Lettera a tutti i Sindaci modenesi: adottare una Rete di Mobilità di Emergenza

Egr. Sindaco, egr. Assessori,

come FIAB – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta di Modena a.p.s. ci rivolgiamo a Voi non solo come rappresentanti della Amministrazione Comunale ma anche come responsabili della salute e della mobilità della Vostra comunità.

La pandemia in corso ha provocato anche nella nostra Provincia vittime e danni economici rilevanti e in vista di una Fase 2 ovvero di un auspicabile e graduale ripresa delle attività produttive siamo preoccupati al pari di altre associazioni e rappresentanze sociali dei rischi impliciti ad un ritorno di una mobilità delle persone e delle merci che non potrà essere come quella pre Covid 19.

A tal fine Vi alleghiamo un “Piano di azione per la mobilità urbana post Covid” elaborata da BIKEITALIA che contiene suggerimenti tecnici utili per impostare da subito una “Rete di Mobilità di Emergenza – RME”. Tali linee guida con poche differenze le stanno iniziando a adottare altri comuni in Italia, in Europa e nel mondo intero. Suggerimenti e soluzioni che sono in sintonia con le raccomandazioni della Organizzazione Mondiale della Sanità.

Siamo a disposizione attraverso la nostra rete di volontari esperti in mobilità a supportare la Vostra Amministrazione per l’implementazione della RME. A tal fine non esitate a contattarci per qualsiasi richiesta di chiarimenti riteniate necessaria per consentire una gestione della mobilità compatibile con la salute e la ripresa produttiva.

Cordiali Saluti

Per il consiglio direttivo FIAB Modena
Eugenio Carretti
presidente FIAB Modena a.p.s.

 

Piano di Azione RME

FIAB Carpi: misure immediate per un futuro da respirare

Regione Emilia Romagna e Comune di Carpi presentano i futuri piani di azione legati al miglioramento della qualità dell’aria. Ma occorre agire subito.

E’ di un milione di euro, destinato ai Comuni dell’intero territorio regionale, l’impegno della  Regione Emilia Romagna per il progetto “Bike to work, al lavoro in bicicletta”, nato per premiare con una somma in denaro le persone che decideranno di percorrere pedalando con la propria bici il percorso casa lavoro e ritorno.

Lo ha detto Irene Priolo, assessore della Regione Emilia Romagna nell’ambito della rubrica “Filo diretto con la Giunta” di Giovedì 16 aprile 2020. Nonostante la grande urgenza del tema della distribuzione delle mascherine, di competenza della stessa Priolo, l’assessore ha dedicato parte del proprio intervento alla importanza di nuove abitudini che portino ciascuno a limitare l’uso delle auto, vista l’evidenza della diminuzione di gas No2 e di Pm10 nell’aria in questi giorni di blocco degli spostamenti, spiegando anche che gli episodici picchi di Pm10 sono avvenuti in occasione di giornate caratterizzate da fenomeni metereologici di trasporto di polveri desertiche.

Nella stessa giornata il Sindaco di Carpi Alberto Bellelli e l’Assessore all’Urbanistica Riccardo Righi hanno organizzato una Conferenza stampa online riguardo i progetti futuri legati all’obiettivo di miglioramento della qualità dell’aria. Il Sindaco Bellelli ha quindi scelto di sospendere per qualche minuto l’impegno nella difficile lotta alla pandemia da covid-19, per presentare insieme all’assessore Righi quella parte del Bilancio di previsione del Comune di Carpi dedicata agli interventi di mitigazione dei cambiamenti climatici.

Un censimento del verde pubblico, il de-sealing o desigillazione ad esempio su viale Carducci, dove rimuovendo una fetta di asfalto sarà creata una lunga aiuola lineare di un chilometro, il Parco della Cappuccina, l’obiettivo confermato di piantare 30 mila alberi e arbusti nel prossimo triennio,  un  progetto di rinaturalizzione degli argini dei canali per favorire la biodiversità, con un brevissimo passaggio all’inserimento di “percorsi ciclabili”.

L’assessore Righi ha enunciato l’intenzione di estendere anche ai giorni festivi il servizio a chiamata Prontobus, di potenziare il sistema di noleggio gratuito delle biciclette bike sharing, di incentivare l’acquisto di mezzi elettrici e di promuovere il Bike to work – al lavoro in bici, con un  premio per chi usa la propria bici per recarsi al lavoro.

C’è stato anche un rapido riferimento al Paes – Piano di azione per l’energia sostenibile (aumento della produzione energetica da fonti rinnovabili per la riduzione delle emissioni di CO2) alla redazione e all’avvio del Paesc – Piano d’azione energia e clima con l’individuazione delle azioni da adottare.

Fiab Modena sezione di Carpi, nella soddisfazione di notare lo sforzo di sollevare per un attimo il capo dalla attuale emergenza, segnala la necessità di immaginare il nostro rientro in città dopo tante settimane di distanziamento sociale ed isolamento, e di adottare soluzioni immediate.

