Dichiariamo lo stato di Emergenza Stradale

Come mai i morti provocati dagli incidenti stradali non scuotono l’opinione pubblica? Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2016 1,36 milioni di persone in tutto il mondo hanno perso la vita a seguito di un incidente automobilistico. Per dare la misura dell’emergenza basti pensare che ogni giorno di quell’anno sono morte quasi 3.700 persone. Sono numeri allarmanti, che impongono azioni concrete sia da parte della politica, a tutti i livelli, sia da parte dei cittadini.

In Italia, uno dei paesi con il più alto tasso di motorizzazione in Europa, il problema della sicurezza nelle città e nel traffico è tale che FIAB prenderà parte alla manifestazione del 23 febbraio a Roma proprio per dichiarare lo stato di emergenza stradale e coinvolgere le istituzioni competenti e spingerle ad avviare con urgenza gli interventi necessari.

Quello che esaspera gli animi è il gelido silenzio istituzionale, l’assenza di qualunque reazione, ad ogni livello, da parte di amministratori locali e decisori politici di fronte a un fenomeno di tale violenza e gravità sociale. Siamo cittadini della strada senza diritto di cittadinanza.

Soprattutto le utenze vulnerabili, (bambini, disabili, anziani, pedoni, ciclisti, motociclisti) quelle più virtuose e assurdamente le prime a cadere sotto i colpi della violenza motoristica. Lo stato di emergenza stradale ci mette di fronte a una situazione che possiamo cambiare soltanto attraverso riforme radicali, che mettano al centro le persone e i cittadini, non più le automobili. Ad esempio, città che sostengono la mobilità ciclistica non si opporrebbero al doppio senso ciclabile (spesso bollato come contromano), ma lo incentiverebbero soprattutto all’interno dei centri storici, tra zone 30 e a traffico limitato.

Subito una Modena a 30 km orari

Prima di Natale a Roma due studentesse sono state travolte mentre attraversavano una strada. Media e opinione pubblica, come al solito sono stati “distratti” da fattori scarsamente rilevanti come la notorietà dell’investitore, o l’orario in cui le ragazze 16enni giravano in città. Il fatto che il guidatore avesse bevuto, che le ragazze probabilmente non fossero sulle strisce e la scarsa illuminazione della strada hanno purtroppo indirizzato le cause dell’incidente verso motivazioni accettabili per l’opinione pubblica.

Da quel giorno, ogni giorno, in Italia sono morte 10 persone sulle strade, senza che ci fosse più alcuna reazione da parte dei media e dei social, anestetizzati ormai a trattare ogni singolo caso come un incidente di percorso, una cosa che può capitare. Che, in parte, è anche vero.

Solo che molti paesi hanno avviato da anni politiche di contenimento di questo rischio, che hanno portato ad esempio Oslo (750.000 abitanti) ad avere 1 solo morto l’anno scorso, mentre Roma con 3.200.000 abitanti deve contare 134 morti. Per tornare a città più simili a Modena, ad esempio Pontevedra (Spagna 80.000 abitanti) da 10 anni non ha nemmeno un morto. Modena chiude il 2019 con 12 morti, e il 2020 purtroppo si è aperto con la tragica fine di un 17enne sulle strisce pedonali mentre andava a scuola.

In questo caso non eravamo a Roma, non c’era nessuno famoso, nessun SUV, il ragazzo era sulle strisce, l’investitore sobrio e pare non distratto dal cellulare. Quindi un caso, una semplice ma fatale distrazione o possiamo trovare fattori comuni con l’evento romano? Agli attenti conoscitori delle dinamiche stradali non possono sfuggire le comuni conformazioni delle carreggiate (entrambi due larghe strade dritte in zone residenziali) e la conseguente alta velocità tenuta dai conducenti (in entrambi i casi i corpi sono stati sbalzati a decine di metri), nonché la presenza di passaggi pedonali non protetti, e la scarsa visibilità (pioggia e buio a Roma, nebbia mattutina a Modena).

