla rilevazione e monitoraggio dei flussi ciclistici e pedonali, e numerose sono le iniziative di interesse sociale.

Siamo coscienti che sono ancora numerosi gli obbiettivi da raggiungere per una Modena veramente amica della bicicletta e per chiunque abbia voglia di sorvegliare, pedalare con noi e sostenerci, sono aperte le iscrizioni 2020 per FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) Modena, al seguente link: https://www.modenainbici.it/associazione/richiesta-adesione-a-fiab-modena/, oppure nei prossimi eventi e ciclo-escursioni.

Modena bloccata dal traffico

In due mattine consecutive di fine ottobre, l’intera circolazione stradale modenese è andata in tilt al mattino. Cosa è successo? Semplicemente due incidenti, uno in tangenziale ed uno sulla Modena Sassuolo.

Il fatto che due eventi cosi “banali” possano da soli bloccare una città dovrebbe farci pensare a quale livello di insostenibilità del sistema siamo arrivati. Di chi è la colpa? A sentire gran parte delle chiacchere da bar-social (e da tante voci della politica), dello scarso grado di infrastrutturazione delle strade. Noi la pensiamo diversamente.

Partiamo dai dati: lo studio Trasfair (Comune ed Unimore) ci dice chiaramente che a Modena solo al mattino in orario di ingresso scolastico/lavorativo c’è un problema di traffico, mentre in tutti gli altri orari l’infrastuttura non è stressata. Ci sono poi le cifre dei percorsi automobilistici elaborati dal Comune, che sono impressionanti: il 12% dei cittadini modenesi compie percorsi inferiori a 1 km, il 32% inferiori a 2 km e il 45% inferiori a 2,5 km! A completare il quadro si rileva che l’83% degli spostamenti hanno origine e destinazione a Modena. Cioè circa il 40% degli spostamenti è all’interno della città per meno di 2,5km.

Con queste premesse di esagerato utilizzo dell’automobile, il PUMS affronta il tema della congestione stradale, precisando che deriva dal rapporto tra flussi veicolari e capacità della rete e in alcuni casi anche dall’uso delle strade da parte dei pedoni e dei ciclisti, quasi fosse questo il vero problema. Le conclusioni a cui si giunge propongono alcuni scenari come la ridistribuzione del traffico di attraversamento dal centro alle tangenziali e il massimo efficientamento delle tangenziali e delle radiali.

FIAB non condivide queste proposte che perseguono la logica di facilitare l’uso dell’auto così da aggravare l’assalto quotidiano al centro urbano, che non può essere certamente fermato dai parcheggi scambiatori proposti: infatti è proprio l’eccessiva disponibilità di spazi sosta nel centro urbano, che con il PUMS si intendono ampliare ulteriormente, che consente di penetrare in città e trovare parcheggio. L’ampia letteratura tecnica e la stessa esperienza modenese senza dubbio lo dimostrano.

Date queste premesse, a noi sembra che gli interventi prioritari siano quelli di mettere nelle condizioni i modenesi di non dover più usare più l’auto in quel 45% di spostamenti irrisori, controbilanciando l’attuale offerta di servizi di mobilità privata con un trasporto pubblico efficiente e moderno, una rete ciclabile integrata in una città a 30 Km l’ora, la riduzione delle auto in sosta a lato strada, E poi di pensare subito ad una politica credibile di disincentivo all’accompagnamento dei ragazzi a scuola. Insomma, meno auto nelle ore di punta per sfruttare al meglio le ampie infrastrutture già esistenti.

Invece a fronte di una piccola città di pianura, il PUMS propone ulteriori 682 Milioni di euro di investimenti per “efficientare” gli spostamenti dei mezzi a motore e fluidificare l’accesso alla città, quando la storia ci insegna che in 100 anni di motorizzazione di massa, nessuna città al mondo ha risolto i problemi di traffico aumentando il numero e la dimensione delle strade, nemmeno Los Angeles con autostrade sopraelevate a 12 e più corsie.

Si prenda atto che gran parte del problema di traffico per i cittadini modenesi che davvero per lavoro o per necessità personali devono usare l’auto, è generato dal fatto che si trovano a condividere la strada con l’altra metà dei loro concittadini che invece potrebbero tranquillamente farne a meno quel giorno. E’ un po’ come se al Pronto Soccorso chi entra con un codice rosso avesse la stessa priorità di accesso al servizio di un codice verde o bianco. Una palese ingiustizia sociale, che sulle strade si trasforma in occupazione indebita dello spazio pubblico, maggior rumore, maggior inquinamento, tempi di trasferimento più alti per tutti, maggior rischio di incidenti ed invivibilità complessiva della città.