Come sarà il primo giorno di scuola sulle strade di Carpi? Potremo pensare di salire su un autobus affolato, con nuove regole di distanziamento sociale? Esiste il pericolo che moltissimi cittadini del territorio di Carpi e dell’Unione delle Terre d’Argine decidano di usare il proprio mezzo privato a motore, con conseguenze disastrose sia a livello di congestione del traffico che di implicazioni gravi per la salute dei cittadini per l’inquinamento dell’aria e acustico.

Questo periodo di emergenza ha dimostrato la grande disponibilità delle persone a mettere in pratica le istruzioni degli amministratori quando in gioco c’è la salute di tutti, quindi Fiab ritiene fondamentale che le Amministrazioni comunali adottino immediatamente una incisiva campagna comunicativa per spingere i cittadini a lasciare a casa auto e scooter e a preferire la bici per gli spostamenti urbani, anche perchè dopo un periodo di lunga e forzata sedentarietà c’è bisogno di una ripartenza fisica: la bicicletta rappresenta uno strumento fondamentale di mobilità e di soluzioni accessibili per contribuire alla salute personale e collettiva.

Lo stesso 16 aprile 2020 FIAB nazionale ed una quarantina di associazioni e gruppi spontanei attivi nella mobilità nuova e nell’ambientalismo, ha inviato una lettera indirizzata al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al Capo della Task Force per cosiddetta “fase 2”, Vittorio Colao e a ministri, ai presidenti di Regione e al presidente dell’Anci, Antonio Decaro, per chiedere una mobilità nuova dopo il Coronavirus.

“Serve una rete ciclabile d’emergenza o le auto ci sommergeranno”, si scrive. “Accanto all’emergenza sanitaria che ha cambiato radicalmente le nostre abitudini di vita nell’ultimo mese e mezzo, con la graduale riapertura della fase 2 si profila un’altra emergenza, quella stradale. Man mano che le strade torneranno a essere popolate con l’allentamento delle misure di sicurezza, il trasporto pubblico locale sarà fortemente ridotto, sia a causa della sfiducia della popolazione nella sua sicurezza, sia per l’effettiva impossibilità di mantenere un distanziamento sociale adeguato. In assenza di interventi adeguati il rischio è quello di una seconda ondata massiva di motorizzazione, e di un’ancor più iniqua redistribuzione degli spazi in favore dell’automobile, come sottolineano i dati preliminari provenienti dalla Cina”.

Il Coordinamento ha inviato i suoi suggerimenti e delle richieste emergenziali “per una mobilità nuova, dolce e sostenibile, a partire da una rete ciclabile d’emergenza”:

  • Realizzazione di infrastrutture pedonali e ciclabili “soft”, a basso costo e rapida attuazione, come le bike lane o le strade scolastiche;
  • Incentivi economici e finanziamenti per la mobilità alternativa all’uso dell’auto privata;
  • Mantenimento di ZTL, sosta regolamentata e corsie preferenziali per evitare un incremento indiscriminato del traffico motorizzato privato;
  • Promozione dello smart working e contenimento dei picchi di congestione stradale;
  • Riconoscimento, promozione e finanziamento della mobilità attiva come modo di trasporto urbano resiliente;
  • Istituzione di un gruppo di lavoro tecnico-scientifico preposto;
  • Realizzazione di campagne informative nazionali per l’incentivazione di mobilità attiva e stili di vita sani.

Fiab Modena sezione di Carpi si augura che l’Unione delle Terre d’Argine si attivi per prima nel territorio modenese, regionale e nazionale nella attivazione di una Rete Ciclabile di Emergenza a basso costo e di rapida attuazione, che servirà anche ad accogliere al meglio i futuri interventi a favore della mobilità ciclabile descritti da Bellelli e Righi.

 

Fiab Modena e solidarietà

FIAB Modena, che da fine febbraio ha dovuto annullare tutte le attività associative finalizzate alla promozione dell’uso della biciletta (gite, incontri e attività pubbliche), nell’emergenza legata al coronavirus si è impegnata in attività di solidarietà e sostegno sociale, mettendo in contatto i nostri soci/volontari con associazioni, enti e istituzioni che già operano sul territorio modenese.

FIAB Carpi, sezione di Modena di recente costituzione, ha prontamente risposto alla richiesta dei Servizi Sociali del Comune di Carpi: da lunedì 20 aprile coordinerà il progetto “Pronto Voce”, che vedrà impegnati diversi volontari soci e non soci, rispondere alle telefonate di persone che hanno necessità o semplicemente desiderio di compagnia. Persone anziane, che vivono sole e che lo desiderano tutte le mattine, dal lunedì al venerdì, potranno telefonare al numero 339/2956550 semplicemente per “scambiare quattro chiacchiere” in queste giornate di forzato isolamento.

Volontari di Fiab Modena sono impegnati nel confezionamento di pacchi spesa destinati a famiglie e persone in difficoltà, in collaborazione con Acli, Caritas, Croce Blu e Comune di Modena.