In realtà in entrambi i casi, questa scarsa visibilità dai media è stata incredibilmente portata come una attenuante, quando dovrebbe essere considerata una aggravante perché lo stesso Codice della Strada dice che chi guida deve adeguare la velocità alle condizioni meteo e dei potenziali ostacoli, anche imprevisti. In entrambi i casi la velocità massima era di 50 km/h ma dagli effetti degli scontri e dai primi accertamenti, possiamo affermare che non solo i conducenti non avevano attenuato la velocità, ma probabilmente stavano superando il limite. Vale la pena sottolineare che a 50 all’ora ci si arresta in 28 metri e che 9 pedoni su 10 muoiono nell’impatto, mentre a 30 km/h ci si ferma in 13 metri e perisce solo 1 pedone su 10. Una bella differenza, che per questi ragazzi si sarebbe trasformata probabilmente in danni, anche gravi ma non definitivi.

Si deve sapere che in Italia metà dei pedoni viene investito sulle strisce, che le vittime sono in gran parte over 65, che il 75% degli incidenti mortali avviene in città, e sono causati in stragrande maggioranza da automobilisti perfettamente sobri, ma pericolosamente veloci. Ecco perché da sempre chiediamo alla politica di agire alla radice del problema, con le stesse ricette di Oslo e Pontevedra: prima di tutto con la riduzione generalizzata in città della velocità massima a 30 km/h (a parte le principali arterie di scorrimento cittadine) e poi strade più strette, spartitraffico, corsie riservate a mezzi pubblici, corsie ciclabili in strada, strade a priorità ciclabile, forte riduzione dei parcheggi a bordo strada.

E poi un’azione informativa e punitiva di contrasto quotidiano (non campagne eccezionali) alla velocità eccessiva, all’uso del telefono in auto, al parcheggio selvaggio nelle intersezioni e passaggi pedonali, alla mancata precedenza ai pedoni sulle strisce. Tutte azioni che si possono fare con le attuali normative, senza attendere nuovi codici della strada. E che, tra l’altro, sono state sollecitate anche recentemente da Andrea Burzacchini, l’amministratore di AMO nominato dall’attuale Sindaco, che è indubbiamente una voce autorevole ed esperta in materia.

Sappiamo che tutti in città, a partire dagli amministratori, sono stati molto colpiti da questo ultimo evento. Ora chiediamo che le nostre richieste non cadano ancora nel vuoto, e per non scordare abbiamo piazzato in via Morane una bici bianca, simbolo dei ciclisti morti in strada. Perché pensiamo che arrivare 5 minuti prima a destinazione non sia un valido motivo per mettere a rischio la vita dei nostri cari, e che le priorità dei cittadini vadano rimesse nel giusto ordine: prima sicurezza, tranquillità, un ambiente urbano meno inquinato e più silenzioso, più accogliente, inclusivo per giovani ed anziani e poi solo alla fine fluidità del traffico e facilità di parcheggio. In questo senso l’attuale formulazione del PUMS non è adeguata a perseguire questi scopi.

Se avremo il coraggio di cambiare le nostre abitudini, fornire alternative credibili, e convincere i modenesi (a partire dagli stessi amministratori) che questa è la giusta direzione, non abbiamo dubbio che nel medio periodo si potranno ottenere sensibili miglioramenti non solo nella fluidità del traffico, ma anche per il commercio, l’economia di vicinato, la sicurezza dei quartieri, la coesione sociale. E che avremo un po’ tutti meno paura a far andare i nostri anziani al circolo, o i figli a scuola.

Petizione per una ciclabile sulla strada S.P. 413 Romana Nord tra Carpi e Fossoli

OGGETTO DELLA PETIZIONE
Richiesta di un percorso ciclabile e pedonale sicuro sulla strada S.P. 413 Romana Nord, nel tratto che va dall’incrocio Via Magazzeno/Via Quattro Pilastri alla rotonda zona Autotrasportatori a Fossoli.

SITUAZIONE DI FATTO E CONSIDERAZIONI RELATIVE
Sulla strada S.P. 413 Romana Nord dall’incrocio di Via Magazzeno/Via Quattro Pilastri fino alla rotonda in zona Autotrasportatori a Fossoli, transitano spesso ciclisti che si recano al lavoro a Fossoli, anche per necessità in quanto privi di ogni altro mezzo di trasporto, e percorrono questa strada al buio nei mesi autunnali / invernali e comunque in qualsiasi condizione climatica.

A volte i ciclisti che percorrono la strada in direzione sud-nord si immettono sulla SP413 da un sentiero che è il proseguo di Via Bramante, sottostrada della SP413; anche questo innesto non è visibile e molto pericoloso.
Il tratto di strada in oggetto è molto pericolosa per ciclisti e pedoni: si tratta di una strada con carreggiata stretta, priva di banchine laterali e con traffico sempre molto elevato.