La politica può fare molto, cambiando radicalmente il punto di vista sulla mobilità a partire dal prossimo PUMS, che deve essere riscritto. Intanto noi cittadini possiamo iniziare a cambiare abitudini, perché tutte le volte che imprechiamo perché impieghiamo 45 minuti a fare 2 km, ricordiamoci che in quel momento non siamo imbottigliati nel traffico, ma siamo il traffico.

“Fatti vedere” nel distretto ceramico

Quest’anno la campagna FIAB “M’illumino di più” 2019 è stata accolta e promossa dal Comune di Fiorano Modenese; comune appartenente al Distretto Ceramico insieme a Formigine, Maranello, Sassuolo. Un territorio impietosamente colpito da alti livelli di inquinamento atmosferico e da una errata ripartizione modale dei mezzi di trasporto utilizzati.

L’attuale congestione della mobilità è il risultato di scelte passate che hanno privilegiato e sostenuto quasi esclusivamente i trasporti motorizzati privati su gomma. Per questo motivo l’unica soluzione, alla complessità dei flussi di traffico quotidiani del territorio interessato, richiede una coraggiosa virata delle politiche legate alla mobilità, da attuare soprattutto con investimenti su infrastrutture per la ciclabilità, la pedonalità e il trasporto pubblico; a cominciare proprio delle aree interne agli insediamenti industriali.

Il progetto “M’illumino di più” si rivolge ai lavoratori-ciclisti: sensibilizzare chi si reca al lavoro in bicicletta, nel distretto ceramico, ad essere adeguatamente visibili, soprattutto nei prossimi mesi in coincidenza con l’entrata in vigore dell’ora solare, per aumentare la sicurezza stradale.

Per raggiungere i pendolari-ciclisti abbiamo pensato al coinvolgimento di alcune aziende fioranesi, che esporranno in azienda  un cartellone multilingue, con l’indicazione di regole e modalità per spostarsi al buio in sicurezza. Le aziende che aderiranno al progetto potranno richiedere alcuni kit di illuminazione (luce anteriore, posteriore e giubbino catarifrangente) da distribuire ai propri dipendenti.

 

CRITICAL MASS: m’illumino di più

Il 18 ottobre torna “M’illumino di più”, tradizionale biciclettata serale rigorosamente illuminata. Quest’anno in collaborazione con: Ciclofficina Popolare “Rimessa in Movimento” Modena, Medici per l’Ambiente – ISDE Modena, Comitatissimo della Balorda, Ciclofficina MO.RE Bike, Fridaysforfuture Modena, Ingegneria Senza Frontiere Modena, Inco.Scienza , #mobastacemento e Legambiente Modena.

Dopo la Critical Mass di giugno vogliamo tornare in strada e questa volta farci VEDERE. Crediamo che il vero salto di qualità nella sicurezza in strada sia rappresentato dall’abbassamento delle velocità delle auto, da infrastrutture davvero ciclabili sulle direttrici di traffico principali e maggiore condivisione e redistribuzione degli spazi pubblici nel contesto urbano, dal centro alle periferie.

È il momento di smitizzare “il ciclista come pericolo” per la circolazione, quando i numeri ci dicono che i morti causati da ciclisti sono tendenti allo zero, e al contrario, ogni giorno le auto in Italia uccidono e feriscono decine di pedoni e ciclisti, e che nel 75% dei casi di incidente bici/auto la colpa risulta essere del mezzo motorizzato. Banalmente si può dedurre che il pedone e il ciclista siano l’esatta soluzione per l’aumento della sicurezza stradale.

L’appuntamento è per venerdì 18 ottobre alle ore 18.30 presso la Ciclofficina Popolare (Parco Novi Sad- Viale Monte Kosica, 97- Modena) con partenza della Critical Mass alle ore 19, e arrivo al Museo della Figurina con visita gratuita alla mostra “Bici Davvero!” Velocipedi, figurine e altre storie.

M’illumino di più 2019 from FIAB Modena on Vimeo.

 

La ciclabile del Corni

Il 9 settembre durante la serata di presentazione delle osservazioni al PUMS, come esempio della superficialità che gli amministratori dedicano alla mobilità sostenibile, avevamo portato il caso dei lavori di ripristino della facciata dell’Istituto Corni sul lato della via Emilia.

Per motivi di sicurezza si è pensato, giustamente, di chiudere il transito sul marciapiede e sulla ciclabile adiacenti, ignorando completamente il fatto che pedoni e ciclisti ci siano ugualmente, costretti a transitare sulla strada, contromano, ed all’incrocio con viale Tassoni completamente nascosti alla vista delle auto.