Sono attività di promozione sociale a cui l’associazione ha sempre riservato un impegno importante: organizzando i corsi per insegnare alle donne straniere ad andare in bicicletta, attività nelle scuole sulla mobilità sostenibile, corsi e laboratori per la manutenzione della biciletta per i migranti e per i ragazzi.

Resta sempre vivo l’interesse a collaborare con i settori mobilità delle amministrazioni locali che in questa difficile fase di ripensamento stanno studiando come gestire la mobilità dei cittadini dopo l’emergenza coronavirus. Ci auguriamo che la bicicletta possa assumere un ruolo prioritario nel risolvere le problematiche di spostamento: garantisce il distanziamento, non inquina, non intasa le nostre strade, dona ad ognuno di noi il benessere che deriva dell’attività fisica.

https://www.modenainbici.it/piu-auto-per-tutti/

https://www.change.org/p/giuseppe-conte-coronavirus-mobilit%C3%A0-di-emergenza-le-auto-non-sono-la-soluzione

https://www.bikeitalia.it/wp-content/uploads/2020/04/RME-Piano-di-azione-mobilit%C3%A0-urbana-post-covid.pdf

 

Dopo il CoronaVirus: il PUMS è da azzerare

Lettera aperta alla Amministrazione di Modena, firmata da:

FIAB Ambiente e Bicicletta Modena
Friday For Future Modena
Germogli di Salute
ISDE Modena
MOBASTACEMENTO
Officina Popolare Rimessa in Movimento
WWF Emilia Centrale
Madonnina per Modena
MVP – Modena Volta Pagina

******

Non vediamo l’ora che finisca questo periodo, ma, come dice uno slogan in voga, “non vogliamo tornare alla normalità perché la normalità era il problema”.

Infatti ci siamo già scordati che il nostro pianeta è nel bel mezzo di una crisi climatica senza precedenti, e che le nostre città erano luoghi inospitali, inquinati, rumorosi, caotici e pericolosi? La natura in poche settimane si è ripresa i suoi spazi e le città sono tornate pacifiche, ma questi vantaggi sono ben poca cosa rispetto alla mancanza di libertà di spostamento e di socialità che per il genere umano vale ben più della tranquillità. E quindi bisognerà pur tornare a muoversi e stare insieme. Si, ma come prima?

Ormai tutti ritengono che alla fine della fase emergenziale, le abitudini relazionali ed il sistema economico siano destinati a cambiare per sempre. Proviamo a capire cosa potrebbe succedere alla mobilità. Partiamo da due dati incontrovertibili:

  • Nel breve/medio periodo la ricchezza disponibile calerà sensibilmente e ne sarà più colpito il ceto medio basso, che avrà meno risorse e le destinerà prioritariamente a beni essenziali
  • Sempre nei prossimi anni, perdurando piccoli focolai di pandemia, il distanziamento sociale rimarrà un costante che spingerà la domanda di ampi spazi in cui poter godere di una socialità più salutare e meno affollata.

Analizziamo il problema economico dal punto di vista della famiglia media italiana: difficilmente il reddito crescerà, probabilmente il lavoro sarà meno stabile (intermittente e mutevole), e sempre di più in modalità smart (meno spostamenti – come la scuola dei figli, tra l’altro). Cosa se ne può dedurre? Che le famiglie cercheranno di limare sui costi più elevati, e dopo casa ed alimentazione sui quali è difficile incidere, ci sono proprio le auto: si perché quasi ogni famiglia italiana ha 2 o 3 auto, e se è difficile pensare che nessuno possa fare a meno di un’auto in famiglia, è altrettanto ragionevole pensare che le seconde auto verranno messe in discussione.

Sarebbe oltretutto una scelta razionale: una seconda auto normalmente viene usata per tragitto casa-lavoro e per gli acquisti (uso depotenziato da consegne a domicilio ed acquisti online) o per gli spostamenti del figlio maggiorenne. Se stimiamo 2 ore di uso al giorno, l’auto sta ferma almeno il 92% del tempo sotto casa o sotto l’ufficio e ci costa tra possesso e manutenzione circa 5.200 euro/anno (stime ACI per una utilitaria). Un primo segnale arriva dalle vendite di auto che hanno fatto segnare un meno 85% a marzo 2020: si tornerà mai ai livelli pre-COVID?

Ma esistono alternative valide? Nelle città più servite il trasporto pubblico è già molto usato (57% degli spostamenti a Milano ad esempio), ma il trend in maggiore crescita è quello dei monopattini e biciclette elettriche. Questi strumenti molto smart permettono di soddisfare una richiesta di mobilità individuale, eliminando molte resistenze come il costo di accesso, la fatica, la velocità di spostamento, e la difficoltà di parcheggio. Sono molto apprezzati ed alla portata di tutti per l’acquisto, e sempre di più disponibili anche in modalità “servizio” come flotte di sharing.

In futuro anche diversi utilizzatori abituali del trasporto pubblico potrebbero considerare questa una valida alternativa per non frequentare luoghi affollati: essendo non più una scelta individuale del singolo sensibile cittadino ambientalista, ma una necessità economica-sanitaria, è possibile che questo scenario prenda quota coinvolgendo una bella fetta di popolazione.