NON ESISTE un percorso alternativo diretto da Carpi alla zona autotrasportatori di Fossoli percorribile in sicurezza da ciclisti e pedoni.

RICHIESTE ALL’AMMINISTRAZIONE:

  • La realizzazione della PISTA CICLABILE RADIALE n. 12 (prevista dal piano per la ciclabilità nel territorio comunale di Carpi approvato con delibera di Consiglio n. 136 del 12/12/2013) con priorità assoluta nel breve periodo.
  • Realizzazione di una soluzione IMMEDIATA anche PROVVISORIA, in attesa della Pista Ciclabile n. 12 (limite di velocità di 30 km/h sulla SP413, sistemazione e messa in sicurezza del sentiero con attraversamento ciclabile, adeguamento della rotonda in zona Autotrasportatori a Fossoli)
  • Segnaletica stradale e cartellonistica con indicazioni dei percorsi ciclabili e pedonali, e segnali di pericolo per la presenza di ciclisti sulla carreggiata.
  • Istituzione di una campagna di comunicazione per aziende e lavoratori sulla sicurezza in bici e sull’uso delle attrezzature di illuminazione con fornitura di kit ai lavoratori.

Per il testo della Petizione … clicca qui

Per il modulo firme … clicca qui

Nasce FIAB Carpi

Dal 1° gennaio 2020 l’Associazione FIAB Modena ha costituito la Sezione FIAB di Carpi.

I soci carpigiani di Fiab Modena, vista l’emergenza ambientale e la necessità di buone pratiche per la mobilità sostenibile del territorio, hanno sentito la necessità di attivarsi ad operare sul territorio.

F.I.A.B. Modena, Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, è un’associazione autonoma fondata nel 2004; è associata a livello nazionale a F.I.A.B. ex Onlus Nazionale (costituita da oltre 180 associazioni/sezioni) e tramite questa a E.C.F. European Cyclists’ Federation (che ha progettato anche la rete Eurovelo di cui alcuni itinerari 7/Ciclopista del Sole e 8/VenTo transitano vicino a Carpi).

Nello scorso anno FIAB Modena si è anche occupata dei PUMS (Piani Urbani della Mobilità Sostenibile) adottati dai comuni di Carpi, Modena e Distretto Ceramico, presentando le proprie Osservazioni; tale percorso che non è ancora terminato.

Le prime iniziative portate avanti a Carpi sono state mirate a diffondere la conoscenza delle piste ciclabili esistenti, alla diffusione della cultura della mobilità sostenibile ed ai rapporti con altre associazioni aventi finalità affini sotto il profilo ambientale e della conservazione del territorio; inoltre grazie alla collaborazione con Spazio Mac’è e Velodogma si è tenuto un frequentato corso di Ciclomeccanica,

I soci di Carpi per diffondere la cultura della bicicletta e la conoscenza del territorio hanno programmato diverse gite in bicicletta da realizzarsi nel 2020, ampliando e diversificando la consolidata e ampia offerta di FIAB Modena. Le gite sono in calendario FIAB Modena (www.modenainbici.it)

Al momento FIAB Carpi sta raccogliendo firme per una petizione in cui chiede all’amministrazione la messa in sicurezza di un tratto della S.P. 413 Romana Nord nella zona nord di Carpi, quotidianamente percorsa da molti lavoratori in bicicletta.

Oggi FIAB Carpi è presente in Consulta Ambiente e ha una sede a Carpi alla Casa del Volontariato. Le idee sono tante e vi invitiamo ad aderire alla neonata sezione FIAB di Carpi per realizzare progetti, attività e soprattutto pedalare assieme in libertà e compagnia.

Martedì 4 Febbraio 2020 dalle ore 21:00, nella sala convegni c/o la Casa del Volontariato i soci di Carpi e Modena presenteranno l’Associazione FIAB e la Sezione di CARPI.