Tutto ciò, nonostante quel tratto di strada fosse a quattro corsie a senso unico, e dove l’enorme spazio a disposizione delle auto è triste teatro di parcheggi in doppia e tripla fila regolarmente tollerati.

Si vede che qualche voce è arrivata in Comune, perché dopo qualche giorno questa situazione è stata sanata con una semplice corsia temporanea per ciclisti. Un lavoro di 2 ore, insomma. Bastava pensarci.

In realtà si ripropone in piccolo il caso di Viale Monte Kosica, dove da anni la ciclabile è chiusa per un muro pericolante, e nessuno si è preso la briga di trovare una soluzione per i ciclisti, anche qui in presenza di un drittone di 2 ampie corsie a senso unico, anche qui in una zona ad intensa vocazione scolastica.

Il vero tema è la messa in sicurezza dei percorsi casa-scuola, sui quali si continua a chiudere gli occhi, tollerando velocità, soste abusive su marciapiedi aiuole e ciclabili, autobus scolastici bloccati dalle auto: nessuna multa, campagne di informazione affidate ad associazioni di genitori, nessuna reale volontà di colpire uno dei maggiori motivi di generazione del traffico nelle ore di punta.

in foto: la prima “non” soluzione con i ciclisti costretti all’altro lato della strada, o in strada nonostante le auto potessero continuare a parcheggiare. ultima: la semplice soluzione.

Greta Thunberg o Trasfair?

Due eventi si sono tenuti a Modena la scorsa settimana.

Venerdì 27 settembre la città ha partecipato allo sciopero globale contro il cambiamento climatico, che ha visto milioni di persone in tutto il mondo chiedere con urgenza alla politica soluzioni per fermare le conseguenze del cambiamento climatico, dovuto principalmente alle attività di eccessivo consumo delle risorse naturali a cui il sistema economico capitalista ci obbliga (diciamolo una buona volta chi è il responsabile!)

Sabato 28 settembre invece, si è tenuto un workshop su Trasfair, un progetto del Comune di Modena e Unimore per monitorare l’inquinamento atmosferico in relazione ai flussi di traffico e le condizioni meteo. Tecnici e politici stanno studiando tutto, 400 centraline che contano i passaggi auto, tutto sotto controllo: dati presenti, ma conclusioni assenti.

Eppure è proprio a loro, a chi ha il potere di decidere che Greta Thunberg chiede con determinazione di adottare misure drastiche per contrastare l’inquinamento entro i prossimi 9 anni, come ridurre il più possibile il traffico automobilistico (e non perder tempo solo a monitorarlo!)

A questa responsabilità il nostro sindaco e i suoi assessori sono chiamati a rispondere oggi: 9 anni di tempo abbiamo per invertire la rotta, esattamente il tempo di attuazione del Piano per la mobilità sostenibile, che Fiab Modena, presuntuosamente assieme a Greta chiede sia modificato con l’inserimento di azioni che con coraggio contrastino l’uso dell’auto a favore di altri sistemi di mobilità non inquinanti (trasporto pubblico, bici, a piedi)

Un Piano della Mobilità da rifare

Oggi è il termine ultimo per presentare in forma scritta al Comune di Modena, le osservazioni al Piano della Mobilità Sostenibile (PUMS 2030) che dovranno essere valutate per l’approvazione definitiva del Piano in Consiglio Comunale.

FIAB Modena, venerdì 13 settembre, ha consegnato all’ufficio protocollo del Comune, le proprie considerazioni al PUMS, documento che riteniamo assai importante per gli assetti urbani e sociali, presenti e futuri della nostra città. Se si trattasse di un testo e non di un Piano Pubblico si potrebbe dichiarare il documento “fuori tema”, perché non vi è corrispondenza tra le finalità proprie del PUMS e la trattazione presentata sui singoli argomenti.

L’aspetto più grave riguarda la distanza che intercorre tra le azioni proposte e gli obiettivi cogenti che le normative europea, nazionale e regionale impongono. Vi è una evidente sproporzione tra ciò che all’inizio si dichiara negli intenti e ciò che si propone nei fatti. La allocazione delle risorse ne dà una inequivocabile conferma: per il 64,6% dei cittadini che si muovono in auto e moto si spende l’88% delle risorse mentre per 25,3 che si muove a piedi ed in bicicletta si spende il 12%.

Colpisce anche la differenza tra il grado di determinazione e di approfondimento dei progetti infrastrutturali legati ai mezzi motorizzati (progetti avanzati, in alcuni casi già esecutivi, accordi già raggiunti, finanziamenti già identificati) e la vacuità di quelli relativi alla mobilità sostenibile.

La valutazione finale si potrebbe riassumere così: per le auto strutture, infrastrutture e denari certi, per la mobilità sostenibile solo ipotesi vaghe da verificare.