Quindi si pongono urgenti ed evidenti due problemi:

  • Dove facciamo circolare questi nuovi commuter giornalieri, che hanno necessità completamente diverse dagli automobilisti? Sulle attuali ciclabili?
  • Come riorganizziamo le città perché i servizi e le utilità siano a portata di monopattino e bicicletta?

Missione impossibile? A Parigi, per esempio, il sindaco Anne Hidalgo ha vinto largamente il primo turno delle elezioni proponendo di tagliare il numero di veicoli motorizzati privati, ed impostando una rete ciclabile che in poco tempo e bassi investimenti, sia fondata su questi principi:

1) universalità: la rete ciclabile deve rivolgersi alla stragrande maggioranza dei cittadini interessati a utilizzare la bicicletta ma che temono per la propria incolumità;

2) riequilibrio: lo spazio per le nuove infrastrutture ciclabili non deve essere tolto ad aree verdi e pedoni; corollario: le piste ciclabili sono parte di un processo di riequilibrio che riduce lo spazio dedicato al veicolo motorizzato individuale;

3) priorità: la rete deve essere realizzata in modo di essere efficace, creando percorsi diretti/rettilinei da punto A al punto B; corollario: senso unico eccetto bici e riduzione della velocità delle auto a 20 o 30 km/h nella maggior parte della rete viaria

4) ampiezza: la rete deve poter ospitare agevolmente il flusso previsto nei prossimi decenni; corollario: le piste devono essere ampie, permettendo di viaggiare affiancati per ogni senso di marcia, ed agevolando così i sorpassi tra utenti a diverse velocità;

5) urgenza: la rete deve essere realizzata rapidamente, in modo che, dopo qualche disagio durante la realizzazione, i cittadini possano subito prenderne possesso e apprezzarne i vantaggi.

Ma la trasformazione urbanistica va ben oltre e la Sindaca si è ricandidata con un progetto di “Città 15 minuti”, che intende promuovere una situazione di “iper-prossimità” dove tutti i servizi essenziali siano disponibili a distanze percorribili a piedi o in bicicletta. Ed entro il 2024 (… non il 2030 del nostro PUMS) propone “Parigi 100% ciclabile”, per avere una corsia ciclabile in ogni strada, e rimuovere 60.000 degli 83.500 parcheggi auto in strada (-71%) per trasformarli in piste ciclabili, aree verdi, spazi gioco.

I cinque cardini del decalogo parigino (universalità, riequilibrio, priorità, ampiezza, urgenza) appaiono proprio quelli che permetteranno alle città di adeguarsi velocemente alle nuove esigenze di socialità dopo il coronavirus, nel quale lo spazio per il permanente distanziamento sociale viene recuperato da quello sprecato da auto che occupano 25mq per spostare spesso una sola persona.

E la promessa di una “città 15 minuti” risponde alla seconda questione posta dalla crisi coronavirus, quella di avere maggiori spazi e minori spostamenti in auto. Tra l’altro avere tutti i servizi pubblici e commerciali a 15 minuti a piedi, avrebbe il grande merito di rivitalizzare non solo il centro storico, ma anche il commercio e l’artigianato di servizio di ogni singolo quartiere, e di decretare la fine del modello (già in crisi) basato sui grandi centri commerciali (dove il distanziamento sociale è impossibile) dislocati in periferia vicino alle grandi arterie di comunicazione.

Tra l’altro il COVID-19 ci ha fatto capire che fare solo 2 ore di ginnastica alla settimana, andare e tornare dal lavoro in auto e stare fermi 8 ore in ufficio, stare chiusi tutto il giorno in casa non è benessere, ma debolezza che ci espone di più alle infezioni. E la mobilità attiva può essere una soluzione efficace: muoversi di più a piedi e in bici non solo ci aiuta a mantenere una certa distanza fisica, ma contribuisce anche a mantenerci in forma e ridurre le malattie.

In tutto il mondo questa emergenza improvvisa ha portato in secondo piano molti progetti. A Modena avevamo in varo il PUMS (Piano della Mobilità Sostenibile), in colpevole ritardo e soprattutto inadeguato a rispondere alle nuove domande di mobilità dei cittadini.

Con questa nuova prospettiva, ad esempio, l’idea che l’attuale rete ciclabile sia solo da riconnettere è diventata chiaramente obsoleta: i percorsi sono quasi tutti promiscui con i pedoni, quasi tutti bidirezionali, spesso di larghezza inadeguata a far passare due ciclisti, sempre insicuri e dalla incerta segnaletica nelle intersezioni, dal fondo sconnesso e raramente illuminati. Possono rispondere a criteri di universalità, riequilibrio, priorità, ampiezza, urgenza?