FIAB Carpi sezione di FIAB Modena A.P.S.
Sede Carpi: Viale Peruzzi 22, 41012 Carpi (MO), c/o Casa del volontariato, terzo piano, stanza 40
apertura sede: mercoledì dalle ore 21:00-22:30 e venerdì ore 10:30-12:30 e 14:30-16:30
indirizzo e-mail è sezionecarpi@modenainbici.it; sito web: www.modenainbici.it

8 Domande ai candidati presidente di Regione

FIAB – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta
Coordinamento Regionale dell’Emilia-Romagna

Elezioni Regionali del 26 gennaio 2020
Domande ai candidati presidente di Regione

In occasione del prossimo appuntamento elettorale del 26 gennaio, per l’elezione del presidente di Regione e del Consiglio regionale, la FIAB Emilia-Romagna (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta – Coordinamento Regionale dell’Emilia-Romagna) chiede ai candidati presidente di esprimersi sui temi della “ciclabilità” del territorio regionale, dal punto di vista dell’Ambiente, della Salute e della Sicurezza stradale, favorendo in tutti i modi la mobilità attiva delle persone, che si esprime in:
– Promozione del cicloturismo e valorizzazione dei percorsi esistenti;
– Riduzione del consumo di suolo con l’uso promiscuo delle strade attraverso opportune misure per la riduzione della velocità;
– Azioni di promozione dell’intermodalità bici+treno e sinergia con le altre Regioni;
– Azioni per la educazione stradale rivolta a tutti gli utenti;

Partendo dalla legge quadro L. n. 2/2018: “Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica”, analizzando alcuni temi fondamentali che la legge evidenzia, formuliamo 8 domande a cui si chiede ai candidati alla presidenza regionale una risposta nel merito.
Faremo pervenire a tutti gli associati FIAB dell’Emilia-Romagna e alle principali testate giornalistiche regionali i risultati di questo documento e, visti i tempi ristretti, si chiede di rispondere a stretto giro.

Coordinamento regionale FIAB Emilia-Romagna
Elezioni Regionali 2020
DIAMO SPAZIO ALLE PERSONE

1. La legge quadro, indica all’articolo all’art. 5 “Piani regionali della mobilità ciclistica” indicando che le Regioni, nell’ambito delle proprie competenze e nel rispetto del quadro finanziario, predispongano e approvino con cadenza triennale, in coerenza con il PRIT (Piano Regionale dei Trasporti) e con il Piano nazionale della mobilità ciclistica, il Piano regionale della mobilità ciclistica che disciplina l’intero sistema
ciclabile regionale ed è redatto in conformità dei PUMS (Piani Urbani della Mobilità Sostenibile) e dei relativi programmi e progetti presentati dai Comuni e dalle Città Metropolitane, assumendo e valorizzando, quali dorsali delle reti, gli itinerari della Rete Ciclabile Nazionale denominata «Bicitalia» Come intende attuare questo piano fornendo di concerto linee guida, agli Enti Locali e garantendone adeguate coperture finanziarie?

2. Sempre all’art. 5 della L. n.2/2018 nel comma 3 si parla di Intermodalità e promozione dei servizi di trasporto pubblico, con l’inserimento di specifiche clausole nei contratti di servizio e di programma, per rimuovere ostacoli e barriere infrastrutturali, favorire l’accessibilità in bicicletta ai parcheggi, alle stazioni ferroviarie, agli scali fluviali e lacustri, porti e aeroporti e fornire adeguata segnalazione degli appositi percorsi e delle modalità di accesso ai mezzi di trasporto pubblico. Questo anche con particolare riguardo alla possibilità di trasportare la bicicletta sui mezzi di trasporto. Nel Piano Regionale della Mobilità ciclistica sono inoltre definiti gli obiettivi programmatici concernenti la realizzazione e la gestione della rete regionale di percorribilità ciclistica.
Quale ruolo intende dare da presidente di Regione, alla rete ciclistica regionale, per favorire l’intermodalità e la ciclabilità dell’intero territorio dell’Emilia-Romagna?

3. La legge quadro n. 2/2018 prevede, anche, all’art. 6 – Biciplan, comma 2 punto h gli interventi per favorire il casa-scuola e il casa-lavoro da parte dei Comuni. Alla luce, inoltre, della propria L.R. n. 10 del 2017 “INTERVENTI PER LA PROMOZIONE E LO SVILUPPO DEL SISTEMA REGIONALE DELLA CICLABILITÀ” Come può, a sua volta, la Regione favorire queste iniziative?