Chiediamo quindi alle nostre amministrazioni di pensare sin da ora a una mobilità delle persone che:

  • permetta ai cittadini di scegliere modalità di trasporto più economiche, risparmiando sulle spese legate all’auto.
  • permetta di fare attività fisica quotidiana, dopo mesi di sedentarietà, semplicemente andando al lavoro o facendo la spesa
  • valorizzi e favorisca la frequentazione dei piccoli negozi di quartiere, fortemente colpiti dalle chiusure ma che i cittadini stanno riscoprendo ora, spinti dal cercare intorno a casa quello che prima cercavano a chilometri di distanza nei centri commerciali
  • favorisca le consegne a domicilio della spesa tramite bici o cargo-bike, dando priorità e valorizzando il commercio di prossimità
  • soprattutto in un primo momento, garantisca indipendenza negli spostamenti e la distanza fisica ma promuova la relazione sociale: molte città stanno già sperimentando piste ciclabili di emergenza nelle strade svuotate dalle auto
  • permetta di ridurre gli incidenti stradali e di conseguenza alleggerire il sistema sanitario, già oggi messo a dura prova.
  • faccia risparmiare sulla manutenzione stradale e sull’uso dello spazio pubblico. Basta spese per nuove strade, autostrade e rotonde. I fondi pubblici per la mobilità devono essere spesi per la ciclabilità che già da subito può diventare una valida alternativa per le esigenze di spostamento in città.

Alla luce del coronavirus forse questo ritardo del PUMS può venire utile. Siamo ancora in tempo a ripensare da zero il piano, assegnando risorse certe, cospicue e tempi immediati (non il 2030) per un ridisegno complessivo dello spazio urbano, che tolga all’insostenibile peso dell’auto privata per restituire leggerezza ai cittadini.

Più auto per tutti?

Poco sappiamo di cosa succederà quando sarà finalmente il momento di poter tornare a muoversi. Due certezze purtroppo le abbiamo: il TPL (trasporto pubblico locale) sarà in sofferenza per le difficoltà a garantire il distanziamento sociale, e le famiglie saranno mediamente più povere.

Per questo in tutto il mondo un numero sempre maggiore di città (Berlino, Denver, Philadelphia, Calgary, Bogotà, Vienna, Città del Messico, Sidney, Budapest, Auckland) hanno già inaugurato nuovi spazi pedonali e piste ciclabili temporanee, togliendo spazio alle carreggiate stradali. Insomma, la scomparsa del traffico automobilistico permette finalmente per la prima volta dopo decenni di ridistribuire più equamente tra tutte le utenze lo spazio stradale. Quello che chiediamo da anni, realizzato in poche settimane.

Così i lavoratori orfani del TPL possono pedalare in sicurezza e le famiglie possono camminare nelle strade pedonali (e non sugli stretti marciapiedi) mantenendo due, tre metri di distanza per andare a far la spesa, dal dottore, e così via.

Sembra la soluzione più ovvia ed immediata, tanto più che una correlazione tra inquinamento e Coronavirus sembra ormai probabile; pertanto è nell’ interesse anche sanitario incoraggiare i cittadini a usare la bicicletta, anziché l’auto.

Qui in Italia invece ancora nessun segnale. Tutti presi dal periodo drastico, i problemi veri per le nostre città si presenteranno a settembre ed il rischio è di arrivarci senza una progettazione. Perché noi diamo per scontato che la mobilità sostenibile sia la soluzione alla combinazione di maggiore povertà, maggior distanziamento, minor trasporto pubblico, ma c’è chi sta già lavorando in senso ostinato e contrario.

Come tanti elegantoni in frac alla festa di gala del Titanic, i rappresentanti dei costruttori di auto stanno già ballando su futuro delle nostre città. In un articolo su “Il Sole24Ore” affermano: “l’auto personale assicura distanziamento sociale e isolamento e sarà la soluzione più sicura, una sorta di bolla pedonale, un habitat comodo, sano e sicuro per viaggiare in città e anche fuori, evitando treni affollati e mezzi pubblici”. Nello stesso articolo gli fa eco il rappresentante dei venditori: “per i concessionari abituati vendere dei beni durevoli come l’auto saranno dolori. Ecco perché avremmo bisogno di incentivi per l’acquisto, magari estesi non solo alle auto ibride ed elettriche, ma anche a quelle vecchie inquinanti.”. E la nuova condizione di impoverimento generale non li frena: “non è davvero facile ipotizzare che l’automobile possa in tempi brevi tornare fra le priorità delle famiglie, ma sarà anche un’occasione per valutare una alternativa all’acquisto, ad esempio, dal noleggio a 24 o 36 mesi o anche di più”.

Alla fine cercano di venderci il solito sogno: «L’uso dell’auto avrà una valenza anche simbolica. Perché diventerà uno strumento per recuperare la nostra autonomia e per portarci in totale sicurezza verso la ripresa della nostra libertà sociale. Soltanto così il coronavirus non sarà passato invano, ma forse sarà servito ad aprire scenari più solidali o più virtuosi, ma sempre con al centro un’automobile». AMEN.

Papale papale, senza infingimenti, senza nascondersi: queste sono le alternative e le forze in campo. Poco conta che moltiplicare il numero delle auto in circolazione a scapito del TPL, avrà come effetto tutto il contrario della “ripresa di libertà sociale” vaneggiata, ma al contrario diventerà un incubo di traffico e smog permanente.