4. L’intermodalità è una importante soluzione all’eccessivo traffico automobilistico privato. La scelta treno+bici è una soluzione che presenta molti vantaggi in termini di riduzione del traffico privato, ambiente e salute e dove a fronte di un (cospicuo) investimento iniziale si avrebbe poi un’economia nei settori precedentemente indicati, nonché da salute e sanità, i cui costi gravano sul bilancio regionale in modo pesante. Attualmente l’inadeguatezza dei treni locali prevale anche sui nuovi treni recentemente acquistati (treni Pop e Rock), in quanto la progettazione degli
spazi dedicati alle biciclette risulta inadeguata all’utilizzo. Si lamenta il fatto che Regione e Trenitalia non hanno tenuto in considerazione le indicazioni date da FIAB nella progettazione delle nuove carrozze. Cosa intende, concretamente, fare da presidente di Regione per risolvere questa inadeguatezza?

5. L’Unione europea continua a sviluppare politiche che favoriscono sistemi di trasporto sostenibile e che facilitano la mobilità attiva.
Quale ruolo di indirizzo e di stimolo potrebbe avere la Regione Emilia-Romagna?

6. È in corso da parte del Parlamento l’approvazione del nuovo codice della strada, sul quale FIAB ha contributo alla stesura degli articoli relativi alla ciclabilità. Quale ruolo da presidente di Regione intende svolgere per favorire l’approvazione del nuovo codice della strada?

7. Il settore del cicloturismo è ormai una realtà importante, conta l’8,4% dell’intero comparto turistico. Da presidente, quali interventi pensa di mettere in atto per sviluppare questo settore?

8. Ogni cittadino ha “diritto al futuro”, come ha dichiarato il presidente Sergio Mattarella, invitando la politica a superare la ricerca del consenso. Come, da presidente di Regione, intende garantire questo diritto al futuro, che vede la sua ragion d’essere in una attenzione all’Ambiente e a stili di vita sostenibili, quindi a scelte coraggiose?

Osservazioni alla proposta di piano PUMS

Le 9 osservazioni che Fiab Modena ha presentato al PUMS, il Piano della Mobilità che Modena adotterà per i prossimi 10 anni sono per un cambiamento verso una Mobilità più Sostenibile: non più solo un piano del traffico, ma deve garantire a tutti i cittadini opzioni di trasporto alternative all’auto, più sicure e meno inquinanti, come richiesto dalle linee guida Europee, e accompagnare con decisione la città a questo cambiamento.

Proprio la 1° osservazione sottolinea come siano però necessari processi strutturali di riorganizzazione degli spazi pubblici e di ampliamento dei servizi di mobilità sostenibile, non bastano solo iniziative culturali di facciata.

Nella 2° e 3° osservazione chiediamo di definire già da ora interventi prossimi e quantificare le risorse per incentivare Pedonalità e Ciclabilità. Emerge un contrasto stridente tra lo stato di avanzamento delle opere infrastrutturali per il traffico motorizzato (progetti esecutivi fatti, accordi con gli altri Enti fatti, risorse reperite) e la vacuità e l’incertezza per ciò che riguarda le opere per coloro che si muovono a piedi ed in bicicletta.

Piani di manutenzione dei marciapiedi, aumento delle zone pedonali in particolare davanti alle scuole, ciclabili non più miste pedoni/ciclisti: non vi è traccia di programmi stringenti di riorganizzazione delle piste esistenti, della segnaletica in gran parte errata, di sperimentazioni di viabilità nei due sensi in centro storico, di facilitazioni ai ciclisti.

“Modena citta 30 km/h”, deve essere portata ad obiettivo di medio/breve termine se si vuole perseguire la messa in sicurezza della città a favore della mobilità ciclo-pedonale: per Fiab Modena le zone 30 sono prioritarie anche rispetto alla realizzazione delle infrastrutture ciclabili.

La valutazione finale si potrebbe riassumere così: per le auto strutture, infrastrutture e denari certi, per la mobilità sostenibile solo ipotesi vaghe da verificare.

PUMS, tutto fermo?

Per quanto ci riguarda il PUMS è il punto centrale che stabilirà se questa giunta avrà risposto alle improrogabili necessità dei cittadini di avere una mobilità più sostenibile in ambito urbano.

Infatti il PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) nasce proprio per favorire l’uso dei modi di trasporto a minor impatto ambientale e sociale, riducendo la dipendenza dall’uso dell’auto per rendere la città accessibile a tutti portando a zero il rischio di incidentalità.