Abbiamo bisogno che la politica decida ORA da che parte stare: è una opzione praticabile quella di finanziare gli incentivi all’auto, e quindi ritrovarsi con aumentati problemi di costi per manutenzione ed ampliamento di strade e parcheggi, e maggiori costi sanitari da inquinamento ed inattività, e cittadini maggiormente indebitati dall’acquisto di beni durevoli? Sembra incredibile, ma questa è la strada più facile per una politica che non guarda al futuro: infatti maggior acquisti e maggiori lavori per infrastrutture hanno effetti benefici immediati sull’economia, ma poi deleteri sul lungo periodo.

Che poi sotto il danno per l’Italia c’è anche la beffa, perché come ci ricorda ACEA in Europa una produzione di 17 milioni di auto, è localizzata per il 33% in Germania, Spagna 14%, Rep.Ceca e Slovacchia 14%, Francia 10%, UK 10%, mentre l’Italia ne sforna poco più del 4%. Se consideriamo che nel ciclo di vita dell’auto solo il 19% del denaro speso rimane nella comunità locale, stiamo pensando davvero di far indebitare nuovamente stato e cittadini per risolvere i problemi finanziari a spregiudicate società che se anche sono italiane pagano le tasse in Olanda?

Di contro nel 2019, come dichiara ANCMA, per produzione ed esportazioni di biciclette siamo il primo paese in Europa, con un export aumentato del 16% a 1,58 milioni di unità. Non è che conviene sovvenzionare e sostenere la futura crescente domanda di e-bike?

La nostra proposta quindi è all’opposto: ristrutturazione ed investimenti in un servizio TPL moderno (corsie dedicate, ampiamento delle pensiline, frequenza dei mezzi, sanificazione) e poi incentivi l’acquisto di bici e monopattini (con gli stessi soldi dell’incentivo all’auto si cambia la prospettiva a 1.000 cittadini invece che 100 – non è la stessa cosa). E poi da SUBITO che si inizi a disegnare sulle strade vuote una vera rete ciclabile continua, ampia e sicura: i cittadini avranno così tutto il tempo per adattarsi, provarla, capire che è possibile, e poi sceglierla anche in futuro come mezzo economico e salutare. Metti mai che da rete ciclabile d’emergenza possa mai diventare finalmente una infrastruttura definitiva di livello delle migliori esperienze occidentali.

A tutti i decisori però ricordiamo che non è tempo di ambiguità: ogni soldo speso in mobilità automobilistica PRIVATA, è un soldo in meno per rinnovare mezzi pubblici e ciclabili. E a chi balla sul Titanic ricordiamo che l’iceberg arriva per tutti.

Bretella di Carpi: un’opera superata dai tempi

BRETELLA CARPI: Da rotonda via Guastalla a rotonda zona Autotrasportatori

La futura opera denominata “Bretella” che collega la rotatoria di via Guastalla alla rotonda della zona autotrasportatori di Fossoli, a nostro avviso è un progetto superato dai tempi, previsto ancor prima del PRG dell’anno 2000, del tutto inadatto alla realtà che stiamo vivendo e completamente difforme dalle strade intraprese in altre realtà europee ed extra-europee.

Le realizzazioni di superstrade, autostrade, tangenziali, svincoli e bretelle sono tutti interventi costosissimi, in termini non solo economici ma soprattutto ambientali, ideati per risolvere problemi di traffico, per fluidificare flussi; è invece ormai assodato che nuove strade e nuove arterie non fanno altro che richiamare nuovi flussi e nuove auto aggravando i problemi invece che risolverli.

La nuova bretella non risolve il problema di fondo, sposta solamente un poco più a ovest traffico ed inquinamento senza eliminarli ma anzi, probabilmente, generandone di nuovi. Si perpetua per altro un consumo del suolo che pare senza fine, per costruire centri commerciali, ambiti F, caserme, bretelle, futuri ospedali e quant’altro, nonostante la specifica legge regionale 24/2017 e la sempre più evidente emergenza ambientale e climatica.

Si prevede, ovviamente nel lungo periodo, di sgravare la tangenziale Losi e di poterla utilizzare in parte per altri utilizzi: però tutto il traffico pesante e di scorrimento, con direzione nord-sud, che oggi interessa sia via dell’Industria (ad una sola corsia) che la tangenziale Losi (a due corsie) in futuro dovrebbe essere smaltito dalla nuova bretella e da via dell’Industria, che è a una sola corsia.

La bretella troverà un tappo proprio in via dell’Industria, che è a una sola corsia; ci ritroveremo probabilmente tutti in coda sulla nuova bretella e sarà quindi necessario procedere anche alla “riqualificazione e miglioramento” di via dell’Industria allargandone ulteriormente la carreggiata.

Pensiamo che meglio si possano impiegare i 7 milioni di euro previsti per interventi sulla mobilità davvero sostenibile; interventi tesi anche a ridurre il più possibile il traffico delle auto dei pendolari sulla strada Romana Nord; collegare la città con la zona autotrasportatori con una vera “autostrada ciclabile”, incentivare l’utilizzo di bici anche elettriche, di cargo bike, del TPL anche con premi tangibili a chi rinuncia all’uso dell’auto; iniziare a studiare e pianificare seriamente la mobilità futura su rotaia, invece che su gomma, sia per le persone che per le merci.

Inoltre evidenziamo come la ciclabile prevista lungo la ferrovia in direzione di Fossoli (intervento correlato alla Bretella), ritenuta interessante, prenda però inizio da via Remesina Interna, ove esiste una ciclopedonale sempre piena di pedoni e con numerose intersezioni tali da disincentivarne l’utilizzo.

Apprezziamo che l’Amministrazione illustri ed esponga spesso argomenti legati alla mobilità sostenibile, pur tuttavia gli investimenti, davvero considerevoli, sono ancora sulla mobilità insostenibile; per la prima, ormai sempre più diffusa in tutta Europa, si fanno sperimentazioni, per la seconda, che ha ormai evidenziato limiti intollerabili e non più sostenibili, si realizzano gli interventi senza aver prima cercato delle alternative sostenibili.

Se vogliamo pensare di poter far fronte al nuovo mondo che ci si sta configurando innanzi, con una velocità di cambiamento che nessuno fra l’altro si aspettava, proviamo a pensare a nuove soluzioni per i soliti vecchi problemi di troppo traffico.

Le strade del distanziamento

In molte città del mondo in quarantena da coronavirus, si sta sfruttando l’assenza di auto sulle strade per far posto alle persone che desiderano fare un po’ di sano movimento all’aria aperta. A Berlino, come a Bogotà, a Filadelfia come a Vancouver arterie importanti della rete viaria, una volta destinata principalmente al traffico automobilistico, vengono chiuse e riservate a ciclisti e pedoni che possono così passeggiare rispettando le regole del distanziamento sociale.

A Budapest, la paura per la pandemia, fa calare del 90% gli spostamenti su mezzo pubblico e del 50% il traffico auto sulle strade, che vengono così ripianificate come rete ciclabile, per gli spostamenti in bici. Ora le chiamano “piste ciclabili temporanee d’emergenza”, ma una volta sperimentate, chi ci dice che non sopravviveranno alle restrizioni da coronavirus, cambiando definitivamente la mobilità all’interno della città?

Proprio in questi giorni i nostri amministratori stanno studiando come potremo tornare ad uscire, a lavorare, a studiare, a vivere anche fuori dalle nostre case in sufficiente sicurezza: la cosiddetta fase due.

Meno strada per le auto ci permetterebbe di guadagnare spazio per andare in bici, fare jogging, passeggiare e far la spesa rispettando le regole del distanziamento sociale, l’unica difesa effettiva al contagio. Meno auto per le strade ci regalano un’aria più sana per i nostri polmoni, lo tocchiamo “con naso”.

Ora le strade sono libere nostro malgrado, cerchiamo di cogliere l’opportunità per incassare questo doppio vantaggio.

Pedalare … dal divano di casa

Nessuna uscita su due ruote, le restrizioni al corona virus ci impongono di stare a casa e spesso sul divano. Non possiamo pedalare, ma nessuno ci toglie il diritto di sognare e magari iniziare a pensare al prossimo viaggio in bicicletta, e allora non poniamoci dei limiti e  “sogniamo in grande”, lasciamoci ispirare dai racconti scritti di chi ha pedalato in lungo in largo per il mondo; come nel libro di Francesco Gusmeri “Prendo la bici e parto in Australia”, ediciclo-editore: …cosa porta un ragazzo di trentasei anni a mollare tutto per fare un viaggio “contro”? A partire in sella alla propria bici dalla sonnolenta provincia lombarda alla volta dell’Australia, meta temuta e amata?

Il viaggio di Gusmeri rappresenta una cesura netta tra il nostro modo di vivere usuale (una casa, un lavoro, il solito tran tran) e il piantare la tenda nel bush Australiano o nelle steppe dell’Asia; consiste in una rottura con il rassicurante ambiente familiare per entrare nella solitudine del viaggiatore in dialogo con se stesso; racconta la ribellione contro l’appiattimento e l’omologazione sociale e culturale del nostro Paese.

Dopo aver lavorato e risparmiato per cinque anni, l’autore di questo viaggio ha dato sostanza e seguito a uno di quei sogni che perlopiù rimangono nei nostri cassetti senza mai realizzarsi.

Alla fine della linea tracciata sulle carte geografiche dai copertoni della mountain bike di Gusmeri forse non c’è la felicità tanto sognata, magari torna anzi la voglia di tornare a casa. Il problema è che dopo qualche tempo, quando si è fatto un viaggio del genere si avrà di nuovo voglia di scappare. “Quelli che viaggiano finiscono per diventare un po’ spiantati” scrive l’autore.