Il PUMS è un obbligo per le città delle dimensioni di Modena e la sua approvazione prevede, per legge, una particolare enfasi sul coinvolgimento dei cittadini e dei portatori di interesse. Il processo è iniziato nel 2016 con l’approvazione delle Linee di indirizzo per passare (a dicembre 2018) al Documento preliminare e Rapporto preliminare ambientale. Come Associazione, già sul su quel documento abbiamo portato le nostre prime richieste.

Alla fine di marzo 2019 il PUMS è stato adottato dalla Giunta comunale ed il 24 settembre è terminato il periodo di presentazione delle osservazioni. In quei mesi estivi abbiamo lavorato intensamente per presentare le nostre osservazioni, che poi abbiamo ufficialmente consegnato entro i termini, così come hanno fatto altre associazioni, comitati e semplici cittadini.

Il nostro giudizio sul PUMS adottato è lapidario: per le auto strutture, infrastrutture e denari certi, per la mobilità sostenibile solo ipotesi vaghe da verificare. Riteniamo quindi che l’elaborato non “pianifichi per le persone” e non risponda agli obiettivi di legge. Non sono rispettate nemmeno le esigenze espresse dagli stakeholder e dai cittadini. Il piano è da ritenere largamente insufficiente e privo di una visione coerente per un futuro sostenibile.

Da quel giorno ci siamo, come sempre, resi disponibili a partecipare ad un confronto per la revisione del Piano, che riteniamo indispensabile, per renderlo coerente con gli obiettivi dichiarati e richiesti dai cittadini modenesi.

Da quel giorno quasi tutto tace: l’unico comunicato sul sito dedicato del Comune è del 28 ottobre, in previsione di una discussione con i residenti del Centro Storico. Da quel documento possiamo leggere che “è ora in corso la fase istruttoria contestualmente a momenti di partecipazione per la condivisione pubblica di contenuti e obiettivi. Il Piano sarà poi sottoposto entro l’anno al nuovo Consiglio comunale per l’approvazione definitiva.”

Di momenti di partecipazione poi non se ne sono più avuti, e fine anno ormai è stato raggiunto. In conferenza natalizia il sindaco Muzzarelli ha fatto ben capire che le priorità per il 2020 sono la pista di Marzaglia, il centro commerciale dei Portali, la Complanarina, la rotatoria Rabin, la Bretella, mentre per la mobilità sostenibile ha solo confermato genericamente che “l’anno si aprirà con un consiglio comunale sul PUMS“.

Intanto le Associazioni ed i Cittadini sono in attesa di sapere se il loro lavoro è stato preso in considerazione: ci aspettiamo risposte puntuali e congrui momenti di confronto. Crediamo infatti che l’anno debba iniziare con un confronto vero, per capire se l’ Amministrazione ha intenzione di cambiare radicalmente impostazione del PUMS e correggere l’evidente sproporzione tra ciò che all’inizio si dichiara negli intenti e ciò che si propone nei fatti (la allocazione delle risorse ne dà una inequivocabile conferma).

Nel frattempo i cugini bolognesi il loro PUMS lo hanno già approvato lo scorso novembre, vagliando oltre 900 osservazioni, 73% delle quali sono state accolte. Con una sfida ambiziosa: abbassare dell’80% le emissioni di gas serra da traffico in dieci anni, con una riduzione del 28% del traffico di auto e moto e “tagliando” 440.000 spostamenti giornalieri sul mezzo pubblico o la bicicletta. Nel presentarlo l’assessora Priolo non ha usato mezzi termini “Certo che è una guerra alle auto. Nel PUMS c’è scritto che dobbiamo ridurre di 440.000 tragitti giornalieri in auto … perché il PUMS guarda alla mobilità sostenibile come sistema di soluzione dei problemi. Le scelte che stiamo facendo sono difficili e c’è un livello di gestione del conflitto che ritorna in casa all’amministrazione comunale. Ma arriva un momento in cui le scelte le devi fare, perché altrimenti non succede niente”.

Come ben sappiamo le politiche della mobilità, sono temi molto sensibili e divisivi con le quali si debbono confrontare tutte le Amministrazioni. Questo è il momento di affrontarli perché l’attuale giunta è forte di un consenso elettorale netto, ed ha davanti quasi tutta la legislatura e quindi può cogliere i frutti dei provvedimenti (quelli previsti dal PUMS a 2 anni) già nell’attuale ciclo politico.

Temiamo purtroppo che l’attuale piano vada verso una sbrigativa approvazione, salvaguardando semplicemente la formalità delle risposte dovute, perché i tempi stringono e siamo già entrati nel primo anno di attuazione del piano (2020-2030). Ma soprattutto perché non vediamo nessuno in giunta che ci venga a presentare il piano come una guerra all’uso smodato dell’auto privata ed ai privilegi in investimenti e progettualità che a questo mezzo vengono da sempre riservati.

L’economia dell’auto è local?

Secondo AAA (American Automobile Association) ogni automobilista spende una media di 8.485 dollari all’anno per la sua auto. Non è poco vero? Non molto distante dal dato americano, ACI stima ad esempio un costo di 3.800 euro/anno per una Panda.

Un altro preoccupante studio americano, dice che 81% di questi soldi va a finire fuori dalla comunità in costi di acquisto, benzina, assicurazioni e finanziamento, e solo il 19% rimane in loco per riparazioni, tasse locali, cambio gomme. Non abbiamo i dati italiani, ma non dubitiamo siano poi tanto diversi.

Se una città come Modena riuscisse a ridurre anche solo del 15% il numero delle auto possedute, i suoi cittadini si ritroverebbero con una montagna di soldi che potrebbero essere spesi in servizi e prodotti locali.

Ma c’è un 15% di famiglie che possono fare a meno di un’auto? Sembra proprio di si: a leggere i dati del PUMS il 45% dei tragitti modenesi è inferiore ai 2,5 km e 83% dei percorsi hanno origine e destinazione all’interno del Comune.

Allora perché i modenesi si ostinano a “sprecare” soldi con seconde e terze auto? Forse anche perché le alternative non sono così credibili? A vedere lo stato del trasporto pubblico, delle ciclabili cittadine e dei servizi di car&bike sharing, in effetti non si può dar loro torto del tutto.

Ecco perché investimenti in mobilità sostenibile non sono solo auspicabili per l’ambiente ed il comfort cittadino, ma soprattutto perché hanno ritorni diretti ed indiretti che possono sostenere l’economia locale, che poi è quella che paga le tasse a Piazza Grande.

 

E’ uscito il Calendario Attività FIAB Modena 2020

Venerdì scorso abbiamo presentato il calendario delle iniziative per il 2020. Oltre 50 appuntamenti tra attività sociali (corsi, attività con le scuole, sensibilizzazione all’uso corretto della bici, etc) e escursioni ciclo turistiche. Ogni singola iniziativa verrà pubblicata con dettagli organizzativi sul nostro sito alla sezione Calendario,

Se invece volte portare sempre con voi il Calendario e il nostro Programma è possibile scaricare i PDF qui sotto.

Calendario Mensile Depliant Programma

Incroci pericolosi

In Italia l’80% degli incidenti con investimento di ciclisti è laterale, e solo l’8% è di tipo frontale. Il 60% in città avviene in corrispondenza degli incroci, metà dei quali segnalati.

Cause? Per esempio, per ammissione del Comune di Modena, sulle ciclabili un segnale su due è ingannevole (1116 mancanti, 784 non a norma o sbagliati). Un po’ di chiarezza su chi ha la precedenza non guasterebbe.

Non da meno è il problema della mancata visibilità tra le diverse utenze. Spesso negli incroci ed intersezioni la visibilità tra pedoni, ciclisti ed automobilisti è limitata da una serie di ostacoli: prima di tutto il parcheggio irregolare ed impunito nelle aree di svolta e nelle vicinanze delle strisce ciclopedonali. Ma purtroppo la visibilità è compromessa anche da regolari posteggi auto, cartelloni pubblicitari, cabine tecnologiche, siepi, dehor, bidoni dell’immondizia.

La situazione peggiora in presenza di ciclabili, quando l’utenza debole è fuori dallo spazio visivo dell’automobilista, che incrocia visivamente il ciclista solo al momento della svolta. Poi ci tocca sentire il solito “è saltato fuori all’ultimo istante”: non è che invece il povero ciclista appena un secondo prima era regolarmente sulla ciclabile semplicemente nascosto da un’auto in sosta?

Per la sicurezza negli incroci il Comune sembra voler iniziare dalle chicane per i ciclisti: non sarà il caso invece di “pulire” tutte le intersezioni, impedire la sosta, restringere e risagomare gli angoli di svolta per le auto?