Ciclopedonale Mazzoni: c’è un’altra soluzione

Il Consiglio Comunale di Modena ha appena approvato all’unanimità una mozione del Movimento 5 Stelle, del luglio 2019, per la realizzazione di un sottopasso o sovrappasso ciclabile vicino al cavalcavia Mazzoni. Si tratta di una proposta già contenuta nel PUMS per rispondere agli abitanti della zona nord, che da sempre chiedono un collegamento ciclabile sicuro alla città. Seguiranno studi e progetti che dovranno affrontare due problemi che, fin dagli anni ’80, hanno fatto arenare simili proposte: un cavalcavia costruito tra le due guerre e la presenza del canale Naviglio.

Il cavalcavia storico impedisce l’ancoraggio di una ciclabile a sbalzo e la fascia di rispetto della linea elettrica della ferrovia aumenta sensibilmente il dislivello da superare, mentre la rete dei canali rende complesso e molto costoso realizzare un sottopasso. Forse varrebbe la pena di considerare anche un’altra proposta che parte da ciò che il Comune ha più volte scritto e dichiarato nel PUMS: “mettere al centro le persone per offrire accessibilità e qualità della vita, sostenibilità e fattibilità economica, equità sociale e salute, incoraggiando la mobilità sostenibile con soluzioni efficaci ed economiche”.

La FIAB, che da oltre 10 anni compie il rilevamento semestrale dei ciclisti, può testimoniare che la stragrande maggioranza delle auto che scendono dal cavalcavia in Piazza Natale Bruni, non vanno verso il centro, ma svoltano verso viale Crispi o verso Viale Caduti in Guerra; si tratta cioè di automobilisti che usano questo cavalcavia al posto di quelli di Via Cialdini e di Ciro Menotti, impedendo ai ciclisti ed ai pedoni un collegamento breve con la città e rallentando inutilmente il transito dei mezzi pubblici diretti alle stazioni dei treni e delle autocorriere.

Per tutti questi motivi, in coerenza con le direttive del PUMS e del buon senso, riteniamo che sia giunto il momento di abbandonare soluzioni difficili e costose e di riservare questo cavalcavia ai mezzi pubblici, ai pedoni ed ai ciclisti. Non è solo una soluzione più ragionevole e fattibile, ma alleggerisce sensibilmente la pressione e l’inquinamento di zone centrali densamente abitate, dando una risposta efficace alle richieste dei cittadini.

Seguendo invece le numerose proposte di sottopasso o di sovrappasso ciclabile sono già passati 40 anni, ben più di quanto ha richiesto la lunga costruzione del cavalca ferrovia, deliberato dal Consiglio Comunale nel 1909 e ultimato nel 1939

Per Chiara

L’ultimo dei suoi giri in bici è stato il Cammino della Plata, da Siviglia a Santiago de Compostela, partenza settembre 2019.

Per lei, ciclista dalle buone gambe, una sfida non solo fisica, ma anche psicologica: da anni ammalata, le cure sembravano darle qualche speranza, ma naturalmente era provata. Eppure è arrivata fino in fondo, con grinta e fierezza e – al ritorno da quel viaggio – ne parlava come di una esperienza molto faticosa ma anche piena di bellezza.

Raccontava che – arrivata con la sua bici sulla piazza, davanti al santuario – aveva vissuto e sentito anche negli altri compagni di viaggio – un’esperienza di pura gioia. Aveva respirato gioia.

Perché lei era così: senza mezze misure, in tutte le cose della sua vita. Una donna dalle forti passioni.

Per la sua famiglia innanzitutto, per le due figlie Francesca e Giovanna e per i nipoti  Matilde e Tommaso, di cui non perdeva occasione di raccontare le piccole e grandi imprese e per i quali combatteva modelli distorti di società.

Per la letteratura, che aveva insegnato al Muratori. Per lei Dante e Leopardi non erano solo materie da insegnare ma maestri di vita, e lo sa bene chi ha condiviso con lei il viaggio in bici a Recanati; non solo pedali, ma anche poesie e racconti.

Per la musica, Mozart soprattutto, che ascoltava “quando sentiva in testa le vespe che ronzavano”. Anche negli ultimi tempi, bastava mettere su un CD di Mozart e pian piano il ronzio cessava. E poi il coro gospel, anche quello vissuto con la voce e l’anima.

Per il mare. Aveva scoperto negli ultimi anni la bellezza della barca a vela e naturalmente – quando pioveva e tirava vento – preferiva star fuori, per sentire tutta la potenza del mare.

Ultimamente, sempre più stanca, si riposava spesso sul divano, e questa è delle ultime immagini che conservo di lei: una grande sala, piena di luce, a distanza di sicurezza Chiara dolcemente allungata sul divano, così diversa da tutti noi “leoni in gabbia” che scalpitiamo per andare a fare una gita, con una lentezza di gesti in qualche modo coerente con il tempo che stiamo vivendo. Diceva: “per chi sa di averne poco, questo tempo lento non è una condanna, ma un dono. Per assaporare ogni piccola cosa. Un dolce addio a questo mondo fisico con tutta la sua bellezza di cui ci è stato dato di fare esperienza”.

Così si andava da lei non per compatire, ma per cercare pace.

Ciao Chiara!